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Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore chillido44.
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Non mi ricordo se l’ho già scritto, forse sì. E non mi ricordo manco se lo diceva Kant, ma il senso non è riportare una citazione corretta, ma un pensiero:
A volte il problema non sono le risposte che ci diamo, ma le domande che ci facciamo. Se di continuo di facciamo le domande sbagliate e non centriamo mai il vero problema possiamo sentirci sempre privi di risposte o darci risposte che ci sembrano solo un circolo vizioso.
Clà, tu parli di compulsione irrefrenabile quando dici la cosa della finestra ecc. Non sono una psicologa e comunque non so la tua storia nè chi sei per fare affermazioni su di te. Pensando a me posso dirti però che la compulsione è anche essa stessa spesso un sintomo di stress, una conseguenza. Cioè, non sono compulsiva per te, sono compulsiva perché una situazione in sè mi causa malessere e ansia e quindi io manifesto la mia ansia così. Di fronte ad uno stimolo che mi causa stress le mie mani tremano mentre preparo il caffé. Eppure non sono una che normalmente trema. In fondo tutti noi quando sentiamo arrivare la sirena di un’ambulanza, per esempio, proviamo un piccolo stress, e le nostre mani si stringono sul volante, o cerchiamo di capire da dove arriva la sirena… Ed è anche un riflesso automatico.
A volte lo stress prolungato può produrre in noi delle risposte automatiche. A volte se gli stimoli sono stati continui basta un piccolo stimolo per mandarci in crisi, non serve neppure che sia grande. Allora il concetto è anche liberarsi dello stimolo e lavorare intanto sullo smantellare gli automatismi. Per quanto siano umani, non fantascientifici.
Le cose non saranno così semplici, e ognuno avrà la sua storia per cadere nell’ansia e nelle compulsioni, nel suo tentativo di tenere sotto controllo una situazione o i suoi stati di malessere.
Peraltro tutti noi abbiamo dei meccanismi di adattamento e di difesa.
Quando io ti leggo (ma ovviamente posso sbagliarmi milioni di volte) più che la sensazione che il tuo problema sia lui ho la sensazione che il tuo problema ora sia gestire il malessere che questa situazione ti provoca o comunque contribuisce a creare o di cui costituisce uno stimolo.
Nutrirsi… può darsi certamente che io non riesca a spiegare con le mie parole quello che intendo dire, o semplicemente che sia anche naturale che le persone possano dare alle parole un significato diverso andando a pescare nei riferimenti del proprio vissuto.
Dunque mi spiace se quello che cerco di dirti non ti arriva. E non perché debba arrivarti per forza o perché per forza debba esserti utile, bensì, molto più semplicemente, perché mi dispiace se non riuscire a capire ciò che io dico, a modo mio, magari male, ti provoca un “?” mentre vorresti capire.
Nutrirsi… la metterò così: fare del bene a se stessi. Un po’ tutto: dal mangiare bene, al dormire bene, dal trovare lo spazio/modo per rilassarsi, dal concedersi dei pensieri positivi e il modo di mettersi in pratica. Nutrirsi: darsi il diritto di star bene, e capire cosa
sia per ciascuno di noi sentirsi bene.
Nutrirsi… a volte ingurgitiamo la vita, ma non ci nutriamo bene.
Mangiare pietre o cose deliziose, non mangiare o mangiare, mangiare amaro, saltare un pasto o abbuffarci (in senso metaforico) non sentiamo neanche più veramente che differenza fa.
Allora la vita ci sembra una colica perenne, pensiamo che siamo nati per avere i crampi e lo squaraus o la stitichezza cronica (in senso metaforico, idem). La vita, in sostanza, ci pare sia un cesso.
E siano degli anoressici e dei bulimici della nostra stessa vita.
Forse adesso ho incasinato il concetto ancora di più, se è così mi dispiace :/
Tu hai scritto (se non sbaglio) che in seguito ad una delusione amorosa, un abbandono, la tua reazione è stata di metterti dalla parte di chi porta via un uomo piuttosto di essere dalla parte di colei a cui viene portata via. Se sbaglio nel riassumere ti chiedo scusa, e uso comunque l’esempio, in modo più generico.
