“spesso preferiamo il sogno alla realtà ( mi spiace Golem ma è così).”
Non ti dispiacere, lo so da un pezzo Suzanne. È per quello che ho voluto intervenire per capire dove stava l’intoppo, e sapere cosa era VERO e cosa NO. E si è saputo. Sfortunatamente il matrimonio, i figli, la casa non vanno avanti coi sogni. Basta saperlo e adeguarsi. E neanche l’amore arriva coi sogni, questo invece non basta: è bene saperlo.
Si arriva dappertutto con la fantasia, anche in luoghi che non esistono, come certi amori.
Sono d’accordo con H2O sulla predisposizione al sogno. Ma a quel punto tutte le sognatrici e i sognatori sono implicitamente “predisposti”. Non é una malattia che guarisce e lascia vaccinati. Ma come l’occhio NON vede se stesso e il COLORE CHE HA, lo stesso vale per quella caratteristica. BASTA FARLA “VEDERE” A CHI CE L’HA perché si regoli su cosa significa il ricorso al sogno nel momento in cui si dovesse ri- presentare Questa cosa credo di averla fatto bene. E mi è stata confermata dall’interessata.
Markus,
sulla base degli ultimi post di HO2 e di Suzanne, come in precedenza evidenziato più volte, anche secondo me la tendenza al sogno è una connotazione del temperamento, più facilmente riscontrabile “al femminile”, e prevalentemente innocua.
pensieri e sensazioni comunque mai in fotocopia. ricordi e/o rimpianti di vissuti poco hanno a che fare con improvvise tentazioni, che possono evolvere o meno nella realtà, in diverse progressioni, come nel caso di Francesca, per anni pienamente ricambiata. la via di mezzo dell’immaginazione non trasponibile su soggetti in carne ed ossa, utile a compensare difficoltà o carenze amorose della quotidianità, è forse quella più comune e di più agevole controllo mentale. basta che non sfoci nella patologia, cioè che non finisca con l’usurpare del tutto lo spazio della realtà.
l’inclinazione (che non definirei fenomeno) è la stessa ma sono i modi, i tempi, la frequenza e l’intensità con cui la si vive, sospesa sul nulla o adagiata su un volto, a renderla sempre diversa. il denominatore comune dell’origine non basta a farne un’espressione unica, priva di sue specificità. può essere sia illusione che sentimento.
è probabile che il futuro di coppia torni gradatamente a spogliarsi della parte culturale sovrapposta a fini sociali ed economici sui naturali aspetti amorosi (sesso e sentimento), questa sì molto diversa a seconda dell’epoca e della latitudine. forse il genere umano non è monogamo… magari è il restar fedeli allo stesso partner, mente e corpo, per l’intera vita la vera eccezione, basata sia su scelte affettive che su utilitarismi vari.
la percentuale di persone che facendo sesso con il partner pensa a un altro uomo o a un’altra donna (molto più alta di quanto si possa supporre) ha caratteristiche ben peggiori e non viene mai svelata. non è una ben più concreta fuga dall’amore magari espresso a parole?
PER ME la vera illusione è credere di sapere tutto di sé e del prossimo.
Markus la tua affermazione “Se io amo davvero la mia compagna, le altre manco le vedo” e’ senz’altro vera. Il punto e’ che per me e Suzanne non sono le generiche “altre” che ci attirano, l'”Altra” ( nel nostro caso l'”Altro” ) con la “A” maiuscola. Un Altro perfetto, e per questo inesistente e “fisicizzato” all’occorrenza in un altro (con la “a” minuscola) esistente (che per motivi ignoti abbiamo eletto come incarnazione del nostro Altro) . Questo perche’ “tendiamo” alla perfezione consapevoli di non poterla mai raggiungere.
Comincio ad intuire le molte affinita’ tra la filosofia e la matematica. C
onsideriamo ad esempio il concetto matematico di “ASINTOTO”.
In internet trovo la seguente definizione:
ASINTOTO parola che deriva dal Greco a privativo che significa no e sympìptein che significa congiungere cioe’ significa che non tocca, in pratica si tratta di una retta che si avvicina alla funzione senza mai toccarla, per questo si dice anche che l’asintoto e’ la tangente all’infinito della funzione. Quindi se non sappiamo come si comporta una funzione all’infinito sappiamo pero’ come all’infinito si comporta una retta e se troviamo l’equazione della retta che accompagna la funzione all’infinito (asintoto) potremo tracciare il grafico della funzione che tende all’infinito con buona approssimazione.
