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Lui è sposato ed io sono un’amante

di chillido44
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 2.507 commenti

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  1. 1751
    skifata -

    Ma cosa c…o dici???????????????????????? ma poi voi ke esprimete solidarietà…ma a ki??ad una ke poteva essere felice se nn si fosse interessata ad un uomo sposato ed invece và a rompere le scatole alle famiglie???una come te, ke piange nn so di cosa ha rovinato la mia di famiglia e mi kiedo se voi amanti ce l’avete un cervello!!!!!!! andate con i single nn con quelli sposati e poi nn lamentatevi!!!

  2. 1752
    vivi -

    Era separato(mai andato da un avvocato), una sera di dicembre del 2010 ha fatto l’amore con la sua ex moglie,lei rimane incinta e nn gli dice nulla…con lei nn và si rimollano….a marzo 2011 ci conosciamo ci innamoriamo, una mattina scopre che lei incinta di più di tre mesi xchè quando era andato a prende il loro bambino come tutte le settimane la trova che stava male gli kiede spiegazioni e lei isponde:”ho tutto quello che ha una donna incinta” da lì un incubo……siamo insieme ma sempre con tensioni e liti…ora lui si ammala di una malattia rara e gli sto stando vicino, ma i farmaci lo rendono nervoso e io dopo tanto sto cedendo lo amo immensamente e il pensiero di perderlo mi fà morire….a giorni nascerà il bambino……gli kiedo che voglio ke si separi ma lo metto in crisi ancora di più…….io voglio delle certezze…..e se vado avanti e nn la lascerà?.ora lei si è trasferita a casa di lui…….datemi una mano e un consiglio che devo fare? come? cosa?………grazie vorrei che qualcuno mi leggesse le carte io ci credo……grazie mille…….

  3. 1753
    sisley-68 -

    xdebby…se ami cosi tanto perche c’hai permesso al tuo amato vivere in macchina?! il tuo amore solo a parole…tu scrivi”Hai ragione te,bisogna rimboccarsi le maniche e darci forza l un con l atra,solo cosi riusciremo a uscire da quest inferno..pero’ tu intanto stai qui nel forum impegnata a raccontare il tuo amore invece dovresti aiutare che psicologicamente e se ce bisogno anche econimicamente! inevce aspetti che lui rimbocchi le maniche anche per te!!!e ci sono imbeccili come tuo “mammo’” che nn ha saputo tenersi la sua famiglia e anche l’amante! che scemo! hahahaha…

  4. 1754
    nessuno -

    vivi la tua situazione e molto complessa , e difficile dare un consiglio in un momento cosi delicato , sono due le cose che puoi fare ..1 aspettare , attendere gli eventi ,2 puoi allontanarti tu per schiarirti le idee , in tutti e due i casi soffrirai sempre , quando si ama e cosi , solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo auguri.

  5. 1755
    debby -

    Per sisley,se leggessi attentamente forse non avresti risposto cosi.
    Ti spiego:io abito a 500 km di distanza,ho un lavoro,una figlia da mandarea scuola,abito sola e non ho nessuno che mi possa aiutare.Credi che se potessi avere la possibiltà non sarei andata?
    E che vado a fare?a peggiorare la situazione?con il rischio che se mi vede la moglie il figlio se lo scorda?
    Ricordatevi una cosa tutte quelle che vengono su qusto forume puntano il dito verso di noi,non abbiamo di certo un libro gia scritto con la nostra vita,magari ce l avessimo,purtroppo al cuore non si comanda,e quello che è successo a me o a noi,puo succedere a qualsiasi persona,piu o meno ricca di valori!
    Io credo che non si possa giudicare se non ci si passa,ed è facile dire che abbiamo rovinato una famiglia.
    Non vi auguro minimamente come si sta!

  6. 1756
    debby -

    Ma poi sisley parli di aiuto psicologico?
    e chi ti ha detto che non lo faccio???
    se ho scritto qui forse è perche mi serviva anche a me un pochino dato che tutta la forza che ho la esaurisco per dargli coraggio a lui…e se sto qui è solo perche avevo bisogno di uno sfogo,di certo con lui evito i piagnisdei o menate varie…di certo non servirebbe.
    L’aiuto economico?ehehh ma che dici?lui ha un ottimo lavoro,non gli serve un aiuto economico!!!ma non scendiamo in ridicolo poi..ma leggi bene prima di rispondere però la prossima volta!!