Può capitare nella vita, trovandoci a sentirci in posizione di debolezza tentiamo di riequilibrare la nostra sensazione di frustrazione o di non aver potuto controllare quello che ci è capitato, di cercare delle strategia per sentirci in una posizione di forza. Anche per illuderci di trovarci in una posizione di forza, vedendo le cose come due estremi. Cioè, piuttosto di fare la fidanzata tradita (posizione di debolezza) mi metterò nel ruolo “opposto”, così mi difendo, sarò nella posizione di forza invece che in quella debole. In realtà non è così. Intendo dire che forse, Clà, all’epoca, all’inizio, hai cercato di riequilibrare una tua frustrazione preesistente, e non ancora rielaborata, compensandola così. Bene, adesso sai che non ha funzionato? che non è vero che mettendoti in un altro ruolo, “opposto”, avresti riequilibrato la tua frustrazione?
Io non conosco la tua relazione precedente, e questa da quello che racconti. Nella prima non so cosa abbia portato alla rottura, so solo com’è finita, se non mi sbaglio. E ti è successo qualcosa che capita ad un sacco di gente, purtroppo, alti/bassi/biondi/mori/più o meno qualcosa. Si può essere abbandonati e traditi. Fa male, molto, ma non dimostra che noi valiamo poco. Spesso anzi chi se ne va ci fa pure un favore, e con il tempo ce ne rendiamo conto. Nella seconda storia sei partita da una tua sensazione di frustrazione e sin dalla partenza ti sei messa in una situazione di crisi e difficoltà. Può capitare quando non si sta bene. (la risposta ad una domanda sbagliata, anche, come si diceva, la risposta allo stress del precedente epilogo della relazione). Forse non ti sei data manco il tempo di rilassarti un po’, di rielaborare la fine della relazione precedente se l’hai vissuta come un trauma (il che mi pare normale) e stai vivendo una relazione difficile, pesante, e poco soddisfacente. Forse ti manca una boccata d’aria e pensare un po’ a te molto più che un uomo che ti confermi o una corsa ad ostacoli.
Le domande che mi pongo cara Luna non ricevono risposta. Non credo siano sbagliate. Ma sapere se mi ha mai amata, il perchè mi abbia lasciata andare senza controbattere mi farebbero trovare un pò di pace.
Hai sintetizzato la mia storia, ma non hai saltato gli elemnti fondamentali. Cercavo di essere davvero in una posizione di forza. Ma da quello che ho vissuto ho capito che non sono abbastanza “brava” in nessuno dei due ruoli.
Pensavo che così non sarei rimasta delusa, che avrei preso il meglio di lui. Però non può ridursi tutto a questo. I mesi passavano e metterla in questi termini quasi assolve lui dal suo comportamento. Che purtroppo ancora non ho ben chiaro. Non ho la minima idea di niente.
Non voglio però continuare ad analizzare me, i motivi che mi hanno spinta ad ingabolarmi in qst storia, ecc..
Vorrei parlare di lui. Ma nessuno mi risponde. Nemmeno la mia dott.ssa. Mi ha solo smentita (ma anche lei non può saperlo) sul fatto che lui potrebbe non andare avanti per la sua strada come se nulla fosse successo. Magra consolazione.
Ovviamente non ignoro volutamente che lei sia cornuta. Ma non riesco a non invidiarla. Ha un uomo che non l’ha lasciata per un’altra. Che forse non si è lasciato troppo coinvolgere dalla sua amante. E che potrebbe aver capito di amare solo lei e non volerla più tradire.
Meglio così. Meglio che sia io a soffrire, piuttosto che lei.
Sicuramente i danni sarebbero maggiori per lei che per me.
Ora rifletterò sulla mia compulsione (mi spaventa un pò).
Stamattina ho visto che usciva. Ed ovviamente, non essendo coerente con quanto scritto nelle ultime righe, credo sia andato da un’altra.
Chissà cosa avrà tanto di speciale. Mangiano e dormono insieme.
Io non potevo chiedere più di un’ora alla domenica sul sedile posteriore della macchina. Quindi….che se la tenga! A me non interessa più!
