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Lui è sposato ed io sono un’amante

di chillido44
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Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 2.507 commenti

Pagine: 1 132 133 134 135 136 251

  1. 1331
    LUNA -

    MARGOT:

    @Ora Luna ti dico che lui mi fa sentire come uno schifo e una stupida proprio perche’provo dei sentimenti per lui

    no.

    perdonami (se puoi) perché sono così diretta, ma @il fatto che tu provi sentimenti per lui, come dici, c’entra molto poco con questa dinamica, la sua e la tua. Tu avresti potuto perdere da mesi i sentimenti per lui e sentirti comunque così.
    Lui ha una dinamica di merda, ma l’incastro avviene anche perché la lingua (le sue dinamiche) batte dove il dente duole (le tue dinamiche). Anche la tua convinzione che sia per i sentimenti che ci si fa ridurre o si riduce così.

    @Gli faccio schifo e lo irrito. Sono come la peste. Vado evitata.

    è questa la cosa, questa tua sensazione, su cui probabilmente (dico probabilmente, non sono una psicologa) dovresti lavorare con un terapeuta. La sensazione di temere di essere come la peste che va evitata? io ovviamente non posso sapere se questa era una tua paura prima di lui e lui l’ha fatta esplodere o se le sue modalità l’hanno generata. Ma questo:

    @A lui nn piaccio. Gli faccio schifo e lo irrito. Sono come la peste. Vado evitata.

    questo messaggio che ti ripeti e ti ossessiona è la cosa che ti fa sentire come ti senti e ti mette nella condizione di sentirti sempre di più così, in un circolo vizioso?
    Lui fa la sua parte, ma tu fai la tua. E il fatto di essere stupida non c’entra niente. Nè il fatto di per sè di provare sentimenti.
    E’ una tua idea che sia il fatto di provare sentimenti per lui ti renda debole di fronte alle sue dinamiche o al fatto che lui può che non amarti follemente o ti senti morire o al fatto che lui ti dica chi sei (se non ti ama ciò non fa di te una persona che vale di meno, semplicemente lui non ama te. Non si può controllare il fatto che gli altri ci amino o no). Puoi amare molto qualcuno, moltissimo, una persona che non ti ricambia o ha delle dinamiche moleste, ma dire no a quelle dinamiche.
    Non è questione di stupidità e debolezza, la questione è un’altra.
    Mi ripeto:
    la molestia morale è pesante, può confonderci, anche distruggerci. Quello che ti dico non è un giudizio. Quello che ti dico è però che non è vero che è perché provi sentimenti nei suoi confronti che vivi questa situazione. Una delle cose che ti fanno stare così male è che, di fronte alle sue dinamiche e al suo rifiuto, tu ti ostini a voler esserci, ma più cerchi di imporre la tua presenza più ti senti male già solo per il fatto che ti dici: chi sono io se invece di essere accolta e voluta devo cercare di imporre la mia presenza e sentirmi dire che sono fastidiosa?

    Da queste sensazioni e dinamiche PUOI uscire, Margot. Ma se non ce la fai da sola e continui anche tu (non solo lui, anche tu con te) a riempirti la testa di cazzate forse è il caso che chiedi aiuto.

  2. 1332
    LUNA -

    ALEBA: ciao 🙂 scusa se ti rispondo solo adesso.
    @L’amore per sè stessi è quanto di più sano si possa coltivare, eppure è così complicato imparare a coltivarlo!!!

    io credo che alle volte la cosa difficile sia, ancora prima di coltivarlo, riuscire a capire cos’è.
    Cos’è davvero l’autostima.
    Perché forse si immagina che l’autostima sia dirsi: sono bella, brava, fotomodella, non avere nessuna insicurezza ecc.
    Ma la base dell’autostima spesso è fare ciò che ci fa stare bene invece che ciò che ci fa stare male, per esempio.
    Banale? No.

    L’altro giorno una signora mi raccontava che ha lasciato il marito per anni perché, dopo quindici anni di matrimonio, non ne poteva più del fatto che lui fosse un donnaiolo. Lo amava? Sì, ma ad un certo punto ha detto: io mi voglio bene, voglio bene anche a lui ma non voglio stare male tutta la vita per questa situazione. Lui non cambierà e io non posso vivere una vita che non è la mia, perché anche se mia madre mi dice sopporta sopporta, come ha fatto lei, io non sono mia madre, e questa non è la vita che voglio.
    Lui per anni, l’ha cercata, le ha detto cambierò, le ha detto sono cambiato, lei aveva perso la fiducia, in lui e nel fatto che lui cambiasse. Ma soprattutto voleva stare bene, lei, innanzitutto. Io voglio stare bene. Vuoi stare bene con me? allora parliamone. Vuoi stare male o vuoi farmi stare male con te? No grazie.
    Aveva preso la sua decisione. Dopo anni è tornata con lui, ma nel frattempo ha vissuto volendosi bene. E’ chiaro che lo amava per dargli un’altra possibilità, ma è a se stessa che comunque non si è dimenticata di darla la possibilità, evidentemente. Ora stanno insieme da anni e sono felici. Lei dice: lui ha capito davvero, è cambiato davvero.
    Ma non è cambiato in 5 minuti e non è cambiato per un ricatto. E’ cambiato perché lo voleva lui, lo ha sentito lui. Perché si è messo in gioco perché lui voleva una persona che non poteva avere con i ricatti. Ma per scelta. Sua e di lei.
    Allora mi viene in mente cos’è l’autostima?
    forse nel suo caso è stato dire basta, quando stava troppo male in una situazione, e volersi bene, e al contempo ascoltarsi e dire di sì quando la situazione poteva essere davvero positiva. Perché in un caso lo schema “sopporta” avrebbe potuto impedirle di scegliere per sè, ma anche nel secondo caso lo schema “non si torna indietro” “le persone non cambiano” avrebbe potuto impedirglielo.
    Invece ha osservato la realtà, le sue sensazioni, i suoi sentimenti, ha messo sulla sua bilancia, si è ascoltata.

