Se ne è già parlato molto in questa sede.
In tanti hanno riportato le proprie esperienze.
Forse nella speranza di poter alleviare il proprio dolore, la proprio sofferenza.
Forse nella speranza di poter parlare a qualcuno, anche se non si sa chi possa leggere le nostre parole dall’altra parte dello schermo.
Forse nella speranza di poter trovare un consiglio, un aiuto.
Vorrei aggiungermi anch’io, raccontando la mia storia.
Tutto inizia circa 4 anni fa, capodanno 2004/2005. Avevo appena iniziato il liceo, e da poco conosciuto i nuovi compagni. Si era deciso di festeggiare a casa di un amico. Non c’erano molte persone, fatto sta che quella sera N. (uno dei miei compagni di classe) arrivò con E. (la sua ragazza). La presentò a tutti quanti, me compreso.
Subito qualcosa mi colpì in quella ragazza. Non lo so, forse perché fin da subito riuscii ad instaurare un dialogo con lei, cosa a me molto difficile, in quanto sono sempre stato un tipo riservato e timido.
Non ricordo cosa successe esattamente dopo quella sera, forse già allora recuperai in qualche modo il suo numero, per scambiare qualche sms con lei.
Fino a che arrivò il capodanno successivo, 2005/2006. E. decise di festeggiarlo a casa sua, ed invitò anche “noi”, i compagni di classe del suo ragazzo. Quella sera ricordo di aver fumato tantissimo. Ricordo che lei mi veniva vicino per prendersi le mie boccate di fumo, ma non perché le piaceva il fumo in sé, per starmi più vicino senza dare nell’occhio. Lei aveva bevuto un po’, ma era ancora lucida. E i suoi occhi brillavano, mentre mi guardava. Mi diede un bacio sulla guancia quella sera. E fu così che me tornai a casa, con quel bacio sulla guancia.
Da quella sera iniziammo a scriverci, molto più frequentemente.
Successero tante cose quell’anno.
Una fra tutte fu il fatto che in qualche modo N., il suo ragazzo, venne a sapere di questa nostra corrispondenza. Ci giustificammo entrambi dicendo che eravamo amici.
Ma mentivamo.
Scoprii di piacerle, e non come amico.
A me lei in verità non piaceva, almeno non fisicamente. Ma mi attraeva. Forse la situazione stessa, ma lei mi attraeva molto.
E così un po’ alla volta, tra mille errori e difficoltà, maturammo il nostro rapporto, seppure sul filo di un telefono.
Fino a che i miei genitori non vennero a conoscenza della tresca. E fu in quel momento che si delineò una situazione che avrebbe cambiato radicalmente tante cose.
Da subito si opposero, dicendomi di lasciare stare; forse dicendo così pensavano più a N. e alla sua famiglia, con la quale avevano stretto da poco un bel rapporto di amicizia e che probabilmente non volevano fosse rovinato a causa di eventuali screzi tra me e questo mio compagni di classe.
Ma da un semplice “Lascia perdere” i toni si accesero e inasprirono. Si scagliarono non solo contro di me, le mie scelte e i miei comportamenti, ma soprattutto contro E., ritenendola una ragazza di facili costumi (senza usare altri volgari appellativi).
Io da parte mia non potei nasconderle queste ostilità da parte dei miei genitori nei suoi confronti, e fu così che nacque un rapporto di reciproco odio tra mio padre e mia madre da una parte, ed E. dall’altra.
Ma la nostra storia sotto continuava. E più passava il tempo più quella che sembrava essere nata come una cotta cresceva. Fino a che E., nell’ottobre del 2006, decise di lasciare N..
Una settimana dopo successe una cosa che io ritengo simbolica per tanti motivi: ci demmo il nostro primo bacio.
Fu l’esperienza più bella della mia vita.
Da quel momento niente fu più lo stesso.
Era come se entrambi avessimo voluto farlo da tanto tempo, troppo tempo.
Fu un gesto naturale, genuino. D’amore.
Nei mesi a seguire non ricordo chiaramente cosa successe, ma evidentemente decisi di seguire più la mia testa, a discapito del cuore. Cercai di convincermi del fatto che forse dovevo dar retta ai miei genitori, che forse sbagliavo e non ne valeva la pena, che forse stavo soltanto distruggendo tutto a discapito di qualcosa che non avrebbe avuto futuro.
Fatto sta che questo mio comportamento la mise in crisi, e così rischiai di perderla.
Fino a che non giunse il capodanno, anche questa volta. Era il 2006/2007. Ci eravamo promessi tante cose per quella sera. Di parlarci chiaramente e mettere fine a tutto, principalmente. Invece appena entrai in casa della sua amica che aveva organizzato la festa e la vidi. I suoi occhi. La abbracciai. E già in quel momento sentivo che non avrei mai più potuto separarmene.
A quella sera seguì quella dell’epifania, quando la rividi. E quella stessa sera quando me ne andai pensai che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei rivista. Ero di nuovo stato fatto schiavo del pensiero dei miei genitori, delle loro imposizioni, della loro posizione ferma e irremovibile.