Voglio prendere un bel respiro, fermarmi e non pensare più a niente.
Sn passata da una storia all’altra con grande velocità. Non ho mai avuto la possibilità di elaborare nel modo corretto (così da non far capitare di nuovo la stessa situazione) e di crescere.
Ma sembra che senza un uomo io nn riesca a stare (e non parlo del sesso).
Posso stare senza amici, ma senza un uomo no! Mi fa sentire inutile.
Vorrei però chiarire che non per questo uso chiunque per farmi stare bene, per farmi sentire meno insignificante.
Compito a casa : “imparare a nutrirmi da sola.”
ciao cara 🙂 a volte, anche senza rendercene conto, ci incastriamo in ruoli fissi, senza sfumature, anche a scopo difensivo, certamente. Ora parlo in generale, intendevo dire che la vita e i sentimenti, il proprio “femminile” non viaggia tra ruoli opposti e fissi, come per esempio: piuttosto di essere quella a cui viene rubato un uomo, essere quella che ruba un uomo, o che, mettendosi con un uomo già impegnato, ha meno paura forse che gli venga rubato qualcuno che non è completamente suo.
Non sto dicendo che tu abbia ragionato così, dico che spesso capita di credere che nel momento in cui ci sia sentiti in posizione di debolezza, come se la vita fosse giocare a braccio di ferro, sia necessario mettersi PIUTTOSTO in posizione di forza (poi che sia così o no conta ciò che noi vediamo in quel momento nel ruolo che assumiamo o pensiamo di assumere). In realtà anche nel caso in cui una relazione sia… troppo affollata la questione centrale non rimane come sto io piuttosto di chi vince su chi? riesco a spiegarlo?
tu ti sei fatta molte domande su quest’uomo, e ciò è comprensibile e naturale. ma credi davvero che il carattere, l’indole, la visione della vita di una persona, se di base è di un certo tipo (l’adulterio, la visione del femminile, la visione delle relazioni, la poca chiarezza, la molestia morale anche) sia così influenzabile dal fatto di incontrare me, te o un’altra persona?
Certo, si può dire sì o no, starci (ai suoi meccanismi intendo, non starci in senso sessuale) o no, sopportare o no, giocare a braccio di ferro con lui o mollare la partita, credere che il vero problema sia “lui preferisce un’altra a me perché io non sono abbastanza” invece di “lui non vuole/non è capace di avere una relazione sana” e “lui in generale non rispetta le donne” (e forse anche gli uomini, non ci è dato sapere… e non parlo di rapporti superficiali comprando un chilo di pane… c’è chi non è capace neanche di questo, ma c’è chi sembra un gentleman – o un gentildonna, certo – se lo incontri per strada cinque minuti, ma quando il rapporto si fa più profondo, un minimo anche più profondo, tira fuori altri lati) ecc. ma è probabile che lui, da parte sua, proponga sempre lo stesso modello, indipendentemente. Seppure con le sfumature del caso, a seconda della risposta che riceve (sì/no al suo modello comportamentale). Ma che comunque, se è assai poco incline alla conciliazione, al vero incontro, alla parità, il suo modello di azione/reazione sia in realtà molto più ristretto, indipendentemente dalle variabili. A te pare che lui faccia un sacco di cose diverse, contraddittorie, che mettono in crisi. Che dia messaggi molto contraddittori. E in effetti i suoi sono meccanismi che mettono in crisi (la poca chiarezza, sto/non sto, il cercare di tenere sempre sotto controllo la relazione, esigere/non promettere ecc), perché sono oggettivamente molesti, ma alla fine, stringi stringi, è un uomo che non è in grado di vivere una relazione paritaria e sana, un’intimità emotiva (prima ancora che sessuale) degna di tal nome.
allora possiamo anche parlare per ore di lui, e cercare di indovinare perché alla chiarezza preferisce le nubi, ad una relazione una serena e costruttiva preferisce la vita che fa (e che propone a chi entra in relazione con lui), possiamo cercare di indovinare se ci fa o se ci è, e perché ci fa o ci è. Ma il punto non è veramente lui, sei tu. E al di là del fatto che tu te la senta o meno di indagare nelle tue motivazioni la scelta del continuare questa relazione o no spetta comunque a te per quanto riguarda te. Perché in realtà le carte in tavola, quelle che ti servono veramente, per farti un’idea se ne valga la pena o no, le hai già. Le hai già perché sono dei mesi che ti relazioni con questa persona e il suo modo di vedere la vita. E’ compatibile con il tuo? e’ compatibile con i tuoi bisogni (di nutrimento reale)? è compatibile con il tuo stare meglio/bene con te stessa?
