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Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore chillido44.
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BRAVA LUNA hai scritto una bella lettera, lo stesso percorso che hai fatto tu e che stai ancora facendo l’ho fatto anche io.
si puo’ sempre SCEGLIERE,e sta a noi farlo, se gli altri non ne hanno il coraggio. riferito a tutti i casini che ho visto scritto qui sopra. c’e troppa confusione, troppo stress, troppi sensi di colpa,troppi egoismi,troppi squilibri mentali e organici, nei racconti delle ragazze, che non riescono a trovare una via d’uscita.
si. va bene che scrivono, per sfogarsi, per trovare una strada che li porti ad una soluzione finale, ma sento che sono ancora in una fase che c’e molta confusione,e quando si da’ loro un consiglio come lo stai dando tu LUNA, loro non sono ancora in grado di ascoltarlo, perche’ VOGLIONO SOLTANTO DIRSI DIRE CHE ESISTE UNA SOLUZIONE PLAUSIBILE PERCHE’ LE COSE TORNINO PIU BELLE DI PRIMA, CHE IL RAPPORTO SI AGGIUSTI. non e’ cosi’ bisogna guardare in FACCIA ALLA REALTA’, e quella fa’ male, molto male, hanno paura di darsi le risposte, quelle che sono giuste. ci siamo passate , sappiamo come andra’ a finire .
vi racconto la mia storia: io e lui sposati tutti e due,nessuno dei due aveva figli, siamo distanti ma non troppo,depressi tutti e due, ognuno dei due, ha passato momenti poco belli, a causa di cose che la vita ci riserva. ci conosciamo, ci troviamo in sintonia,io divento l’aria che respiro per lui, e’ lui per me, con la differenza che lui diventa sempre piu paranoico e oppressivo, ed io mi tengo un po’ per non essere troppo invadente.lui sposato da ventanni io da pochi anni, abbiamo quasi la stessa eta’ pero’.la nostra depressione, era diventata un problema, per il semplice fatto che eravamo arrivati ad un punto che io non ero piu un aiuto per lui e lui non lo era per me.
prima solo amici credevamo che l’amicizia esistesse tra uomo e donna, ed invece poui abbiamo scoperto che era diventata pericolosa, non per il fatto che avevamo ognuno i nostri coniugi, ma per il fatto che quando nasce un’AMORE e’ la fine, ci si trova davanti ad un bivio, e non sai che cosa scegliere, lasciare le nostre famiglie, non vedersi piu, o vedersi di nascosto??? non e che non amassi piu i nostri coniugi, ma era un ‘amore diverso piu passionale.
lui crolla piu del solito e va nel panico piu totale, volano gli insulti, io le dico cio che penso, ma slo per spronarlo un po, per rianimarlo, e lui comprende che l’ho fatto per lui ma non riesce ad essere razionale, e mi chiede un po di tempo per restare solo. passano 4 giorni, e in una discussione lui mi offende passa alle parole che ti pugnalano dentro , e che ti lacerano l’anima, e ti chiedi ma perche’?tutti quei perche’ ti lacerano la mente, ti portano in confusione, ho retto un mese e mezzo ,poi mi sono ammalata. poi lui mi ha ricercata, ci siamo sentiti ancora per un po’ poi dinuovo la stessa tiritera della depressione, io ne volevo uscire, e lui che continuava a buttarmi i suoi casini addosso, invece di trasalire verco la guarigione, stavo ritornando indietro,
e li ho preso una decisione drastica, di non sentirci piu, in quel momento non pensai che avrei retto, ma sapevo gia inconsciamente che c’e l’avrei fatta. mi sentivo come un’acolizzata, e contavo i giorni che riuscivo a non sentirlo e mentre mi allontanavo sempre piu, lui mi ha cercata indirettamente, per non farsi accorgere che era lui, ma io ho sempre ignorato i suoi segnali.e passava altro tempo tra un po’ e’ un anno.lui e’ ancora dentro al mio cuore, ed io nel suo.lui e’ anni che non fa nulla per riprendersi, ed uscirne, ma io sentivo proprio il dovere sacro santo di salvarmi, sapevo che c’e’ l’avrei fatta, e che il cammino ra lungo.
riesco a comprendere tutti i vostri stati d’animo, perche ci sono passata, se non venivo ammalata piu di quanto gia stavo passando con la depressione, non sarebbe mai scattato il salva vita. a malincuore ho mollato la presa, ma non fa parte di egoismo, al contrario di lui ho usato piu tatto, quel tatto che non ha usato lui la prima volta io lo sto ancora pagando adesso, perche lui sa essere distruttivo non solo con se stesso, ma anche con gli altri, ed qusto modo a me non piace, perche metti a rischio anche la vita degli altri.
mi sono resa conto che non era piu il caso che ci sentissimo, io ho ripreso in mano la mia vita, e spero che anche lui l’abbia fatto. io sto imparando a stare sola senza la mia dipendenza.
a lui questo da molto fastidio ormai lo conosco piu di quanto non si conosca lui, le da fastidio che lui non e’ piu al centro dei miei pensieri, perche lo sto ignorando,cosi facendo salvo la mia vita e anche la sua spero!!!!!
