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Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore chillido44.
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Cara LUNA, hai centrato in pieno…
sicuramente mi sono fermata (o sto cercando di farlo) proprio nell’occhio del mio ciclone, e non certo su una bella spiaggia, e questo forse mi crea ancor più “panico”…
sicuramente ascolto ciò che intuisco dalla mia panza, ma il ragionamento fa tutto il resto, comprese le seghe mentali…
“ancor più sicuramente” ora l’argomento centrale di discussione è il cordone e il fatto che per me sia motivo dell’impossibilità di essere serena (quindi della rabbia che mi provoca)…tendenzialmente sempre tirato fuori da me, tanto da aver tolto spazio al resto/noi due (nella pratica) e spazio a me (nella mia testa)…
E non sai quante volte mi domando quanto in realtà quel residuo di cordone toglie qualcosa a me, nel nostro rapporto?
In realtà nulla… è solo una cosa mia di testa… una cosa che trasmette insicurezza ad una già profondamente insicura… e a volte diventa forse più una questione di principio…
Non lo so in realtà…
So che questo ora mi porta a provare rabbia verso di lui, perchè è come se lo incolpassi dell’impossibilità di esserci solo noi due, come se lui in qualche modo e per qualche motivo portasse il suo passato nel nostro presente…e ovviamente mi porta anche a provare un sentimento negativo verso quella persona, perchè è come se mi portasse via un pezzo di lui, perchè ai miei occhi è come se, a differenza mia, lei lo avesse avuto al 100% (anche se in realtà non è così dato che veniva tradita ripetutamente)…
già patisco un po’ il fatto di non poter avere con lui l’esclusività, il fatto che praticamente ogni cosa lui l’abbai già fatta prima di me e con un’altra persona… e questo “cordone” è come se ai miei occhi infierisse ancora di più.
E da tutto questo cosa esce? Beh non c’è bisogno di spiegartelo…
la mia profonda insicurezza contro cui non riesco a combattere e soprattutto vincere.
I motivi? Beh li ho analizzati e ancora lo sto facendo, e a parte qualcosa che deriva da possibili episodi in famiglia, sicuramente il lungo rapporto che ho vissuto precedentemente mi ha fatto a pezzettini e non mi sono mai preoccupata di rimetterli insieme…
quindi ora non riesco a capire la via della guarigione… a volte è come se mi aspettassi di ricevere dalla psicologo una “regola/cura” da attuare e seguire per giungere alla guarigione, ed ho la sensazione che non arrivi… perchè in realtà non è così che funziona, lo so… e intanto per i problemi del mio compagno e per i miei rischiamo che questo rapporto vada in frantumi.
Altro che occhio del ciclone!
EMA: insomma ti stai chiedendo cosa te ne fai tu di questo fantasma che a volte gonfi con il compressore come fosse una mongolfiera che incombe?
Non ho capito quanto costei sia effettivamente presente nella nostra vita, dagli auguri di buon compleanno a domandargli un consiglio per lo spinterogeno a ritirargli la posta ecc ecc.
Sono anche d’accordo che non serve che sia così attivamente presente, nel senso che a volte spaventa di meno (paradossalmente) un pericolo concreto di un pericolo “fantasmatico”. Forse perché le persone che hanno avuto a che fare con la molestia morale acuta avrebbero saputo difendersi bene da un pericolo circoscritto e visto come concreto, ma sono state incasinate dall’astratto.
Se si inizia con l’ossessionarsi con l’idea di non sapere cosa passa per la testa dell’altro cominciano i casini, d’altra parte se una persona ha vissuto una vicenda di molestia morale è stata per un periodo messa in scacco anche dal fatto che non capiva mai in realtà che azzo avesse l’altro in testa.
