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Lettera pubblicata il 25 Ottobre 2018. L'autore, sebaekla, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Io penso che la monotonia sia la conseguenza dell’attesa che divora quelle certezze assolute che solo la volontà riesce a dirigere verso la vita. Un incontro fortunato, ma comunque fortuito, che non mette in movimento la volontà non avrà mai lo stesso significato di una scelta ponderata che avviene nel rispetto delle leggi del mondo contingente. Il sogno-visione che profetizza la maternità o che profetizza l’innamoramento, per me, resta una gabbia anche quando il mondo ti consiglia di farti furbo. Il caso della maternità è diverso: esiste un tempo fisiologico per fare i conti con la paura e per elevare lo spirito. In maore quel senso di doloroso smarrimento ti acompagna perché tutti s’invecchia, voglio dire. La perfezione non è di questo mondo. Per dire: io sono in cerca del principe azzurro. Non mi basto, ma alla mia età trovo più difetti che pregi. Ti pare? Mi sembra un giusto equilibrio… ripeto: alla mia età. Prima mi sembrava giusto lasciare all’uomo la libertà di umiliarsi.
Quando sei molto giovane tieni conto anche del percorso religioso e metti in conto delle inadempienze. Non ti sembra opportuno dare alla separazione un significato materiale. Anche mia madre, che pure ha un temperamento diverso dal mio, si è preoccupata di costruire un legame sul piano spirituale, lasciando a mio padre la libertà di essere “peggiore” di come lo vedeva lei. Quando si sono sposati non erano giovanissimi, ma esistevano delle regole sociali che consentivano di unirsi come uomini e donne, non come amanti. Oggi non è così.