Salve a tutti. A un mese di distanza torno a scrivere sulla questione che, forse qualcuno di voi ricorda, ho introdotto qui a voi per raccogliere qualche suggerimento prezioso.
Ho continuato a riflettere su di me, soprattutto sul mio passato, che giudico negativamente perché di fatto incapace di garantirmi, oggi, gli strumenti per affrontare serenamente la mia vita, con i suoi normali alti e bassi. Sto iniziando a valutare il problema della mia socialità, del rapporto con gli altri. E’ emerso che, oltre a quello che mi circondava in famiglia nel bene e nel male durante l’adolescenza, io, a mio giudizio, non ho saputo uscire fuori dal mio guscio e mettermi in gioco. Questo ha provocato una forte crisi nei miei primi vent’anni, per cui non uscì di casa per circa 3/4 anni, e di cui adesso sento gli strascichi. Ed è allora sulle circostanze che si sono create attorno a me che io mi sono soffermata a riflettere. In quali scenari io avrei potuto mettermi in gioco? Quali sono di solito gli scenari che al ragazzino medio – con famiglia media – vengono offerti? Ho veramente colpe? Se sì, quali sono?
Adesso dovrei descrivere che mi circondavano tre amiche in tutto negli anni dell’adolescenza, più o meno tutte prive, come me, di un gruppo di amiche dalle elementari da portarsi avanti super snob e super affermate (solo questo ci circondò all’epoca). Dovrei spiegare che nella scuola che frequentavo, le ragazzine provenivano da un sistema matriarcale molto radicato nella città e che loro – giustamente – erano ancora più emancipate delle loro madri (molte lavoravano, chi biologa, chi insegnante, chi medico, insomma). Dovrei spiegare che la mia di madre mi aveva fin dall’età dello sviluppo messo così in guardia dal frequentare uomini prima dei diciotto anni che io ero letteralmente terrorizzata anche solo dall’idea di parlare ad un ragazzo: mi vedevo già considerata una “poco seria”, una persona “che vuole fare la scema”, una “che serve a fare esperienze”, mi aveva descritto cose talmente terribili che io soffrivo di ansia al pensiero di avere una relazione prima o poi. Alle medie mi aveva detto che non dovevo salutare i ragazzi con il bacetto sulla guancia e nemmeno salutarli per prima per strada, pena essere una donna scema, una che non sarebbe stata presa in moglie un domani. (La prima volta che salutai un mio amico, molto carino, col bacio sulla guancia mi sentii un mostro, una puttan*ella, una che stava facendo la scema, quella sensazione me la ricordo ancora viva come se fosse ieri.) Mi ripeteva ogni tanto che mi augurava con tutto il cuore che avrei avuto un solo uomo nella mia vita, perché non sarei mai guarita dal dolore e dalla sofferenza di una storia conclusa, che poi sul mercato mi avrebbe resa non più voluta. Risultato: catastrofico. Nessun amico maschio mai, figuriamoci un innamorato. Con la mia bruttezza, poi. Soffrivo di ansie forti all’idea di avere una storia d’amore. Comunque sapevo che non potevo averla: io sono una persona libera, indipendente in fondo, sono seria certo, ma mi piace provare, vedere, sperimentare, avrei voluto frequentare qualcuno anche solo per conoscersi, insomma io ero normale, mi sentivo normale. Oggi l’ho perdonata comunque. Oggi non parlerebbe diversamente ma ho smesso di darle ascolto, e ho capito il suo dolore, ho capito da dove nasceva quella follia, che alle orecchie di un’adolescente che non credeva alle sue amiche – “essere innamorati, fidanzarsi, è un’esperienza meravigliosa, importante” mi dicevano, io pensavo come diceva mia mamma che loro erano poco serie – sia per l’esperienza terribile che ha fatto con mio padre, sia perché la sua famiglia non l’ha mai voluta proteggere e anzi l’ha data in pasto ad un orco senza aver voluto sapere nient’altro di lei. Lei voleva solo dirmi che avrebbe provato a difendermi a qualunque costo, voleva solo dirmi che si interessava e che ci sarebbe stata sempre, solo che lo faceva male, anche perché lei si è mossa in un ambiente socio-culturale molto arcaico, in cui le donne venivano sposate solo se vergini. Io frequentavo ragazzine di città figlie di donne libere professioniste che già nella loro adolescenza avevano avuto storie sessuali e il cui marito non era di certo il primo partner sessuale. Mia mamma è sempre stata all’oscuro di un mondo del genere e mi presagiva le più terribili sciagure per le ragazzine mie coetanee di cui sentivamo quelle che diventavano “gesta”. Oggi mi viene sia da ridere che da piangere a questo ricordo, nel senso che studiare un pizzico di psicologia mi ha insegnato che nell’adolescenza, rispetto all’infanzia, ci si confronta con l’intimità e che è importante avere esperienze con l’altro sesso, è un modo di gettare le basi per la propria sana personalità sicura, per scegliere cosa si vuole. Anche lei avrebbe scelto meglio il suo partner se fosse uscita con più ragazzi, se avesse conosciuto il sesso, che mi ha detto aver sperimentato solo per fare i figli e che non gli è nemmeno piaciuto.