Tanto da perdere di vista che qualsiasi cosa gli passasse per la testa il risultato era: mi fa male. Cosa concreta, in realtà. Però restano comunque due questioni diverse, mi pare, la tua storia passata e questa, anche se conosco il tipo di trauma (non dico che tu abbia questo trauma specifico): il molestatore morale vero e proprio è patologico, e lo sono i suoi percorsi mentali perversi nel momento in cui attua le sue strategie offensive. Che cavolo ha in testa (non toccare, è cacca, si diceva un tempo ai bambini) a volte è persino chiaro, lampante, per quanto arzigogolato o tra opposti così estremi da risultare paralizzanti… il punto è che si cerca di capirlo attraverso una decodificazione “normale” ecc ecc.
Si cerca di trovare una risposta adeguata ed assertiva per dialogare con qualcuno che non sta affatto dialogando nè sta cercando di dialogare. Che nasconde le carte.
Semmai, per una serie di sue ragioni, piuttosto profonde, sta scappando dal dialogo in ogni modo.
Qui il problema mi sembra un altro. Lui ha ammesso una dipendenza da costei (passata, più che altro, mi pare) e le motivazioni per cui l’ha mantenuta. Tu non accetti che ci sia un legame di dipendenza in atto verso un’altra donna se un uomo sta con te. Non so se sia giusto o sbagliato, ma manco io l’accetterei, te lo dico francamente.
Non è nel mio carattere. Non lo era manco quando reggevo altro. Ognuno ha i suoi limiti, questo è uno mio (che non so poi se sia un limite, francamente). Non lo accetterei e non perché sono un’accentratrice e voglio avere tutte le qualità delle donne del mondo, anche quelle che non mi somigliano per nulla, ma perché non sono duelli che la mia indole mi fa ingaggiare. Sono anzi duelli semmai che ho evitato tutta la vita. Che sia pure per insicurezza, miei retaggi infantili, non fanno per me. Chi ha cercato di ingelosirmi attraverso la competizione con altre donne, magari per sua insicurezza, con me è cascato sempre male.
Infatti il mio ex mi ha destabilizzato con la competizione con un modello astratto e buttando giù me, più che con il concreto. Se mi avesse detto “Voglio Mariolina perché Mariolina ha questo che tu non hai” io avrei sofferto, ma probabilmente me ne sarei andata ben prima. Ma lui si riferiva in astratto a cosa ero e non ero. Forse non riesco a spiegarmi, ma è così. E credo che lui lo sapesse pure, perché mi conoscevaTornando al tuo lui, insomma, anche lui è posto di fronte ad una scelta. Può scegliere, in base alle sue priorità. Ha la sua parte da fare in questa faccenda. scegliere che strada, comunque e per sè, intende prendere da questo punto di vista. Quello della dipendenza. Tu non intendi essere il suo metadone. Mi pare un’ottima cosa, te l’ho già detto. Lui lo sa.
Dal tuo punto di vista quando dici “ha già fatto cose con lei…” ecc. questo è purtroppo un problema con il quale ci confrontiamo tutti a meno che non ci fidanziamo a 14 anni e restiamo fidanzati con la stessa persona, coetanea, sino ai 95. Non credere che io sottovaluti questa tua sensazione. Parli con una persona che si è messa giovanissima con qllo che credeva sarebbe stato l’uomo di tutta la vita. Quindi credo che anche chi incontra me possa domandarsi se ci sono delle cose che non ho fatto ancora, essendo stata con una persona per 17 anni, attraverso una serie lunga di “prime volte” condivise (ovvio che sì, ce ne sono di cose che non ho ancora fatto, tantopiù visto che ad un certo punto la mia lunga storia è decisamente implosa invece che evolversi, e cmq nn sarebbero le stesse anche se facessi teoricamente delle cose simili) e viceversa posso pensarlo io di chi ha avuto delle storie importanti prima. C’è anche da dire che forse però se quelle storie precendenti sono finite c’è anche un motivo, e dipende quanto e come sono state rielaborate. Dipende da quanto stai nel presente, più che da quello che hai fatto nel passato. E non sono neanche i ricordi di per sè a fare veramente paura. Ovvio che se ogni volta che bevo un cappuccino penso che è con il mio ex che bevevo il caffé ecc nn ne sono fuori. Persino se facessi un giro in areoplano potrei ricordarmi che una volta lui mi ha accompagnata all’areoporto, anche se non c’entra una mazza. In quel caso però poco dipende da chi sta fuori se io non lascio spazio al guardare avanti, o non sono ancora in grado. Ecco, ti capisco su qto (anche se magari non è quello che intendi tu, però!) perché io ho assoluto bisogno di rielaborare le mie cose, e al contempo ho bisogno che qualcuno abbia rielaborato le sue. Forse qsto bisogno (seppure credo che faccia proprio parte del mio carattere) è enfatizzato anche dal fatto che io sto rielaborando le mie. Forse a volte mi specchio nel temere l’irrisolto? può darsi.