Nonso perche’ ma questa definizione apparentemente tecnica a mio parere calza a pennello con la nostra discussione.
Sul fatto che questa tendenza al sogno si accentui quando c’e’ qualcosa di insoddisfacente nella vita reale e che bisognerebbe quindi invece di partire per la “tangente” ritornare all'”origine” sono d’accordo. E’ che per fare questo sforzo in un rapporto reale bisogna essere in due e trovare il punto di intersezione.
Ho esagarato in termini di incomprensibilita’ con questa mia ultima teoria?
In effetti la matematica e’ un po’ complicata…
Markus il tuo ragionamento è perfettamente razionale, pertanto non fa una piega. Ma non siamo solo questo; c’è sempre una componente della nostra anima non richiudibile in rigidischemi di causa/effetto o meglio/peggio. A volte ci si lascia trasportare dall’immaginazione ma, bada bene,non si tratta del ragazzo carino con cui vorremmo incontri più ravvicinati. Il discorso è un pochino più complesso; si tratta di mondi misteriosi che ci affascinano, magari perché abbiamo spiato dall’uscio della porta e abbiamo visto trapelare una strana luce. Magari aprendo anche solo un poco di più lo spiraglio ci accorgiamo che quella era solo la luce riflessa della nostra candela, e così finalmente ci tranquillizziamo. Anche quando amiamo, il mondo attorno non scompare, e il nostro desiderio di scoprire altro non si può affievolire del tutto. Sta a noi capire di volta in volta quando sia il caso di fermarsi.
Bellissimo l’esempio con l’asintoto, e sull’affinità tra Matematica e Filosofia non ci sarebbe neppure da discuterne per quanto è reale. Il parallelismo con l’asintoto è corretto perchè anche la tendenza “al meglio” è un richiesta “naturale” al miglioramento della specie che è connaturato con le nostre scelte, e non ho bisogno di spiegare il perché.
Ma è quel “meglio” che é “variabile” perché dipende da quella “formazione” culturale di cui ho più volte accennato, che non sará mai identica nelle diverse culture, ma che attraverso queste dá corpo ANCHE ai sentimenti che ne sanzionano l’appartenenza all’ambito dell’amore. a volte SBAGLIANDO, per le “aberrazioni” dovute ad alcuni aspetti “mitologici” di quella cultura.
Un partner che mi “soddisfa” contiene quelle “dotazioni” lette attraverso l’alfabeto culturale appreso durante la maturazione, che se fosse diverso perchè maturato in un ambiente culturalmente diverso NON darebbe quei risultati. Come dicevo ieri, i parametri immaginifici ai quali molte donne si rifanno sono lontani dalla realtà, sempre piú lontani dalla NOSTRA realtá, proprio perche mutuati, sia ad alto che a basso livello di comunicazione,da un concetto di “perfezione divina” estrapolato dall’ambito religioso e trasposto in ambiti secolarizzati più correnti. Ma tuttavia irraggiungibiile, come per Dio, se non in una dimensione “trascendente”, come in fondo è il sogno. Non a caso si usa il termine “Divo” e “Diva” di estrazione conematografica per indicare un modello “ideale” di riferimento. E altrettanto non a caso il cinema viene chiamato la “Fabbrica dei sogni”.
>>>.
>>>
Era a questo tipo di messaggi a cui mi riferivo quando parlavo stamattina con H2O del condizionamento subliminale di un certo tipo di cultura (e sottocultura) massmediologica in questo caso, che crea parametri di riferimento sessual/sentimentale ai quali molto spesso inconsapevolmente ci rifacciamo.
Torno a ricordare che la “fiaba” di Francesca e Robert si rifá anche nei nickname utilizzati su queste pagine al film i “Ponti di Madison County”, i cui protagonisti si chiamavano allo stesso modo. Si vuole vivere “l’epica ” di un rapporto più che un rapporto. L’altro “serve” per questo e non perché È. Perchè “SEMBRA”.
I due vivevano una realtá diversa con parnter reali e una filmografica con altri partner. Ma non si sa quanto “reali” pur nella loro esistenza fisica. Si può parlare di “veri” sentimenti in una situazione di autosuggestione e per di più onirica? Si, ma non con me. I sentimenti sono una cosa estremamente seria per gli esiti che danno, non saperli riconoscere ad una certa età, non ha nessuna giustificazione se non quella di non voler crescere. E questa mi sembra una condizione universale che non sottintende la presunzione di sapere tutto di sé e degli altri. É solo logica. Elementare per giunta.
