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Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore chillido44.
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Ciao LUNA !!! 🙂 come va? Io bene!
Ieri ho affrontato un discorso sulla ritualizzazione/celebrazione (non per forza dal punto di vista religioso) di eventi della vita, rapporti sentimentali compresi, e ho ascoltato dire che sono importanti per sancire/concretizzare/ufficializzare un qualcosa, che sia un rapporto d’amore, piuttosto che un qualunque altro evento, per concretizzare il proprio vissuto, un rapporto sentimentale, o altre cose, non tanto dal punto di vista legale quanto del proprio vissuto… ho sentito parlare ad esempio del fatto che sarebbe utile ci fosse ad esempio una ritualizzazione delle separazioni, così come c’è del matrimonio, proprio come definizione di una situazione, più che altro dal punto di vista personale interiore (indipendente dalle cose legali).
Ho storto un po’ il naso e ho pensato “quindi se il mio compagno un giorno mi dicesse che non si sente di risposarsi perchè magari non si sa mai nella vita e preferirebbe evitare il rischio di incappare in un’altra separazione (dal punto di vista legale) allora vorrebbe dire che la nostra storia avrebbe sempre qualcosa in meno rispetto al rapporto tra due persone sposate?” (e non intendo legalmente nè religiosamente).
Fa così diverso dire a qualcuno “ti presento mio marito” piuttosto che “ti presento il mio compagno” ?
Bo… che ne pensi tu? e anche altri, se vogliono rispondere…
(forse non avrei dovuto scrivere qui ma non mi andava di aprire un nuovo post da zero…chiedo solo un parere, senza dilungarci, e poi rientriamo nell’argomento di questa lettera…scusate!!!!)
A presto…ciao!
Ciao cheater,finalmente un uomo che pone le sue pene!!Da uomo forse ti posso capire maggiormente,e dal mio punto di vista,tu con quell’altra,hai semplicemente conosciuto il turbamento della passione,elemento questo che a volte nn è necessariamente abbinato all’amore,e solo chi l’ha conosciuta puo’ capire di cosa si tratti!!Non so nulla di te,e voglio provare teorizzare una situazione che spesso succede,sia uomo che donna, capita che si instauri una relazione in eta’ piu’ o meno giovanile con la classica brava ragazza,una donna che rappresenta la nostra idealizzazione di moglie!!Questa donna che ritenevamo fin prima perfetta,puo’ venire messa in discussione,da una avventura, da quelle forti emozioni che derivano dalla componente erotica sessuale,emozioni mai conosciute precedentemente!! Questo sconvolgimento,che in una relazione essendo clandestina,è basata soprattutto sul sesso,puo’ portare in molti casi(vedi margot)ad un coinvolgimento totalizzante,come sembra sia a te accaduto,perche’ se ci pensi bene,tu di quella donna sai molto poco!!Il vero guaio di conoscere certe emozioni,deriva poi dal fatto che esse ti lasciano un segno nell’anima,e volerle piu’ o meno inconsciamente ritrovarle,riviverle,è questo il vero rischio che ora tu corri,una volta ritornato alla quiete dell’ovile!! Questo vale per tutti,maschi e femmine,e sebbene la razionalita’ ci porta restare con la donna di una vita,quel fuoco rimarrà dentro di noi sempre e cmq!!E son certo che le interpreti di questo blog mi capiscono bene!!
EMA: ciao cara 😀
rispondo volentieri alla tua domanda e mi scuso anch’io se usciamo dal seminato, poi appunto torneremo a bolla (almeno per quanto mi riguarda, intendo… comunque poiché parliamo di fasi della vita l’argomento non è del tutto fuori tema, forse).
dell’argomento che citi ho avuto modo di parlare un po’ di tempo fa, anche se forse in modo diverso oppure io l’ho interpretato in modo diverso.