Ma in cuor mio sapevo che non sarebbe finita così. E anche lei lo sapeva.
Di lì a poco iniziammo a vederci, anche di nascosto. Feci di tutto pur di passare del tempo con lei. Raccontavo bugie su dove andavo, litigavo continuamente con i miei genitori.
Stavo lentamente incrinando il rapporto con la mia famiglia, ma sentivo che per seguire il mio cuore avrei potuto farlo, ci sarei riuscito, avrei retto a questo peso.
Nel marzo del 2007 identifico una data quasi precisa come giorno del nostro “fidanzamento”, se così si può chiamare. Anche se non mi è mai piaciuto sentirmi obbligato ad una data per qualcosa di così grande e che durava da molto più tempo.
Così iniziammo davvero la nostra storia, la nostra storia d’amore, che però doveva sempre fare i conti con mille difficoltà.
Prima tra tutte ancora la posizione dei miei genitori, che non sopportavano questa cosa, anche perché nel frattempo avevano perso l’amicizia con la famiglia di N., l’ormai ex ragazzo di lei.
E anche lui rappresentava una difficoltà, fosse anche solo per il fatto di averlo in classe tutti i giorni. Perché ho quasi rischiato di prendermele da lui, perché voleva mettermi in testa di lasciarla perdere, perché ancora si vedeva con lei.
Diciamo che il fantasma di N. ancora me lo porto dietro un po’, perché è stato fonte di tanti litigi e incomprensioni legate al rapporto tra me ed E..
Ma nonostante ciò il nostro legame cresceva, sempre più. E con lui crescevamo anche noi, come eravamo già cresciuti. Eravamo entrambi persone diverse. Io l’avevo aiutata a cambiare. A diventare una persona migliore, a differenziarsi da quello stereotipo di ragazza facile e vuota come lo sono tante adolescenti di oggi, perché lei lo era davvero, diversa. Ed è stato di questo che mi sono innamorato, tra le altre cose. Del suo modo di prendermi e prendere la vita, anche dei suoi repentini cambiamenti di idea. Non lo so spiegare così, con poche righe. Ma con lei stavo bene. Mi sentivo me stesso.
Abbiamo passato insieme i momenti più belli della nostra vita.
E così, da quel “lontano” marzo 2007, arriviamo a marzo 2008.
Un anno, anche se per come ci piaceva ricordare era molto di più, per noi.
Ma qualcosa in lei non andava. Mi diceva di sentirsi male, di sentirsi triste. Questo mi preoccupava, anche se comunque da parte mia le offrii sempre la mia completa e totale disponibilità ad aiutarla in ogni momento
E così qualche giorno dopo mi disse di aver bisogno di una pausa.
Pretesi delle spiegazioni, ma le ottenni soltanto molti giorni dopo, al suo ritorno da una gita a Praga con la scuola.
Mi disse una cosa che non mi sarei mai aspettato. Che non era più innamorata di me.
In quel momento mi sentii morire.
Ma ebbi la lucidità di chiederle ulteriori spiegazioni.
Se c’era qualcosa che non andava, se ero io che non andavo.
L’unica sua risposta fu che c’era un’altra persona, un’altra persona era entrata nella sua vita, lei l’aveva lasciata entrare. Gliele tirai fuori con forza quelle parole, quasi non voleva dirmi niente, sperando di giustificarsi così, con queste frasi. Mi disse che si era presa una cotta per un altro ragazzo, M..
Un ragazzo che già avevo visto, qualche volta, con il quale si era anche usciti in compagnia a qualche festa di compleanno. Ma che mai avrei pensato avrebbe potuto entrare nella nostra relazione.
Mi disse che aveva commesso uno sbaglio, sia con me, perché non mi amava più, che con lui, perché non era qualcosa di importante. E per questo non poteva più stare con me.
Voleva stare sola.
Anche se con estrema difficoltà, decisi di rispettare questa sua scelta.
Feci delle cose di cui poi mi pentii, come presentarmi a casa sua senza avvisarla, soltanto per confessarle apertamente in lacrime tutto il mio amore per lei.
Il periodo che seguì fu il peggiore della mia vita.
Un dolore profondo mi faceva piangere tutto il giorno, e al tempo stesso rimuginavo pensieri su pensieri tentando di capire quel qualcosa che lei con tanta semplicità e indifferenza cercava di dirmi.
Cercando di non pensare che avrebbe potuto finire tra le braccia di un altro.
Passarono così due mesi, due mesi durante i quali scrissi tante cose.
Tanti pensieri, tante sensazioni, che raccolsi in un diario.
Scrivevo al computer su questo mio file word. Cercavo su internet testi di canzoni, poesie, tutto ciò che potesse ricordarmi qualcosa legato al nostro amore, tutto ciò che potesse descrivere la mia situazione in quel momento.
Così per il suo compleanno le feci recapitare una busta, con dentro questi fogli, e un’altra cosa.
