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Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore chillido44.
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MARGOT: ciao tesoro 🙂
non ti ho letta assolutamente sgarbata e se il tuo flusso libero di coscienza ti serve io non ho nessun problema a leggere che mi dai anche ampiamente torto. Il discorso è che mi dispiace quando dai contro a te stessa. Ma anche questo, purtroppo, fa parte del “gioco”. Il gioco della violenza psicologica, così come l’idea di essere chiusa in una scatola in cui se tu parlassi saresti additata come la pazza, o altri epiteti. Vedi, Margot, io te l’ho già detto: la violenza morale è violenza morale in qualsiasi contesto si generi. Il fatto che sia un (una) partner occasionale, un (una) amante o un marito (moglie) a dire una cosa come:
“ti trovo un sostituto che ti soddisfi” e altre dinamiche non cambia la sostanza che quelle siano parole di violenza morale.
E’ per questo che io sposto anche l’attenzione di per sè sulla violenza morale. E ricordati che la violenza morale è sempre autogiustificatoria.
Cioè ci sono sempre delle “ragioni” perché è lecita. Mettendola giù al femminile perché mi rivolgo ad una donna: perché sei l’amante e non la moglie/perché sei la fidanzata ma non la moglie/perché sei la compagna ma non ho mai affermato che sei la compagna ufficiale/perché sei la moglie ma non sei una moglie adeguata/ecc ecc ecc.
Quindi per questo io ti dico che cercare le ragioni del comportamento di chi agisce la violenza morale è in realtà chiudersi in una scatola.
Eccomi, prima ho avuto problemi con il pc a causa di un forte temporale e ho dovuto scrivere in super fretta. Stavo dicendo che appunto la violenza morale denigratoria di per sè che tu descrivi può verificarsi anche in un rapporto non clandestino. E non è MAI giustificabile. MAI, mi segui? Ciò non significa però che non possa venire agita. Non possiamo controllare una persona che la agisce, dobbiamo spostarci. Anzi, ogni tentativo di conciliazione con chi usa quelle modalità si rivela uno stress e malessere. Ecco perché io dico che chiedere a lui che ti dica ciò che ti fa stare bene e ti conferma è un paradosso. Non è un paradosso provare senso di spaesamento e dolore o farsi delle domande, mi segui? e’ un paradosso credere che sia la persona che usa una modalità offensiva e a circolo chiuso a darci un rinforzo positivo.
Un altro aspetto da considerare però è che, fermo restando che chi agisce in un certo modo nei confronti dell’altro si darà (attenzione non ho detto avrà, ma si darà) sempre delle giustificazioni valide per denigrare l’altro e per girare la frittata delle sue regole per cui lui non ha doveri di rispetto nè responsabilità, mettendoti in una situazione poco chiara con questa persona gli hai concesso di stare in un ambiente relazionale in cui potesse agire ancora di più le sue modalità e autogiustificazioni lesive nei tuoi confronti appellandosi pure al fatto che essendo tu amante e avendolo tu sempre saputo zitta e cuccia.
Rimane il fatto che lui sta usando la sua posizione nei tuoi confronti per essere ancora più lesivo, offensivo, per ledere la tua identità e per girare le frittate.
Perché comunque non esiste posizione che giustifichi la violenza e la prevaricazione. Perché, vista come una relazione uomo/donna, in ogni caso lui si sta comportando in maniera offensiva nei tuoi confronti.
Quindi (ma non so se riesco a spiegarmi bene) il discorso è:
a) se mi amo non mi metto in una posizione di clandestinità se voglio una situazione alla luce del sole
b) se mi amo non vado contro i miei valori
c) in ogni caso se ho una relazione di qualsiasi tipo con una persona che mi prevarica comunque quella persona ha un atteggiamento prevaricante
ora devo andare, torno dopo, scusa.
MARGOT: scusa, alla fine non sono tornata dopo e in questi giorni sono veramente incasinata, e non so se riuscirò a scrivere molto, però tu scrivimi se vuoi, che appena posso ti leggo.
Io comunque resto dell’idea, tesoro, che per uscire da questi circoli viziosi ti farebbe bene parlare con qualcuno competente.