Il discorso era appunto sulla ritualizzazione della separazione, della fine della relazione per il soggetto, in sintesi, non dal punto di vista legale, bensì emotivo, quale a sancire, con se stessi, un momento di cambiamento, e la fine di un percorso. Non tanto, credo, il percorso del matrimonio/unione che finisce, bensì la fine del percorso di un proprio vissuto/percorso durante la fase dalla fine di una relazione al proprio tornare alla vita dopo una serie di proprie rielaborazione. Io non ho partecipato alle attività riguardanti questo concetto di rito, ma il senso, se ho capito bene, era di un rito personale (non so di che tipo, ma ad esempio immagino creativo, simbolico) che diventava collettivo nel senso che l’attività era seppure individuale condivisa in un gruppo di persone.
Da questo punto di vista l’accento era posto sulla collettività del rito e l'”annuncio pubblico” di un momento per se stessi particolare e importante (non la separazione, mi ripeto, ma la fine di un proprio percorso in seguito ad una separazione e l’apertura verso un nuovo inizio). Da questo punto di vista si faceva riferimento al fatto che nella nostra cultura occidentale esistono vari riti che rendono un momento personale (laurea, battesimo, matrimonio, funerale) aperto alla collettività e condiviso e in questo senso “pubblico”, mentre ne manca uno per il “ritorno” (riapertura alla vita) in seguito ad una separazione. Non so se la persona con cui hai parlato si riferisse a questo. Io di questo ho avuto modo di sentire parlare.
Mi pare – ma potrei sbagliarmi, non ricordo esattamente – che è anche un argomento trattato nel volume “Le Forme dell’Addio” di Umberta Telfener.
Guardando le cose dal punto di vista a cui io faccio riferimento credo che la questione matrimonio/no matrimonio non faccia alcuna differenza. A parte che conta quello che le persone vivono, sentono e come vivono la loro unione da quel punto di vista un “rito collettivo” come una festosa riunione in cui celebrare la propria unione (o per dire l’acquisto di una nuova casa come nido) potrebbe essere io credo assolutamente equivalente alla celebrazione ufficiale di un matrimonio, idem, non essendo religiosi, il fatto di fare una festa per celebrare la nascita di un bambino invece di un battesimo.
La “definizione di una situazione dal proprio punto di vista interiore” non ha bisogno di un rito classico ed istituzionale ma di una via sentita come armonica e affine.
Quindi non credo che si facesse riferimento nei discorsi che hai sentito alla ritualizzazione della separazione e del matrimonio
in senso legale/istituzionale ma dal punto di vista personale e di ritualizzazione personale (ma naturalmente non c’ero e non so il discorso! Ti dico cosa penso dell’argomento rifacendomi a ciò che, casualmente, ho sentito anch’io sullo stesso argomento).
Il discorso sulla ritualizzazione mi sembra interessante e anche l’osservazione della mancanza di un rito collettivo “tradizionale” riguardante quel particolare aspetto, e mi sembra naturale il riferimento a eventi collettivi “classici” come il matrimonio e il battesimo come esempio per far capire il senso. Non credo però appunto che si volesse farlo intendere dal punto di vista esterno (tipo: è importante che gli altri sappiano che sono sposato, è importante che gli altri sappiano che mio figlio è stato battezzato) bensì inverso (posso avere piacere, nel momento in cui accade qualcosa di importante o per me particolare nella vita di condividere questo momento con altre persone. Nel caso del matrimonio, del battesimo esistono delle “strutture” classiche attraverso cui celebrare l’evento dal personale al collettivo, negli altri casi, se voglio, il modo me l’invento. Ma il senso non sta nell’importanza collettiva dell’evento ma nell’importanza personale data al passaggio e all’evento. E ovviamente posso anche non avere alcun bisogno di informare una collettività dell’importanza di un mio passaggio, importa il senso che io do. Infatti, se vogliamo, c’è anche chi dà importanza all’evento/passaggio matrimonio ma si sposa lontano persino da amici e parenti).
per quanto riguarda la domanda:
@Fa così diverso dire a qualcuno “ti presento mio marito” piuttosto che “ti presento il mio compagno” ?
(@“quindi se il mio compagno un giorno mi dicesse che non si sente di risposarsi perchè magari non si sa mai nella vita e preferirebbe evitare il rischio di incappare in un’altra separazione (dal punto di vista legale) allora vorrebbe dire che la nostra storia avrebbe sempre qualcosa in meno rispetto al rapporto tra due persone sposate?” (e non intendo legalmente nè religiosamente).
