Hanno ucciso un altro orso, adesso basta.
Stroncata dall’anestesia. E’ morta così la giovane orsa di soli 4 anni, in quella maledetta trappola tubo che è diventata la sua tomba. Si chiamava o meglio il suo codice identificativo era F43,come un oggetto che si può buttare via a proprio piacimento, senza rimpianto.
Esattamente 8 anni fa, moriva così anche Daniza, uccisa davanti ai suoi cuccioli, dopo essere stata braccata per mesi come una criminale…davvero una strana coincidenza.
Dove viveva lei ora ci sono nuovi impianti da sci…
Ma nemmeno la dolorosa vicenda di questa mamma orsa che aveva commosso il mondo, ha cambiato la gestione degli orsi in Trentino.
La Provincia di Trento invece della strada della convivenza ha scelto la strada della morte.
Gli orsi continuano a morire, ammazzati direttamente dai forestali trentini, uccisi dalle anestesie durante le catture, soffocati dai radiocollari, travolti dalle auto (come è successo ad una giovane orsa qualche giorno fa), rinchiusi in gabbie e recinti lagher, vittime dei bracconieri, disturbati costantemente da presenze invadenti e fracassone…
Ma la responsabilità di queste morti a mio avviso non è solo della Provincia bensì di tutti i cittadini trentini che hanno votato in questi anni le varie giunte ammazza-orsi o comunque stanno a guardare indifferenti lo scempio di queste creature innocenti.
Accettati dal Trentino dietro lauto “compenso” di milioni di euro della Comunità Europea (soldi di tutti noi cittadini), appesa la loro immagine stereotipata sui tabelloni del parco per far credere al mondo che questa è una regione “green” che tutela l’ambiente e la biodiversità (sic!), visti i risultati si può dire che poco o nulla è stato fatto per realizzare il vero obiettivo del progetto Ursus Life, ossia la convivenza pacifica tra la popolazione ursina e la popolazione. Nessun progetto serio ed organico nell’ambito della formazione degli abitanti, operatori economici e turisti, nell’educazione ambientale nelle scuole, nessun corridoio faunistico, nessuna collaborazione con le regioni confinanti, nessuna mitigazione dei conflitti attraverso la creazione di zone cuscinetto per evitare che gli orsi si avvicinino ai centri abitati in cerca di cibo, pochi cassonetti anti-orso. A parte il fatto che in Abruzzo al contrario del Trentino gli orsi girano tranquillamente anche nei centri abitati….
Per finire si va tranquillamente a passeggio anche con il cane nel territorio in cui una mamma orso gira con i suoi piccoli senza riflettere sul fatto che il cane è visto come una minaccia e poi ci si stupisce che lei cerchi di allontanare l’intruso.
E’ l’essere umano il problema e non gli orsi; loro sono diventati il capro espiatorio del fallimento di una gestione a mio avviso volutamente irresponsabile.
I paesaggi naturali e la biodiversità sono il dono prezioso che ci ha fatto Madre Terra, ma noi non meritiamo tanta bellezza; le montagne “Patrimonio Unesco”sono state trasformate in luna park con impianti di risalita dappertutto, piste da sci che lacerano i pendi boscosi come ferite sanguinanti, mezzi motorizzati ovunque anche nelle zone protette, invasioni umane massicce di ogni spazio vitale come la natura fosse un’immensa proprietà privata, che creano grande sofferenza agli animali selvatici soprattutto a quelli schivi e solitari come gli orsi. Al turismo di qualità rispettoso degli ecosistemi si è preferito un turismo becero mordi e fuggi, un turismo che devasta e uccide.
Dobbiamo scendere dal piedistallo del nostro antropocentrismo e della nostra folle arroganza, non ci siamo solo noi su questo pianeta!
L’orso è una animale straordinario, di grande valore per la tutela della biodiversità; è ritornato sulle sue montagne dove ha vissuto da sempre, molto prima di noi ma noi l’abbiamo spinto sull’orlo dell’estinzione.
Si può conciliare la sua presenza con la nostra, ma spetta a noi che ci consideriamo “sapiens” fare un passo indietro e far sì che sia una ricchezza e anche un valore aggiunto per il territorio che lo ospita…questa è la sfida che dobbiamo vincere.
Ma per fare questo è necessario uscire dalla cultura di morte che ci avvelena l’anima…ora più che mai è necessario scegliere la strada della vita e del rispetto per tutte le creature viventi perché è l’unica strada possibile.
Marta Frigo
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non vedo soluzioni a riguardo se non eliminare gli esseri umani