E’ vero che hai fatto dei passi avanti, che sei più consapevole e lui ti manda meno in tilt, ma cose come:
@Io nn sono stata capace neanche di farlo sentire felice.
ti fanno veramente male dentro, lo so. E perdi di vista il fatto che manco lui ha reso felice te, anzi, ti ha pure molestata moralmente a gogò.
Guarda, Margot, che io lo so che sono dolori grossi questi.
Ma per uscirne bisogna avere la chiave, e tu la chiave non ce l’hai. La cerchi, ma se tu andassi da qualcuno che lo fa insieme a te probabilmente ci metteresti un decimo del tempo.
La cosa del sesso/amore la capisco. Capisco la domanda che ti fai. E non penso che la domanda di per sè sia assurda, mi ripeto.
Dico solo che è una domanda in cui implodi perdendo di vista tutto il resto.
E il resto è che questa persona è quello che è e bene non ti fa.
Se poi ti aspetti da lui una risposta sincera, che possa pacificarti il cuore, rischi di non averla mai. Perché questa persona si muove da quello che racconti su un altro piano. Quando dico un altro piano non intendo dire per forza sesso versus amore, in generale e nel particolare. Ma dico che i suoi meccanismi non sono assertivi e chiarificanti come vorresti tu.
Per lui sgusciare nelle situazioni, dire a e poi b, ecc mi pare un meccanismo che usa sempre. E se una persona ti ha tenuta sulla corda anche e soprattutto attraverso il meccanismo del non farti mai sentire abbastanza importante (meccanismo che serve a lui) credi davvero che ti permetterà di liberarti dicendoti: sì, sei stata importante?
Non dico che non possa farlo in senso assoluto, ma non credo gli dispiaccia la tua posizione di potere su di te.
Mi ripeto: chi non sa vivere una relazione alla pari e la basa su questioni di forza ha un SUO problema. che ovviamente diventa tuo nel momento in cui tu aneli ad una parità che per te sarebbe serenità ma per lui (o lei) non lo è.
Senti, Margot, io sono stata 10 anni 10 con il mio fidanzato, compagno, moroso, non con un amante. Pensavo: noi due nell’universo, la coppia più bella del mondo e che saremmo invecchiati insieme. Qualche dinamica del c.... ce l’aveva già (io certo ho avuto le mie, in senso opposto: paura dell’abbandono, l’andare in tilt quando se litigavamo per una cazzata lui per tre giorni non rispondeva al telefono, più certamente anche cose che ho sbagliato anche senza rendermi conto, anche perché stavo crescendo in concomitanza con il rapporto). Morale della favola: dopo dieci anni, appena andati a vivere insieme (ed eravamo felici) comincia ad andare fuori con il cocco. E diventa un molestatore morale. Mi odia, lui sa perché e io no. E già questo di per sè è patologico, perché se sei incazzato per
per qualcosa me lo dici. Invece lui viene e mi dice: non ti amo più. Anzi, dice pure: dieci anni non sono mai esistiti.
Boiata atomica, ma io ci credo. Cioè io come te mi chiedo: ma quindi cos’era quello che ho vissuto?
