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Lettera pubblicata il 20 Aprile 2010. L'autore, danypalermo89, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Rdf, siamo sempre li’, semplicemente perche’ le persone non danno ragione in toto alle tue teorie tu spari giudizi. Giudizi su precise da te presunte illusioni, su come si siano svolte vicende personali che non conosci, sul modo di relazionarsi altrui che nel concreto non conosci sparando etichette di egoismo, dipendenza e idiozia. Tu non hai la piu` oallida idea di come vivo le mie relazioni ma poiche` non do ogni responsabilita’ al patriarcato devo esserte per forza o una che vive di illusioni attendendo il principe azzurro che la salvera
Luna,
non è questione di avere o non avere ragione in una discussione: sono 2 linee di pensiero diverse, che dovrebbero avere entrambe pari dignità e rispetto.
secondo me, così come non è giusto l’assoluto di RdF sugli effetti del patriarcato, non mi sembra nemmeno giusto che con un mare di parole si neghi anche la parte che il patriarcato ha avuto, e continua parzialmente ad avere, nel creare l’immaginario collettivo, che apporta grandi sofferenze (in parte evitabili) quando si scontra con le difficoltà create da una realtà, ora peggiorata dal ruolo femminile nella coppia, che non è più di gregaria ma di soggetto tendente all’autorealizzazione, com’è sempre stato per l’uomo.
ad essere sincera, senza però mettere la mano sul fuoco essendo di parte, mi sembra che RdF si sia fatto aspro non in partenza ma nel prosieguo della discussione. in buona sostanza, oserei dire che non è stato lui a cominciare la baruffa, anche se poi si è difeso in modo abbastanza aggressivo. pure e semplici percezioni d’insieme, in quanto non ho nessuna voglia di andare a rileggermi il tutto dall’inizio…
vorrei riportare (e possibilmente concludere) il confronto con l’invito a considerare le idee in modo prioritario, in modo da non svilirle se le capacità o la volontà relazionali di chi le sostiene non sono ottimali.
tutto qui! senza che questo sposti di una virgola la stima che ho per te. grazie soprattutto per il “ciao”, che ho molto apprezzato.
—
PS: sarà per i miei limiti mentali, o per la mia età, maggiormente sottoposta soprattutto nell’infanzia a condizionamenti che ritengo di origine patriarcale, elenco qui di seguito, con l’intento di dar modo ad altre/i eventualmente di meglio identificarle su di sè, le parti peggiori di questa influenza da me subite, che mi hanno notevolmente complicato la vita:
1) rifiuto velato ma quasi palpabile da parte di mio padre di una figlia FEMMINA, con relativo svilimento di mia madre, che ha avuto di conseguewnza ben poco interesse a occuparsi di me;
2) tentativi ripetuti dalla religione e dalla famiglia di azzerare la SENSUALITA’, che mal si confaceva alla visione di una donna angelo e madre;
3) timore di restare ZITELLA, pur essendo carina ed attraente (un uomo poteva restare scapolo ma per una donna questo sarebbe stato un disonore, per sè e per la sua famiglia), che non mi ha dato modo di guardarmi intorno con maggior calma nella selezione di un compagno di vita;
4) maternità indotta dalla cultura dominante che riteneva una donna senza figli indegna di considerazione (solo la legge sull’aborto ha affermato in modo indiretto che NON tutte le donne hanno vocazione a fare e a crescere figli);
5) tradimenti seriali da parte di un marito infantile e incapace d’assumersi responsabilità vissuti come FALLIMENTI personali mentre altro non erano che una spiacevole norma che, se è vero che non succede a tutti, è altrettanto vero che succede a molti, che ne siano o meno consapevoli…
e mi fermo qui, per non sputtanarmi oltre…
Rdf,
Di fondo apprezzo l’aver abbassato i toni, spiace che comunque tu abbia tenuto a sottolineare che chi non la vede come te fortazamente non riesce a fare due piu due, ha una visione puramente egoistica dell’amore, e risulta stupido nel suo ostinarsi… ma poco importa..
Aspiri ad arrivare a “raggiungere una condizione di amore piu puro e più nobile un amore senza proprietà privata…ma incondizionato e disinteressato, un amore buono” nell’augurati il meglio in questo tuo percorso, ripeto quello che ho scritto, non perche voglio « beccarti » bensi perche credo possa essere utile :
A me l’incongruenza con questa aspirazione e il tuo consiglio che hai recentemente postato :in un’altra lettera « impara a recitare quando te le vuoi fare..digli che sono bellissime e uniche e nel frattempo prendile in giro » sembra davvero enorme.