Comunque questa esperienza è così centrale perché dovetti lasciare che dominasse i miei rapporti: amiche solo disinteressate ai ragazzi, quindi vi lascio immaginare come io potessi trovare in un liceo delle ragazze che non pensavano ai ragazzi…in pratica eravamo tre di noi, giusto le tre disadattate della città. Una era obesa e veramente brutta nel senso proprio di deformata gravemente e non voleva uscire ed era arrabbiata col mondo, un’altra era normale e infatti a 16 anni si fidanzò e ci abbandonò (per sua fortuna), la terza ero io. Qualcun’altra andava e veniva ma appena mostrava di avere amici maschi subito io tagliavo per evitare di avere problemi con la mia famiglia. Era veramente difficile tutto. Io mi faccio molte colpe per la mia scarsa socialità, ma che potevo fare? Non era facile dato lo scarto che mi sentivo obbligata ad operare [continua nella parte 2]
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Categorie: - Me stesso
beh sembri portata per la scrittura,comincia da qui.per il resto bastano un po di malizia e l’abbigliamento giusto
“[continua nella parte 2]”?? Potresti fare una parte 3 con un riassunto p.f.?
Ciao Celi_Lois. Quello che racconti sembra il racconto dell’adolescenza di mia moglie, con una madre iperprotettiva quanto puritana, che ne ha condizionato molte delle scelte di vita, le cui conseguenze, nella relazione sentimentale con lei, mi hanno portato a scrivere su questo forum di un lavoro spaventoso fatto insieme, per liberarla da certi imprintig che ne condizionavano ancora la crescita emotiva ad un’età più che adulta. Lei aveva la prerogativa di essere molto bella, che non significa niente se NON CI SI PIACE. Infatti non si vedeva bella, proprio per l’azione di certi condizionamenti pregressi che ne avevano castrato la personalità. La mancanza di esperienze e il ricorrere a quei “condizionamenti” per regolarsi nella vita, le hanno creato in non pochi ambiti, ma soprattutto in quello “sentimentale”, delle “aberrazioni” dell’immagine della realtà che viveva, che ha richiesto anni di paziente discussioni tra di noi per impedire che il rapporto sprofondasse nelle sabbie mobili dei “clichè”.
Tu appari troppo intelligente per non ribellarti nel sentire il bisogno di trovare la tua “via” per la felicità, o almeno per la serenità, ancora più auspicabile della prima.
Abbiamo già parlato altrove dei tuoi istinti naturali, che ti chiamano al tuo “dovere” di femmina e di donna. Devi imparare a seguirli ma stando bene attenta a non doverli necessariamente giustificare sentimentalmente. Le emozioni non sono sentimenti. Le prime sono involontarie, i secondi no. Vengono “accesi” dalle prime ma non vanno confusi con queste, perché si possono facilmente creare illusioni e aspettative a causa di quella “formazione morale” di cui tu come tante “brave” ragazze, siete vittime.
Ne riparleremo se vuoi, ma cerca di liberarti di quelle “catene” cercando di soddisfare le tue esigenze, in modo da sentirti appagata e contenta di te stessa. E ricordati di “farti” e sentirti più bella. Decidilo e fallo. Si comincia così a “rinascere”.
Ciao
C’è addirittura una seconda parte????
Noo…troppa energia vitale da leggere e analizzare…
Ti risponderanno i miei colleghi..
Saluti.
guarda che per una donna trombare mica richiede grandi abilita’ sociali: e’ sufficiente che tu apra le gambe col primo che passa.
Se poi vai a passeggiare in minigonna lungo la tangenziale roteando nervosamente la borsetta oltre alla trombata rimedi pure la mancia.