SI PUO’ SEMPRE SCEGLIERE, SOLO SE NON SI VUOLE NON SI PUO’.
SALUTO TUTTI SILVIA
Ti capisco benissimo luna e per questo che e un periodo che ho staccato la spina con tutti amici , parenti ne sentivo il bisogno , non avevo voglia di recitare una parte , fare finta con tutti che vada bene o sorridere quando invece ho solo voglia di piangere , molto probabilmente ne pagherò le conseguenze ma sento anzi la mia anima sente che ora vuole solitudine e il resta verrà da se ..si spera sempre in meglio .
DEBBY: ciao. a me non interessa perorare le cause di qualcuno nè lapidare qualcun altro. credo nel valore della famiglia, dei sentimenti e della coppia. Una relazione infelice però non fa bene a nessuno e può avere, nel nome del “tenere unita la famiglia”, dei costi ben più alti di quelli di una separazione. E per quanto la separazione dei genitori per i figli sia sempre un dolore ci sono sicuramente dei figli di genitori che stanno insieme a tutti i costi più infelici di figli sereni di separati. Però non parliamo – e certo lo sai bene anche tu, per la tua stessa esperienza personale e ora per essere emotivamente e sentimentalmente coivolta in questa situazione – di formule algebriche, ma appunto di sentimenti, aspettative, emotività, crisi e valori personali. Esistono separazioni più o meno civili, certo. A volte bisogna anche riassorbire la botta per riuscire ad essere più civili, c’è anche chi civile non diventa o ridiventa mai, anche per il suo modo di essere. Conosco coniugi che hanno fatto la guerra all’ex in sede di separazione e divorzio anche se erano stati loro a lasciare. Da entrambe le parti si può essere molto egoisti o cercare soluzioni empatiche e armoniche. E tutti, forse, in una situazione come la vostra, si sentono gli anelli deboli della catena. La legge sull’affido condiviso esiste, non so poi quanto venga di fatto rispettata. Poco, pare. Sia quando uno dei due genitori diventa assente mentre dovrebbe essere presente (e non solo a livello economico), sia quando uno dei due fa la guerra cercando di ridurre al massimo la possibilità dell’ex coniuge o compagno/a di essere REALMENTE presente nella vita dei figli. Ho un amico che a distanza di anni (e non ha lasciato l’ex compagna per un’altra persona, che a tutt’oggi non ha ancora, ma per incompatibilità di carattere anche che si era evidenziata 15 anni prima ancora che lasciasse) fa i salti mortali per vedere suo figlio (con cui è riuscito faticosamente a mantenere un rapporto, pur essendo dipinto come il colpevole menefreghista) e a tutt’oggi anche se non riesce economicamente ad avere un appartamento suo quando ha difficoltà economiche oggettive si sente dire che è uno stronzo che non vuole dare i soldi al figlio (e li dà). Un altro mio amico, lasciato dalla moglie che a 50 anni gli ha detto ciao non ti amo più, ha accettato con filosofia il fatto che per i prossimi vent’anni pagherà mutui per tenersi la casa che lui ama, e che lei esigeva vendesse, visto che lei lo ha spennato letteralmente. Ed è anche civile con lei e dice: non siamo più insieme, spero che sappia quello che ha fatto, ma comunque è una buona madre. – I figli maggiori, peraltro, hanno deciso di loro spontanea volontà di vivere con lui.
Quindi non è che io non capisca quello che dici, su come se la passa lui, anche al di là della tua posizione nella vicenda.
Però quello che racconti sui tentativi di lei di risolvere la crisi all’interno del matrimonio e del nucleo famigliare mi pare naturale. Non conosco
ovviamente nè loro, nè voi, non ho idea delle loro dinamiche famigliari, cioè se per esempio vi sia stato comunque un patto, seppure sbilanciato, concertato tra loro, per cui lui faceva di più il mammo e lei lavorava fuori casa, e se quel patto con l’andare del tempo è caduto o ha causato malcontento. Ho amici che alternativamente si sono sostenuti, pur avendo 4 figli, mentre lei o lui facevano master o avanzamenti di carriera, e non per questo il matrimonio è scoppiato o sono stati e sono genitori assenti. Non ho quindi idea di quali siano le responsabilità, le mancanze all’interno della loro coppia, i problemi che sono emersi nel corso del tempo. Ed esiste anche il fatto che lui abbia semplicemente incontrato l’amore della sua vita, anche senza bisogno di una crisi preesistente e più o meno risolvibile, l’amore che ti fa dire: cambio vita, me ne vado.