Uno dei problemi è anche sua madre, molestatrice morale d’eccellenza, che mandando in tilt lui per le sue mire di controllo arma una persona già in crisi (lui) contro di me. Io divento tipo l’amante del mio moroso. No, non nel senso che c’è un’altra, ma nel senso che anche se viviamo insieme, facciamo tutto insieme, io però mi devo ricordare che lui non mi ama più. Certo, da fuori sembra folle. Lo molli e via uno che fa così. Ma il punto è che io so che ha avuto un’infanzia allucinante ecc ecc, e lo conosco da 10 anni. così io so che sta male. Ovviamente tutti negano. Lui dice: sto male per colpa tua. Ed altre amenità. Io resto al suo fianco. Perché lo amo, ovvio. Ma anche perché non voglio buttare nel cesso 10 anni IMPORTANTI per una cosa strana, non chiara, minacciosa e limosa che non capisco. Anche perché lui mi mostra la nostra nuova casa (decisa da sua madre, ndr) per noi, e verrà fuori che io non la volevo, mentre io ero in tilt perché ero passata dalla coppia più bella del mondo a qua non si capisce una mazza. E uno che mi diceva: sii sempre fiera del tuo lavoro perché sei in gamba, non mollare! E che mi diceva: finalmente sorridi amore! quando avevo lasciato un posto di lavoro devastante, era passato da ciò a dirmi alternativamente che il mio lavoro non valeva una mazza/non fai un c.... tutto il giorno/pensi solo a lavorare ma della casa te ne freghi. Riassumere anni di ste storie è impossibile e non mi va. Anzi, scusa, ma non voglio neanche tornare troppo precisamente sull’argomento. Però posso dire che non sono masochista, non sono scema, ma, anche per una serie di altre concomitanze, mi sono trovata in un casino più grande di me. Se lo lasciavo mi inseguiva facendo lo stalker e dicendomi che il mio abbandono lo faceva morire, se stavo con lui faceva quello che non deve amare mai, se però dopo un anno così trovava un sms di uno sul cellulare non mi diceva niente ma continuava a covare odio perché intanto di trasformava in un detective privato.
Se mi ha amato? Penso di sì. Ho visto anche il suo amore. Ma mi ha amata malissimo, e soprattutto più preso dalle sue dinamiche che dall’idea che forse se avesse fatto uno sforzo di togliersele saremmo stati felici. Dire che era colpa mia o delle relazioni che vanno male era più facile che dire “ho un problema, e ci sto rendendo infelici inutilmente”. Lui si è snervato e non è stato felice, quindi in teoria neanch’io l’ho reso felice e magari Maria Cunegonda ci riuscirà. Se lui glielo permetterà. A me, a noi non l’ha permesso. E per quanto faccia un male boia, per quanto io mi debba ricostruire pezzo per pezzo, è quello che è. Quindi ti consiglio di cuore: vattene finché sei in tempo. Tanto più perché lui gioca con la tua autostima e con il fatto che non ti ama.
Ciao Luna, ho letto d’un fiato i tuoi ultimi due commenti. La tua storia è durata 10 anni, la mia 17 e abbiamo una figlia di 5 anni, ma le dinamiche erano le stesse, e anche peggiori. Dopo che è nata la bimba ho provato tre volte ad andare in terapia ed ho sempre disdetto l’appuntamento. La quarta volta sono andata ed è iniziato il mio lavoro di ritorno a me stessa, di ricostruzione della mia consapevolezza di esistere visto che lui mi aveva quasi convinta di essere uno zero assoluto. Dopo sei mesi di terapia, il mio terapeuta ormai è convinto che era il mio compagno ad aver bisogno di andare in analisi, e se avesse chiesto aiuto in passato non avremmo vissuto tutti quegli anni infernali. Ma lui non si rende neppure conto di avere un problema. Il mio unico grande e reiterato errore è stato quello di intestardirmi nel volergli dimostrare che io non ero una nullità e che meritavo di essere amata da lui. Lui si dispera, mi odia, mi vorrebbe vedere sanguinante e distrutta…magari nella sua testa lo sono, ma io so che lui è solo un molestatore e le sue azioni presto o tardi non avranno più nessun effetto su di me.
Grazie Luna per le tue confidenze, mi aiutano a capire ancora meglio e mi fanno sentire meno sola.
Ciao Luna grazie del bentornato 🙂
@ecco perché io “insisto” che è più importante entrare nelle proprie ragioni, quelle vere, nelle nostre autogiustificazioni, nel nostro lavaggio del cervello (pure che sia stato indotto, in maniera molto potente da fuori, cosa che nella molestia morale accade, in parte almeno sicuramente accade) che comprendere perché l’altro è ignorante nel senso che dici tu.
Mi trovi in pieno accordo … ma credo sia molto difficile, ma non impossibile, abbattere schemi mentali e strumenti con cui abbiamo riconosciuto una felicità, una gioia, un amore etc … sofferenza, angoscia, paura etc..(che rufiutiamo)…. è veramente molto difficile entrare veramente in contatto con te stesso e guardarti dentro, soprattutto quando stai impiegando quasi tutta la tua energia ed attenzione verso un’esterno in continuo cambiamento che la vuole.