La mia risposta è: ovviamente no, la differenza non esiste se non esiste per chi vive la cosa come non diversa. Se per te è equivalente, o non hai bisogno di sancire diversamente l’unione, non fa alcuna differenza, e ciò anche se tu incontrassi tua zia pina o il sior gervaso per cui una differenza c’è. In quel caso il discorso riguarda l’uguaglianza e la differenza che Pina e Gervaso attribuiscono ai due concetti, ma non te o il tuo compagno.
Diverso è se per te (generico) è importante che dalla convivenza si passi al matrimonio, come 1 step successivo, o se ti (idem) ti crea disagio che una persona precedentemente sia stata moglie e tu sia compagna. Però posso credere che vi siano persone “traumatizzate” dagli aspetti legali (per cui la differenza emotiva non c’è e una compagna può essere anche più importante nella propria autobiografia) e meglio l’idea che si possa separare le strade senza i tempi burocratici, denaro e legali
ragazzi la mia storia è complessa. avevo questa amica virtuale, ci scrivevamo online perchè vive dall’altra parte del mondo. solo amicizia, abbastanza leggere tra l’altro (auguri, come stai, belle foto ecc.) lei sa tutto di me e io tutto di lei (divorziata e con un figlio) poi un giorno a causa di una coincidenza si comincia a scambiare 2 chiacchiere che diventano 4, poi 8 e dopo qualche mese ci si ritrova a sentirsi ogni giorno e a legarsi…poi lei decide di venire in italia una settimana e scatta la conversione dal virtuale al reale: tutte le sensazioni provate prima si moltiplicano di persona (di solito invece diminuiscono) e ci si innamora…poi dopo mesi vado io da lei inventandomi un viaggio di lavoro…lei mi voleva con se, quando venne in italia mi chiese di andare con lei e quando andai io da lei mi disse “non tornare in italia”…poi nel momento in cui io comincio seriamente a pensare di stravolgere la mia vita lei si chiude perchè teme in miei pentimenti, ripensamenti o futuri rancori, e sopratutto non ha certezze sulle mie scelte, sui tempi e sulle conseguenze che avrebbero portato. mi ritrovo oggi ancora sentimentalmente legato a mia moglie, e desideroso di ricominciare, ma con la perenne sensazione che se per l’altra non avessi dovuto sconvolgere tutta la mia vita (lasciare moglie, lavoro, famiglia, italia) forse avrei scelto di dichiararmi e stare con lei
THE CHEATER: scusa, ti leggo oggi.
Vorrei farti una domanda (sempre se vuoi rispondere e senza giudizio):
questa conoscenza è nata on line… come mai, secondo te, hai sentito il bisogno di un’amicizia on line? Che poi si è evoluta, dici, dal virtuale al reale, ma comunque sia è nata tramite il web. E’ chiaro che il web è una delle vie attraverso cui, anche involontariamente, si possono conoscere le persone, come anche andando dal panettiere sotto casa. Ma di fatto non tutte le persone che stanno al computer allargano la conoscenza oltre un certo limite con le persone incontrate sul web, e molto, spesso, dipende anche dal proprio particolare momento e stato d’animo. Al di là di quanto una persona possa apparire speciale, ma proprio perché non la si incontra dal panettiere e non la “si annusa”, spesso entrano in gioco anche delle (pure inconsapevoli) aspettative e empatie un po’ anche cercate…
il web ha anche una particolare dinamica di conoscenza, per cui si apre un varco, che poi, come dici tu: @poi un giorno a causa di una coincidenza (IL VARCO, ndr) si comincia a scambiare 2 chiacchiere che diventano 4, poi 8 e dopo qualche mese ci si ritrova a sentirsi ogni giorno e a legarsi…
come mai, nella tua vita reale, con tua moglie, il tuo lavoro, la tua famiglia e la tua Italia tu hai aperto questo varco? c’era una falla da qualche parte secondo te, PRIMA?