  7. 1757
    LUNA -

    Debby: ciao, scusami se mi rivolgo direttamente a te in particolare, per delle riflessioni che sono anche generali. ok, io capisco il concetto mai dire mai e che nelle situazioni bisogna trovarsi, e che vale in generale nella vita (anche io mi sono trovata, anche se in una situazione diversa dalla tua, alle prese con dei mai dire mai), non solo per questa situazione specifica, e fermo restando che il tradimento causa sempre sofferenza (in chi lo subisce innanzitutto, e permettimi di solito soprattutto, perché appunto, come minimo si sente tradito, imbrogliato, sostituito, in chi lo agisce, per altre ragioni, emotive e psicologiche e comunque in chi è coinvolto ancora per altre ragioni) passiamo oltre il concetto del giudizio, che non è mia intenzione. E’ vero che alle volte c’è chi semplicemente giudica, ma è anche vero che a volte quando si scrive in un forum parlando nella posizione dell’amante si finisce a volte però per fare un confronto chiuso. Intendo dire che (il che mi sembra anche naturale) persone che vivono le situazioni di amante (magari peraltro anche diverse tra loro, le situazioni intendo) giustamente si sostengono tra loro in modo empatico, però se arrivano delle voci che comunque ascoltano e commentano, ma non sono nella situazione, e osservano delle cose, spesso scatta l’autodifesa automatica come se per forza dietro ci fosse sempre semplicemente un giudizio morale. O appunto: non ci stai dentro quindi non puoi capire.
    Perché dico ciò? perché sto per fare delle riflessioni non stando io nel ruolo dell’amante, ma neanche puntando il dito, cosa che non mi interessa.
    La cosa che colpisce alle volte, però, quando si leggono questi post è che è vero che mai dire mai, pare manchi a volte l’accettazione del fatto che comunque si sceglie di iniziare una relazione clandestina e anche di proseguirla, con tutte le difficoltà del caso, che non sempre solo solo dovute alla clandestinità del rapporto, come alcuni dei post ci dimostrano. Intendo dire che alle volte si ha a che fare con una persona che fa soffrire per il suo modo di essere al di là che sia già impegnato o no, mancanze di lealtà e rispetto nei rapporti uno a uno, che siano pure due rapporti uno a uno.
    Perché dico ok mai dire mai ma si sceglie? perché credo che sia di aiuto a noi stessi, sempre, in qualsiasi circostanza, ricordarci che comunque non è che una relazione ci cade in testa come una tegola. Ci sono dei passaggi, una successioni di scelte che ci portano a vivere una relazione, clandestina o non che sia. E se una relazione diventa una tegola in testa a quel punto ci troviamo comunque sempre nella facoltà di scegliere, e scegliamo di rimanere, o andare, in determinate circostanze, valutabili. Ciò mi pare valga per tutte le relazioni. Non dico che sia facile, e anch’io ho avuto la mia tegola in testa, caduta di colpo, in una relazione stabile (non la tegola di un tradimento subito, ma una situazione di malessere) e quella tegola me la sono tenuta a lungo. Quindi, ripeto