Quando mi faccio una pippa mentale o sto male se mi chiedo: a cosa MI serve? spesso la risposta mi arriva.
Spero di non averti incasinata di più, AGH. davvero non vorrei, bacioooooo
per luna—-mi piace quando scrivi: il molestatore morale vero e’ proprio e patologico, e lo sono i suoi percorsi mentali perversi nel momento in cui attiva le sue strategie offensive.
e vero . e’ difficile da capire, perche’ quello che ha in testa lui, noi lo interpretiamo in modo naturale, normale, e non sempre riusciamo a capirlo, noi lo decifriamo secondo i nostri principi e lui secondo i suoi.le piace un certo tipo di dialogo piuttosto che un’altro e se tu hai gia iniziato a parlare di una cosa e la vuoi portare a termine, se a lui non interessa, spezza il tuo discorso e devi seguire il suo.
quello che ti voglio chiedere luna, ma se e’ patologico, allora anche se ti fa del male morale, lui, e’ consapevole oppure non se ne rende conto??? questo e’ importante saperlo, sai perche’???
io non sono mai riuscito a perdonarlo, ma dentro di me mi son detta:
Se lo ha fatto con cattiveria deve pagare per cio’ che infligge alle persone, perche non ci si comporta cosi, se invece e’ inconsapevole posso anche perdonarlo. E una cosa che non riesco a leggere dentro di me con la giusta misura, tu che cosa ne pensi?
Ciao a tutti!
Spero che qualcuno si ricordi di me…vi ho letto ma non ho più scritto…
Io non lo vedo da luglio e neanche lo sento più…c’ho parlato al telefono solo una volta per lavoro…
Non gli ho più risposto al telefono e mi ha detto che ha capito che non rispondevo di proposito…e ora non mi sta chiamando quasi più!
Sono stata aiutata anche dalla sorte, a volte non ho risposto di mia volontà (e in alcune occasioni era dura), altre non ho visto la telefonata e questo è stato un bene per non cadere in tentazione!
Ho ricreato le distanze tra noi, è stata dura,ma ce l’ho fatta…questo periodo di stacco mi è servito tantissimo anche a ridimensionare i miei sentimenti, ha ribadire a me stessa che voglio altro, che voglio di più, che non voglio lui!
Ripenso a mesi fa quando sono crollata totalmente facendomi inghiottire da quel circolo vizioso…ora mi sento tornata in me e sto decisamente meglio al riguardo!
Poi va beh, sto male per un’altra situazione andata male…ma pare che nei sentimenti per me non ci sia pace!!!
Cmq ragazze non mollate mai! Non cedete mai, non permettete mai a nessuno di farvi fare da “seconda” e non perdete mai la razionalità di quello che volete per voi, di quello che meritate!
Un abbraccio e spero di non mollare e almeno con lui, di continuare su questa strada…a volte è più difficile xché la solitudine o la delusione di altre situazioni mi attanaglia…ma tornare in quel vortice fa SOLO MALE…farebbe solo PEGGIO!!!
Se ne esce, ma come in tutte le cose ci vuole la fermissima volontà di farlo e di volerlo!
