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Lettera pubblicata il 24 Gennaio 2017. L'autore, Biblos, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Grazie itto..come vedi se mi conosci un po bene non sono la tremenda che tutti pensano io sia qua…ciao. Un saluto!
Itto, il tuo commento non è per nulla pertinente alla situazione delineata nella lettera. Credo che ci si faccia condizionare un po’ troppo dai trend massmediatici, che tendono a bombardarci di casi estremi di violenza e devianza sociale.
Le dinamiche di un gruppo sono molto complesse, fin dalla più tenera età; spesso i soggetti emarginati tendono a perpetuare, consapevolmente o meno, atteggiamenti di autoesclusione. Inoltre non tutti dimostrano le stesse abilità sociali, che peraltro possono benissimo essere acquisite e raffinate nel tempo; c’è che manifesta un carattere più solitario e chi invece ama stare sempre in compagnia, chi tende a subire gli altri e chi invece si impone o segue la propria strada. Non sappiamo quale sia la modalità della bambina in questione, sta solo alla madre rendersi conto se presenta un disagio ben celato, o semplicemente risulta meno socievole degli altri.
mia figlia non e’ un tipo di bambina chiusa.. al contrario e’ aperta e si relaziona bene con altri bambini. Al di fuori dell’ambiente scolastico ha qualche amica .. anche semplicemente al di fuori di quella classe scherza e ride con tanti..
Il problema e’ solo ed esclusivamente in quella classe.
quella bambina l’ha proprio presa di mira.. non so per quale motivo.. In piu’ ha quell’innato potere da leader che fa si che venga esclusa anche da altri.
Non so se parlare con i genitori sia cosa giusta.. non che io non ci abbia gia’ pensato ma e’ una famiglia con diverse problematiche decisamente gravi e sicuramente nemmeno mi starebbero a sentire.
Ciao, falla socializzare anche con altri gruppi di bambini, non fermartevi solo ai compagni di classe (quelli ti capitano e non te li puoi scegliere). È importante che tua figlia trovi altri bambini/e con cui ha delle affinità, non so per esempio iscrivetela a un corso di danza, di tennis, di disegno ecc.. secondo i suoi interessi (parla con lei di questo). A quella età è importante avere amici, si impara a socializzare, non fatela crescere isolata, cioè non assecondate il suo autoisolamento, ovviamente senza mai forzarla ma parlando con lei con comprensione e affetto, perché rischia di trascinarsi per sempre, anche in età adulta, questo senso di esclusione dagli altri e non va bene. Buono anche il suggerimento di farle cambiare scuola. Seguitela, da genitori, ma senza troppa ansia né calcando troppo la mano, perché ha davvero bisogno di trovare una sua dimensione sociale, anche un piccolo gruppetto di amici e amiche, è troppo importante alla sua età.
Ciò che ho capito ha generato in me la risposta.
Se non ho capito niente, faccio ammenda.
Interessante lo spunto di Biblos al punto 23.
Parto dal fondo. Lei scrive che la famiglia della “bulletta” ha problemi gravi. Confermo che è SEMPRE così. Di solito 1) o sono ricchi sfondati 2) o sono rovinati da problemi. Queste famiglie portano a scuola i loro figli contaminando l’ambiente per le persone sane. Da notare che gli altri bambini non usano il loro cervello per discernere che cosa è bene e che cosa è male. Ma come nella società degli adulti, si adattano al pensiero del “piu’ forte” di fatto permettendo il bullismo. In sostanza un cane rognoso per essere tale deve avere la collaborazione degli altri cagnetti decerebrati, oppure non potrebbe nuocere. Tutto ciò a scapito di chi ? Di chi rompe le palle ? Di chi crea casino ? No, a danno di qualcuno TRANQUILLO, scelto a caso per fare da “palla” da prendere a calci. In questo caso la bambina di Biblos.
Il suggerimento è chiaramente di cambiare aria, perché come ho già detto, prendere iniziative personali COMPORTA SOLO ROGNE (legali, giudiziarie, sociali ecc.).
Il problema è molto evidente nei bambini, che sono lo specchio degli adulti. Se una persona viene picchiata per strada, tutti se ne fregano…Alcuni bulletti da grandi diventano criminali, e sono già abituati a trattare con i codardi e con le loro vittime.
Temo che non vi sia soluzione, perché la sopraffazione è una legge di stato. Gli oligarchi hanno ragione sui sottoposti e così via fino ai bambini a scuola, in una lunga catena tra il piu’ forte e il piu’ debole.
Ora tutti potranno dire: “sono solo bambini”. Io invece dico “ma perché c.... lo stato mi obbliga a mandare mio figlio in classe con dei disadattati ?”.
Altri paesi, altre scuole. Qui siamo MOLTO rovinati. Se ci tieni a tua figlia, spostala ovunque stia benem anzi magari cambia proprio stato !
O di sicuro ha una famiglia molto probblematica la mocciosa! Tutte le bulle hanno famiglie del … questo non significa che lei non le debba parlare o provare a farlo con sua madre visto il menelcazzo e menefreghismo delle insegnanti!
Signora noi i consigli gliele abbiamo dati! Fin troppi! Tiri fuori le palle anche lei..se poi non vuole ascoltarci lasci che sua figlia sia presa di mira! Stia bene!
Anche nel caso di cui ho accennato io, la famiglia
era problematica, anzi il padre era stato in carcere
e ai domiciliari.
Per questo mia moglie era un pò timorosa, ma è andata
comunque a parlare con la madre, è fatta così,
nei problemi preferisce l’approccio diretto.
Non può farle cambiare classe? In fondo in questa attuale ci rimette solo… Non la scarterei come soluzione, infatti le abilità sociali sono importanti ed è meglio che la bambina le sfrutti appieno fin dall’inizio.
Itto, rabbrividisco leggendo ciò che scrivi, e utilizzerò tutto il mio self control per dare una forma presentabile alla mia opposizione. Quindi la tua illuminante e cristiana soluzione sarebbero istituti speciali per questi disadattati che inquinano l’ambiente dei sani? Visto che credo di saperne un pochino più di te in questo dibattito, vorrei ricordarti che i bambini problematici sono i primi ad essere emarginati dai compagni ” normali”, proprio perché visti come diversi. Solitamente invece, chi definisci “bullo”, altro non è se non un mediocre individuo comune, senza paricolari doti né intelligenza, e con una personalità di solito poco strutturata. Insomma, ciò che Hannah Arendt definì “la banalità del male” in riferimento a come anche le atrocità più efferate, possano dilagare proprio grazie ad una rete di uomini pusillanimi e drammaticamente normali. In una delle mie classi ci sono due bambini che tu definiresti “scarti inquinanti”: uno è affetto da un disturbo generalizzato aspecifico dello sviluppo, ovvero non si sa bene cosa passi per la sua mente e cosa lo renda così aggressivo, tanto da doverlo contenere fisicamente. Il secondo, molto intelligente, è stato abbandonato dalla madre a tre anni e vive con un padre ubriacone. Temperamento difficile, forti crisi d’ansia e di ira, ma posso dire che vederlo sorridere è una delle gratificazioni più intense del mio mestiere. Se conoscessi un minimo di psicopedagogia dello sviluppo, sapresti che è fondamentale lavorare sul gruppo, affinché tutti vengano accettati, anche quando sono “ingombranti” e disturbano la quiete emotiva. Se avessi una qualche conoscenza di questo ambidnte, sapresti come una classe eterogenea e con soggetti in difficoltà rappresenta un’estrema ricchezza per ogni singolo componente, che imparerà ad apprezzare ciò che è diverso e a rapportarvisi fin dalla più tenera età.