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Lettera pubblicata il 15 Aprile 2022. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Piuma.
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E’ evidente che la scarsa considerazione di te stessa, ti porta a credere di non meritare nulla di meglio di un tossico infantile e bugiardo ormai alla soglia dei 40.
Lui e’ una causa persa e pertanto non ha bisogno dell’analista. Chi ha bisogno di aiuto sei tu, che continui a fare da infermiera a perdente dandoti l’alibi che il problema sia lui, alibi questo che ti serve a evitare di affrontare le ragioni che ti impediscono di vivere una vita piena e serena altrove, lontano da un’amplificatore della tua solitudine.
Lavora su te stessa, amati, stimati e assumiti la responsabilità della TUA vita. Lui e’ roba da bidone del rusco, e se non smetti di tenertelo intorno, in quel bidone ci affoghi anche tu.
p.s. No, lui non ti ama, e non c’e’ amore nemmeno nelle parole che usi per descrivere quella che non e’ una relazione, ma una malattia. Lascia stare l’infermeria e inizia a vivere.
Piuma,
“scarsa limpidezza, scarsa lealtà e scarsa chiarezza, ho notato un calo della mia energia psicofisica non indifferente, che mi ha fatto vedere in lui una sorta di inconsapevole vampiro da cui dovermi proteggere.”
A mio avviso, come tu stessa hai precisato, in questo uomo c’è tanta immaturità emotiva e tanta sofferenza, che non potrà colmare che da se stesso.
In passato mi sono relazionata a lungo con una donna che mentiva spesso, anche su aspetti poco importanti per me ma che lo erano per lei. Mi era difficile capire cosa motivava il suo comportamento. Ci sono arrivata solo quando è cambiata e non ha più mentito così spesso: aveva bisogno di costruirsi una sua realtà, e desiderava che questa fosse accettata e condivisa.
Da questa lettera, abbastanza recente, si evince un tuo forte attaccamento a questo uomo, che ti riconosce indispensabile alla sua stessa esistenza e fa del suo meglio per non perderti, nonostante la sua inadeguatezza. Situazione molto complessa da affrontare e da risolvere a tempi brevi.
Ha perso la mamma all’età di 9 anni per malattia e il padre lo ha abbandonato ad amici e parenti andandosene a lavorare lontano. Oggi sono conviventi ma il loro rapporto è basato su televisione e soldi. Questo 74nne crede di risolvere dando cataste di soldi che il figlio usa per drogarsi. Sa che il figlio frequenta brutta gente e occasionalmente li chiama per farsi aggiustare il contatore della luce. Sono 2 teledipendenti di cui non condivido neanche lontanamente i gusti (guardano solo cose diseducative e superficiali come se non avessero valori).
Speravo di aiutare il mio ormai ex a mettersi sulla strada giusta. Della verità, della ricchezza interiore, ma non ci credo più. È tutto inutile
Carissima Piuma, credo che tu sia arrivata a un punto tale che non abbia più senso chiederti se lui potrà cambiare o meno, se a cambiarlo sarai tu o un’altra ecc. Senza dargli colpe (ciò che egli è affonda le proprie radici, almeno in parte, nella vita infelice che egli ha avuto) ebbene, come ho detto, senza per forza dargli colpe, ma credo tu debba riconoscere che aiutarlo è qualcosa di gran lunga superiore alle tue forze. Non ne sta traendo giovamento lui e tu stessa ne esci svuotata e impoverita. Quindi, per difficile che sia, credo che l’unica cosa che ti spetti di fare sia andartene. Per difendere te stessa, la tua integrità psichica, il tuo futuro. Peraltro, puoi davvero dire di averle provate tutte prima di arrenderti, quindi la tua coscienza non dovrà rimproverarti nulla. Certo, come tu stessa ammetti, il suo attaccamento soddisfa una tua esigenza di sentirti importante per qualcuno, e quiesto io lo capisco perché è un’esigenza che avverto io stesso.
Anch’io, in una relazione, mi innamoro non solo della forza di una persona, ma anche della sua debolezza. Non voglio solo essere aiutato da lei, ma voglio sentire che anche lei ha bisogno del mio aiuto. Il fatto è che desidero anche percepire che questo aiuto serve a qualcosa, che la persona qualche passo avanti lo fa, sulla via della serenità, della razionalità e della sicurezza di sé. E poi sono intransigente sull’onestà e sulla lealtà. Non tollero sotterfugi, bugie o comunque manovre a tradimento. Io cerco, nella mia vita, di non imbrogliare nessuno e altrettanto pretendo da chi, a vario titolo, ha a che fare con me. In conclusione: non dimenticare i tuoi diritti di persona: diritto alla dignità, al rispetto e a non accontentarti degli scarti e dei cascami del cuore e della mente di un altro. Perdonami il tono forse un po’ categorico e prescrittivo, ma le cose che qui ti scrivo son dette con tutto il cuore. E con tutto il cuore ti auguro di trovare la serenità che meriti.
