Non so quanti anni ho,l’anagrafe ne ha stabiliti 24, io sento di averne di più… mi chiedo quale differenza faccia avere un età e se l’esperienza di tenere la mano a mio padre mentre la morte lo accoglieva tra le sue braccia abbia lasciato un segno in me. Forse un solco, un pozzo, uno stagno di putride acque.
Ho sentito di racconti in cui i padri sono quelle persone che nei disegni all’ asilo sono raffigurati come i più alti, sono la voce della notte che ti raccontano le favole, spengono la luce e rimboccano le coperte. Mio padre non era questo, semmai alle sei del mattino si affacciava in camera per controllare che fossi ritornata a casa, come se ,fossero esistiti validi motivi per non farne più ritorno.
E’ stato il mio secondo silenzio mio padre: non ricordo mi avesse mai detto ti voglio bene e vi assicuro che ha un impatto devastante nelle relazioni con gli altri tentando di elemosinarlo in ogni uomo.
il giorno in cui è andato via io non ci dovevo essere: una partenza per un esame richiedeva la mia presenza altrove ma quel sabato dopo pranzo… il tuo respiro si è fatto affannoso per la prima volta un contatto fisico tra di noi: prendevo il tuo peso e lo sistemavo in modo che potessi respirare. Eri freddo e stavi sudando… io non capivo: per me semplicemente eri stanco. Ti rimango accanto mentre arrivano i soccorsi: ti tengo la mano papà e i tuoi occhi azzurri che non mi hai lasciato in eredità mi guardano come a chiedermi non aver paura. Recito il padre nostro e l’eterno riposo tenendoti la mano. Arrivano i soccorsi e io chiedo con tutta la rabbia nascosta nel non pianto cosa succederà da quel momento in poi. Il dottore dice che è vicina la fine. Ritorno da te papà e ti dico “ti voglio bene” e non riesco a non piangere perchè se anche imperfetto, se anche non amorevole eri mio padre colui che mi ha voluto, colui che mi chiamava bimba o principessa. Papà… ti ricordi quando ti chiamai per l’esito dell esame? 26… e tu mi chiedesti “e non sei felice?”… quanto piansi dopo quella telefonata per la prima volta tu mi stavi dimostrando che ti occupavi della mia felicità. Vorrei abbracciarti per tutte le volte che non l’ho fatto e vorrei aver avuto più capacità nel comprendere chi fossi davvero. NOn so se sarò una figlia di cui essere orgoglioso ma ti giuro papà che farò in modo di onorarti vivendo al meglio.
A mio padre (2)
di
giulia4
Lettera pubblicata il 8 Ottobre 2011. L'autore ha condiviso 9 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore giulia4.
La lettera ha ricevuto finora 8 commenti
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Cara Giulia, io non posso commentare una lettera bellissima così sentita. L’ho letta 4 volte e ogni volta mi ha regalato un’emozione, un brivido in più. E per questo ti ringrazio 🙂
mi hai fatto capire tante cose…io che certe cose non le posso né sapere né capire.
…ciao Giulia.
RINGRAZIO voi per aver dedicato un minuto alla lettura di questa lettera.
La frase di geko mi ha lasciato da pensare per l’intera giornata, chiedendomi cosa avrebbe voluto capire e quale sia la ragione che gli nega questa conoscenza.
Ho pensato a chi l’ha letta 4 volte… (beato lui) io non riesco a rileggerla!
Ricorda che dipende tutto dalle esperienze personali che una persona fa nella sua vita. Per questo a Geko e a Davide hai fatto capire alcune cose dalla tua lettera. E’ uno scritto bellissimo che anche a me ha fatto riflettere, ogni storia è a sè. La mia storia, così come quella di Geko e Davide è diversa dalla tua, ma c’è un qualcosa che le accomuna: l’amore per i propri genitori. Non devi rileggerla quattro volte se non ce la fai.. ne basta una, se leggerla ti crea delle emozioni indescrivibili come è giusto che sia perchè sei tu a protagonista! Buona fortuna. Luca
cara Giulia ho le lacrime che scendono dagli occhi… forse è vero,la morte è il filo più diretto per capire veramente il bene che una persona ti ha donato!
Oggi scopro che mia nipote di 8 anni ha scritto una lettera al suo nonno… reggere le lacrime al telefono mi è risultato difficile ma ci sono riuscita. Incredibile come la morte intervenga e si ponga in relazione con l’innocenza di pochi anni. Una lettera, come la stessa che ho scritto io, indirizzata all incanto, al miglior offerente di conforto.
Giulia,
ti prego, apprezza con tutta te stessa il fatto di essere stata voluta da tuo padre e da lui chiamata con i dolcissimi appellativi di bimba o principessa. come puoi affermare che non fosse amorevole?
ci sono figlie che non sono state mai nè volute nè vezzeggiate dai loro padri, e che continuano ad elemosinarne le attenzioni, come tu stessa sei consapevole, in ogni uomo che incontrano, per l’intera vita.
ci sono silenzi quasi impossibili da superare ma tu hai già fatto il passo più importante in questa direzione, rendendoti conto che non sono le parole a dar vita ai sentimenti e che, benchè imperfetto, come tutti, tuo padre ti ha amata, a modo suo…
ti sono vicina nel lutto. anch’io ho detto a mio padre: “ti voglio bene” poco prima che perdesse conoscenza. ha avuto modo di rispondermi “grazie”…