Una canzone.
Una canzone che ancora molto tempo prima avevo scritto per lei.
Ma che non le avevo mai suonato né cantato.
Così decisi di registrarla e farne un cd.
E fu questo cd con la mia canzone, anzi, la sua canzone, che decisi di farle avere.
Non so cos’abbia suscitato in lei, ma di lì a pochi giorni ci siamo rivisti.
Ci siamo abbracciati.
Risentire il suo profumo è stato come essermi risentito a casa. Non appena ci siamo stretti l’un l’altra siamo scoppiati a piangere. Quella sera lei mi ha dato un quadernetto. Un quadernetto dove mi ha scritto qualche pagina, spiegandomi la sua situazione, dicendomi che senza vanto né pretesa di sentirsi importante le mie ferite potevano essere guarite soltanto da chi mi aveva ferito.
E per me era davvero così. Desideravo lei sopra ogni cosa, e poterla risentire così vicino mi sembrava quasi un sogno.
Pochi giorni dopo ci siamo rivisti, abbiamo fatto l’amore. Ed è stato più bello di sempre. E’ stato un riunirmi a lei, con il corpo, con la mente e con lo spirito.
Così dopo quei due mesi passati lontani ci siamo ritrovati. Quasi ci fossimo , sempre cercati, quasi parallelamente alla vita che conducevamo ce ne fosse stata un’altra, fatta di ricordi, di mancanze, di desideri.
L’abbiamo passata insieme, questa estate.
Sembrava andasse tutto per il verso giusto. Pensavo addirittura che quel periodo di “pausa” fosse davvero servito, ad entrambi, per pensare, per capire tante cose.
Ma forse ancora qualcosa non andava.
Vedevo in lei una sorta di mancanza di interesse nei miei confronti. I suoi messaggi non erano più gli stessi, non ci scrivevamo più per ricordare i momenti passati insieme, non parlavamo più tanto di noi, del nostro rapporto.
Ma quando facevamo l’amore. Era davvero più bello di sempre. E quando lei mi riscriveva ancora come un tempo anche solo un semplice “Ti amo”, o tante altre piccole frasi. Tutti quei dubbi e quelle perplessità scomparivano, perché in quelle parole riconoscevo ancora lei, il suo amore.
Esattamente una settimana fa, l’11 ottobre scorso, sono andato a trovarla a casa.
Aveva bisogno di parlarmi, e anche soltanto il fatto che me l’avesse detto mi preoccupava.
Facevo bene, a preoccuparmi.
Perché mi ha detto che non poteva più stare con me.
Mi ha detto che non era più innamorata di me. Da 6 mesi. Sì, SEI mesi.
Da quando mi aveva lasciato, in aprile.
Mi ha detto che continuava a sentire quel tipo, M., mi ha detto di essere stata con lui in quei 2 mesi passati lontani, di averlo anche baciato. Mi ha detto che quei due mesi l’hanno cambiata, hanno cambiato il suo modo di pensare, di agire. Mi ha detto di non essere riuscita a superarli, a considerarli una parentesi.
Mi ha detto di avermi soltanto preso in giro, e non poteva farlo ancora.
E tutto questo sono venuto a saperlo ora, dopo SEI mesi.
Mi sono sentito cadere tutto addosso. Tutto.
Continuavo ad ascoltarla, mentre mi diceva di essere stata una persona immorale, scorretta, mentre mi diceva di avermi preso in giro.
Non sapevo più cosa dire.
Piangevo disperato e al tempo stesso mi rodevo dentro per la rabbia.
Ho chiesto altre spiegazioni, ho chiesto se davvero era tutto quello che doveva dirmi. O se c’era dell’altro ancora.
Niente, quello era quello che mi voleva dire.
Che non poteva più stare con me, che con me stava male, che aveva bisogno di stare da sola.
Non so con che forza e da dove mi siano venute quelle parole, ma ad ogni modo prima di andarmene le ho detto che lei per me era una ragazza bellissima, una persona stupenda.
Anche dopo quello che mi aveva appena detto.
I giorni a seguire sono stati tragici, e lo sono anche ora, in questo momento.
E’ una settimana che non vado più a scuola, che non so cosa fare qui in casa se non continuare a camminare avanti e indietro o rimanere seduto davanti alla televisione. Ho perso l’appetito, la voglia di dormire. Di vivere.
Mi sembra davvero di essere ritornato indietro a quei 2 mesi.
Con una differenza però.
Quello che è successo, quello che lei mi ha detto.
Il modo in cui mi ha ferito, di nuovo. Questa volta con una freddezza, un’indifferenza, tali da rendere queste pugnalate ancora più forti. Mortali.
Mai avrei pensato che in poche decine di minuti avrebbe smontato gli ultimi sei mesi della mia vita passata insieme. Mai avrei pensato che tutto quello che era successo in quei sei mesi era stato solo un sogno ingenuo.