E, secondo te, tutte le cose che hai citato, sono davvero un impedimento o una scusa per non fare un salto?
e secondo te lei è davvero il salto o avrebbe rappresentato un pretesto per farlo?
Perché a volte vogliamo un cambiamento, noi, ma mettiamo come due estremi in vecchio e il nuovo che in realtà rappresentano delle nostre parti, di resistenza o di spinta verso il nuovo.
Credo fosse Alberoni (non sono sicura ora) che in “Innamoramento e amore” parlava di “innamoramento come rivoluzione a due” e credo che a questo proposito dicesse anche che spesso “usiamo” l’innamoramento come scusa per compiere una nostra rivoluzione. Dico ora, banalmente, come esempio scemo: vorrei farmi i capelli con la cresta ma mi sembra quasi che se resto con chi sono non potrò mai, allora dò la colpa alla mia “vecchia” relazione di impedirmi il cambiamento, anche quando sono io che non sono capace di “rinnovarmi” lì dove sto, quindi volgo il mio sguardo altrove, ed è come se un’altra persona mi permettesse di tirare fuori nuove risorse. Che pure sono mie però.
Lo faresti il salto di cambiare lavoro, città, paese per te stesso, se quello che hai ora ti sembra passato o in parte immobile e obsoleto, senza “la scusa” di un nuovo amore?
E faresti questo salto se fossi single per un nuovo amore?
Scusa i tanti “se”, è per riflettere insieme.
Rispondimi, naturalmente (a parte se mi leggi 😛 visto che sono passati un po’ di giorni) solo se vuoi.
ciao luna, ti leggo e ti rispondo:
moglie, distanza, attività lavorativa da portare avanti, impegni intrapresi che non mi consentono “oggi” di lasciare l’italia definitivamente…troppe cose insieme…
si, lo farei il salto…si, senza moglie avrei fatto di tutto per coltivare questa storia, anche a costo di dire “abbi pazienza, per il momento un mese vieni tu in italia e un mese io da te”
e ancora si, farei il salto anche senza l’altra…lascerei l’italia senza problemi se avessi non dico certezze ma almeno una base, un progetto o un sogno da coltivare…lei era un po’ il salto e un po’ il pretesto per fare il salto
non ho aperto un varco credo…avevo questa amicizia online come altre mille ne ho…credimi, nulla di che…riflettendo anzi potevo considerare molto più pericolose altre amicizie magari con donne più vicine a me, o donne che conosco fisicamente…lei era veramente uno svago innocente e tra l’altro per nulla ricorrente, qualche frase in 2 anni…poi in un giorno cambia tutto, si inizia una chiacchierata e subito si desidera la successiva…prima che ce ne rendessimo conto avevamo già organizzato l’incontro, e poi il virtuale è sparito per far posto alla realtà. non posso negare che nel mio matrimonio ci siano alcuni problemi, ma allo stesso tempo non nego che all’epoca non c’era nulla che mi avrebbe mai fatto mettere in dubbio il mio matrimonio…
per THE-CHEATER-
che cos’e’ che ti ha attratto di lei, gia da subito nel mondo virtuale e poi nella realta’?
che cosa aveva di particolare, a differenza delle tante donne che tu ritenevi piu vecine a te quel periodo?
quali sono state le emozioni che ti hanno fatto imbarcare di lei?
Grazie per avermi risposto 🙂 e per lo scambio di riflessioni.
A volte paradossalmente possiamo scegliere persone molto lontane proprio perché ci sembrano meno “pericolose” di chi è molto più vicino, e anche perché magari la cosa ci dà l’idea di essere “più gestibile”, per questo te l’ho chiesto.
Guarda Cheater che io capisco che non sia facile riflettere su cose come queste, anche capire di che natura sia veramente la “spinta” al cambiamento, anche perché le sensazioni ed emozioni non sono tagliate con l’accetta.