Che tu ti piaccia o no veramente questa persona ti fa sentire meglio con te stessa? Non mi pare proprio. Mi pare, da quello che racconti, che ti faccia stare peggio con te stessa. Allora il “guadagno” dov’è?
E sei sicura che non sai stare senza un uomo? Mi pare che, a conti fatti, senza un uomo ci stai anche adesso. Stare con un uomo non significa avere qualcuno a cui pensare con ansia o dubbi sulla propria autostima o qualcuno da sbirciare dalla finestra. Non stai con un uomo, stai con un tuo pensiero logorante. Stai con il pensiero che senza questo pensiero logorante potresti sentire un senso di vuoto. Quando è molto di questa interazione con lui che ti produce un senso di vuoto. Anche perché a forza di domandarti che cacchio ha in testa (e nel cuore) costui ti dimentichi di stare con te.
Ipotizzo, Clà. Quello che posso dire, per mia esperienza, ma vale per me, è che le relazioni in qualche modo disfunzionali danno il senso di riempire molto e fagocitare molto, per i casini e le frustrazioni che comportano, ma di fatto impediscono di vivere. Si rubano lo spazio, il tempo, le energie. Il nostro spazio, il nostro tempo, le nostre energie. al contempo ci riempiono di adrenalina per sostenere lo stress e ci anestetizzano. Insomma, sono una vera chiavica. Si vive nel tempo che fu, o che sarebbe potuto essere. Ma nel tempo presente portano malessere. E viviamo nel presente anche quando siamo seduti su una sedia, o in auto, o siamo davanti ad una finestra a logorarci. E non è che l’antidoto sia un altro uomo. L’antidoto è smetterla di starci. Il resto può essere, arrivare, ma non se dentro non ci lasciamo lo spazio neanche per sentire noi stessi. Io non voglio fare “filippiche”, Clà. Ognuno ha le sue ragioni, i suoi modi, i suoi tempi. Di certo però nessuno è insignificante. Chi si sente insignificante spesso è ferito o non si accorge che può sbocciare.
Quello che ancora mi sfugge Luna è il perchè io mi sia ostinata a farmi amare da lui.
Quando non c’era se ricordi avevo scritto un post in cui spiegavo il mio benessere interiore dato dal non vederlo.
La voglia di fare l’amore con lui ora come ora è svanita, nonostante sia stato l’unico a farmi stare veramente bene.
Eppure sapere di non interessargli più (anzi, di non essergli mai interessata) mi sconforta moltissimo.
Cerco di tenere a bada le mie compulsioni ma appena sento la sua voce scatto come un felino e corro a vederlo.
Lo guardo e penso di essere pazza di lui, di amarlo profondamente.
Vorrei farmi notare, così da provocarlo e vedere come reagisce. Ma non ne sono capace.
Non sapevo nemmeno cosa rsp al messaggio che mi ha scritto sabato.
A dire il vero non immagino il perchè di quel gesto.
Eppure fa così male pensare di non essere stata amata davvero. Che tutto ciò che usciva dalla sua bocca, dai suoi occhi e dai suoi gesti erano bugie. Eppure sembrava veramente cambiato. Mostrava più interesse, più attenzioni. Parlavamo come se fossimo stati davvero du fidanzati.
Ma tutto aveva un solo ed unico secondo fine…portarmi a letto!
Non credo che sia una persona non in grado di avere una relazione sana. Tradire capita a molte persone e non tutte lo fanno nello stesso modo, con lo stesso scopo. Nonostante io non li giustifichi. Ma poi si arriva a questi punti e anche il tradimento non ha molta importanza. Quello che conta è il finale.
Ed io sono la perdente.