L’altra sera ho preso la bici e sono andato a casa sua. Mi sono fatto 15km, al buio, al freddo, da solo.
Sono arrivato a casa sua, e le ho detto che non so perché ero lì in quel momento.
Chissà cosa pensavo di ottenere, andando lì per confessarle di nuovo il mio amore per lei, per chiederle un’altra possibilità.
La sua risposta è stata chiara: come potevo dopo 4 giorni andare lì e chiederle un’altra possibilità.
Non lo so, forse ha ragione.
Ma era quello che mi sentivo di fare, pensavo di fare ancora una piccola breccia nel suo cuore.
Ma lei era lontana, sebbene fisicamente era lì a poche decine di centimetri da me.
Sembrava quasi sterile. Mi ha abbracciato perché io l’ho fatto, mi ha dato un bacio sulla guancia perché io gliel’ho chiesto, mi ha detto che anche lei soffre perché io le ho fatto capire che secondo me non era così, dopo come si era comportata con me. Mi ha quasi cacciato, dopo quella mia scenata, anche perché è successa una cosa spiacevole: mia madre, dopo che ero scappato di casa, mi ha mandato a cercare dai carabinieri (non avendo il coraggio di farlo lei stessa, probabilmente, per via ancora di quell’ostilità nei confronti di E.), e noi ci siamo visti arrivare la macchina. Mi sono sentito un verme.
Ricercato come un ladro soltanto per essere scappato per amore.
E per giunta rifiutato un’altra volta, anzi, quasi cacciato.
Me ne sono tornato a casa, altri 15km nel cuore della notte, in bicicletta.
Non avevo più neanche la forza di piangere.
Sono stanco anche di come vanno le cose qui in casa, dove la mia situazione viene presa sottogamba dai miei genitori, che mi invitano semplicemente a “reagire”, a “tirare fuori le palle”, perché tanto “sono cose che succedono”, e “tu sei forte”.
E’ questo il problema, io non sono forte.
Io sono debole.
Io ora non posso accettare quello che è appena successo.
Non posso pensare che finisca tutto così da un giorno all’altro, che lei smetta di scrivermi, di volermi vedere, di volermi sentire.
Non posso.
E non soltanto per il mio amore per lei.
Ma anche per me stesso.
Perché questa storia mi ha fatto crescere. Perché mi ha fatto maturare.
Perché negli ultimi tre anni della mia vita ho rinunciato a tutto per questa persona, per starle vicino, per costruire qualcosa insieme.
Ho rinunciato alla mia serenità, ho tagliato qualsiasi tipo di rapporto con i miei genitori, ho perso amicizie, ho messo da parte sport e quant’altro, anche solo per ritagliarmi un po’ di tempo per stare insieme, che è stato comunque sempre poco.
Ho cambiato la mia vita, per stare con lei.
Sono diventato una persona migliore, ma al tempo stesso mi sento così soltanto accanto a lei.
A lei che mi ha sempre capito veramente, a lei che mi ha sempre ascoltato, a lei che ha saputo tirare fuori il meglio e anche il peggio di me.
E a lei che in qualche modo ha sempre accettato, il meglio e il peggio di me.
Ora sono io, che non posso accettare questa fine.
Questa sua indifferenza e freddezza nei miei confronti, questa chiusura totale da un giorno all’altro.
Non posso accettarlo.
Non posso veder morire così il nostro amore.
La nostra storia. Si, nostra. Perché ce la siamo costruita con fatiche immani, superando ostacoli di fronte ai quali qualsiasi altra persona avrebbe mollato. No, noi alla fine ci abbiamo creduto, andando contro tutto e tutti. E lei mi ha preso per mano portandomi in questo meraviglioso mondo che è il mondo dell’amore. Un mondo che abbiamo sognato, desiderato, voluto. Che ci ha portato a costruire qualcosa di maturo, ad avere al nostro fianco non soltanto una persona, ma un punto di riferimento, un caposaldo sul quale poter contare per affrontare e superare insieme ogni tipo di situazione, buona o cattiva che sia.
Ed ora invece eccomi qui, abbandonato come si abbandona un cane per strada prima di andare in vacanza.
Senza più niente.
Non so cosa fare, come comportarmi.
Ho paura di riavvicinarmi a lei, e non solo perché l’ho appena fatto e sembra che lei non lo voglia, ma per paura di farmi vedere ancora più debole e infantile di quanto già non lo sono e di quanto già non mi sia mostrato ai suoi occhi.
Già i miei genitori mi dicono che sto facendo i capricci come un bambino. Quando invece non si rendono conto che sto davvero soffrendo come un cane.
Non riesco neanche più a piangere. Riesco solo a pensare. Pensare tutto il giorno e tutta la notte.
Lo sguardo perso nel vuoto o fissando un punto. Penso se ho sbagliato qualcosa, se qualcosa in me non andava.
Ma non so rispondermi.
Riesco solo a rileggere qualche suo messaggio, a guardare qualche sua foto e avvicinarmi con le labbra allo schermo del cellulare per baciarla. E ripensare a noi due, insieme.