Tornare alla realtà?
“per fare questo sforzo in un rapporto reale bisogna essere in due e trovare il punto di intersezione”. Dice H2O.
Ecco, quello è lo sforzo che abbiamo fatto. Con successo.
Concordo con quanto esposto da Rossana, soprattutto sulla conlcusione: “la vera illusione è credere di sapere tutto di sé e del prossimo”, che e’ anche il motivo per cui sono molto scettica sul successo del lavoro dello “psicologo” o “psicoanalista” che dovrebbe saper individuare una spiegazione scientico -razionale per ogni tipologia di “deviazione” , variabile da persona a persona. Tra l’altro non capisco perche’ si sia creato questo astio tra Golem e Rossana. E’ inultile che l’uno voglia convincere l’altra della correttezza della propria tesi e viceversa perche’ mentre Golem ha una visione scientifico-deterministica pura, Rossana ha una visione piu’ di tipo animistico-tracendentale, sulla quale, sinceramente, io mi sento sono piu’ allineata, senza tuttavia voler negare gli aspetti oggettivi legati alla corporeita’. Insomma , io non credo che siamo solo un ammasso di cellule che producono stimoli elettrici ed ormoni, destinato ad easurirsi con la morte, ma che ci sia una dimensione piu’ profonda dell’Anima che presenta molti lati ignoti, che ritengo non siano inquadrabili dalla nostra razionalita’. Mi piace molto l’immagine proposta da Suzanne sullo sbirciare dall’uscio alla ricerca di una luce che potrebbe essere o non essere un semplice riflesso.
H2O.
” Io non credo che siamo solo un ammasso di cellule che producono stimoli elettrici ed ormoni destinato ad easurirsi con la morte, ma che ci sia una dimensione piu’ profonda dell’Anima che presenta molti lati ignoti”
H2O, se ricordi ebbi modo di dire che quello dell’anima immortale era il limite di questa discussione. Parlare con chi non crede alla sopravvivenza dell’anima quando ci si crede, non é possibile. Personalmente io credo che quei lati ignoti che ti appaiono un sintomo di trascendenza aspettano solo di essere svelati. Com’è successo per tutti gli altri misteri che hanno caratterizzato le conquiste di “Conoscenza” della specie umana, che finché non svelati sono sempre stati considerati manifestazioni trascendentali.
Concordo che sarebbe un dibattito sterile. Vorrei però’ allora capire meglio cosa intendi per “veri sentimenti”: puoi dare una definizione piu’chiara? Come definiresti il vero sentimento di amore?
“La capacità di donarsi totalmente ad un unico altro/a rinunciando ad ogni impulso egoistico, ma solo allo scopo di rendere felice l’altro/a “…sapendo tuttavia che la Natura ci sta imbrogliando e se ne frega altamente di questo fine nobile, in quanto in il suo target è’ il mantenimento e l’evoluzione della specie fino a quando il sole non si spegnerà?
Oppure la capacità di ricomporre il nucleo originario maschio femmina per ristabilire un’armonia naturale?
Tu ritieni che quei lati oscuri, siano oscuri per tutti e che la conoscenza umana presto o tardi li potrà’ svelare o pensi che siano già noti ad alcuni (ad esempio a te) e che, se qualcuno non arriva a comprenderli, sia solo questione di ignoranza e incapacità’ di accrescere le proprie conoscenze e/ o di rifiuto di liberarsi dalla condizione di inconsapevolezza e creatività’ spontanea tipica dell’infanzia?
Può’ essere…
Perché’ ritieni negativa l’attitudine di alcune persone di affiancare alla realtà sensoriale una o più realtà di tipo filmografico?Cosa c’è di male se si trova il giusto equilibrio? Noi siamo quel che siamo anche perché ci siamo “formati” in un contesto socio culturale specifico e siamo inevitabilmente ” condizionati” da questo, non dobbiamo per forza liberarci ed emanciparci da tutto.
A mio parere e’ comunque possibile mantenere vivo un rapporto tra una sognatrice ed un razionale e viceversa, a patto che la prima sappia gestire con consapevolezza la sua attitudine e il secondo comprenda che tale propensione innata non necessita di cure e spiegazioni, ma di serena accettazione.
“spesso preferiamo il sogno alla realtà ( mi spiace Golem ma è così).”