Sono anche d’accordo che spesso è inutile chiudere il cancello quando i buoi sono già scappati. Però onestamente il fatto che una donna dica al suo compagno: cerchiamo di fare qualcosa per salvare questa relazione, andiamo dallo psicologo, divisi o insieme, così capiamo dove stanno i problemi e se sono risolvibili, e che si faccia anche prendere dal panico oltre che dallo sconforto di fronte ad una crisi che presuppone una separazione ed un compagno/marito che non le è più… riconoscibile non mi sembra una cosa strana, nè solo un tentativo di controllo. Tanto più se lui “ha cercato di dirglielo” ma di fatto non glielo ha detto. “C’è un’altra donna”. Ho capito che ha cercato di dirle che non l’amava più e lui era in crisi, ma una persona che ama tenta di capire quanto grande sia la crisi, se sia personale o di coppia, forse anche si mette in discussione all’esplosione della “bomba” e vede cosa può fare per rimediare. Perché ci sono casi in cui, esplosa una crisi, il fatto di riportare l’attenzione sulla coppia e affrontare i problemi può servire eccome.
Ci sono casi in cui uno si perde, tradisce, ma desidera in realtà lanciare un segnale ed essere riportato “a casa”.
Non sto naturalmente dicendo che questo sia il caso di lui, che, mi dici, è molto sicuro di voler separarsi, cambiare vita, stare con te, e si preoccupa solo del fatto che l’affidamento sia effettivamente paritario e del benessere del bambino.
Debby, non credere che io non capisca la posizione in cu ti trovi, di angoscia e anche non potendo di fatto che offrire appoggio emotivo ma stando a guardare il loro scontro finale. Peraltro, anche se non sono mai stata nel ruolo dell’amante sono stata in quello di chi lascia e cambia vita, e affronta le sue responsabilità nel lasciare, e in quello, come te con il tuo ex, di chi tenta di risolvere una crisi profonda, sentendosi sola nel farlo. Quello che dico è che comprendo anche che questa donna sia sconvolta. E a pezzi. Tanto più perché essere lasciati per un’altra persona fa più male che essere lasciati a basta. E’ indubbio. Auguro anche a lei di trovare una sua pace.
Scusate l’ennesimo post, ma ho visto ora quelli di Silvia e Nessuno.
NESSUNO: queste sono esigenze importanti. Perché dici che la pagherai? Per il fatto di non interpretare in questo momento il ruolo di chi è sempre presente? Si può staccare la spina ma non per questo abbandonare le persone. A volte bastano piccoli segnali di presenza anche. Il dire: mi riposo, ma comunque vi penso, vi voglio bene. Ma se ricentrarsi diventa vitale lo si sente. E non si può farne a meno, come dice Silvia.
Il bisogno di piangere è sacrosanto. Se dobbiamo spurgare il dolore dobbiamo poterlo fare. Le lacrime sono un segnale, come il sorriso, quello vero, come la risata che parte dalla pancia o il viso sereno o teso con cui possiamo dormire la notte. Non possiamo fingere con noi stessi di non essere. Sia quando piangiamo sempre perché ci teniamo incastrati in una situazione che non ci fa stare bene o in un circolo vizioso, sia quando abbiamo un dolore da sfogare. Piangi e datti il tempo, prendendoti però anche cura di te. Mangia, dormi, cerca di fare piccole cose utili al tuo benessere. Anche se le fai mentre ti soffi il naso o con due occhi cerchiati come un panda. Anche se le fai per pochi minuti al giorno. Se ad un certo punto ti pare che il tuo dolore ti imploda troppo cerca comunque di stare un po’ tra la gente. Non che sia una recita, una maratona, un obbligo, un dover dimostrare di, un dover essere al massimo pur con la febbre a 40. No, questo no. Però se hai sofferto forse ti manca anche un po’ di normalità, quella più banale. Vedere che il mondo va avanti, non senza di te, anzi, anche CON te. Vedere che le persone non sono immuni da dolori, ma anche da gioie, anche piccole cose banali che però non solo distraggono ma anch’esse fanno parte della vita. Un abbraccio.