Mi rendo conto che seppure io abbia scritto molto forse non sono riuscito ad esprimere al meglio le mie sensazioni.
E’ difficile, battendo i tasti di un computer, riuscire ad esternare le emozioni di quello che per me è stato ed è ancora un amore così grande. Una storia così grande e importante.
Mi sento ancora pienamente e totalmente coinvolto, forse anche pronto a perdonare ciò che mi è stato fatto.
Sento che questo mio dolore è l’unica cosa vera e genuina che mi rimane.
Mi rivolgo a chi sarà arrivato a leggere fino a qui ora.
Forse vi avrò annoiati, e per questo mi scuso, volevo soltanto provare a farmi capire da qualcuno. E vi assicuro che ho anche omesso tanti particolari per me ugualmente importanti, al pari di quanto ho già scritto. Perché come tanti ben sapranno, un amore è fatto anche e soprattutto delle piccole cose.
Spero di poter ricevere un consulto, un aiuto.
Perché davvero ora come ora non so cosa fare.
Continuo a leggere nel suo blog, a cercare di capire chi in questo momento le è accanto. Se si è trovata qualcun altro. Leggo alcune sue frasi, come questa: “La cosa più brutta per un adolescente
è accorgersi di essere cambiato nonostante sia sempre rimasto uguale a se stesso, e non aver potuto far nulla per impedirlo”, e poi ancora altri suoi commenti. Scrive di aver avuto fette di prosciutto negli occhi, di essere stata stanca di vivere divisa a metà, e poi continua dicendo che l’importante è essere innamorati, non importa di chi o che cosa. E tante altre cose. Piccolezze magari, del tipo la vedo connessa su netlog con e vedo che si scambia messaggi affettuosi sempre con quel tipo (M.), così mi costruisco dei castelli (che magari poi sono anche veri) sui quali penso, penso troppo; e soffro.
Magari ora sta davvero bene senza di me.
Vorrei capirlo.
Vorrei capire tante cose.
Vorrei almeno capire come ho passato gli ultimi sei mesi della mia vita, perché a questo punto posso solo pensare di averli vissuti nell’irrealtà e nella menzogna.
Vorrei capire se è davvero cambiata, su influsso di quei due mesi passati lontani quest’estate, e come è cambiata.
Perché non lo ritengo possibile.
Non in questo modo.
Non passando così repentinamente da un estremo all’altro.
Non per la persona che avevo conosciuto.
O meglio, con la quale avevo vissuto.
Vorrei poterle fare un gesto, qualcosa per sorprenderla, ma penso anche che se non ci sono riuscito con quello che ho già fatto (una canzone scritta, suonata e cantata da me per lei, poesie e quant’altro, e da ultima questa improvvisata a casa sua dopo essermi fatto 15km in bici alle undici di sera,) forse sarebbe inutile riprovarci.
Vorrei parlare con una sua amica (perché so quasi per certo che con questa sua amica si confida totalmente) per capire meglio cose le è successo, o cosa le sta succedendo, ma non vorrei fare più danni che altro, sentendomi dire di non coinvolgere altre persone, di smetterla, di lasciarla in pace o altre cose del genere.
Non lo so.
Non so nemmeno più cosa sto scrivendo, perché forse ho troppe cose nella testa. E nel cuore.
Giuseppe
dice l’adagio che come l’hai avuta così la perdi…
scusa la risposta semplicistica ma solitamente è così, fattene una ragione e vai avanti fallo per te.
Ciao Giuseppe,
io forse so come ti senti. Senti di aver amato sopra ogni cosa, di aver dato tutto te stesso, di averla scelta aldilà di tutto e che proprio questo tuo modo di esserci sempre, di esserci per lei, ti ha fatto scoprire quanto puoi essere profondo, quanto sai essere forte nel tuo amore nonostante tu ti senta debole a lottare per superare questo amore che ormai si identifica così profondamente con te stesso.
Non capisci come mai tutto questo amore non basti e pensi che se le dimostrerai di più, che se le darai di più, lei tornerà, che tu puoi insegnarle ad amarti quanto tu sei capace di amare, e – guidato da quest’idea – stai sveglio di notte per pensare a come fare ad aprirti un pertugio, e di giorno non pensi ad altro che ai bei momenti passati insieme nella convinzione che attimi del genere non possano essere dimenticati nemmeno da lei.
La tua forza nell’amarla è il tuo tarlo, la tua debolezza.
Non so se ti ritrovi in questa descrizione ma ti posso garantire che io ci ritrovo me stessa.
Nessuno può aiutarti in questo momento.Nemmeno chi ci è già passato.Quando è capitato a me, ho dovuto solo aspettare di lasciarmi scorrere fiumi di dolore addosso e mi sono fatta fare tanto male. Perché tanto rancore nei miei confronti? Perché, se da me ha ricevuto solo amore? Perché doveva spezzare i miei sogni se li avevamo condivisi? Perché non ci teneva quanto me?