Non ti dispiacere, lo so da un pezzo Suzanne. È per quello che ho voluto intervenire per capire dove stava l’intoppo, e sapere cosa era VERO e cosa NO. E si è saputo. Sfortunatamente il matrimonio, i figli, la casa non vanno avanti coi sogni. Basta saperlo e adeguarsi. E neanche l’amore arriva coi sogni, questo invece non basta: è bene saperlo.
Si arriva dappertutto con la fantasia, anche in luoghi che non esistono, come certi amori.
Sono d’accordo con H2O sulla predisposizione al sogno. Ma a quel punto tutte le sognatrici e i sognatori sono implicitamente “predisposti”. Non é una malattia che guarisce e lascia vaccinati. Ma come l’occhio NON vede se stesso e il COLORE CHE HA, lo stesso vale per quella caratteristica. BASTA FARLA “VEDERE” A CHI CE L’HA perché si regoli su cosa significa il ricorso al sogno nel momento in cui si dovesse ri- presentare Questa cosa credo di averla fatto bene. E mi è stata confermata dall’interessata.
Markus,
sulla base degli ultimi post di HO2 e di Suzanne, come in precedenza evidenziato più volte, anche secondo me la tendenza al sogno è una connotazione del temperamento, più facilmente riscontrabile “al femminile”, e prevalentemente innocua.
pensieri e sensazioni comunque mai in fotocopia. ricordi e/o rimpianti di vissuti poco hanno a che fare con improvvise tentazioni, che possono evolvere o meno nella realtà, in diverse progressioni, come nel caso di Francesca, per anni pienamente ricambiata. la via di mezzo dell’immaginazione non trasponibile su soggetti in carne ed ossa, utile a compensare difficoltà o carenze amorose della quotidianità, è forse quella più comune e di più agevole controllo mentale. basta che non sfoci nella patologia, cioè che non finisca con l’usurpare del tutto lo spazio della realtà.
l’inclinazione (che non definirei fenomeno) è la stessa ma sono i modi, i tempi, la frequenza e l’intensità con cui la si vive, sospesa sul nulla o adagiata su un volto, a renderla sempre diversa. il denominatore comune dell’origine non basta a farne un’espressione unica, priva di sue specificità. può essere sia illusione che sentimento.
è probabile che il futuro di coppia torni gradatamente a spogliarsi della parte culturale sovrapposta a fini sociali ed economici sui naturali aspetti amorosi (sesso e sentimento), questa sì molto diversa a seconda dell’epoca e della latitudine. forse il genere umano non è monogamo… magari è il restar fedeli allo stesso partner, mente e corpo, per l’intera vita la vera eccezione, basata sia su scelte affettive che su utilitarismi vari.
la percentuale di persone che facendo sesso con il partner pensa a un altro uomo o a un’altra donna (molto più alta di quanto si possa supporre) ha caratteristiche ben peggiori e non viene mai svelata. non è una ben più concreta fuga dall’amore magari espresso a parole?
PER ME la vera illusione è credere di sapere tutto di sé e del prossimo.
Markus la tua affermazione “Se io amo davvero la mia compagna, le altre manco le vedo” e’ senz’altro vera. Il punto e’ che per me e Suzanne non sono le generiche “altre” che ci attirano, l'”Altra” ( nel nostro caso l'”Altro” ) con la “A” maiuscola. Un Altro perfetto, e per questo inesistente e “fisicizzato” all’occorrenza in un altro (con la “a” minuscola) esistente (che per motivi ignoti abbiamo eletto come incarnazione del nostro Altro) . Questo perche’ “tendiamo” alla perfezione consapevoli di non poterla mai raggiungere.
Comincio ad intuire le molte affinita’ tra la filosofia e la matematica. C
onsideriamo ad esempio il concetto matematico di “ASINTOTO”.
In internet trovo la seguente definizione:
ASINTOTO parola che deriva dal Greco a privativo che significa no e sympìptein che significa congiungere cioe’ significa che non tocca, in pratica si tratta di una retta che si avvicina alla funzione senza mai toccarla, per questo si dice anche che l’asintoto e’ la tangente all’infinito della funzione. Quindi se non sappiamo come si comporta una funzione all’infinito sappiamo pero’ come all’infinito si comporta una retta e se troviamo l’equazione della retta che accompagna la funzione all’infinito (asintoto) potremo tracciare il grafico della funzione che tende all’infinito con buona approssimazione.
