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Mollata dopo trent’anni di matrimonio

di babette
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 10 Febbraio 2009. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 278 commenti

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  1. 181
    Golem -

    Ah, certo, è importante che ci sia un consenso popolare riguardo le proprie idee, rassicura. Invece è proprio quello il primo errore che si commette: attaccarsi agli stereotipi.
    Farà pure storia a sè, per noi però ha fatto anche la…geografia. Infatti abbiamo trovato la strada proprio perché non abbiamo “pensato” come fanno tutti. Infatti gli altri lo sognano, noi lo viviamo l’amore. Obiettivo raggiunto perché la teoria era giusta. Questo è quello che conta, e nessuno di quei tanti potrà contestarlo.
    Certe cose non arrivano per colpi di “fortuna”. Quello succede nei sogni.
    Bye.

  2. 182
    Markus -

    Golem,

    “…Farà pure storia a sè, per noi però ha fatto anche la…geografia. Infatti abbiamo trovato la strada proprio perché non abbiamo “pensato” come fanno tutti…”

    Ma noi siamo tutti contenti che voi abbiate trovato la strada giusta!
    Io personalmente quante volte te l’ho detto?
    Ma é comunque storia a se’, basata su un particolare caso psicologico, non una teoria universale! Per il resto siamo tutti d’accordo: siete stati bravissimi a superare una crisi matrimoniale che spesso sfocia in separazione.
    Un plauso a Golem e Sally per questo. In questo caso avete si il consenso popolare!

  3. 183
    maria grazia -

    “abbiamo trovato la strada proprio perché non abbiamo “pensato” come fanno tutti”

    sacrosanta verità! e non solo in amore.

  4. 184
    Markus -

    Maria Grazia

    Tanta gente trova la strada perché non pensa come pensano tutti.

    E questo é valido in tutte le questioni terrene. Ciò che va bene per me non va bene per te ne per un altro.

    Ma da ciò a farne teorie universali ce ne corre!

  5. 185
    Suzanne -

    Accidenti e chi sarebbero questi “tutti”? Questi “tutti” cercano di concretizzare un amore nato da un’idea,una sensazione che a poco a poco prende piede. Esattamente come ha fatto lei. Non ci vedo questa gran diversità. Tutti cerchiamo consensi, anche Lei signor Golem, altrimenti non parlerebbe della sua storia personale.

  6. 186
    Golem -

    Ti sbagli Suzanne, non ho bisogno di nessun consenso, ho solo parlato con “passione” e intensità di qualcosa che ho scoperto grazie ad un’analisi che ho condotto sulla mia vicenda, utilizzando intuizioni, studi scientifici sulla psicologia umana e rilessioni filosofiche che non sono campate per aria, nonché il carattere del soggetto del quale volevo comprenderne il comportamento.
    Il fatto che “tutti” vedano certi fenomeni illusori come “normali”, o come “acqua calda”, trascurando il peso di alcuni importanti passaggi consequenziali di natura psicologica e culturale, che richiederebbero almeno la conoscenza dell’esistenza degli stessi, spiega il perchè quei “tutti” non potranno mai afferrare il peso di quanto sostengo.
    Se avessi letto sin dall’inizio tutti i miei interventi avresti riconosciuto in essi la sequenza filologica di cui parlo.
    Affrontare il mondo dell’immaginazione umana e dei “mondi” che ognuno di noi si “crea” per sopravvivere all’angoscia della vita, che non è diverso da quello religioso, che ha lo stesso scopo per chi vorrebbe trovarne una migliore dopo la morte, fa capire come questi siano mezzi per dare “senso” a situazioni che senso non ne hanno, se non quelli essenziali di origine naturale, biologiche: nascere, riprodurci, morire. È l’intelligenza che ha scompigliato le carte a queste “logiche”, e la coscienza che ad essa a collegata, che cerca ragioni trascendentali in fenomeni che sono spiegabili solo con quel bisogno di “senso” che la coscienza ci chiede, e che spesso non troviamo se NON con un ATTO DI FEDE. Per la religione come per l’amore.
    Alla “mia” (nostra) storia abbiamo tolto semplicemente la necessità di certe “trascendenze” prima di tutto “retroattive”, e questa consapevolezza ci dà ora serenità e piacere oggettivi. Come solo vivere la realtà può dare.
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  7. 187
    Golem -

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    Suzanne, per me, accettare che la vita inizia e finisce qui, su questa Terra, e capire che per noi, essere senzienti, il nostro passaggio è solo la continua strenua ricerca di un senso trascendente che non c’è, è più duro che per chi ha la famosa Fede o di chi fa funzionare la fantasia, anche in amore per vederci quello che si “vorrebbe” vedere, ma una voltá accettata, non c’è consenso popolare che serva. Si nasce e si muore soli e nell’intervallo è bello avere la compagnia giusta, che credo di aver trovato. Anche grazie a quelle riflessioni che “tutti” non capiscono e che proprio per questo mi confortano sulla bontà della mia visione delle cose.