SUN: Ciaooooo :DDD bacino 😀
SILVIA: ciao 🙂 il tuo è un “quesito” che penso ricorra spesso in chi ha vissuto queste esperienze, e anche con diversi stati d’animo a seconda delle fasi. Ora sono un po’ stanca e un po’ di fretta, quindi non vorrei risponderti in modo superficiale, visto che capisco il chiedersi questo genere di cose…
potrei dire che di solito in quelle situazioni c’è bisogno anche della fase della rabbia e della consapevolezza in cui si può provare anche un forte dolore nel pensare “ma io sarò mai in grado di perdonare?” (cioè devo davvero realizzare queste cose su una persona con cui ho avuto un legame forte?) o anche “sarò mai in grado di perdonarmi?” (per esempio non aver visto ed individuato prima certe dinamiche, o aver lasciato andare degli aspetti di sè e della vita per un certo periodo). Ma penso che in quella fase a cui mi riferisco il centro è davvero quello di passare da una fase di grande giustificazione del comportamento/atteggiamento ecc dell’altra persona al realizzare tutta una seria di cose (non piacevoli… anche se realizzarle permette di spezzare una catena e una dinamica, sentendo di passare da un ruolo percepito come passivo ad un ruolo attivo), le energie, seppure si attraversano tanti stati d’animo, sono piuttosto investite su se stessi, e sul realizzare, appunto, la situazione da una visuale, razionale ma anche interiore, diversa rispetto a prima.
Da un certo punto di vista potremmo dire che forse che è oggetto di molestie morale spesso non fa che perdonare di continuo ciò che vive in realtà come mancanze, offese, violenze, destabilizzazioni. Giustifica, non solo o tanto per difendere l’altro, ma anche per difendere se stesso, in parte, dall’effetto choccante di alcune parole, azioni, situazioni.
Dicendo “non è così grave”, dicendo “non fa così male”, “non sa cosa dice/fa”, “forse io non riesco a capire” et similia di fatto giustifica, perdona di continuo, o no? come concetto, intendo. Tu che ne pensi, Silvia?
Potremmo chiamarlo “perdono difensivo” o “perdono reattivo”, figlio anched della situazione stessa oltre che di una propria propensione all’armonia e al perdono (l’armonia reale è un’altra cosa rispetto all’aspettativa di un’armonia che di fatto non sussiste), diverso da un perdono effettivamente frutto di una rielaborazione e di una scelta consapevole rispetto ai fatti o di un ascolto di sè,
Però tu parli di un’altra fase, quella in cui una persona ha già realizzato (in parte, se non completamente) con cosa si è trovata a che fare. Ha probabilmente comunque superato un primo choc iniziale (la realtà è questa???), ha spostato in modo più sano la questione su di sè e il suo sentire, sta cercando di ritrovare il suo “centro”, ha probabilmente già indagato o sta indagando nelle sue “co-resposabilità” (con le quali mi riferisco anche solo al fatto di non aver potuto riconoscere dinamiche, perché precedentemente ignote ecc). Secondo me le “variabili” del perdono, al di là della questione
“inconsapevole dunque…” sono varie.
Perché dico questo?
Perché ho l’impressione che il “perdono” sia qualcosa che parte da dentro, comunque.
Cosa intendiamo per “perdono”?
Non qualcosa tipo “porgere l’altra guancia”.
L’ex molestato morale non ci sta sicuramente a porgere nuovamente la guancia una volta compreso (e a fatica) di quali dinamiche sia stato oggetto.
Intendiamo il recupero di un rapporto, seppure a certa distanza, con la persona?
Intendiamo il fatto INTERIORE, proprio, di recuperare una propria visione non solamente negativa dell’altra persona, pur avendo scelto un’altra strada?