Le ossessioni – perché un amore vissuto tanto intensamente, oltre ogni logica, come il tuo, alla fine diventa dipendenza ed ossessione – ci rovinano la vita ma non ci danno quel che abbiamo perso.
Tu hai un problema molto serio e stai male per davvero. I tuoi genitori probabilmente cercano solo di scuoterti perché soffrono nel vederti distruggere te stesso e perché provano rabbia nel vedere come ti accanisci a far del male a te stesso… è solo amore il loro…Non prendertela ma cerca piuttosto di capire che quel che non va non deriva tanto da lei che si è comportata male e ti ha ferito, quanto da te stesso che dovresti essere autonomo e andare avanti anche senza.
L’amore è dipendenza? Come scrivi tu stesso probabilmente lei sta meglio senza di te altrimenti non ti avrebbe lasciato. Chi ama per davvero deve lasciare andare l’altro. Ma aldilà di questo tu devi ritrovare l’amore per te stesso. Cosa puoi offrire ad una donna se non ti ami più di tutto? Se tu manchi di rispetto a te stesso chi ti può rispettare? Se tu non ti ami abbastanza chi ti può amare? Chi può amare qualcuno che umilia se stesso?
Avreste dovuto sentire tutti e2 di voler continuare a stare insieme.Non è andata così e devi accettarlo, perché altrimenti sei come un drogato che cerca un’altra dose. E questo non è amore. E’ bisogno.
Non so se mi capisci.E’ un discorso – questo – che ha bisogno dell’opportuna lucidità. Cerca di ritrovarla almeno per un attimo e rifletti su questi interrogativi.
C’è un bel libro di Norwood che s’intitola “Donne che amano troppo”.Penso vada bene anche per gli uomini.Leggerlo forse ti aiuterà..
L’amore quando colpisce prvoca la stessa reazione indipendentemente dall’età che si ha….
Credo di avere quasi il doppio dei tuoi anni e ricordo bene la prima delusione da quella che credevo (!!!) già la persona della mia vita…..
Non cercarla più perchè non ritornerà e concentrati su te stesso. Le parole e i consigli ti fanno sentire meglio per un pò, ma poi ritorna tutto come prima. Non è vero che sei debole, si capisce da quello che scrivi e da come lo scrivi…sei solo deluso.Impegnati nello studio e in quello che credi e vedrai che tutto verrà di conseguenza. Tra qualche anno ripenserai a quanto ti è servita questra esperienza anche se ora fà molto male.
In bocca al lupo.
Ciao giuseppe,capisco come ti senti.tutta la situazione che hai descritto è la situazione tipica dell’innamorato.la confusione,l’appigliarsi a mille piccolezze x cercare di trovare in quelle piccolezze un pò di te,un pò di voi.la gelosia che incombe e la ricerca disperata di un suo gesto,di un suo accenno…la ricerca disperata di un motivo,x farsene una ragione.quello che posso dirti è che ti capisco.la mia storia è finita dopo tanti anni(è ormai un anno)e nonostante il mio ex lui mi avesse dato tutte le spiegazioni possibili(razionali,sentimentali,pragmatiche etc..)io cerco ancora un perchè.non ho mangiato più,non ho dormito più,non ho studiato più.Mi sentivo un fantasma nel mondo materiale,dove tutto scorre e sembra che nessuno si accorga della tua sofferenza.non è così! le persone se ne accorgono.sei anche oggetto dei loro discorsi,delle loro malignità.devi tenere conto anche di queto giuseppe.non credere che quello che ti stia intorno non sia importante!una massima cinese diceva:con le tue parole e con i tuoi attegiamenti,crei un mondo.Quindi:non crearti un mondo che possa calpestarti in qualsiasi momento!riprenditi!capisco che è difficile,anche per me lo è stato e lo è tutt’ora ma il solo fatto di aver capito è un grande passo in avanti.non cercare più nulla,non cercare più un perchè.soprattutto cancella qualsiasi tipo di contatto,non andare più ad ispezionare blog e tutto il resto,anche se so che è una grande tentazione!vincila queta maledetta tentazione.vincila.Pensa questo:chi mi vuole,mi prende.chi non mi vuole continua per la sua strada e se ne sbatte di me e delle mie sofferenze.per quale motivo devi arrovelarti le budella per una persona che addiritura è già alle prese con un’ altra storia?perchè?non perdere tempo.hai detto:sento che questo mio dolore è l’unica cosa vera e genuina che mi è rimasta.caro amico…questo dolore sarà genuino nella misura in cui ti farà crescere.oltre quella misura sarà solo la tua distruzione!ti ridurrà ad una larva umana incapace di amare tutto e tutti.credimi.
ciao giuseppe!
@ b80:
Mi riconosco appieno nella tua descrizione.