  8. 188
    Markus -

    Golem, non mi pare ci sia tutto questo “peso” in quanto sostieni.
    Le “illusioni” come continui a chiamarle tu, sono fenomeni comuni e banali che fanno parte della vita di tutti i giorni.
    Chiunque ha avuto “illusioni” e continua ad averne. Nel campo del lavoro, dello studio, dello sport, dell’amore, dell’amicizia.
    Solo tu stai dando loro questo peso abnorme. Ma ovviamente perché ti sei trovato a dover fronteggiare una crisi matrimoniale andando a scovare una giustificazione che facesse al caso vostro al fine di evitare una separazione, secondo me pesantissima.
    L’hai trovata o sei convinto di averla trovata. Tutto ok se ti ha dato i risultati che speravi.
    Però ecco visto che trattasi di un caso particolare psicologico, così come hai anche ipotizzato tu, lasciamolo confinato alla situazione singola. Senza andare a tirare fuori il senso della vita, la religione, la morte è quant’altro.
    Un episodio, un caso singolo, un ricordo di un amore, una nostalgia, una crisi matrimoniale…..non c’entra nulla con tutto il resto.
    E non pensare che tutti gli altri siano “deficienti” e non capiscano certe “riflessioni”. Solo che da riflessioni adatte ad un particolare caso non si può tirare fuori una teoria universale adatta per tutte le altre ‘riflessioni” che invece fanno parte di tanti altri casi diversi dal tuo.

  9. 189
    Robert -

    patetico il richiamo ad autorevoli conferme scientifiche postate in precedenza!

    sono anni che ogni palla viene parata con contorsioni degne di miglior causa, allo scopo di magnificare grandezze del c...., alla portata di tutti dall’inizio di una relazione e non dopo decenni di adattamenti reciproci!

    nient’altro che fuffa e noia!

  10. 190
    Golem -

    “Le “illusioni” come continui a chiamarle tu, sono fenomeni comuni e banali”

    Comuni sicuramente, banali non credo se c’è chi impronta la vita o una parte di questa su un’illusione. Specie se in mezzo c’è la realtà che si vive con una terza persona. E non sono casi isolati solo perché non se ne parla.
    Certe “riflessioni” sottintendono la conoscenza di fenomeni “locali” che noi diamo per scontati, ma che non lo sarebbero se se ne conoscessero le origini profonde, e quanto non siano invece – quelle sì – universali. Di universale c’è solo il desiderio, il resto è “costruito”. E ho spiegato cento volte perché, con gran piacere di alcune utenti come H2O, anche grazie ai Pigmei e ai Boscimani. E se attaccassi con gli Yanomami o gli Inuit lo sarebbe stata anche di più. Ma non giudico “deficiente” chi non le considera nei termini che anch’io ignoravo prima di interessarmi. Ma nello stesso tempo, per considerarle p”non così importanti” basta spiegarne il perché, come io faccio per il motivo contrario. Si prende l’argomento e lo si smonta. Dire che “non sono cosí importanti” suona come una “sensazione” soggettiva. La mia non lo è. È argomentata con riferimenti discutibili come tutto ma mai discussi però. E come ripeto solo quel Livio ha abbozzato una replica più mirata.
    Certamente che la teoria vale solo per me, per me e per lei. Ma proprio in quanto tale mi risulta “universale”, senza per questo che nessuno debba sentirsi oggetto di giudizio sulla base di quanto sostengo sull’argomento. Suzanne ritiene che io mi “immoli” (Tuseitu dicet. sì: dicet) come riferimento assoluto del “Giusto Amore”, ma è una sua sensazione, gratuita peraltro, che chi segue il dibattito da tempo sa non essere nuova, e curiosamente “percepita” in quei termini da persone dall’atteggiamento sempre molto “formale”.
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