Intendiamo uno stato di serenità per cui pur riconoscendo i torti subìti c’è un distacco sereno che permette di “lasciar andare” il rancore? in cui se sia stata malafede o inconsapevolezza passa in un secondo piano. Perché è innanzitutto la propria rabbia quella che si lascia andare… è la propria sensazione di rinnovata serenità ad essere preponderante. Anche perché, forse, ritrovare quella serenità è costato fatica, anche se più costruttiva di quella nel farsi portare a fondo o nell’adattarsi a situazioni sgradevoli! quel punto forse è anche più naturale diventare più “generosi” nei confronti di chi comunque non può più nuocere, qualsiasi siano state le sue ragioni, consapevoli o no. Con senso di realtà, non con buonismo. Neanche con quel portare in primo piano gli aspetti negativi necessario, veramente necessario, e i nodi negativi, altrettanto necessario nel momento in cui, a volte, riuscire a vederli significa veramente un salvavita.
C’è da dire che il rapporto che la persona si trova a vivere con il molestatore, per quello che mi dice la mia esperienza e le esperienze che ho avuto modo di conoscere, è quasi sempre un rapporto caratterizzato dalla grande frustrazione di sentirsi in realtà estremamente soli nel gestire la propria emotività, e anche quella “globale” ma avendo la sensazione di non poter essere veramente parte attiva positiva, una frustrazione solitaria nel cercare di gestire, capire, indovinare cosa passi per la testa dell’altro. cercare un altro livello di comunicazione ecc.
Allora mi sembra importante riuscire a liberarsi del rischio di una frustrazione di questo tipo anche sulla questione perdono. Considerando che esistono situazioni in cui ci si sente di concedere il perdono, con maggiore facilità, a chi si mette in discussione ed è in grado di manifestare empatia, chiedere scusa, ma considerando che il molestatore morale più facilmente nè domani nè mai potrebbe adottare delle strategie differenti, atte a favorire questo tipo di “incontro”, per incapacità di empatia ecc.
Ciò non volendo dire: “diamogli l’infermità mentale che quindi lo giustifica automaticamente”, perché, di per sè, la violenza non è mai realmente giustificabile, ma trovando, nell’ascolto di sè, invece le ragioni del PROPRIO rapporto anche di “perdono” rispetto a. Sono riuscita a spiegarmi? forse no :/
SILVIA: io penso che tu abbia tutto il diritto di prenderti il tempo, in modo non lesivo per te, per trovare la tua… unità di misura per… leggere nella misura giusta, per te, la questione.
(frase in italiota, ma spero che si capisca il senso).
Io sto prendendo le mie di misure, e quindi non so dirti cosa ne penserò tra un mese, un anno, due anni o venticinque.
Diciamo che quando sto meglio io divento sicuramente più distaccata e “generosa” rispetto alla questione, anche perché, probabilmente, mi destabilizza meno. Riesco persino a dirmi: in fondo, anche se con il suo carico assurdo ecc, è comunque possibile riassumere la questione in: due persone che hanno vissuto insieme un rapporto non funzionale, per varie ragioni, e che quindi hanno fatto meglio a dividere le loro strade. Stringato ma anche vero.
Tanto più non avendo mai avuto io l’interesse di “sputtanarlo”, e avendo semmai sempre difeso la mia privacy e di conseguenza anche le brute fazende, ci sono stati dei momenti in cui il fatto che con una faccia tosta incredibile avesse girato la frittata al punto da dipingersi/apparire come vittima (perlomeno per chi, a sua volta per il suo modo di essere o per dinamiche proprie o per ignoranza aveva bisogno di credere o convenienza a credere che “gli asini volano” e negare anche la realtà oggettiva) mi ha sconvolta e mi ha fatto provare un senso di ingiustizia profondo stile rivolta budella. Neanche in quel caso avrei voluto che fosse punito, ma avrei sentito una consolazione almeno nel veder emergere la verità. In lui, però, non in cartelloni sull’autostrada. Quell’ennesima reazione a caccia di ingarbuglio emotivo piuttosto che assertività e chiarezza mi ha fatto male.