Di notte rimango sveglio pensando a come fare per aprirmi un pertugio, di giorno sprofondo nell’apatia. Magari cerco anche di distrarmi, ma alla fine mi ritrovo davanti alla tivù, o chino su un libro senza capire niente di quello che leggo, o con la chitarra in mano, o con le cuffiette sulle orecchie, o semplicemente seduto a fissare il vuoto.
Pensando a lei, ai momenti vissuti insieme.
Facendomi mille domande, su me stesso, su quello che è stato e che è il mio amore.
E mille domande su di lei. Come sta, cosa sta facendo, se mi pensa, se ogni tanto si ricorda di me.
Come stanno i suoi genitori e suo fratello, perché mi ero affezionato profondamente anche a loro, che mi avevano accolto nella loro casa quasi come un figlio.
Non riesco più a piangere. Ma ciò non allevia la mia sofferenza. Queste giornate empie e apatiche che mi scorrono addosso ugualmente come fiumi di dolore.
Quello che leggo nel tuo e negli altri commenti scritti finora mi pone di fronte ad una questione sulla quale avevo già pensato. Quella su me stesso, sulla mia autonomia, sul mio amor proprio.
Non posso negare la validità del tuo e dei vostri discorsi, perché io stesso razionalmente la penso così.
Mi rendo conto però che non solo è difficile accettarlo, ma è ancora più difficile mettersi nella condizione psichica e morale di abbracciare questa considerazione e tentare di realizzarla.
Sono troppe le “ossessioni”, i perché, le domande che mi faccio e alle quali vorrei una risposta.
Non credo che una persona possa cambiare dall’oggi al domani, non credo che 2 mesi possano modificare così profondamente il carattere di una persona, la sua indole, il suo temperamento.
Voglio sapere, voglio capire come è potuto succedere. Anche se magari poi non serviranno, le voglio, quelle spiegazioni. Razionali-sentimentali-pragmatiche o altre che siano.
La conosco bene. Ho imparato a farlo, in tutto questo tempo. E’ sempre stata una ragazza curiosa, aperta. Desiderosa di nuove amicizie, nuovi contatti con il mondo esterno. Socievole, al punto da frequentare tante persone diverse tra loro. Ma ha sempre creduto allo stesso tempo nell’amore, in una persona al proprio fianco. Sentendosi incompleta quando questa veniva a mancare.
Ora ho paura che si stia lasciando andare troppo a questa sua curiosità verso gli altri, che per questa inclinazione finisca per instaurare rapporti superficiali e mutevoli, che la frustreranno. Soprattutto quando dovesse accorgersi della mancanza di una persona più importante delle altre (che non sia l’amica).
Non riesco a non pensarci.
Che sia cambiata così.
Non dopo il cammino fatto insieme.
Non riesco ad accettare la freddezza e l’indifferenza di quello che è successo, di questa situazione e questo repentino distacco totale.
La tua lettera mi ha colpito profondamente e mi sono rivisto in te quando scrivi: “Io sono debole.
Io ora non posso accettare quello che è appena successo.
Non posso pensare che finisca tutto così da un giorno all’altro, che lei smetta di scrivermi, di volermi vedere, di volermi sentire.
Non posso.
E non soltanto per il mio amore per lei.
Ma anche per me stesso.
Perché questa storia mi ha fatto crescere. Perché mi ha fatto maturare.
Perché negli ultimi tre anni della mia vita ho rinunciato a tutto per questa persona, per starle vicino, per costruire qualcosa insieme.
Ho rinunciato alla mia serenità, ho tagliato qualsiasi tipo di rapporto con i miei genitori, ho perso amicizie, ho messo da parte sport e quant’altro, anche solo per ritagliarmi un po’ di tempo per stare insieme, che è stato comunque sempre poco.
Ho cambiato la mia vita, per stare con lei.
Sono diventato una persona migliore, ma al tempo stesso mi sento così soltanto accanto a lei.
A lei che mi ha sempre capito veramente, a lei che mi ha sempre ascoltato, a lei che ha saputo tirare fuori il meglio e anche il peggio di me.
E a lei che in qualche modo ha sempre accettato, il meglio e il peggio di me.
Ora sono io, che non posso accettare questa fine.
Questa sua indifferenza e freddezza nei miei confronti, questa chiusura totale da un giorno all’altro.
Non posso accettarlo.
Non posso veder morire così il nostro amore”
Anche io mi sento esattamente come te, debole, inutile, abbandonato improvvisamente dalla persona che amavo con tutto me stesso e che pensavo mi amasse fino a quando improvvisamente tutto è finito…con lei con cui ti illudevi fosse per sempre, con lei per la quale trascuravi volentieri i tuoi amici e le tue passioni…con lei che mi conosceva meglio di chiunque altro e con la quale mi ero aperto come non avevo mai fatto. E purtroppo è tutto inutile quello che fai, per quanto fai niente sembra possa farle tornare indietro, non sai quante lettere le ho scritto in un mese nella speranza di tornare insieme…le ho anche scritto le centinaia di messaggi che mi aveva mandato quando stavamo insieme…è stato tutto inutile.