La sofferenza che troviamo nel nostro cammino,(e non parlo esclusivamente di quella legata ai rapport di cuore, ma a 360 gradi) se ben convogliata puo lasciarce in dono una maggiore consapevolezza e sensibilita, se non gestita puo’ invece darci un regalo avvelenato, rancore e cinismo.
RdF,
sto dalla tua parte ma… anche tu, per favore, molla un tantino la visione granitica e lascia qualche spazio alle idee e alle sensazioni altrui! “viviamo” tutti sulle nostre esperienze, che possono essere anche diametralmente opposte!
il tuo ultimo post era, a mio avviso, a livello dei primi, volto alla positività e all’amore, ma è amore anche comprendere, o sforzarsi di farlo, chi non la pensa come noi. il bello sta proprio nella diversità, quando questa è costruttiva, come di certo intende essere quella di Luna e degli altri che hanno affiancato la sua tesi.
se non ci si trova in sintonia, le parole sono come le ciliege e, se le si sposta sul personale, il filo del discorso si disperde in mille rivoli e se ne perde l’orientamento iniziale.
se non ricordo male, in un post parlavo di eccezioni (ancora rivolte all'”amore per sempre”, tanto per sintetizzare) mentre Passante ha corretto il tiro trasformando la parola “eccezioni” in “minoranze”, che era senz’altro più giusta. il dialogo dovrebbe servire ad integrare vissuti e idee, non a creare contrapposizioni di massa, soprattutto se si è disposti ad accettare che non esistono assoluti ma che tutto è sempre, banalmente se vuoi, molto RELATIVO, a partire dal mondo interiore che ognuno racchiude in sè… e questo consente di continuare a sperare (se non a sognare)!
uno a uno, quindi, e palla al centro, ognuno con le proprie percentuali sul concetto di “patriarcato”. la mia, tanto per essere chiara fino in fondo, in questo inizio di nuovo millennio oscilla ancora intorno al 60-70% ma forse nei fatti delle nuove generazioni potrebbe anche essere, per fortuna, di molto inferiore…
Nadir,
concordo pienamente con questa tua affermazione: “La sofferenza che troviamo nel nostro cammino,(e non parlo esclusivamente di quella legata ai rapport di cuore, ma a 360 gradi) se ben convogliata puo lasciarce in dono una maggiore consapevolezza e sensibilita, se non gestita puo’ invece darci un regalo avvelenato, rancore e cinismo.”
spesso si tratta di un percorso lungo e difficile, in particolare per i maschi, abituati egocentricamente ad avere sempre tutto e a basso dispendio d’energie. la vita è un’ottima scuola: o impari dalle disfatte o, prima o poi, paghi tutto, arretrati compresi.
secondo alcuni, il comportamento etico è diventato tale perchè è quello che nel lungo corso “rende” di più in positivo. finchè questo non si capisce o non si tocca con mano, si può fare alto e basso a piacere ma ci si può anche ritrovare, in seguito, a rimpiangere di non essersi adeguati prima…
ovviamente, sto parlando a nuora perchè suocera intenda… 🙂
Rossana, rinnovo il ciao perché ovviamente non discute la persona o la stima. Comprendo le influenze di cui parli, però mi troverei a dirti che in realtà, mi pare (dico mi pare, dimmelo tu se ciò in parte corrisponde al vero, se vuoi) c’è un punto, o una visione, se vuoi, in cui anche le nostre idee si avvicinano, quello per cui il lavoro sulla propria consapevolezza, il proprio ruolo nelle situazioni, e anche riguardante un concetto di, chiamiamolo, psicologia cognitivo comportamentale, un senso e un valore ce l’ha. Cioè per te gli psicologi non sono tutti ladri, mi pare, amiconi del patriarcato, come invece afferma RDF. Poi ognuno può pensarla come crede, però è ovvio che salti agli occhi di chi sa benissimo di non aver avuto a che fare con psicologi che ti dicevano: segui il patriarcato! Femmena, vai a casa a fare la calza! ecc ecc ecc che chi invece non sa di cosa sta parlando stia parlando di un ambito di “analisi” chiamiamola così (non intendo analisi freudiana) che invece ignora. Su questo punto io non discuto perché chiunque debba andare dallo psicologo o debba sentirne il senso, ma perché, come tu stessa osservavi in un’altra lettera (e non solo in una) capire le PROPRIE motivazioni ecc un senso ce l’ha. Per quanto riguarda la violenza alle donne, ma anche in genere, ciò rientra nell’ambito dei miei interessi e certamente non con un occhio “patriarcale”, nè come donna nè come individuo, e so, so per esperienza, quanto sia stato e