    Non è con i ricatti che possiamo avere qualcuno vicino e io penso che sia giustissimo quello che dici: che si chiarisca lui, che chiuda la sua storia precedente, e che da uomo libero, se vuole sentirsi libero di scegliere, decida. Non è per strategia che si dice ad un uomo: io non voglio essere un’amante ma una compagna. Non è per costringerlo a scegliere. Ma perché una persona ha diritto di dire la sua verità. E che l’altra persona ne prenda atto, e quindi si ascolti.

  3. 1333
    SUNSHINE -

    Margot, ciao. Ho letto un po’ della tua storia e non riesco a non scrivere. La tastiera urla. Conosco bene la dinamica in cui sei dentro mani e piedi. E’ la dinamica del “avro’ valore solo se lui me lo dara’”. Sei in gabbia, prigioniera eil vostro schema e’ quello tipico della vittima-carnefice. Sta tranquilla che anche lui ha i suoi problemi, non inferiori a tuoi solo che io di lui me ne frego, al momento, perche’ sto parlando a TE. Distruggi la tua gabbia, tu puoi. Guardala bene, non e’ di acciaio. E’ fatta di “niente”. Tu la rompi in un attimo se riesci a vedere che ci sei rinchiusa. Non e’ lui ad avere la chiave, sei tu ad avere il potere di sfasciarla quando vuoi. Tu non guardi piu’ chi sei o quel che vali o quel che vuoi perche’ sei parametrata da un giudizio che e’ implacabile e pensi che solo il ribaltamento di quel giudizio ti potra’ salvare. Non e’ cosi’. Ovvero, se accadesse, saresti libera. Ma se non accadesse, non sei prigioniera per sempre. Lo sarai solo finche’ non accetterai di vedere cosa sia questa persona nei tuoi confronti. Appena lo sentirai nel cuore cio’ che e’, ti scattera’ uno step mentale in piu’ che si chiama autoconservazione e da li’ te ne andrai piu’ veloce della luce, forse con dolore ma certamente anche con speranza perche’ l’ aria che risentirai dentro i tuoi polmoni sara’ la piu’ pulita e fresca che avrai mai sentito.
    In bocca al lupo! Devi solo vedere.

