Salve, sono una ragazza di 31 anni; insegno presso una scuola media di chioggia, ma sono di Siracusa. Da circa 4 anni il mio rapporto con i miei genitori ha subito un cambiamento radicale, creando una sorta di voragine. Pubblico qui sotto una lettera che ho scritto a lei e a mio padre.
Mamma e papà,
non immaginate quanto abbia esitato prima di scrivervi, ma, alla fine, mi sono decisa, non perché sia una vigliacca, ma perché penso che, spesso, attraverso un pezzo di carta, si riescano a dire più cose che a voce, soprattutto se si tratta di parlare al telefono. Considero, però, questa lettera una sorta di pagina di diario segreto, come se stessi parlando con la famosa amica immaginaria che ho racchiuso negli anni delle scuole medie in quei diari chiusi da lucchetti e conservati gelosamente in qualche scatolone.
Il giovedì santo, mentre eravamo seduti sul divano, quando è cominciata tutta quella discussione, avrei voluto farvi capire quanto stessi male, avrei voluto dirvi tante cose, ma tu, mamma, mi hai bloccata dicendomi che se si fosse trattato di cose non piacevoli per te da sentire, non le avresti volute ascoltare.
Sono cambiata, è vero e ho provato a dirvi che tutte le discussioni di 4 anni, le parole e le critiche, i sospetti avuti su quello che facevo, dicevo, su come mi comportavo, non hanno fatto altro che farmi chiudere sempre di più e creare in me un senso di disagio; avrei voluto vederti come la mia migliore amica, alla quale raccontare speranze e delusioni della storia in cui ho creduto tanto per un certo periodo di tempo. Invece sono state più le volte in cui mi sono sentita presa in giro con le parole, gli sguardi, le battute dette e non dette, solo perché avevo intrapreso una storia con una persona che secondo voi non andava bene. Certo, alla fine si è rivelata un’esperienza negativa, ma la storia doveva finire solo perché dovevo essere io a rendermene conto e non voi a farmi capire che non era ragazzo per me. All’inizio ho creduto alle promesse fattemi e non potevo, solo per supposizioni o perché avreste voluto voi, mollare tutto. Non credete che mi sarebbe rimasto il dubbio se si sarebbe potuto trattare della persona con la quale trascorrere il resto della mia vita o no? E non ho continuato per tre anni per farvi un dispetto o per semplice ripicca. Gli ultimi due anni, esattamente da quando mi sono trasferita a Chioggia, il mio sentimento si era affievolito, ma, data la distanza, ho voluto continuare, tanto sarei ritornata per le vacanze varie e con la vicinanza tutto si sarebbe risolto. Mi sono accorta che non poteva andare, perché una serie di situazioni mi hanno fatto cambiare repentinamente idea sulla persona che avevo accanto e, ascoltando varie voci, tra cui le vostre, ma, soprattutto, la voce del mio cuore e immaginando un mio ipotetico futuro, mi sono resa conto che una persona del genere non mi avrebbe potuto mai dare la felicità, la serenità e la tranquillità che ho sempre desiderato trovare in una persona che fosse stata il mio compagno di vita.
C’erano discussioni con lui e discussioni con voi, mi sentivo scoppiare, non facevo altro che piangere; ho vissuto 3 anni d’inferno, non ho fatto altro che assorbire, accumulare tensione, ansia, parole pesanti sul mio conto e quando è finita, mi sono sentita alleggerita di 20 kg. Ero diventata, ormai, una mina vagante e quando, alla fine di settembre, mi hai detto che una figlia che ama i suoi genitori, una volta che finisce una storia, si deve sedere accanto a loro e deve svuotare il sacco, io mi sono arrabbiata, perché, per rispetto dei miei sentimenti, avrei voluto che non se ne parlasse; invece l’insistenza mi ha dato fastidio.
