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Lettera pubblicata il 2 Aprile 2010. L'autore ha condiviso 107 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore viseminara.
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Ciao Seba,
essere vegetariani ed essere vegani non è la stessa cosa, e molti si confondono.
Forse con vega intendevi dire vegani.
Comunque, passare dallo stato di carnivori a vegetariani o vegani, da un giorno all’altro, è “da pazzi”.
Lo è perché ci si deve abituare, e lo si fa andando a scalare la quantità di carne e pesce che si mangiava abitualmente.
un po’ come fanno quelli che devono smettere una dipendenza dal caffè, dalle sigarette, eccetera.
Un regime vegetariano (i vegetariani mangiano tutto, tranne carne e pesce) o un regime vegano (i vegani non si limitano a non mangiare carne e pesce, ma tolgono tutti i derivati degli animali come uova, latte, burro, formaggi, eccetera) non lo si può impostare con un fai da te.
Tendenza, questa, seguita dalla maggior parte delle persone, soprattutto quando si è in primavera, per la famosa prova costume.
Allora, questo genere di comportamento è sbagliato.
I regimi alimentari dovrebbero essere come dei vestiti tagliati su misura dello stile di vita che conduce una persona.
Non so se hai letto tutti i post, ma io ho riportato la mia esperienza personale.
Sono alto 196 cm e peso altre 100 kg, faccio due lavori, di cui uno molto pesante fisicamente, ed in più faccio sport impegnativi (pugilato e triathlon) regolarmente.
Io sono vegetariano. Non mi sono improvvisato vegetariano e non ho fatto il fai da te.
Ma il discorso che a me piaceva di più, non è tanto quello riguardante la tipologia di cibo che abbiamo nel piatto, ma come ci arriva e cosa ci arriva realmente nel piatto.
Dietro ad una fetta di carne, piuttosto che una zuppa di ceci o una pizza impastata con determinati tipi di farina, c’è un mondo che purtroppo solo gli addetti ai lavori o gli appassionati conoscono.
E credimi è un peccato enorme, inscusabile per noi di cultura mediterranea, vista la valenza che il cibo ha sempre avuto nella nostra cultura, da millenni.
Dietro ad ogni piatto, anche la semplice tazza di latte, c’è un mondo…
come un lavoro estenuante, tradizioni millenarie o giovanissime, soddisfazioni, visioni imprenditoriali, guerre, soldi, sfruttamento, truffe (a non finire), malattie, guarigioni, affari mondiali.
Tutti questi retroscena non si sanno per due motivi:
1. la pigrizia del consumatore che vuole mangiare senza preoccuparsi di sapere.
2. chi comanda davvero il mondo, ossia le multinazionali che si occupano di cibo, una tra tutte la potentissima Nestlè, fanno di tutto per far arrivare meno informazioni possibili al consumatore.
Un esempio: il problema delle etichette. In EU è vietato dare certe informazioni. Per esempio, se tu prendi della carne confezionata, sull’etichetta potrai avere le seguenti informazioni:
luogo di nascita dell’animale
luogo di allevamento
luogo della macellazione
STOP. Nulla di più. Non puoi sapere con che tipo di alimentazione è stato cresciuto, non puoi sapere l’allevamento preciso dal quale arriva.
Tra non molto verrà firmato un accordo tra EU e USA che permetterà lo scambio di molti beni, tra cui il cibo.
In America si fa un larghissimo uso di cibi OGM, sia per umani che per animali, e da loro non è vietato usare ormoni della crescita per far aumentare la massa muscolare degli animali.
Quella carne arriverà sulle tavole di tutti noi, e noi non potremo rifiutarla.
Altro esempio: il numero di ingredienti riportati in etichetta.
In America, un semplice pane confezionato, arriva ad avere 21 ingredienti, di cui acqua, farina e lievito rappresentano una piccolissima percentuale.
Altro problema: gli standard di sicurezza alimentare.
noi europei, ed in particolare noi italiani, siamo il paese che ha gli standard più severi e di qualità elevata.
Facendo un accordo con paesi che hanno indici inferiori, essendo appunto un accordo, noi dovremo rinunciare ad una parte di questi standard, in cambio di altri favori.
Altro problema: noi italiani, ma anche altri europei, possiamo produrre dei beni, esempio il latte, a quantità stabilite…
Ciao M
Con Vega intendevo si Vegano e l abreviazione che ha usato un noto dietologo di Milano nn so se è possibile scrivere il nome il quale mi ha scritto la dieta sulle basi di un ricercatore della stenford university Vegano il risulTato è quello che ho scritto . Il discorso globale sulla alimentazione e complesso ma anchè infinitamente semplice le multinazionali esistono perché noi le alimentiamo se cominciassimo a comprare a km 0 da piccoli produttori ci sarebbero aziende nn strozzato dai prezzi e qualità di prodotto . La carne per esempio io la aquisto dal contadino vicino a me dove gli animali mangiano fieno fatto durante l estate per l inverno e in estate aleggiano mangiando verde e nn esiste traccia di mangimi fatti con farine del Brasile o di dove sia .uguale per la verdura . Invece di comprare questi prodotti nei mega supermercati dovremmo comprarli sotto casa . La rintracciabilità dopo diventa un dovere per chi te la vende e anche da dimostrare e cmq quel codice sulla etichetta carne che comincia con It o Fr o d e la nazione con il codice della stalla di provenienza
Ciao Seba,
anch’io acquisto molti prodotti a km zero, e molti me li faccio da solo.
La pratica dell’acquisto a km zero è da incentivare, ma non è sufficiente.
Uno spostamento di cibi da una parte all’altra, da una nazione all’altra è irrinunciabile.
I discorsi sul cibo dovrebbero essere i più semplici possibili, ma purtroppo non è così, perché attorno ci girano montagne di miliardi di soldi, e quindi.
Sicuramente avere la costanza di informarsi sempre di più, diventare consumatori consapevoli, sarebbe già un enorme passo avanti, però questo richiede sacrificio, e questo già basta per far tirare i remi in barca a molte persone, che si limitano a cibarsi ad occhi chiusi, e non a mangiare. Per me sono due cose differenti.
Se ho capito bene hai seguito una dieta vegana.
Prova con una vegetariana, ma rivolgiti a chi segue gli sportivi.
Se vuoi eh.
Anche se il vero problema non è tanto il mangiare una fetta di carne ogni tanto o un branzino in crosta di sale, ma le quantità che si consumano. Il numero di animali che si uccidono, nel modo in cui viene fatto, quanto comporta il mantenere un allevamento INTENSIVO.
È questo il vero problema.
Le etichette, purtroppo, riportano solo indicazioni parziali e spesso manipolatrici.
Nel campo dell’informazione le zone d’ombra fanno il gioco di chi utilizza il cibo come strumento di guadagno, nulla di più.
Un esempio di dicitura equivoca: carne piemontese.
A leggere questa etichetta una persona disattenta potrebbe pensare che la carne che si ha in mano sia stata fatta in Piemonte, ma non è così.
Piemontese è la razza, ed una mucca di razza piemontese la si trova tranquillamente in Olanda e in altre parti del mondo.
Secondo me il vero progresso alimentare è tornare alle colture diversificate, coltivate in maniera naturale, ed imparare che se non si mangiano le fragole a natale, ma solo in estate, tutto sommato, non è la fine del mondo.