In più quell’interno di cui parlo è forte, molto più forte di quanto non si creda e non accetta volentieri di essere messo sotto lente di ingrandimento e magari pulito o resettato. Lui funziona bene secondo lui ovviamente.
Da li, che la nostra più grande sfida è contro noi stessi.
Detto questo ti abbraccio e buona vita a tutti.
Cara Luna, amica mia, ora si che capisco quanta forza hanno le tue parole perchè nascono dalla consapevolezza di aver vissuto una situazione di disagio e molestia simile alla mia.
Prima di tutto ti ringrazio per esserci sempre e per aiutarmi a capirmi anche nei momenti di puro delirio. Ora ho capito cosa mi vuoi dire quando mi fai ben notare che il mio insistere per avere da lui il mio giusto riconoscimento è chiudermi dentro una scatola da sola. Sono io da me che pretendendo di essere liberata da lui mi incateno da sola. Con questo nn voglio dire che lui nn contribuisca, ma come dici tu e Aleba lui ha i suoi problemi per cui attua questo gioco-forza su di me e sicuramente il suo ego ne giova parecchio. Credo anche io che gli piaccia la sua intoccabile posizione di dominio su di me. Quando hai descritto i tuoi 10 anni in molte dinamiche mi sono rivista, e quando Aleba ha ben detto che il suo lui nn capisce di avere un problema, mi sono sentita finalmente capita. Questo prima di tutto mi aiuta a capire che nn sono sola e che nn dipende dallo scarso valore che lui mi vuole attribuire. Nathan giustamente fa notare che sono soprattutto io il mio peggior nemico, la mia ostinazione, e soprattutto mi fa rendere conto di quanto è difficile rompere quegli schemi mentali entro i quali mi sono rifugiata per delimitare questa storia. Siano stati essi per trovare qualcosa di buono siano stati per definire il male che c’è in questa storia. Io credo di starci male perchè ho a che fare con un molestatore, nel senso che mira a demolire la mia autostima per tenermi a guinzaglio, ma credo anche che il mio sentirmi male nasca dalla schematizzazione mentale che ho dato a questa storia. Cioè andando contro i miei principi, ho abusato di me stessa e per giustificare questo mio comportamento ho cercato di trovare qualcosa di buono che mi facesse restare nella storia. Questo nn significa che il bene che è comparso sporadicamente tra di noi nn sia esistito ma sta di fatto che questa storia parte, cresce e continua su presupposti totalmente sbagliati, che mi creano disagio per la posizione in cui mi fanno trovare. Io credo ancora che la cosa che sempre mi farà male è che lui nn mi abbia mai guardata con occhi diversi per volermi come la sua storia ufficiale. E sinceramente questo è un problema fondamentale, è da qui che tutto si muove e qui che attacca per distruggermi. Essere la numero due mi darà sempre meno valore, nn so se mi sono spiegata.
Luna è vero che me ne devo andare e anche di corsa da questa storia perchè i pezzi cominciano a essere tanti, ma tu dimmi quanto ci vuole per essere di nuovo coscienti che sta solo giocando con me, con la mia autostima e che con il fatto che nn mi ama? quanto ci vorrà per capire che nn ammetterà mai quello che prova per me e nn mi renderà mai libera? perchè ogni volta che penso di aver capito, lui torna da me, con sentimenti più forti e poi, subito dopo, rinizia l’inferno.
