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Lettera pubblicata il 1 Gennaio 2018. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore jelly.
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Purtroppo sono proprio così. Cerco di fare più esperienze possibili per avere tanti argomenti di conversazione quando esco con qualcuno.
Ho sempre paura che se non sono eccezionale nessuno si interessa a me.
Sono proprio così.
Mi rendo conto che se avessi già visto ogni angolo del mondo alla mia età poi non mi resterebbe nulla da scoprire, però è vero, il mio è un accumulare compulsivo: non di oggetti (anche quelli, compro un sacco di souvenir di viaggio, soprattutto le magliette di una famosa catena di locali) ma di esperienze per poterle raccontare.
Cara Jelly,
la tua lettera mi ha parlato particolarmente da vicino perché anche io, come te, sono una mediocre perfezionista con uno schiacciante complesso di inferiorità. Io credo che in questa condizione ci sia una sorta di bellezza, un desiderio continuo e bruciante di miglioramento. Personalmente, non avendo trovato uno scopo o significato alla mia vita ho deciso che sarò “la versione migliore possibile di me stessa”. La perfezione non esiste ma facciamo del nostro meglio per raggiungerla, ci fustighiamo nella consapevolezza di un fallimento inevitabile, ma almeno c’è qualcosa in noi, qualcosa di importante! È una magra consolazione di fronte a tutta l’infelicità che questa ricerca dell’impossibile provoca. Il punto è per chi lo stai facendo. Per chi cerchi questa perfezione? Non per te stessa. Lo fai perché credi che chiunque intorno a te sia bellissimo, intelligente, colto e che non ti degnerà di un secondo sguardo se non sarai alla sua altezza. E cosa succederà in quel caso? Cosa succederà se vieni ritenuta noiosa o comune? Cosa succede alle persone che tu ritieni comuni e si, perché no, mediocri?
Posso solo parlare per me stessa ma credo che la risposta sarà simile per te. Non succede nulla e continuiamo a essere gentili e alla fine troviamo qualcosa in quella persona che ci scatena una reazione, positiva o negativa, troviamo quel qualcosa di unico nella sua personalità che non ha nulla a che fare con quello che ha ma con quello che è. Vedi, tu non riesci ad accettare la mediocrità, l’essere nella media…come se fosse qualcosa di negativo. Non tutti possono essere i migliori altrimenti questa parola non avrebbe nemmeno significato. Rimetti le cose in prospettiva Jelly! Siamo in otto miliardi su questa terra! Cosa pretendi di poter fare o vedere o acquisire che ti renderà la creatura perfetta che merita l’amore e l’ammirazione di chiunque incontri? Nessuno c’è mai riuscito e se fra tutti ci riuscissi tu direi proprio che avresti la prova finale! Lascia stare l’avere, quello che ti manca è essere. Essere senza analizzarti, farti a pezzi bella tua mente per guardarti da ogni direzione mentre la gente ti parla e magari tu nemmeno la ascolti davvero. Te lo dico perché io faccio così, e poi mi rendo conto che nella mia ansia di essere l’interlocutore perfetto non ho nemmeno dato attenzioni a chi parlava con me.
Quanto bisogna essere pieni di sé per non poter accettare di non essere i più intelligenti, interessanti, spigliati, belli o profondi della stanza, dove la stanza alla fine è sempre la nostra mente riempita de fantasmi degli altri magnificati all’ennesima potenza? Questa è una zavorra che ti porta in superficie, nel senso che è una preoccupazione che toglie di profondità al tuo pensiero e lo appiattisce al solo acquisire (conoscenze, esperienze, cultura) senza effettivamente processare in te, nelle viscere della tua mente, cio che vivi. Ti chiedi mai perché fai le cose? Ti piace la risposta che ottieni? Io non credo. Dobbiamo uscire da noi stesse (io sto scrivendo tanto a me quanto a te in questo momento, e ti ringrazio perché ne avevo un grande bisogno) e abbassare l’asticella del nostro ego perché ci sta divorando. So che sembra assurdo perché il problema è la mancanza di autostima quindi come può esserci un eccesso di ego? C’è eccome perché come si può chiamare mettersi sul piedistallo e giudicare la “normalità” come una cosa negativa e spiacevole? Se anche fossi la persona meno intelligente nella stanza, cosa succede? Qualcuno deve esserlo, oggi io domani te! Spero che ci sia qualcosa di chiaro in ciò che cerco di dirti.
Hai un grande bisogno di essere guardata negli occhi da uno sconosciuto che ti dica “io ti vedo. Vedo gli sforzi che fai e la vita che vivi per cercare di soddisfare aspettative che in realtà non ho. Ti vedo e voglio ascoltarti”. Ma nessuno sconosciuto lo farà mai quindi devi essere tu quello sconosciuto per te stessa. Guardati negli occhi e decidi di vederti! Tu, Jelly, non i tuoi studi o i tuoi voti o quello che puoi dire in una conversazione con i mille argomenti sui quali ti sei preparata. Guarda te nuda e cruda senza nessuno scudo. E prova a parlare alle persone senza nessun abbellimento, solo te. Fingi di non sapere ciò che sai li impressionerà e parla solo di ciò di cui veramente ti interessa parlare anche se è un argomento del c..... Però è il tuo argomento, la tua parte di anima che metti nella formazione di un legame sincero con l’altro. Anche io sono una sfigata, ma proprio una da manuale. Ero la ragazzina con i capelli con la riga in mezzo e le felpe di pile che giocava a D&D nella palestra della scuola! Eppure non credo che tu mi giudicando inferiore a te, no? Essere visti come sfigati non significa nulla. Ti auguro di trovare il vero nocciolo di te stessa e sbatterlo in faccia agli altri con orgoglio.
Parus.
@Parus
Mah. Il filo logico del tuo ragionamento mi piace, indica una certa autoconsapevolezza.
Però mi scivoli sul finale, segno che devi ancora fare molta strada: non devi sbattere nulla in faccia agli altri, con o senza orgoglio. Perchè? Perché a nessuno interessa, nè deve interessare, il tuo nocciolo (Hillman parla di “ghianda”). Nè punto, nè poco.
Parus, mi è piaciuto tantissimo il tuo commento e mi ci sono ritrovata molto. Non credo però sia davvero possibile uscire da se stessi, quindi opterei per una convivenza meno esigente. Perdonare a se stessi le proprie debolezze e la propria normalità, non soffocare la spontaneità per una me più costruita e apprezzata. Non credo di esserci ancora del tutto riuscita, in compenso però col passare degli anni si impara a riconoscere (ed accettare) anche la mediocrità di tutti gli altri, che tanto diversa dalla nostra non la è.