sia utile a persone imprigionate in uno schema (anche gli schemi, tua esperienza, a cui ti riferivi) sia utile invece poter guardare le cose da un diverso punto di vista. Dunque allorché una persona sostiene che andando da uno psicologo trovi una specie di servo del patriarcato che ti rimanda nel tuo giogo (universalmente lo sostiene) a me la cosa fa venire i brividi. Non perché difendo una categoria, quella degli psicologi, ma perché RDF affermava, quando lo disse, l’esatto contrario di un approccio che pone al centro l’individuo molto più che uno schema, e un approccio in cui “tu devi fare così, tu devi fare colà” non esiste proprio. Mentre, molti anni fa, per esempio, una donna qui scriveva di aver subito violenza morale, economica e non solo a casa sua, madre di tre figli, essersi rivolta ad un prete che le disse “torna a casa tua e fai il tuo dovere di madre e moglie” (riassumendo). Cioè quello che RDF rimprovera agli psicologi, semmai. Ora, però, io con questa affermazione non intendo dire che tutti i preti avrebbero avuto questo tipo di approccio, nota bene. e non voglio entrare nel merito della questione della religione, che per me, dal punto di vista terreno (cioè come istituzione) è separata da un concetto di spiritualità, per quanto io, avendo una visione, chiamiamola, “umanista” (non con valenza politica) non penso che la spiritualità non possa essere anche incarnata dall’individuo, qualsiasi sia il suo ruolo e la sua fuzione. Idem puoi trovare un pessimo psicologo, molto proiettivo come un dentista
che come dentista è un cane (con tutto il rispetto per i cani). Però, di base, l’approccio di un’esperienza dallo psicologo è l’esatto contrario di ciò che afferma RDF. Ora, mi ripeto, RDF può pensare quel che vuole, avere le sue esperienze negative in tale ambito e pensare che uno psicologo sia uguale ad un amico a cui racconti i fatti i tuoi (e che sarà comunque, volens o nolens, protettivo e attaccato ai suoi schemi… e in fondo lo sappiamo, tanto è vero che, a volte, inconsciamente, raccontiamo ad una persona e non ad un’altra cosa ci succede o le poniamo un quesito perché, in un certo senso, sappiamo cosa aspettarci, rispetto al suo modo di essere e vedere le cose)… però lui ha detto il contrario di ciò che avviene. Scusa, Rossana, ti faccio un esempio: tempo fa io ho avuto dei problemi alla schiena da far pensare che io potessi anche avere una malattia seria. Molta gente ha mal di schiena, e alcuni, che conosco, se li tengono pur lamentandosi, dicendo che tanto non c’è niente da fare. Non fanno neppure una terapia, non spostano di una virgola il loro stile di vita, non si fanno una risonanza, non vanno da un fisioterapista perché tanto sono tutti ladri. Io di fisioterapisti ne ho conosciuti di migliori o peggiori, ma mi colpì quando, trovato uno che veramente è stato un angelo, bravissimo, tanto da rimettermi in piedi, qualcuno mi diceva: butti via i tuoi soldi, lui ti dice che hai male per farti tornare lì. Ora, io avevo male, non se lo inventava certo lui!!! Io zoppicavo, per intenderci e la mia qualità di vita era compromessa dai miei problemi alla schiena. Il mio problema era semmai il contrario, avevo una soglia del dolore e del fastidio troppo alta, per cui finivo con l’andare in giro con una contrattura pazzesca come se fosse molto meno dolorosa di quello che era. Costui, il “ladro”, oltre ad essere bravissimo per davvero, mi faceva sedute doppie a metà prezzo, proprio perché stavo male davvero e la mia era una situazione di emergenza. Quale vantaggio avrebbe avuto lui dal dirmi che io avevo più male di quello che avevo? Nè mi disse: sopporta il dolore. – Così, se capisci la metafora (che in fondo non è neppure una metafora) so quanto sia deleterio per chi ha un disagio o percepisce la sua situazione in un certo modo come se non potesse che essere così, perché il suo ruolo è quello, quello che gli altri gli dicono o gli cuciono addosso, che qualcuno dica: non andare da uno psicologo, son tutti ladri, è uguale parlare con la tua amica Pina o con tua madre, e comunque ti dirà ciò che conviene al sistema.
Dire che chiedere aiuto è sbagliato o non serve a niente, anzi peggiora le cose, è pericoloso. Poi ognuno la pensa come vuole ma, a suo tempo, fu questo, più che patriarcato sì o patriarcato no, che dissi a RDF, che quei toni li aveva altrove, non in questo topic.