Ovviamente la borsetta deve avere una cinghia robusta, altrimenti la forza centrifuga potrebbe causare dannosi distacchi. Se vuoi ti spedisco con il corriere (dopo che ho avuto il bonifico) una borsetta che tiene 13.500 giri al minuto, praticamente come un disco da sbavo di buona marca.
ciao Golem. Mi piacerebbe leggere, se fosse un percorso anche in parte documentato qui quello con tua moglie, questi tuoi commenti a cui fai riferimento. Non potrei dire quanto mi è stato d’aiuto conoscere, circa due anni fa, le storie di ragazze che un po’ somigliavano alla mia mentre faticavo a vivere normalmente la mia prima storia d’amore (causa problemi con i genitori). Le sofferenze vissute dalle mie coetanee, e i risultati raggiunti, mi trasformarono in un’altra persona nel momento stesso in cui li conobbi, come se scoprendo quei dolori così simili ai miei io mi sentii “sana” per la prima volta.
Con questi ultimi due post io ho voluto mettere in gioco la presunta mia “colpevolezza” d’aver avuto tutte le possibilità e non averle sapute cogliere. Non voglio scagionarmi, mi sono mancate tante qualità, è vero. Però voglio dare un maggiore peso anche agli eventi, rei, secondo me, di non avermi accompagnato come si dovrebbe in un momento della crescita eccessivamente importante.
Ora che sto imparando tanto e mi sembra sempre di stare a zero è importante per me sapere che sto concretizzando e muovendo passi effettivi.
“Devi imparare a seguirli ma stando bene attenta a non doverli necessariamente giustificare sentimentalmente. Le emozioni non sono sentimenti. Le prime sono involontarie, i secondi no. Vengono “accesi” dalle prime ma non vanno confusi con queste, perché si possono facilmente creare illusioni e aspettative a causa di quella “formazione morale” di cui tu come tante “brave” ragazze, siete vittime.”
Ci sto lavorando già da un po’, psicologicamente, su questa cosa, e devo dire che mi sento di star avendo buoni risultati, perché soffro di meno, i miei pensieri in merito all’argomento sono più ordinati, in fondo riesco a ridere delle cose che è sempre fondamentale. E anche il mio orientamento è molto più sicuro.
Sul sentirsi belle mi stai convincendo, proverò. A presto!
Ciao Celi_Lois.
I cosiddetti percorsi altrui servono solo a sapere che nulla di noi è scolpito nella pietra, e tutto può essere rivisto in una luce nuova quando si “vuole”.
Tu scrivi in maniera lucida e onesta, dalla quale si capisce che un percorso di “conoscenza” lo stai facendo con te stessa. Ti metti in discussione insomma. Senti che qualcosa deve cambiare di te, e la prima cosa da fare in questi casi è “accettarsi” per come si è, senza puntare ad obiettivi irrealizzabili.
Non è difficile pensare che c’è stato chi non ti ha incoraggiato a “stimarti” quando bisognava farlo, ma non importa, ora hai te che lo farà e TI avrai tutta la vita.
Ti ho consigliato di “vederti” bella e di “curarti”, perchè è dall’aspetto fisico che spesso riveliamo le nostre insoddisfazioni, che innescano un circuito vizioso con la parte emotiva e viceversa.
Celi, nessuno è brutto quando sta bene con sè stesso, e tu ti vedi meno bella di quello che sei, ci scommetterei. Te l’ho già detto, comincia a “gratificarti” con piccole soddisfazioni quotidiane e comincerai a sentire il “sapore” del piacere. Fregatene della lunghezza delle gambe, ci sono le scarpe con i tacchi per quello, come altri trucchi per tutte le altre parti del corpo. E soprattutto cerca occasioni per “ridere” ogni volta che puoi. Il buonumore modifica la nostra mente in meglio e persino la salute.
Celi, sei giovane, e hai più anni davanti che dietro di te. Dimentica il passato e caso mai usalo come motivo per far sì che non si ripeta.
Fai movimento in posti più naturali possibili e riempi i polmoni di aria, metti in circolo il sangue, e vedrai che sentirai una bella voglia di vivere. E ricorda di fare progetti, anche piccoli. Tieniti in “contatto” con te stessa.
Per il momento nessuno potrebbe volerti più bene, ma è possibile che vedendoti serena qualcuno si avvicinerà per volertene anche di più. Abbi fiducia e “agisci” con costanza.
La realtà si cambia, e tu puoi farlo.
Ciao