Nonso perche’ ma questa definizione apparentemente tecnica a mio parere calza a pennello con la nostra discussione.
Sul fatto che questa tendenza al sogno si accentui quando c’e’ qualcosa di insoddisfacente nella vita reale e che bisognerebbe quindi invece di partire per la “tangente” ritornare all'”origine” sono d’accordo. E’ che per fare questo sforzo in un rapporto reale bisogna essere in due e trovare il punto di intersezione.
Ho esagarato in termini di incomprensibilita’ con questa mia ultima teoria?
In effetti la matematica e’ un po’ complicata…
Markus il tuo ragionamento è perfettamente razionale, pertanto non fa una piega. Ma non siamo solo questo; c’è sempre una componente della nostra anima non richiudibile in rigidischemi di causa/effetto o meglio/peggio. A volte ci si lascia trasportare dall’immaginazione ma, bada bene,non si tratta del ragazzo carino con cui vorremmo incontri più ravvicinati. Il discorso è un pochino più complesso; si tratta di mondi misteriosi che ci affascinano, magari perché abbiamo spiato dall’uscio della porta e abbiamo visto trapelare una strana luce. Magari aprendo anche solo un poco di più lo spiraglio ci accorgiamo che quella era solo la luce riflessa della nostra candela, e così finalmente ci tranquillizziamo. Anche quando amiamo, il mondo attorno non scompare, e il nostro desiderio di scoprire altro non si può affievolire del tutto. Sta a noi capire di volta in volta quando sia il caso di fermarsi.
HO2, Suzanne,
è un piacere leggervi, affine a quello che spesso provo leggendo i post di Rossella.
spero che restiate a lungo o che, per lo meno, torniate di tanto in tanto qui…
Bellissimo l’esempio con l’asintoto, e sull’affinità tra Matematica e Filosofia non ci sarebbe neppure da discuterne per quanto è reale. Il parallelismo con l’asintoto è corretto perchè anche la tendenza “al meglio” è un richiesta “naturale” al miglioramento della specie che è connaturato con le nostre scelte, e non ho bisogno di spiegare il perché.
Ma è quel “meglio” che é “variabile” perché dipende da quella “formazione” culturale di cui ho più volte accennato, che non sará mai identica nelle diverse culture, ma che attraverso queste dá corpo ANCHE ai sentimenti che ne sanzionano l’appartenenza all’ambito dell’amore. a volte SBAGLIANDO, per le “aberrazioni” dovute ad alcuni aspetti “mitologici” di quella cultura.
Un partner che mi “soddisfa” contiene quelle “dotazioni” lette attraverso l’alfabeto culturale appreso durante la maturazione, che se fosse diverso perchè maturato in un ambiente culturalmente diverso NON darebbe quei risultati. Come dicevo ieri, i parametri immaginifici ai quali molte donne si rifanno sono lontani dalla realtà, sempre piú lontani dalla NOSTRA realtá, proprio perche mutuati, sia ad alto che a basso livello di comunicazione,da un concetto di “perfezione divina” estrapolato dall’ambito religioso e trasposto in ambiti secolarizzati più correnti. Ma tuttavia irraggiungibiile, come per Dio, se non in una dimensione “trascendente”, come in fondo è il sogno. Non a caso si usa il termine “Divo” e “Diva” di estrazione conematografica per indicare un modello “ideale” di riferimento. E altrettanto non a caso il cinema viene chiamato la “Fabbrica dei sogni”.
>>>.
>>>
Era a questo tipo di messaggi a cui mi riferivo quando parlavo stamattina con H2O del condizionamento subliminale di un certo tipo di cultura (e sottocultura) massmediologica in questo caso, che crea parametri di riferimento sessual/sentimentale ai quali molto spesso inconsapevolmente ci rifacciamo.
Torno a ricordare che la “fiaba” di Francesca e Robert si rifá anche nei nickname utilizzati su queste pagine al film i “Ponti di Madison County”, i cui protagonisti si chiamavano allo stesso modo. Si vuole vivere “l’epica ” di un rapporto più che un rapporto. L’altro “serve” per questo e non perché È. Perchè “SEMBRA”.
I due vivevano una realtá diversa con parnter reali e una filmografica con altri partner. Ma non si sa quanto “reali” pur nella loro esistenza fisica. Si può parlare di “veri” sentimenti in una situazione di autosuggestione e per di più onirica? Si, ma non con me. I sentimenti sono una cosa estremamente seria per gli esiti che danno, non saperli riconoscere ad una certa età, non ha nessuna giustificazione se non quella di non voler crescere. E questa mi sembra una condizione universale che non sottintende la presunzione di sapere tutto di sé e degli altri. É solo logica. Elementare per giunta.