Certo penso, te lo dico con onestà, non con giudizio, che se fossi tua moglie non mi piacerebbe sapere (o non sapere, ma comunque così è) che le cose stanno in un certo modo, ma immagino che neanche a te piacerebbe sapere che i turbamenti sono questi. Mi pare che comunque tu sia una persona intelligente che riflette al di là. Cioè, al di là del fatto di non aver fatto il salto per quella persona e sulle sue proprie (tue) motivazioni per non fare il salto, si chiede a che punto sta la sua vita, in generale, e in particolare riguardo il suo matrimonio.
Faresti il salto con tua moglie, ancora? Cioè, potendo cambiare aria, lavoro, “arieggiando” altri aspetti della tua vita porteresti il sentimento che ti lega a tua moglie altrove, vivendo con LEI un’avventura diversa e sperimentando un nuovo, o in parte diverso, Cheater?
Scusa se insisto su questo punto, ma a volte la spinta al cambiamento che abbiamo e che ci può far sentire insoddisfatti è da un lato così viscerale e così confusa che è anche difficile individuare veramente quali sono le cose che vorremmo e potremmo cambiare, senza il bisogno di buttare veramente tutto all’aria.
Per questo ti ho chiesto se lei, l’altra, pensi che possa essere stata anche un pretesto, chiaramente considerando che possono esistere anche delle affinità elettive (ma se ti sei sposato probabilmente quelle affinità le avrai sentite anche per tua moglie, anche se non ieri ma l’altroieri, rispetto al passato prossimo di questo nuuovo incontro, che è emozionalmente più vivo nel ricordo o nella nostalgia di cosa poteva essere e non è stato, anche) oltre alle aspettative tutte da scoprire di una nuova vita.
Dici che è lei, l’altra, che ha anche tirato il… sedere indietro.
Da un lato forse ha percepito i tuoi tentennamenti e le è scattato il “salvavita” (cosa che spesso nelle persone che scrivono qui, dalla parte dell’altra, non scatta… con storie infinite ma mai concrete appese ad un filo e all’indecisione dell’altro, e nell’indecisione poi c’è pure il carattere di ciascuno… voglio dire che c’è anche chi nell’indecisione ci sta benone, perché in realtà l’apparente indecisione è una decisione, una scelta, per il PROPRIO equilibrio, e chi s’è visto s’è visto), da un altro però forse ha fatto anche ciò che andava bene a lei in quel momento, considerando i suoi equilibri personali.
Hai vissuto uno scossone, Cheater, e non ho capito se tua moglie lo sa. Sei ancora in tempo comunque per farti chiarezza, tu,
indipendentemente se l’altra persona farà parte della tua vita o no.
Questa comunque, al di là di quelli che chiami errori, e sono insieme errori e scelte, mi sembra una fortuna per te.
Non hai buttato tutto per aria ma ti sei chiesto come potrebbe essere buttare tutto per aria.
Forse per te è anche un’occasione per capire cosa vuoi tenere perché ci tieni e cosa no.
Ovviamente non vedo tua moglie come una comparsa in questa vicenda, ma come una protagonista, che ha tutto il diritto, secondo me (scusa se sono molto diretta) non sono di conservare una stabilità anche per le tue paure o considerazioni sul fare o non fare dei salti, e di permetterti di conservare a tua volta una certa stabilità seppure con una parte di rimpianto, ma una persona che ha il diritto di essere amata e di vivere in una verità e reciprocità.
Avete attraversato una rivoluzione, che lei lo sappia o no.
Una tua rivoluzione ha comunque incluso anche lei.
Nessuno di noi, se ama, vorrebbe mai essere lasciato.
Con il mio carattere penso che non vorrei mai però che mio marito pensasse: ora potrei essere lì con…
Ma tempo al tempo, forse, anche per digerire, rielaborare, capire questa tua rivoluzione che non è stata solo una rivoluzione cardiaca, ho l’impressione. Quando dico tempo al tempo non sto dicendo nel senso che possiamo vivere appesi ad un filo e far vivere gli altri appesi ad un filo, ma che scossoni come questi, se capitano (e sarebbe meglio che non capitassero, penso siamo tutti d’accordo su questo) a volte mostrano la loro vera natura, il loro vero significato per noi, anche attraverso una rielaborazione che non dura 5 minuti.
grazie per l’attenzione e il confronto,
buona giornata