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Lettera pubblicata il 5 Novembre 2013. L'autore, Vicenzina, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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E’ come se il tuo corpo lo rigettasse sulla superficie delle cose e trovassi in te il coraggio di vivere insieme agli altri uomini che condividevano con te una sorte amena che ti appariva come un fatto tuo. E questo è tutto un programma. Non si guarda alla vita per quello che la vita è. Sembra tutto rose e fiori. La passione e morte di Cristo ci ricorda che la vita non è una passeggiata (ragion per cui è inverosimile pensare che si possa andare tutti verso la stessa direzione) e che l’uomo è stato salvato; questo significa che semplicemente vivendo la nostra vita, riconoscendo anche il valore delle cadute, portiamo avanti un disegno che ci consente di accettare cristianamente che non ci sono altri vincitori a parte Cristo, per questa ragione siamo tutti uguali, e nessuna vittoria vale tutta la nostra soddisfazione dal momento che chi ci ha preceduto ha contribuito alla realizzazione di una promessa accettando di essere uno dei tanti. La storia degli uomini procede secondo la stessa logica. Tutti ad un certo punto devono lasciare.