Mi dispiace davvero, ma non so darti alcun consiglio perchè io ancora dopo molto tempo ci sto ancora male, forse sarebbe meglio evitare di cercarla ancora soltanto perchè ti fa stare soltanto ancora più male.
si bravi continuate a tartassarle, forse non avete capito che l’unica cosa da fare è allontanarsi e nn farsi seghe mentali
Non voglio aggiungere molto agli altri commenti, anche perchè la sofferenza è tale che va solo rispettata, però mi hanno colpito le tue parole:
“Ho rinunciato alla mia serenità, ho tagliato qualsiasi tipo di rapporto con i miei genitori, ho perso amicizie, ho messo da parte sport e quant’altro, anche solo per ritagliarmi un po’ di tempo per stare insieme, che è stato comunque sempre poco.
Ho cambiato la mia vita, per stare con lei.
Sono diventato una persona migliore, ma al tempo stesso mi sento così soltanto accanto a lei.”
Secondo me hai sbagliato proprio qui.
Poi dici che perdoneresti tutto, anche se non pensi che nessuno ti ha chiesto perdono. Forse non hai niente da perdonare. Lei ha perso interesse per te, purtroppo, e te l’ha detto. Purtroppo non è un errore che si perdona, è un sentimento che non puoi comandare.
Ti sono vicina e ti consiglio di pensare quanto vuoi, magari quando vi reincontrerete sarai più pronto lei si pentirà.
Ho parlato con una sua amica.
E. le ha raccontato che tra di noi è finita. Ed è finita perchè è finito per lei il “sentimento”. Non so se abbia usato questo stesso termine (che io ritengo quantomeno riduttivo per descrivere una storia d’amore), ma è quello che mi è stato riferito.
E ho anche capito che c’è qualcosa che non vuole farmi sapere, perchè a qualche mia domanda più particolare mi è stato risposto da questa tipa: “Non chiedermi troppo, E. mi ha chiesto di non dire niente ed io devo rispettare la sua richiesta, perchè è una mia grande amica”.
Ha tirato il sasso e poi ha nascosto la mano.
Io mi chiedo se davvero si possa arrivare a tanto.
A nascondersi le cose e coprirsi a vicenda come i bambini.
A negare la sincerità e la trasparenza, valori che dovrebbero essere osservati non solo in un rapporto di coppia, ma in qualsiasi tipo di relazione interpersonale.
Tanto più in questo caso tra due persone che hanno vissuto insieme una storia come può essere la nostra.
Ricordo che quando ci siamo baciati la prima volta uno dei suoi primi pensieri è stato quello (per correttezza, diceva) di dirlo al suo ex ragazzo.
E adesso?
Adesso da un momento all’altro non esisto più?
Adesso non posso sapere? Capire?
Non ho il diritto di conoscere almeno con che persona ho vissuto gli ultimi sei mesi della mia vita, visto che dice di essere cambiata?
Di sapere chi mi è stato a fianco, se la ragazza che ho conosciuto o un suo fantasma, una sua finta rappresentazione.
“Rispetta le sue scelte”, mi dice questa sua amica. E ancora: “Di queste cose devi parlarne con lei, io non c’entro”.
Ma come faccio a parlare con una persona che mi ha completamente escluso dalla sua vita, troncando dalla sera alla mattina ogni tipo di contatto.
E come posso rispettare determinate scelte nei miei confronti quando queste sovvertono certi valori.
Forse a rigor di logica non potrei pretendere certe spiegazioni.
Ma davvero non riesco a comprendere e soprattutto a giustificare questo suo comportamento nei miei confronti.
Non accetto di sentirmi dire da una sua amica che durante questi ultimi quattro mesi “Ha aspettato per vedere se le cose si potevano sistemare senza alcun esito”. Queste parole, se sono vere, vorrei almeno sentirle uscire dalla sua bocca. Mentre mi guarda negli occhi.
Non lo accetto.
Non accetto questa situazione.
Continua a logorarmi.
Mi sento calpestato.
“L’unica sua risposta fu che c’era un’altra persona, un’altra persona era entrata nella sua vita, lei l’aveva lasciata entrare
Mi ha detto che continuava a sentire quel tipo, M., mi ha detto di essere stata con lui in quei 2 mesi passati lontani, di averlo anche baciato. Mi ha detto che quei due mesi l’hanno cambiata, hanno cambiato il suo modo di pensare, di agire. Mi ha detto di non essere riuscita a superarli, a considerarli una parentesi.
Mi ha detto di avermi soltanto preso in giro, e non poteva farlo ancora.”
Quello che lei non vuole più dirti non è più affar tuo. Può solo ripeterti di averti preso in giro per sei mesi e di pensare ad altra gente. Del resto si capiva un pò anche dall’inizio che avrebbe potuto succedere.
Ti consiglio di accettarlo senza farla tanto lunga perchè resta poco da dire e perchè forse è l’unica cosa che puoi fare con costrutto.
E poi se non accetti che le cose te le dicano le amiche non chiederle.