  8. 1758
    LUNA -

    non dico che sia facile riconoscere il fatto che si è comunque protagonisti delle proprie scelte (anche quando l’essere protagonisti significa dire: “ho scelto di iniziare una relazione con una persona che sapevo impegnata, e che quindi avrei affrontato come minimo tutta una serie di difficoltà”, “esiste una precedente realtà che per varie, certo anche possibili umanissime ragioni, non è stata risolta prima del mio arrivo, al mio arrivo o comunque durante la mia presenza contingente sino a questo momento”, “la persona con cui mi relaziono ha intenzione di chiarire la sua posizione o no? in tempi brevi o no? intende cominciare una nuova vita con me, pur sapendo di dover affrontare tutta una serie di problemi e le sue responsabilità nel chiudere la storia precedente? mi tratta comunque con reale rispetto o no? sono in grado di sostenere il fatto di stare in clandestinità finché si chiarisce le idee?” o anche semplicemente “in questa relazione sto male”), ma di fatto lo siamo.
    Riguardo la storia specifica che tu racconti (e di cui ovviamente in un forum potrai esprimere solo la parte di una parte della parte) immagino sì che l’uomo di cui parli stia vivendo un momento terribile. In cui, appunto, molti di noi potrebbero trovarsi un giorno, anche pur pensando “a me non capiterà mai”. Potrebbe capitarci anche semplicemente chiudendo una relazione, pur non avendo un’altra storia, se la persona con cui stiamo reagisse con violenza ad una rottura. Ma al di là di ciò: non sappiamo se sua moglie avrebbe reagito in modo più civile e conciliante se lui le avesse chiesto una separazione al di là di un tradimento, cioè le avesse parlato con franchezza del fatto che lui non la amava più o che tra loro c’erano comunque dei problemi, se le avesse chiesto aiuto diretto (anche segnalando delle mancanze) invece di cominciare a poco a poco a seminare il terreno per un’altra relazione, o se le avesse comunicato disagio e che pensava di andarsene, comunque, dimostrando come il rispetto di parlarle con franchezza, di una sua crisi e delle sue intenzioni. Molto spesso ciò non lo si fa, perché?
    Non so se lui lo abbia fatto, mi pare di avere capito di no e che lei ha scoperto che c’era un’altra relazione e di una certa importanza in atto. Una relazione che era iniziata tempo addietro e di cui ha saputo l’esistenza non attraverso una confessione diretta, ma appunto scoprendo lei stessa di essere stata tradita, quindi imbrogliata, oltre che abbandonata sentimentalmente.
    Immagino la confusione del tuo uomo, la paura nell’affrontare l’idea di una separazione e quindi anche un rapporto diverso nella gestione attiva della paternità visto un diverso quadro famigliare. Ma questa esplosione così estrema di conflitto (un conflitto prima o poi inevitabile se era presente la volontà di continuare la vostra relazione) secondo te era evitabile, almeno in parte facendo passi diversi? Non è una domanda polemica. E’ una riflessione. Mi interessa, se vuoi, la tua opinione. ciao 🙂

  9. 1759
    LUNA -

    EMA: ciao cara 😀 ti ringrazio per avermi scritto e per la possibilità di questo confronto, molto utile per me. Scusami tanto se ti rispondo solo oggi. Ho avuto giornate pienissime, sono stata anche poco bene di salute (ora ok), ma c’è anche il fatto che non volevo risponderti in fretta. E che, dopo aver letto cose che in parte erano molto molto molto speculari, volevo anche lasciar girare liberamente un po’ di mie riflessioni – su me stessa – a riguardo. E’ chiaro che le tue domande su te stessa mi coinvolgono molto, perché molte sono domande che mi sono fatta (e mi faccio). Quando mi faccio quelle domande mi sento esattamente (se così si può dire, non potendo ovviamente entrare in ciò che senti, ma spero si capisca il senso) come te.
    Conosco cosa sia quello che potrei chiamare un disturbo da shock post traumatico. forse il termine non sarà corretto a definire i flash, stati d’animo, pensieri che si fanno dopo le esperienze a cui facciamo riferimento, di violenza morale, ma mi sembra che possa rendere l’idea. Capisco peraltro anche quando parli di una relazione che è cominciata così in giovane età e che è proseguita a lungo in anni importanti per la “formazione” della propria identità, della conoscenza del mondo e dei rapporti, e anche di educazione sentimentale. In realtà di buono c’è che comunque non si finisce, secondo me, mai di “formarsi” e di imparare e anche di scoprirsi, in senso buono. Tanto più se per varie ragioni, personali e contingenti, false idee su se stessi presenti o indotte, o entrambe le cose, si è vissuto se stessi in modo parziale, tappato, fuorviante ecc.
    Capisco, anche se le nostre esperienze sono diverse, anche il concetto di poter vivere altre esperienze non soddisfacenti o comunque non ascoltando a sufficienza le proprie esigenze, magari anche a causa dell’onda lunga di un’esperienza negativa precedente o del fatto comunque di non averla rielaborata del tutto o se stessi in rapporto all’esperienza. Comprendo l’importanza di un percorso che, invece, porta a conoscersi, riconoscersi, ma nel quale oltre ad avere magnifiche illuminazioni si incontrano anche nodi, cadute, ecc.
    Capisco l’emozione fortissima di conoscere diverse possibilità dentro di sè, e di sentire o recuperare la capacità di ampliare i propri orizzonti, di riconoscere un concetto diverso di scelta/responsabilità e al contempo analizzare i propri errori di valutazione/ascolto/ricerca passati che al tempo non erano consapevoli. mettiamola così: ogni persona vede e non vede, ma nel momento in cui affronta esperienze vissute come più estreme si ritrova a riflettere su cose, dinamiche, aspetti sui quali magari non si sarebbe mai interrogato. Si trova per esempio a chiedersi anche la differenza tra dipendenza affettiva e piacere di stare insieme e condivisione. (scusa se forse mi esprimo in modo ingarbugliato, ma sono le cinque del mattino), temendo di cascare nella dipendenza anche quando istintivamente invece è in grado di sentire la differenza.