Poi però ho considerato che stavo guardando l’assenza dell’emergere la verità in una visuale ristretta: dovevo considerare che quel non prendersi responsabilità e gestire le cose in un certo modo era in linea con le dinamiche precedenti, e, riguardo gli altri, quello che ho scritto nella parentesi più su (chi a sua volta ecc ecc). Se sua madre era stata chi gli aveva trasmesso una serie di dinamiche, per esempio, come poteva sua madre vederle? utopia.
Io la sapevo la verità. Sapevo anche che di fronte a quelle dinamiche non mi ero mai mossa con un’ottica “tu sei peggiore di me gnegnegnè e voglio che il mondo lo sappia” o “vorrei farti soffrire” bensì “sarebbe bello se tu andassi a vedere cosa ti turba realmente, il perché e che ti concedessi altre strategie, innanzitutto per te stesso”.
Non so cosa ti dirò tra un mese, un anno, dieci anni riguardo il perdono perché sono ancora in work in progress. Per il mio carattere immaginare che un giorno potremmo scambiarci gli auguri di Natale o comunque di poter riconoscere dentro di me di aver vissuto comunque qualcosa di importante ha più senso che pensare di doverlo considerare un mostro, bastardo fino alla fine. Ma non posso essere “schiava” del mio desiderio di armonia, perché è con la realtà che mi devo confrontare day by day
per silvia— comprendo perfettamente cio’ che hai scritto.sai e’ passato quasi un’anno da quando l’ho visto l’ultima volta.in tutto questo tempo ho realizzato, con i miei alti e bassi, come funziono io, e come funziona lui. la domanda in questione , se perdonarlo o meno, me la sono chiesta ogni istante della mia giornata.nel senso che ,non per il fatto che mi sono ossessionata,( perche’ quello no, dovevo stare tranquilla, per guarire) ma per il fatto che ogni volta che riflettevo su cio’ che mi porto dentro, mi chiedevo e mi mettevo nella sicuazione dell’altra persona per capire come erano d’avvero le cose, era come se anche non volessi leggere dentro di me, perche avevo paura della risposta.. la verita’.
voglio direse leggevo che l’avesse fatto con cattiveria la cosa mi faceva stare male, se invece la leggevo in positivo, mi faceva stare bene.riprendo, poi stacco, medito, poi non penso a nulla,ma e’ come se dentro di me ci fosse gia’ la risposta.
sai quale’ la risposta? ieri pomeriggio e’ arrivata la risposta, e mi fido della mia sagezza, e del cammino e del lavoro che sto facendo su di me per trovare le risposte..poi oggi leggo la tua ed e’ esattamente uguale alla mia.fiducia, consapevolezza, nelle cose bisogna aspettare per avere le risposte, bisogna lasciare le cose accadano. in tutto questo tempo che sono stata male ho capito me stessa, e anche lui, e rammento quando lui mi diceva ( io e te siamo uguali) io non riuscivo a capire che cosa avevamo di uguale.. ma se leggi tra le righe e vedi nel piu profondo delle anime, specialmente quelle che hai amato, riesci a leggere come stanno le cose veramente, qual’e’ la realta della sua e della mia anima.anche per lui ci sono stati dei tempi di violenza, offese, destabilizzazioni, anche se in me ha visto subito una persona pura semplice, con sani principi,con una mente pulita, disposto ad ascoltare i suoi patemi, i suoicasini mentali,( la sua vita era tutta un casino) come diceva lui.io sono entrata in questo casinocon irruenza credevo di poterlo aiutare, ma non ero in grado, me ne sto rendendo conto, non avevo la stessa saggezza che ho ora, ero immatura, mai uscita dal guscio, lo fatto con lui ( uscire dal mio guscio, cosi duro ,cosi chiuso, cosi fragile), le mie fragilita’ sono diventate le sue, con la differenza che io assorbivo le sue, ma lui non le mie, perche con me voleva solo sentirsi bene, senza portarsi appresso i mie guai. io lo sentivo distaccato in alcune fasi, ed in altre appiccicoso, e lui diceva a me che lo ero, ma non riuscivo a capire perche lo fosse e non lo fosse, mi chiedevo: ma mi ama o vuole solo divertirsi? eppure non mollava mai la presa, e non capivo di nuovo… ma se ero il suo punto fermo, perche poi spariva??ora lo so. voleva i suoi spazi. chi passa per questa strada, la depressione, sa quali sono i sintomi, quali sono i punti neri, sa come vedi in mondo, pensi che tutti sono contro di te, e se sei piu di la’ che di qua, mentalmente, hai bisogno
hai bisogno di evadere, di riequilibrarti, di staccare la spina se poi c’e qualcuno che dall’altra parte vuole le risposte che tu non puoi darle.
