E’ da più di un anno a questa parte che sentiamo tutti i giorni i due eccelsi politici nostrani accusare il governo e Conte in persona di aver sottoscritto il MES, di averlo fatto di nascosto, nottetempo, senza interpellare il Parlamento, di aver tradito l’Italia, di mentire, di ordire alle spalle degli italiani per le sue aspirazioni politiche. E giù ogni volta le smentite di Conte di non aver mai firmato il MES. Ma i media la tenevano apertamente per quei due, perché Conte non poteva essere sincero, non poteva perseguire all’interno e all’estero gli interessi dell’Italia. Una cosa simile non si era mai vista e quindi non poteva essere vera, assuefatti come sono a convivere con politici corrotti, furfanti, ladri di miliardi, in combutta con la mafia. E quindi Conte rappresenta un punto di rottura: veniva a scompigliare i giochi, a buttare macigni nelle putride acque stagnanti della vita politica e sociale dell’Italia. Una minaccia per l’ordine costituito e radicato. Bisogna fermarlo, farlo fuori a tutti i costi con tutti i mezzi. E giù da parte di pennivendoli prezzolati accuse con titoli cubitali tutti i giorni sui giornali, lo sciacallaggio in TV. Ed il premier, da vero Signore qual è, sempre composto, mai una parola fuori posto, senza mai perdere la calma, senza mai trascendere, senza mai lasciarsi trascinare nella putrida melma in cui guazzano i suoi lividi detrattori, dava risposte, spiegazioni, chiarimenti; mai sufficienti. Appena apre bocca, mente. Ah, i bei tempi in cui avevamo quel galantuomo di B. in combutta con la Mafia, con la Lega di quel valentuomo di Bossi, che voleva pulirsi il sedere con il Tricolore, quel Tricolore oggi sbandierato orgogliosamente da milioni di italiani, esposto da finestre e balconi, Bossi giunto al potere con lo slogan “Roma ladrona” e voleva la Padania libera e indipendente, schifando il resto dell’Italia (a proposito, sig. Salvini, perché non restituisce agli italiani almeno una piccola parte di quanto avete rubato e cioè quei 49 milioni di Euro spariti?). E sì che eravamo rispettati nel mondo, con un forbito oratore che nei consessi politici raccontava oscene ‘barzellette’ .
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Categorie: - Enrico Mentana - Politica
Vabbè, Michele, buonanotte. Lo so, il bar è chiuso.
Ti capisco.
Comunque se non ci fosse stato l’endorsement trumpiano, peraltro alquanto proditorio anche se comprensibile, Conte non si sarebbe “frescamente inurbato” (cit.) e le cose sarebbero andate diversamente.
Speriamo che ‘sta menata del covid finisca presto, che ci restituiscano i bar che sono il posto giusto per parlare di politica e soprattutto i ristoranti stellati che sono luogo eletto per la meditazione spirituale, mica possiamo campare di take-away fino a settembre.