LUNA avevo proprio bisogno di leggerti, quando ti leggo mi sento reale, tangibile e non campata in aria. Le tue parole sono il balsamo per curare le ferite invisibili che le manipolazioni e le violenze psicologiche provocano. Quando guardo la mia storia da fuori, come se si trattasse di un’altra, mi chiedo come facciano certe donne ad essere così assurde nelle loro relazioni. L’amore dovrebbe trasmettere benessere, la coppia dovrebbe essere come l’orizzonte che si illumina all’alba e ti svegli felice con il nome di qualcuno scolpito nel cuore. La famiglia dovrebbe essere una morbida e tiepida culla dove l’anima può scoprirsi con gli occhi chiusi, nella certezza che non verrà giudicata, che troverà conforto e stimoli a crescere, imparare e migliorarsi. Invece no. Mi ritrovo con incollata alla pelle, addentrata nella carne e infiltrata fino a compromettere il cuore, una definizione di amore contorta e raccapricciante. Ho preso coscienza, so di essere malata di amore malato e guardo neglio occhi i miei errori, mi strappo la pelle e sono molto più che nuda di fronte alla mia vita. Perchè lui non riesce ad accendere la luce? Perchè lui non vuole vedere la gravità dei suoi atteggiamenti verso nostra figlia? Come fa ad essere così sordo, cieco e lontano anni luce da lei, dal suo diritto a diventare una donna consapevole con una solida e sana autostima e con gli strumenti per valutare correttamente l’amore? Come fa ad affermare che il suo orgoglio viene prima del benessere di nostra figlia? perchè non guarda con occhi di chi sa che la vita è un ciclo e che il tempo stringe ogni giorno e bisogna investirlo bene quel tempo, soprattutto con i bambini perchè loro sono il futuro. Lui non accetta. L’amore paterno si concretizza nella casa dove vivi, e nei pollici della televisione che guardi.
Non so, a volte sono così disperata e non vedo vie di uscita. Il cuore impazzisce e le lacrime scendono senza che possa trattenerle. Io ho costruito la mia prigione dorata, io ho accettato che venissero chiuse le porte a doppia mandata. Ora io demolisco, e sono costretta a demolire per vivere. Riuscirò a portare fuori da quella trappola mia figlia? oppure si avvererà il pensiero che mi terrorizza e lei, la lei che conta davvero, resterà agonizzante sotto le macerie?
Clà :-), grazie per la botta di “grande donna”….ma non è così.
In realtà sono una donna grande (l’adolescenza è cronologicamente lontana benché mentalmente vicina) che ha fatto grandi cazzate, si è data grandi bastonate e adesso si è stufata di prendersela con sé stessa.
Continui a vederti come una perdente perché ti sei inciampata nei tuoi piedi e anziché cadere rovinosamente a terra e rimanere piantata lì a leccarti le ferite in attesa di rialzarti hai cominciato a sbandare a destra e sinistra, hai preso una velocità incredibile e continui a rotolare.
Non sei una perdente. Stai sbandando, avresti voglia di fermarti, non ci riesci e hai perso la direzione.
Parli del tuo interesse verso quel tizio come di una compulsione. E da quello che scrivi sembra proprio così.
Probabilmente questa fase è il risultato di anni e anni di carenze di vario tipo che si sono indirizzate su di lui come premio, come vittoria, come rivincita.
Necessità di amore (chi non ce l’ha), voglia di vendetta (per il tradimento subito), necessità di riscatto (acchiappo l’uomo di un’altra e dimostro che sono una superdonna), premio per le capacità dimostrate (tò….pensavo di essere una donna di serie Z invece…..).
Non basta un uomo. Occorre un uomo da strappare ad un’altra.
Questa è la mia OPINABILISSIMA risposta alla tua domanda: perché ti sei ostinata a farti amare da lui. Una risposta che, peraltro, ricalca una risposta che hai già dato a te stessa qualche post fa.
Forse la risposta non ti piace. Per questo continui a porti e riporti la domanda?
Scusami Clà….ma quando una persona sta bene nel NON vedere la persona che si asserisce di amare pensi che si possa parlare di amore?
No! Hai perfettamente ragione. E’ una compulsione, una brama di qualcosa, un palliativo, una panacea, un qualcosa che ti serve per placare u malessere che viene da lontano.