dopo aver scaricato le colpe su di me, in una discussione, che e’ scoppiata dable’ senza un minimo di intoppo prima, in un sms, indirizzato a me, mi scrive cose, davvero destabilizzanti. basta! non esisti, non sei mai esistita.( ti odio, perche mi crei solo del neevoso in piu. io devo pensare alla mia salute no, alla tua. i tuoi messaggi mi fanno solo schifo, prima di mandarmene uno pensaxi almeno 10 volte. a mai piu’ addio.)a distanza di 17 mesi ricordo ancora le parole. come ti sentiresti in quel momento, vedendoti scritto cio’, dpo che fino a ieri, per lui eri tutto, eri il suo punto di riferim, eri l’aria che respiri??????????
si , all’epoca ci rimasi secca, infatti poi non ressi piu, e mi ammalai, nel mio percorso di malattia per dimenticare ho dovuto odiarlo, ho dovuto salvarmi,stavo male, il mio corpo era esausto, nauseato da tutto cio che mi stava passando per la testa in quel periodo.quando lo risentii doopo 5 mesi le ho chiesto , perche’ mi hai scritto ti odio?( dovevo essere io ad odiarlo). lui mi disse: perche’ volevo che mi odiassi.
voleva allontanarmi, perche’ lui non riusciva a gestire piu la situazione, era andato nel pallone, allora per allontanarmi, gia’ nella telefonata era stato atroce, nel mess. doveva esserlo definitivo.
racconto cio’, ma non con del risentimento, quello l’ho superato.ora sono nella fasedella consapevolezza.ora riesco a capire quel messaggio, che mi scrisse, che doveva essere il piu catastrofico possibile per convincermi.io sarei sata un po’ piu diplomatica se avessi voluto far capire qualche cosa a qualcuno.ma lui questi modi non li conosce, perche nella vita la gente con lui non lo e’ mai stato. poi mi disse: sono stato costretto a comportarmi cosi’ tu volevi mandare tutto all’aria……
all’aria cosa, mi chiesi per altri 10 mesi.
crescere crescere,silvia devi farne ancora di strada per capire.
perche’ dire….lui… io sto bene con te , sei il mio Angelo, sei il mio sogno irragiungibile, io non ho la poss. di m….. sei una bella donna, meriti tutto dalla vita,io non ti merito…….
non conoscendo quale era la differenza d’amare e non amare per mesi mi sono chiesta, ma mi ha preso in giro?
no, non mi ha preso in giro, ma viviamo due realta diverse, io per certi versi sono uguale a lui, ma per altri sono compretamente l’opposto. pero’ l’ho dovuto capire da sola. quando nessuno ti spiega le regole del gioco, bisogna essere dei geni per capirlo, per saper leggere tra quello che non dice perche’ si sente inferiore, perche’ si sente sottostimato,perche’ si sente uno che non vale nulla,perche’ si sente morto dentro,perche’ si auto commisera, per farsi che glialtri si attacchino a lui…..una persona se si comporta cosi, non si stima piu. ma detto questo, ora riesco ha leggerlo dentro, non ti e’ mai capitato di leggere tra le righe. sai qual’e’