Malgrado la storia sia finita, però, le discussioni sono continuate; adesso perché non sono a Siracusa, non viviamo sotto lo stesso tetto e sono criticata per tutto ciò che faccio, che dico, come mi vesto … Secondo te, tutte queste parole scivolano addosso come acqua oppure fanno sorgere insicurezze, paure nella psiche di una persona, anche se si tratta di parole dette dal genitore? Vorreste che io facessi quello che pensate sia giusto per voi, che vi faccia stare bene, che realizzassi i vostri desideri, ma vi siete mai chiesti quali sono i miei sogni? Cosa speri io? Credete che io sia ancora una ragazzina quindicenne, ribelle, che ha bisogno di essere suggerita, guidata e non vi rendete conto che sono cresciuta; ho 31 anni e vorrei essere trattata come una donna, oltre che come una figlia. I suggerimenti sono ben accetti, ma non “Tu devi fare, devi dire, altrimenti …; a chi telefoni, a chi mandi il messaggio?”. Perché arrivare ai ricatti morali (e anche materiali) se esprimo idee diverse dalle vostre? Siete veramente convinti che sia io a minacciare? Quando vengo a Siracusa, lo faccio solo perché avrei il piacere di stare con voi, godermi i miei genitori, la mia casa, la mia terra; invece, già da un po’ di volte, appena metto piede a casa, anche per un futile motivo, sorge la discussione. Cosa dovrei dire? “La prossima volta litigheremo ancora?”. È chiaro che mi viene spontaneo dire che non ci sarà una prossima volta, se le giornate devono trascorrere battibeccando. Avete piacere di venirmi a trovare a Chioggia? La porta di casa mia è sempre aperta per voi. Il vostro, però, dovrebbe essere solo desiderio di avermi accanto per godervi vostra figlia per qualche giorno, e non un ulteriore tentativo subliminale di infondermi insicurezza, paure, convinzione di essere incapace di autogestirmi, e di farlo mediante liti, discussioni, critiche che non fanno altro che allontanarmi sempre di più dalle due persone che, invece, vorrei accanto a me. Pensate che io non avrei voglia di avere vicino dei genitori che accettino le mie scelte, anche se non coincidono con le loro ? La voglia di mamma e papà è forte, ma è stata sopraffatta dall’atteggiamento di chiusura che voi dimostrate nei miei confronti.
Mi piacerebbe raccontarvi tutto ciò che mi succede, senza il timore di essere giudicata, senza la paura che l’esprimere un pensiero che non collima con i vostri desideri possa scatenare ire furiose e, invece, ho cominciato a tenermi tutto dentro, da quando voi, avendo capito che a Chioggia sto bene, avete tentato, tramite qualsiasi mezzo e persona, di farmi cambiare idea. Per voi una figlia è amorevole solo se sta accanto ai propri genitori, se vive a pochi chilometri di distanza, altrimenti questa stessa figlia sarà un’indegna, un’egoista, una figlia da diseredare se non ottempera a quei doveri morali propri di un figlio.
Mi avete amata immensamente, sono stata sempre il centro delle vostre attenzioni, così come per me voi siete e sarete sempre le persone più importanti della mia vita, i miei genitori e nessuna distanza o nessuna persona mi farà dimenticare le mie radici, la mia terra, le mie origini. Adesso, però, sono cresciuta e sono una donna, con i miei sogni, i miei pregi, i miei difetti, le mie paure, il mio desiderio di tracciarmi un percorso. La vostra paura di essere abbandonati è talmente forte che cercate di fare e dire solo ciò che pensate possa fare stare bene voi, credendo che sia la stessa cosa per me. Vorrei recuperare con voi quel rapporto che ci dovrebbe essere tra genitori e figli, non fatto da ricatti, obblighi, discussioni; ma un rapporto dove ognuno ha le proprie idee, anche se non sono le stesse. Vorrei essere libera di raccontarvi tutto, senza il timore di ricevere solo sputi virtuali e subire terrorismo psicologico.
Se mi accettate per quella che sono adesso e lasciate che io faccia le mie scelte, senza pensare che vi possa in qualche modo abbandonare, io sarò felicissima di mettervi al corrente di tutto e ritroverete in me quella figlia che ama i propri genitori, rendendoli partecipi della propria vita; ma se non riuscite a capire la richiesta di aiuto che vi mando, non chiedetevi e non chiedetemi più perché sono cambiata.
Vi abbraccio, con la speranza di non avervi perso.
Elettra
Il mio rapporto con i miei genitori: aiuto
di
elettrasessa
Lettera pubblicata il 22 Aprile 2012. L'autore, elettrasessa, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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ti capisco benissimo,io ho nascosto un anno di vita ai miei genitori altrimenti non sarei riuscita ad andare più via.Ma almeno loro sanno ceh per lavorio io devo andare via anche se non sempre hanno capito quali fossero i miei desideri.Io non dico molto ai miei sulla mia vita privata e va bene così perchè non voglio intromissioni,il mio problema non sono tanto loro ma le mie sorelle che sono oppressive,che indagano sulla mia vita e si inventano pure storie e fidanzati che non esistono non capendo che mi mettono a disagio di fronte a completi estranei e magari se incontrassi uno che mi piace loro mi rovinerebbero tutto con le chiacchere su presunti uomin che frequento.Hai fatto bene a scrivere loro ma non ti aspettare chissà cosa,è dura educare i genitori per certe cose,pensa che anceh alla mia famiglia non piaceva il mio ex ma sinceramente i loro motivi erano così futili che non li ho presi in considerazione,poi ci siamo lasciati ma per cose nostre,i loro motivi erano davvero patetici e vedevano ogni minima scemenza.Da allora non dico nulla,anzi,ho detto chiaro e tondo che se mi fidanzo loro non lo sapranno,solo se mi sposo glielo dico.Hai tutto il diritto alla tua privacy,tienitela stretta.