Ma non è un rimedio. Anzi….è un rimedio presa per il culo visto che il malessere cessa tre secondi e poi riparte imperterrito e fortificato.
Fermato un po’, Cla. E prendi una boccata d’aria come ha scritto LUNA.
Dirai: fosse facile fermarsi…….
In effetti è difficilissimo per chi si vede come un concentrato di tutte le colpe possibili.
Come uscirne? Un po’ per volta. Senza pretendere di arrivare subito al risultato voluto.
Affrontando il problema ogni volta in cui si presenta senza fasciarti la testa in anticipo.
Ma il problema non è lui, ne è lui con Cla o Clà con lui.
Il problema è che Clà si da delle mazzate per colpe in parte inesistenti ed in parte frutto di un passato che, probabilmente, non ti va di affrontare neppure in un dialogo a tu per tu con te stessa.
Parla con te stessa ogni volta che avrai voglia di lanciarti alla finestra in un vortice di “dove va-cosa fa- con chi è”.
Ne hai di cose da dirti raccontarti…….
ALEBA: ciao tesoro 🙂 non voglio risponderti in fretta, tornerò, però voglio dirti una cosa: i meccanismi della molestia morale sono complessi e non riguardano solo le donne rispetto alle dinamiche di un uomo, ma anche viceversa. Ho conosciuto uomini che si erano trovati in mezzo a queste cose e le loro sensazioni, le loro trappole, il loro dolore era affine a quello di una donna nella stessa situazione. Io credo che sia importante sottolinearlo per non cadere nella trappola del fatto che le donne sono portate ad avere più pazienza, o sono per forza più accoglienti o più dotate di spirito di sacrificio… la molestia morale, la manipolazione affettiva eccetera sono meccanismi complessi e non hanno a che vedere con la nostra capacità di pazienza, di accoglienza e spirito di sacrificio. O meglio sì, perché se ne siamo dotati/e investiamo queste qualità, queste qualità possono portarci a combattere ancora di più, ma sono qualità, non sono debolezze, e nel momento in cui un meccanismo trasforma delle qualità in debolezze allora c’è nel meccanismo qualcosa che non va.
Io capisco il tuo dolore, Aleba. Capisco, credimi, ricevere conforto dal fatto di vedere che certe intuizioni non sono campate in aria, che certe cose hanno un nome e qualcuno sa dircelo in qualche modo, vedere nero su bianco delle dinamiche e al contempo stare male, ma male da morire proprio sentendo dare un nome a quelle dinamiche e dover pensare: è questo quello che io ho vissuto? è questo quello che mi è successo?
La risposta del perchè una persona non riesce a vedere quello che tu dici, l’equilibrio, l’armonia, lo scambio, la costruttività a cui tu fai riferimento e che si finisce con il considerare insieme un miraggio e un pianeta ormai sconosciuto (sento parlare di queste cose… vabbè ma esistono davvero? non saranno favole? NO, non sono favole, sono questo tipo di dinamiche ad essere invece delle gran brutte storie) è che non sa, non può. E non glielo puoi insegnare, mostrare, Aleba. Insieme alla propria battaglia per il recupero della lucidità, dei parametri c’è anche l’ammissione di umiltà (passami la parola, voglio dire il senso di realtà) del fatto che non si può. Non si può cambiare una persona che ha queste dinamiche, che funziona attraverso questi meccanismi. Nè io nè te possiamo. Non solo disarmante, bensì difficile da accettare. E doloroso. Certo, vorremmo saper mostrare a chi amiamo che la vita non è una guerra. Ma se non si può non si può. E’ quel che è. Ma possiamo/dobbiamo sottrarci alla guerra. Il solo modo è rendersi conto che quando il problema di un altro diventa il nostro problema, quotidiano, e il suo non è da noi risolvibile, ma il nostro sì, è sul nostro che dobbiamo puntare l’attenzione. Non possiamo continuare a non vivere perché qualcuno non sa vivere. Anche se avremmo voluto farglielo capire.
Scusa Aleba se vado di fretta. Ti penso. Tornerò. Un abbraccio.