Tornare alla realtà?
“per fare questo sforzo in un rapporto reale bisogna essere in due e trovare il punto di intersezione”. Dice H2O.
Ecco, quello è lo sforzo che abbiamo fatto. Con successo.
Concordo con quanto esposto da Rossana, soprattutto sulla conlcusione: “la vera illusione è credere di sapere tutto di sé e del prossimo”, che e’ anche il motivo per cui sono molto scettica sul successo del lavoro dello “psicologo” o “psicoanalista” che dovrebbe saper individuare una spiegazione scientico -razionale per ogni tipologia di “deviazione” , variabile da persona a persona. Tra l’altro non capisco perche’ si sia creato questo astio tra Golem e Rossana. E’ inultile che l’uno voglia convincere l’altra della correttezza della propria tesi e viceversa perche’ mentre Golem ha una visione scientifico-deterministica pura, Rossana ha una visione piu’ di tipo animistico-tracendentale, sulla quale, sinceramente, io mi sento sono piu’ allineata, senza tuttavia voler negare gli aspetti oggettivi legati alla corporeita’. Insomma , io non credo che siamo solo un ammasso di cellule che producono stimoli elettrici ed ormoni, destinato ad easurirsi con la morte, ma che ci sia una dimensione piu’ profonda dell’Anima che presenta molti lati ignoti, che ritengo non siano inquadrabili dalla nostra razionalita’. Mi piace molto l’immagine proposta da Suzanne sullo sbirciare dall’uscio alla ricerca di una luce che potrebbe essere o non essere un semplice riflesso.
H2O.
” Io non credo che siamo solo un ammasso di cellule che producono stimoli elettrici ed ormoni destinato ad easurirsi con la morte, ma che ci sia una dimensione piu’ profonda dell’Anima che presenta molti lati ignoti”
H2O, se ricordi ebbi modo di dire che quello dell’anima immortale era il limite di questa discussione. Parlare con chi non crede alla sopravvivenza dell’anima quando ci si crede, non é possibile. Personalmente io credo che quei lati ignoti che ti appaiono un sintomo di trascendenza aspettano solo di essere svelati. Com’è successo per tutti gli altri misteri che hanno caratterizzato le conquiste di “Conoscenza” della specie umana, che finché non svelati sono sempre stati considerati manifestazioni trascendentali.
Concordo che sarebbe un dibattito sterile. Vorrei però’ allora capire meglio cosa intendi per “veri sentimenti”: puoi dare una definizione piu’chiara? Come definiresti il vero sentimento di amore?
“La capacità di donarsi totalmente ad un unico altro/a rinunciando ad ogni impulso egoistico, ma solo allo scopo di rendere felice l’altro/a “…sapendo tuttavia che la Natura ci sta imbrogliando e se ne frega altamente di questo fine nobile, in quanto in il suo target è’ il mantenimento e l’evoluzione della specie fino a quando il sole non si spegnerà?
Oppure la capacità di ricomporre il nucleo originario maschio femmina per ristabilire un’armonia naturale?
Tu ritieni che quei lati oscuri, siano oscuri per tutti e che la conoscenza umana presto o tardi li potrà’ svelare o pensi che siano già noti ad alcuni (ad esempio a te) e che, se qualcuno non arriva a comprenderli, sia solo questione di ignoranza e incapacità’ di accrescere le proprie conoscenze e/ o di rifiuto di liberarsi dalla condizione di inconsapevolezza e creatività’ spontanea tipica dell’infanzia?
Può’ essere…
Perché’ ritieni negativa l’attitudine di alcune persone di affiancare alla realtà sensoriale una o più realtà di tipo filmografico?Cosa c’è di male se si trova il giusto equilibrio? Noi siamo quel che siamo anche perché ci siamo “formati” in un contesto socio culturale specifico e siamo inevitabilmente ” condizionati” da questo, non dobbiamo per forza liberarci ed emanciparci da tutto.
A mio parere e’ comunque possibile mantenere vivo un rapporto tra una sognatrice ed un razionale e viceversa, a patto che la prima sappia gestire con consapevolezza la sua attitudine e il secondo comprenda che tale propensione innata non necessita di cure e spiegazioni, ma di serena accettazione.