Ieri sera mi sono dovuto trattenere nel mio ufficio di Milano, ma ne sono stato quasi contento, perché fuori era umido e comunque non avevo voglia di tornare nel mio laido bilocale di Quarto Oggiaro.
Davvero laido il mio bilocale, però se non fosse per i Velux coperti di muffa verdastra, orbite cieche a fissare il cielo, pagherei quasi volentieri l’affitto.
Mentre stavo pensando alla bellezza del mio bilocale, ha trillato il telefono. Ho mollato il mouse, disteso le gambe e afferrato la cornetta.
– “Si.”
– “Dottore, c’è il dottor Giuriati-Frinz, il celebre micologo, che vorrebbe parlarle.”
‘Azzo, tutti dottori a questo mondo, maledetta ‘sta ossessione per il titolo: sono i soldi che contano, non i titoli.
– “E passamelo!” ho detto alla segretaria che condivido con altri tre professionisti che occupano il mio stesso stabile in centro città.
Dopo qualche rumore elettrico in cornetta, è emersa la voce del Giuriati-Frinz.
– “Buongiorno, dottor Yog, si ricorda di me?”
– “Come no!” ho risposto “Ho giusto sotto gli occhi la sua pratica…” e intanto pensavo che manco sapevo che costui avesse una pratica nel mio studio e, dato che aveva pure una voce da fesso, anche se avessi avuto la sua pratica sulla scrivania al massimo mi sarebbe servita come poggiagomiti per sorbirmi un caffè nero.
– “E che cosa le sembra?”
– “Bah, la situazione e’ molto lineare…” ho detto mentre cercavo di ricordarmi chi ca**o era e dove potevo ripescare il fascicolo.
– “Cosa intende per ‘lineare’, dottore? Io sono nei casini, lo sa perfettamente, devo parlarle, possiamo fare domani pomeriggio?”
– “No, ho un appuntamento fuori studio. Non ci sarò per tutto il pomeriggio. Si metta d’accordo con la segretaria, fra una settimana dovrei essere di nuovo a Milano”.
Ho impresso alla mia voce un tono assolutamente neutro, da vero professionista. Naturalmente ci sarò in studio questo pomeriggio, ma il Giuriati-Frinz è l’ultimo dei miei pensieri.
– “COSA! Una settimana!!! Ma ha capito chi sono?”
Sono restato sorpreso, non sono abituato al fatto che la gente possa reagire, di solito stanno basiti e via.
– “Certo che so chi è lei! Le ho infatti detto di fissare un appuntamento con la mia segretaria!”
– “Ma mia moglie non aspetterà altri giorni!”
Niente, tenebra. Proprio non mi ricordavo chi fosse costui, né cosa c’entrasse nel discorso sua moglie, magari me la faccio da un po’ senza neanche sapere che è la consorte di ‘sto fesso del Giuriati-Frinz. Magari ha delle belle tette, quien sabe.
– “Senta, vedo cosa posso fare. Mi richiami tra cinque minuti.”
Ho pigiato l’interfono e dopo qualche istante è entrata nell’ufficio la mia segretaria condivisa, una bella ragazza snella e veloce nell’eseguire, ma piatta come una tavola, cosa che – come noto – non mi aggrada; del resto c’è un mutuo accordo tra noi professionisti di non complicarci la vita sul lavoro, pertanto non ci ho mai provato e sono sicuro che lei ne soffre.
– “Ho qualche impegno domani pomeriggio?”
– “No, dottore, non in agenda almeno”.
– “Male. Mi prenoti una massaggiatrice thailandese in quel nuovo posto che hanno aperto, mi pare che si chiami ‘Puk-youk’ o qualcosa di simile. Alle 14.00 precise.”
La tipa si è stampata un punto interrogativo in volto e mi ha chiesto se stavo scherzando.
– “No.” le ho risposto “Ho l’aspetto di uno che scherza?”
Lei ha cancellato il punto interrogativo e se ne è andata; non erano passati trenta secondi che di nuovo trillava il telefono: era il Giuriati-Frinz, ovvio.
– “Dottore, che cosa mi può dire?”
Cosa avrei potuto dirgli non è affare da scrivere su questo sito. No, proprio no. Ho soffocato d’imperio una risata.
– “Carissimo dottor Giuriati-Frinz, le dico che ho fatto di tutto per accontentarla, ma proprio non mi è possibile. Ci vediamo la settimana prossima, prima non mi è assolutamente possibile.”
– “Ma…”
– “No, guardi, non sia scortese, non insista. Se potevo, l’avrei accontentata di cuore. Buona giornata e non si dimentichi di fissare l’appuntamento.”
Ho messo giù. Che palle. Una pratica come quella del Giuriati-Frinz cosa poteva valere? Magari per iniziare 3.000,00 euro di anticipo… 1.500,00 li potevo spendere per rifare la cromatura alla marmitta della Kawa 1400, ma quella moto mi sta antipatica, la lascio com’è.
Magari ci veniva fuori un paio di scarpe come quelle di D’Alema. Sai che roba.
E poi, un Giuriati-Frinz con la voce fessa cosa poteva volere da me? Gli servivano le mie interessanti entrature?
Magari mi doveva chiedere qualcosa di realmente inestricabile, che si può risolvere solo grazie alle mie capacità professionali… e in quel caso gli euro diventavano 30.000, sempre per iniziare.
Ma chi se ne frega.
– “Bisogna lavorare per vivere, non viceversa!” dico ad alta voce, e intanto mi infilo un eskimo innocente per avviarmi verso il mio laido bilocale.
Speriamo che al centro massaggi ‘Puk-youk’ non c’entri la fisioterapia, di questi tempi non ci si capisce più niente.
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” e intanto mi infilo un eskimo innocente per avviarmi verso il mio laido bilocale.”
Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c’era e tanto fa. (cit)
i sogni son desideri…… poco credibile in questo caso, ma ve lo abboniamo. Classico segretaria-pratica.
Sì, Adam. La citazione è giusta. La canzone si intitola “Estimo”, di solito la cantano gli studenti geometri al terz’anno.
Evviva gli elzeviri yoghiani. Una voce nel silenzio e un micologo che in qualche modo ci riporta alla memoria l’epopea del Toponomasta o “demominatore stradale” che dir si voglia. (Chissà cosa starà facendo, quali vie percorre)
Yog, ti consiglio caldamente la lettura del libro: “Il meglio che possa capitare a una brioche” – di Pablo Tusset. Se non lo hai già letto. Lo apprezzeresti tantissimo!
Niente male! anzi… avvincente e ben costruito, in tutti gli aspetti di maggior interesse.
Fantastico. Spero ci possa essere una continuazione.
Eh già, ci troviamo di fronte al nuovo Bukowski. Hai mai pensato di scrivere anche tu una raccolta di racconti come “Compagno di sbronze” così magari ti liberi da questa ossessione per la narda?