Max,
“in una relazione, mi innamoro non solo della forza di una persona, ma anche della sua debolezza. Non voglio solo essere aiutato da lei, ma voglio sentire che anche lei ha bisogno del mio aiuto.” – osservazione che contiene un nucleo molto interessante, che non ricordo di aver letto o sentito altrove.
A prima vista, di fatto, non fa che confermare il ben noto e più che auspicato equilibrio paritetico, che dovrebbe contraddistinguere gran parte dei rapporti affettivi umani di scelta.
Ma pone un insolito accento su tipologie di persone che in un innamoramento sono attratte ANCHE dalla debolezza o dalla condivisione a pelle di sofferenza psichica, presente o passata.
Infinita vrietà di storie, di bisogni e di temperamenti.
“…tipologie di persone che in un innamoramento sono attratte ANCHE dalla debolezza o dalla condivisione a pelle di sofferenza psichica, presente o passata.”
L’ineffabile piacere del “dolore” di chi non desidera altro che un pizzico d’infelicità tutta per sé.
Max altroché… nell’ultimo anno ho somatizzato lo stress psicofisico e più allarme di questo non c’è. Ho afferrato il messaggio e ho capito di dovermi proteggere.
Quando comincia a influire sulla salute non c’è più spazio per la comprensione, i tentativi… Stati troppo frequenti di rabbia, ansia, inquietudine, non fanno bene a nessuno.
Ora sono 9 giorni che non gli rivolgo parola e continuo ad avvertire rancore per un episodio concomitante al cambio numero. Non mi sento libera. Invece che pace interiore ho rabbia e sensazione di presa in giro. Come se non avessi chiuso bene.
La scelta di lasciarlo è certa e definitiva, ma sono tentata di sfruttare le mail che mi sta mandando per voltarmi un’ultima volta, sfogarmi e rinfacciargli questa cosa che continua a pesarmi.
Golem, mi permetto di intromettermi per dare un’interpretazione un pochino diversa del commento di Max. Anch’io, come lui, mi innamoro anche della debolezza, che preferisco chiamare fragilità, delle persone. Ma, siccome tutti abbiamo fragilità, la differenza sostanziale sta nella tipologia e nel loro essere palesate o nascoste (il piú delle volte malamente). Personalmente mi innamoro di persone che in qualche modo hanno il mio stesso tipo di fragilità, in cui mi ci ritrovo nel bene o nel male, e che anche per questo sono persone che mi fanno sentire “a casa” già dai primi incontri. Anche il modo in cui si vivono e si raccontano le proprie debolezze fa parte dell’unicità di una persona, ma in quel nucleo oscuro possiamo trovare un qualcosa di nostro. Ad esempio, non potrei sentire come vicina a me la debolezza di una persona fortemente dipendente da alcool, droga o gioco, perché è una sconfitta della mente che mi risulta inaccettabile.
Suzy, tutti bene o male cerchiamo un po’ di noi nell’altro, fragilità comprese, ma io penso a certi casi estremi, dai quali desumo che ci deve essere per forza qualcosa di “buono” in certe “sofferenze” se persone come Piuma si ostinano a “soffrire” con soggetti senza speranza, quand’anche vi trovassero fragilità comuni. Io non ho ancora capito sè è una condizione immanente nel sesso femminile, che prescinde dai condizionamenti culturali, o dipende proprio da questi ultimi, che per un paio di millenni hanno costretto la donna nel ruolo della Madonna dei Sette Dolori, fino a crearle un’immagine che in un certo senso le da una “dignità” quasi eroica. Ripeto, non lo so. Ma è evidente che il ritorno che si ha dal dedicarsi a certe “debolezze”, spesso senza speranza, deve necessariamente essere, per quanto perverso, superiore a quello che si impegna.
Come saprai io non ho mai creduto all’amore non corrisposto, e quello descritto da Piuma, non meno di quello vissuto dalla mia lei a suo tempo, per quanto struggente non è amore, ma una forma di perversione amorosa