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Lettera pubblicata il 30 Aprile 2011. L'autore, Ramona70, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Gentili amiche,
I vostri post risalgono a molti anni fa, per cui non so se ora leggerete il mio commento, ma vorrei cercare di mettere un po’ d’ordine in questa intricata materia.
È vero, purtroppo di suocere vipere ce ne sono tante: alcune lo sono in modo esplicito, altre in modo più nascosto e subdolo, quindi assai difficili da dimostrare.
Ovviamente ciascuno ha il diritto a essere rispettato e là ove ciò non avvenga, al il diritto e il dovere di reagire.
Ma siamo sicuri che tutto ciò che avviene sia dettato da cattiveria o da volontà di offendere? O non può invece essere che siccome si è persone diverse, con retroterra culturali, usanze diverse e mentalità diverse, si faccia fatica a comprendersi e si sia portati, da entrambe le parti, a interpretare male ciò che l’altro dice o fa?
E poi: si parla di tagliare i ponti, riappropriarsi della propria vita, della propria autostima e quant’altro. Ma ce lo ricordiamo sì o no, che se vogliamo sopravvivere come coppie spesso riusciamo a farlo grazie all’aiuto che i tanto vituperati genitori o suoceri ci danno, consentendoci di abitare in case di proprietà che non saremo mai in grado di comprare, oppure offrendoci contributi economici per comprarle?
E poi, se ci capita di aver figli, cosa peraltro meravigliosa, non dimentichiamoci che siamo in Italia e non in Scandinavia. In Italia gli asili nido o comunque i servizi di custodia dei pargoli sono pochi, le baby-sitter costano un botto e la scuola, come diceva già don Lorenzo Milani, è una scuola per genitori ricchi, è più il tempo che è chiusa che quello in cui è aperta, non tenendo conto del fatto che i genitori lavorano e i bambini, nei tempi di vuoto, non sanno dove metterli e a chi affidarli. E qui, per quanto rompiballe siano, spesso entrano in campo i nonni, ai quali ci si trova costretti a chiedere aiuto e loro, più o meno consapevolmente, si sentono forti del fatto di saperci nella merda e si ritengono in diritto di prendersi le loro – spesso eccessive – libertà.
A coronamento di tutto questo arriva la separazione, all’insegna di slogan come farcela da sole, stare in piedi con le proprie forze ecc.
Ma si omette di dire che spesso una buona parte di questa forza ha come propellente ciò che, grazie alle sentenze di separazione, si riesce a ottenere, per sé e per i figli, dal tanto vituperato coniuge, che è stato un debole, del quale non si vuol più saper nulla ma che sotto l’aspetto economico fa ancora comodo.
Ciao di nuovo a tutti. Probabilmente i miei due commenti precedenti hanno offeso qualcuno, il che mi dispiace tanto e me ne scuso. Vorrei raccontarvi un po’ di me, affinché, conoscendo più da vicino la mia situazione, possiate meglio comprendere da dove nascono le mie considerazioni. Sono una persona cieca, ho 52 anni, sono sposato da 15 e ho due figlie di 8 anni. Le uniche persone su cui possiamo contare sono i miei genitori, che sono: mio padre, anch’egli non vedente, e la sua seconda moglie, che mi ha allevato da quando io avevo 12 anni, atteso che i miei si sono separati quando io avevo poco più di un anno e il nucleo familiare costituito da papà, matrigna e me si è formato dopo numerose traversie e vicende drammatiche su cui non mi soffermo. Ebbene: i miei genitori sono persone serie, impegnate e moralmente irreprensibili, ma sono terribilmente arretrati e rigidi. Loro sembrano concepire ogni rapporto come una forma di educazione, non sembrano capaci di fare, i genitori, gli amici, i suoceri, i nonni o quant’altro, ma solo gli educatori e i maestri. A seguito di ciò, hanno sempre trattato mia moglie con un atteggiamento di superiorità, volendo quasi educarla, insegnarle, in ogni ambito, “come si fa”.
E da quando le bambine sono nate, questo atteggiamento si è ulteriormente accentuato: per le bambine loro sembrano essere più maestri ed educatori che nonni e a mia moglie sembrano voler insegnarle come educarle, poiché sono convinti che lei abbia metodi troppo moderni e permissivi. Ovviamente lei non sopporta questo loro modo di fare e pretende da me che io mi scontri con loro affinché cambino radicalmente. Io, ovviamente, cerco di rintuzzare le manifestazioni più eclatanti del loro atteggiamento, ma non posso nemmeno aspettarmi che loro cambino completamente e rinneghino del tutto quella che è stata la loro personalità per più di 65 anni di vita. E pur comprendendo la difficoltà della situazione, non posso estrometterli dalla nostra vita, perché vi sono numerose situazioni in cui ho bisogno di loro: mia moglie, fra l’altro, dovrà a breve essereoperata e io da solo non riesco a gestire tutto. Quindi, care amiche, ditemi voi: come posso fare? Qui il cordone ombelicale non c’entra un bel niente! Sui familiari di mia moglie non posso contare e una baby-sitter a tempo pieno mi costerebbe una fortuna!
Max, tu in fondo dici una grande ovvietà: chi ha i soldi può tagliar cordoni, pagare scuole e babisitter ed evitarsi un sacco di rotture di maroni. Ed è vero, è così.
Homo sine pecunia imago mortis.