  10. 1760
    LUNA -

    Tornerò a scriverti, più sveglia e più in forma, perché veramente considero un regalo il confronto che mi hai chiesto. Intanto, sperando di non ingarbugliarmi troppo, mentre crollo dal sonno 😛 (ma ti ho pensata in tutti questi giorni, e non volevo rimandare ancora, e farti credere che non ti avessi letta) posso dirti questo: credo che tutti noi, ma proprio tutti, viviamo sempre dei percorsi paralleli e intersecati, noi stessi e noi stessi in rapporto a. E’ chiaro che in certi momenti particolari del nostro percorso possiamo avvertire questi due aspetti in modo ancora più forte, e persino come se fossero in contrasto, proprio per un nostro bisogno forte, anche, credo, di risolvere delle questioni tra noi e noi. Anche per una sorta di elogio interiore alla lentezza. Non solo per la paura di non riuscire, di non essere al meglio, ma forse, intendo, anche per un’esigenza interiore di un proprio angolo, giardino segreto, in cui poter curare piantine e togliere erbacce, cambiare la disposizione dei vasi, vedere che tempo fa, scoprire il giardino stesso camminandoci dentro, e non solo per valutare l’entità di danni passati… per ritrovare invece un contatto con se stessi nel presente, senza enfatizzare anche il proprio stesso passato, seppure doloroso e difficile.
    e, oltre ad aver paura di non riuscire a dare il meglio in una relazione perché siamo impegnati a “cercarci”, oltre che perché a volte stiamo male o siamo confusi o umorali o abbiamo degli odiosi flash, forse possiamo anche avere un altro timore: che passare del tempo liberamente nel nostro giardino, senza guardare l’orologio, sia inconciliabile con l’avere una relazione intensa. Cioè, non temiamo soltanto di poter essere al momento inadeguati, ma anche che il tuffarci in una relazione (che pure ci fa star bene) al cento per cento ci possa distogliere d nuovo da noi stessi. E persino non perché l’altro ce lo chiede, di distoglierci, ma perché ci domandiamo se noi siamo pronti per ricordarci che non è egoismo curare il proprio giardino, o temere di dare troppo o diventare dipendenti, anche senza che ci venga chiesto. Non ci fidiamo dei confini esterni perché stiamo imparando (o imparando di nuovo) a fidarci di noi? della nostra capacità di modulare le nostre distanze e vicinanze? Assaporiamo per la prima volta (o di nuovo) una sensazione di libertà interiore (ascoltarsi, scegliere, anche semplicemente vivere emozioni e situazioni), non importa se ancora a flash, ma impariamo a sentirla, e ci viene voglia di dire che è così, a voce interiore sempre più alta. Se ci siamo sentiti eccessivamente responsabili possiamo provare il bisogno di non sentirci responsabili per un’altra persona, per un rapporto, quando attraversiamo diversi stati d’animo o stiamo sciogliendo un nodo… quasi che se lo facciamo solo tra noi e noi a volte dei passaggi ci sembrino più gestibili… Ok, zzzzz, non si capisce un tubo? domani mi traduco 😛 scusami, tanto sonno ora :/ un abbraccio grande grande

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