Cara Margot, credo che per rompere gli schemi mentali di cui parli devi capire che questa tua frase: “che la cosa che sempre mi farà male è che lui nn mi abbia mai guardata con occhi diversi per volermi come la sua storia ufficiale.” è molto ma molto MENO vera di quello che credi tu. Questa idea di così tanto male devi metterla da parte e cominciare piano piano a valutare la possibilità di essere INDIFFERENTE a come ti vede lui. Ci sono stati periodi (anni!!) durante i quali io ero arrivata ad una condizione tale di dipendenza da come mi guardava lui, che penso mi fossi autoconvinta che dalla sua opinione su di me sarebbe dipesa l’aria che avevo a disposizione per vivere. Sono stata io a dare questo potere a lui e lui ne traeva un tale giovamento!! Ora io ho capito che l’aria è tutta intorno a me ed è gratis..devo solo respirare a pieni polmoni. Lui è arrabbiato perchè non lo “venero” più…ma ho capito che non devo convicere lui che io sono una persona, io lo so…che lui creda quello che vuole. Come tu stai dando il potere al tuo amante di far credere a te stessa che starai male. Fidati, starai meglio quando capirai che lui non adeguerà il suo modo di guardarti a ciò che vorresti tu. Non è all’altezza, non ne è capace e soprattutto per lui è indispensabile mantenerti nella tua posizione di assoluto bisogno della sua approvazione. Fidati, sarà lui a crollare quando lo mollerai. Ma non devi mollarlo perchè non sa amarti, lo devi lasciare perchè restando con lui privi te stessa di avere la possibilità di essere felice. Starai male? Certo ! Hai figli tu? penso di no, ma ti assicuro che uno dei MALI peggiori al mondo è il travaglio nel parto…ma il risultato di quel grande dolore è UNA VITA NUOVA DI ZECCA CON TUTTE LE PORTE APERTE PER CERCARE LA FELICITA’.
Dai a te stessa la possibilità di accedere a quelle porte. Accetta di dover soffrire e ricordati che la vita tua non dipende da quante gocce di amore riesce a darti lui o qualcun altro.
E’ come quando ti metti a dieta, se lo fai per perdere peso in fretta e ti aspetti risultati eccellenti, sbagli tutto e ricadi sempre nei soliti schemi. Se prendi la dieta come uno STILE di VITA che sia salutare e porti benefici duraturi non solo sulla taglia, ma anche sull’umore, sulla salute, sulla gioia di vivere…i risultati saranno lenti ma definitivi. Amati Margot, è un tuo diritto ma anche un dovere!
MARGOT, ALEBA ciao care 🙂
e grazie, tantissimo, ad Aleba per la sua testimonianza.
Non sono stati 10 anni, mi sono spiegata male. Sono stati sedici.
I primi 10 sono quelli in cui comunque abbiamo sempre affrontato le cose insieme e siamo stati insieme, gli altri sei quelli del delirio. Quelli in cui, sì, è vero, ho perso sempre più la percezione dell’aria come dice Aleba. E, NATHAN, sono assolutamente d’accordo con te su quello che dici, perché se c’è una persona che mai si sarebbe potuto credere che potesse sentirsi così (io che sono nata libera, in senso buono) quella sono io.
Nel mio caso specifico il punto di svolta (in negativo) è stato quando lui ha cercato di sottrarsi del tutto alle molestie di sua madre, che lo ama, se così si può dire, appunto, ma malissimo. E non sa fare diversamente. Non mi dilungo perché per me lei è semplicemente quello che è. Non un mostro, ma una persona che ragiona e vede e filtra la vita a modo suo. E non cambierà MAI. Ha un solipsismo da manuale. Per far capire cosa sia l’inconsapevolezza di cui parliamo (lei è la prima che ha un problema e genera problemi, ma non se ne accogerà/ammetterà mai… perché funziona come funziona) lei è convinta di amare i suoi figli, di proteggerli persino, di fare del bene e si sente anche illuminata dal Signore. Il punto è che se per farti del bene, secondo lei, ti deve ammazzare ti ammazza. Lei si sente la sola ad avere la chiave di lettura giusta nell’intera galassia. E’ convinta di essere pia quando ti sta scaraventando addosso un missile terra-aria. Una persona così non la cambi, o la reggi o ti sposti. Lui si è spostato, all’epoca. E il suo, di lui, grido di libertà (non aggressivo, non andandosene sbattendo la porta, ma semplicemente dire: vado a vivere da solo, con lei, cioè me, e manco lontano) ha fatto scattare l’allarme rosso in lei.