Altre cose di cui parla RDF sono, per varie ragioni, anche una mia materia quotidiana, non sto a spiegare perché. Quindi non le ignoro. Dico che non sono assolute. Ciao
nadir è ovvio che nell’altra lettera mi riferivo a quelle smorfiose superficiali delle quali poco mi importa..(se non per metterle sul piano orizzontale).
io qui parlo invece delle persone a cui vuoi bene e che si fanno voler bene. suvvia non cadiamo nel banale!
ciao Luna,
sugli psicologi ti do ragione al 100%, e anche su altri aspetti della discussione di questo thread, relativi soprattutto alle forme. RdF ha le sue pecche, come tutti noi, e forse anche un tantinello più grandi considerando la rabbia-dolore che anch’io comincio a leggere qua e là da parte sua su altri filoni del forum.
personalmente posso affermare di aver trovato un professionista davvero valido, che unisse all’ottima preparazione anche aspetti umani, in media una volta ogni vent’anni, e una di questi mi ha praticamente “rimessa al mondo”, per di più inizialmente quasi gratis. non cesserò mai di affermarlo e di esserle grata! però posso anche comprendere chi, come ad esempio mio figlio, non vuol nemmeno sentir parlare di psicologia, oppure chi, pur essendo seriamente ammalato, non vuole saperne di rivolgersi alla medicina tradizionale… sono punti di vista soggettivi, su aspetti per me meno rilevanti del concetto patriarcato nel suo insieme, che merita maggior attenzione.
affermi spesso anche tu che in ogni trauma ogni singola persona ha i suoi tempi per elaborare e uscire dalla sofferenza. ho sempre in mente sarah, a cui voglio un gran bene a distanza e che spesso urta la mia suscettibilità con le sue visioni in bianco e nero. secondo me, in RdF c’è intelligenza e sensibilità sufficienti per poterne uscire, prima o poi. dev’essere come i cani che abbaiano ma poi non sempre mordono, e, se lo fanno, ha torto marcio anche chi permette loro di farlo. poi è più che logico e umano che ognuno abbia le proprie simpatie e/o intolleranze, le proprie empatie e/o rifiuti…
ovviamente mi posso anche sbagliare sulle reazioni della persona, che, se del caso, non mancherò di contrastare nei modi e nei contesti che riterrò utili. resto comunque sempre ammirata della sua visione concreta dell’attuale realtà, che in gran parte condivido pur non ritenendola, come già ho detto e ripetuto, determinata in tutto e per tutto dal patriarcato, che sta via via scomparendo nelle parti più evidenti ma che a mio avviso resta ancora saldamente radicato in linee di pensiero importanti nella vita di molte persone, soprattutto quelle più semplici e prive di cultura propria, senza che queste nemmeno se ne rendano conto.
con questo spero vivamente di aver esaurito, espresso e ribadito quasi allo sfinimento, il mio pensiero.
ti auguro un buon fine settimana!
Dire “la gente” non ha molto senso, visto che ‘la gente’ e’ composta da individui e anche quando si individua un trend, si fa un’indagine di mercato, non si riassume un tutto. Ieri ero a cena con diverse persone di vario sesso e eta’ e ciascuna era, a se’, un mondo. Detto cio’, pensavo: alcune persone per ragioni loro oltre che per inculcamenti vari, non riescono a vivere o affermano di non sentirsi vivi se non hanno una relazione. Per alcune di queste persone la relazione viene persino prima dell’individuo e tendono quindi a leggere piu’ di altri ogni relazione in una certa ottica.riassumo ed estremizzo ma per esempio chi non appena torna libero dice presentatemi qualcuno e non per sesso ma alla ricerca di un incontro che al piu’ presto possa tramutarsi in una relazione stabile. Non vi e’ intendo solo un non essere interessati ad avventure, flirts, incontri meramente sessuali, per il proprio modo di essere, ma proprio il bisogno di sentirsi emotivamente e concretamente parte di una relazione stabile. Cosa che non credo abbia a che vedere solo con influenze esterne piu o meno consapevoli o un certo riscontro sociale. C’e’ poi chi sopporta meglio o prende con naturalezza o si gode proprio dei periodi di latenza sentimentale, chi li riempe di flirts, vita da single con un maggiore o minore interesse per incontri sessuali, chi vive piu serenamente anche una latenza sessuale ecc. Chi non ne vuole sapere di un’altra storia per trauma, paura, rielaborazione, chi cerca di schiacciare il chiodo con un chiodo e si sente piu frustrato che altro perche’ tanto piu per la fase in cui si trova non provando determinate sensazioni perche’ non e’ scattata una scintilla a piu livelli anche se di fatto fa pure sesso con una personw che cmq gli piace si sente pero’ insoddisfatto (emotivamente). Con questo intendo che anche il concetto di liberta’ ed esclusivita’, visti come assoluto positivo o assoluto negativo mi sembrano relativi. Anche perche’ sesso, attrazione, infatuazione, complicita’, amore, affetto sono concetti che si possono intersecare e la parola amore forse li puo`