SILVIA: ciao, grazie per la tua testimonianza. Capisco il concetto anche di… mutuo soccorso (passami l’espressione) e di empatia condividendo, tu e lui, in quel periodo stati d’animo simili. Capisco quanto ciò possa anche favorire l’attaccamento (è umano). E quindi il concetto però di sentire che qualcosa non va, di percepire un malessere da cui si ha voglia ma soprattutto bisogno di uscire. Che appunto no, non è egoismo, rimettendo al centro la propria vita, se stessi, e con la volontà di farlo in modo sano. Anche perché non “salviamo” nessuno facendo da pungiball (che lo faccia apposta o no) delle sue frustrazioni o cose irrisolte, e non salviamo nessuno tanto più mettendo a repentaglio la nostra salute e il nostro equilibrio psicofisico. Anche se comprendo che questa relazione affettiva tra voi possa sicuramente essere stata importante, aver avuto un valore e anche una sua “funzione” e uno scambio. Quello che racconti sulla dinamica della cosa (un preesistente stato di crisi, o anche no, ma comunque un incontro, un’empatia, un rapporto che però si rivela nel tempo causa più di malessere che di benessere, attivando anche un adattamento interiore vissuto con disagio
emotivo e psicosomatico, la sensazione di allontanarsi dal proprio equilibrio sempre di più, di essere in una posizione di disagio, il sentir scattare il salvavita e prenderne atto, ecc) sono tutte cose che possono esistere sia in una relazione cosiddetta alla luce del sole che in una relazione da amanti. Peraltro possono persino esistere in relazioni non di tipo sessuale, ma affettivo e persino platonico. E anche in una sbilanciata relazione solo amicale, anche se ovviamente l’investimento emotivo non è lo stesso.
“Ogni forma di intossicazione fa male, non importa se sia di alcol, morfina o idealismo” (Jung).
Perché lo sottolineo e non è la prima volta che lo dico? Perché se è vero che la condizione dell’amante di per sè è di disagio (salvo i casi in cui effettivamente una persona scelga di vivere relazioni di questo tipo con vera necessità e volontà di disimpegno, caso in cui il fatto che l’altra persona o più persone siano impegnate può rappresentare persino un vantaggio, una rassicurazione di poter mantenere una posizione di disimpegno) spesso in questa lettera si leggono testimonianze in cui il problema non sta solo nel fatto di soffrire nello stare in un certo ruolo (cosa sicuramente pesante e con tutta una serie di stati d’animo e problemi anche concreti connessi), ma comunque e in ogni caso nel fatto di soffrire. Perdere di vista il proprio benessere, emotivo, psicologico, spesso anche fisico, i propri reali desideri, valori, o comunque l’aver perso di vista ciò che realmente significa, per sè: sto bene. Ciò che significa: condividere con una persona un rapporto di reale scambio affettivo, ecc.
“la saggezza è (anche) solitudine, ma un percorso solitario non conduce alla saggezza. L’isolamento è morte, e la saggezza non la si trova nel ritrarsi dalla vita” (krishnamurti).
Questa frase mi ha colpito perché credo sia fondamentale saper stare anche da soli, e riuscire ad apprezzare anche la propria capacità di solitudine, dei propri spazi, del “proprio giardino”, del proprio sentire, cioè non sentire il bisogno ossessivo di riempire attraverso la dipendenza affettiva la mancanza di contatto reale con se stessi, cercando la conferma del proprio valore negli altri. Però al contempo molto spesso le storie disfunzionali a cui si chiede di “riempire” e “confermare” e “sostenere” e a cui si finisce con l’attribuire in senso estremo che va anche al di là della propria esistenza, creano invece un altro tipo di solitudine, molto più profonda, un isolamento che è quello del ritirarsi da se stessi e dalla vita, che è fatta di tante cose. Ma se le relazioni ci implodono ci si chiude sempre di più. Ci si isola in una specie di scatola chiusa, pensando che quello sia il mondo, e che si possa solo camminare a schiena curva per stare sotto il coperchio e con gli occhi non più abituati a vedere la luce. Un giorno moriremo e lo si sa, ma la vita, fatta di ore, giorni, non solo di anni, non è fatta per sentirsi già morti durante il suo corso.
Un giorno moriremo e lo si sa, ma la vita, fatta di ore, giorni, non solo di anni, non è fatta per sentirsi già morti durante il suo corso.
VERISSIMO MA ..per ora so un po in coma diciamo ahahha ..spero di riprendere vita al più presto , e stavolta col sorriso sulle labbra .
Sai che c è cara Luna,che è troppo poco lo spazio per poterfar capire la situazione,e cmq come dice Silvia,forse cerchiamo qui qualche parola di sostegno e non guardiamo in faccia la realtà,forse è come dici te,magari ha lanciato un segnale alla moglie e domani tornerà a casa e mi ringrazierà per avergli fatto capire quanto ama la moglie..io questo non lo so,non so piu nulla,so solo come sto io.
Mi scuso se ho disturbato in questo forum,tanto non è qui che trovo una soluzione,devo solo guardare in faccia la realtà ed affrontarla.
Vi ringrazio a tutte Nessuno e Luna nello specifico,vi auguro tutta la gioa di questo mondo,un saluto Debby!
debby non ai disturbato nessuno , continua a scrivere se questo ti da conforto , spesso leggere altri pareri(sensati e educati) aiutano e fanno riflettere, a presto .