Lui, di sua madre, mi ha parlato la prima volta che abbiamo parlato. Quindi lo sapeva di avere un problema. Ha cercato di gestirlo tutta la vita, ne è stato contaminato tutta la vita. La differenza dove stava tra il prima e il dopo: che prima io non ho mai avuto veramente uno scontro diretto con lei. Avendola sgamata sono riuscita sempre a spostarmi e a gestirla. Non ho mai sentito che mi mancasse l’aria e ho sempre saputo difendere la mia aria. Mica dovevo stare con lei, dovevo stare con lui. E se lui aveva una madre così mica era colpa sua. Ho affrontato con amore – e essendo amata – il fatto di stare con una persona però che aveva dentro il riflesso della sua infanzia e di certe dinamiche, ma poiché anch’io avevo le mie (anche se sono più positiva, propositiva, introspettiva con meno paura, anzi, considerandola una risorsa, ma anch’io ho una madre particolare, anche se non come la sua) mi sembrava anzi che insieme avremmo semmai potuto superare costruttivamente le sofferenze ecc.
Posso senz’altro affermare che certe sue modalità le ho già viste in quei dieci anni, ma posso altrettanto affermare che anche lui mi ha dato moltissimo. E che mi ha amato. Ciò non significa che quei dieci anni siano stati una passeggiata, anche se belli, e alla fine, se leggo oggi quello che gli scrivevo all’epoca (sì, gli scrivevo, e già da ciò si evince che avevamo mille modi di comunicare ma quello verbale non è mai stato facile nelle cose veramente importanti) pur nell’ingenuità dell’età mi rendo conto di avergli detto in fondo sempre le stesse cose. Tanto che fu lui a dirmi, stupito, rileggengo a distanza di anni una di quelle lettere: sì, ho sempre gli stessi problemi. Il fatto è che anche quando ha ammesso i problemi non li ha mai affrontati. Anche perché lui è convinto che non si possano affrontare. Negarli è meglio. E guarda che per questo nessuno può fare niente, Margot. Nessuno può farlo per te, come dice giustamente Aleba, se tu non lo fai. Non può farlo non solo al posto dei nostri LUI, ma neanche al posto nostro. Di buono c’è che capita anche di andare dallo striz per parlare di un problema di coppia o di molestia morale, e per comprendere che in realtà si sta parlando di se stessi, della propria stanchezza nello stare male, con un’altra persona, ma comunque, che sia a monte o di conseguenza, o entrambe le cose, con se stessi. Ed è per quello che si può fare qualcosa.
Quando lui ha detto: mi sposto, non ne posso più (da lei, non da me) è scattato l’allarme rosso. In lei, che vive di controllo sugli altri (come ci eravamo permessi? Non credo neanche che sia stata in grado di decodificare questa sua sensazione e non lo sarà mai) e in lui. Lui era esposto e lei ha caricato la dose. Per fare capire quale possa essere la potenza della molestia morale voglio dire che io a sua madre in quegli anni l’ho vista pochissimo, eppure quello che ho capito è la differenza con uno scontro veramente FRONTALE. Con lui. Ma allo stesso tempo con lei. Con lei veramente, e dentro di lui. Con tutte le sue paure che sono diventate aggressione. Con tutte quelle cose sue mai affrontate che sono scoppiate. Non penso neanche che lui desse ragione a sua madre. Semplicemente sono scoppiate. E io ci stavo in mezzo. Anche perché nel frattempo sono scoppiate anche le mie di cose. Oggi io ti dico che non mi interessa nulla di pensare che lui sia cattivo o che sia tutto sbagliato. Anche perché lo so che non è tutto sbagliato. Neanche sua madre sarà tutta sbagliata. Ma le dinamiche quelle sì, sono sbagliate. E con quelle non si vive. Sono INVIVIBILI. Hanno costi altissimi. Qualsiasi sia il detonatore, una madre, la nascita di un figlio, la perdita del lavoro, da subito o dopo. Se loro riescono a viverci vuol dire che sono in grado, a qualunque costo. E sanno cadere in piedi standoci dentro. Io no. Tu no, Aleba no.
Margot, ascolta Aleba. Rileggi la tua lucidità nell’ultimo post, quella sei tu. Tu ancora confusa, ma sei tu. Devi ripartire da lì. Chiedi aiuto.