  4. 1334
    margot -

    Ragazze io vi ringrazio di cuore per ogni consiglio che mi date. Data la situazione capite bene che nn ne posso parlare con nessuno e forse nn ne ho neanche il coraggio di dire che sono quel tipo di donna che si fa fare di tutto dal suo uomo. Mi vergogno, ma questo lo sapete pure ormai. Poi devo dire a Sunshine che io lo spero ke l’allontanarmi da lui mi porti a stare meglio, ma ora il fatto che lui mi rifiuti vince su tutto. A parte la continua sensazione di nn essere abbastanza di nn avere valore, e di nn essere apprezzata come vorrei ora c’e’anche la consapevolezza che lui fa subito a buttarmi fuori dalla sua vita senza tante remore. Insomma tutto e’più forte del mio spirito di sopravvivenza. Io ora nn capisco cosa provo x lui, razionalmente mi sembra impossibile che ami chi mi distrugge, ma ora senza di lui mi sento persa ma sono certa ke preferirebbe morire torturato no che vedermi. Luna la sensazione ke le persone nn mi amino me la porto dietro da sempre, ora lui mi ha confermato ke nn merito di essere amata visto ke in 2 anni nn ha provato nulla. Saranno cazzate pensare ke xche provo sentimenti x lui mi tengo tutte le sue cattiverie,ma se nn e’ cosi a cosa e’dovuta tutta questa soggezione ke ho di lui e il bisogno di avere rassicurazioni da lui. Mi vergogno se penso a quanto spesso gli chiedo rassicurazioni, a quanto spesso mi dilanio dai dubbi xche possa nn trovarmi più attraente e preferire altre a me, a quanto spesso lo vedo evitarmi in mezzo alla gente facendomi sentire sporca. Sto messa male! Ho passato un fine settimana a piangere xche’mi sento sola e so ke tra i due sono solo io ke ci soffro, ke ci rimetto e ke ci spreco tempo a pensarci. Ma nn so fare altro. Ora mi sento anche fallita x nn avere saputo capirlo, forse avrei potuto farmi amare in qualche modo. Nn posso pensare ke tutto finisca miseramente cosi come se il nostro noi nn ci fosse mai stato. Cosi avrebbe avuto ragione lui quando mi ha detto ke io e lui nn esistiamo, avrebbe vinto. Ha gia vinto. mi ha anche allontanata dicendomi ke nn capisco quando smetterla con tutte queste fisime mentali. Ma mi domando come puo’pensare ke io smetta di farmi domande e viva con animo leggero una storia clandestina in cui nn vengo rispettata in nessun modo? Pensa davvero che sia cosi superficiale e sgualdrina da restare in questa storia x 2 anni solo x il sesso?allora e’cosi x lui?sono solo sesso ke da un po’crea troppi problemi x cui vado allontanata? Ora saremo pieni di dinamiche sbagliate ma ditemi cosa si aspettava ke io facessi? Ke mi defilassi in punta di piedi? Gli do fastidio e nn e’un’impressione. Nn mi sopporta come persona. E poi tutte le cattiverie ke mi fa, ke mi dice, a cosa servono, come pensava ke reaggissi? Nessuno dei due chiude direttamente ma abbiamo prima io e poi lui ke e’meglio smetterla. Ma poi l’indifferenza e tutta la superbia ke usa pensa ke me le merito e secondo lui sono comportamenti da adottare verso una persona con cui hai una “storia”? Cioe in qualke modo andrei tutelata dal dolore, ma qua c’e’solo dolore. In qualche modo lui aveva detto di voler evitare di farmi del male ma come puo’se tutto quello ke fa x me e’dolore e io mi sono innamorata di colui a cui nn interessa nulla di me? Fa troppo male, e nn so come fare.

  5. 1335
    aleba -

    Ciao Luna, non preoccuparti per il ritardo perchè per me è sufficiente averti letto. L’autostima è proprio ciò che hai scritto, capire che quando qualcosa ci fa vivere male, ed è qualcosa che noi possiamo cambiare, abbiamo il dovere e il diritto di cambiarla. Imparare a dire “no” e “basta”. Io non sono così, purtroppo. Sto lavorando anche con un terapeuta per smettere di essere sempre accondiscendente e imparare a volermi bene. Ho vissuto tanti anni una storia dove ho dato tutto a livello economico e di sentimenti. A me non è rimasto che il vuoto di un cuore prosciugato e un portafoglio leggero. Sto uscendo da questa storia a fatica e con dolorosi strascichi. Non voglio ricascare in una situazione dove non sono al centro dei miei pensieri e delle mie capacità. L’uomo sposato che ho conosciuto da pochi mesi ha vissuto come me il suo matrimonio e la sua autostima è bassissima. Ci sta lavorando anche lui, ma deve fare i suoi passi per sè stesso…come ho fatto io. Io non voglio essere un’amante…ho deciso di volermi bene ! !
    Grazie Luna.

  6. 1336
    LUNA -

    MARGOT: mi ripeto, non solo una psicologa, e non voglio entrare con prepotenza in cose troppo personali, delicate.
    Ma se lui ha incendiato una situazione emotiva preesistente, se ha dato corpo alle paure di abbandono, di sentirsi sporchi, rifiutati ecc. forse non sarebbe un’idea andare a vedere da cosa nasce veramente quella sensazione che lui, con le sue dinamiche, o indifferente questa storia con le sue dinamiche, ha incendiato?
    O comunque a cercare di risolvere ciò che, fosse pure per un certo tipo di situazione che stai vivendo come un trauma, si è inceppato?
    Per trovare, sperimentare nuove strategie non per conquistare lui, ma per stare meglio tu?
    Di cosa hai paura andando da un terapeuta, Margot? non potrà sostituirsi alla tua capacità di scelta o di analisi di una situazione, semmai potrà guidarti a leggere la tua realtà in un modo più sereno e a scegliere tu, cosa senti davvero meglio per te.
    Un terapeuta non ti giudica, Margot. Non ha dei parametri di cosa deve fare ed essere Margot per essere meglio rispetto ad uno schema.
    Non potrebbe farti sentire meglio, anche se magari non immediatamente, avere un luogo dove potresti incontrarti, confrontarti con te stessa, ma non secondo dei parametri di giudizio? Anche rispettando le tue paure, se ne hai.
    A me questo è stato utile, non posso essere certa che per te lo sia, nè voglio trasmetterti l’idea che ciò che è stato un bene per me debba esserlo per tutti. Ma se si sta male, se non si perde la percezione di riuscire a gestire le situazioni, emozioni, risorse, perché non cercare aiuto? Perché farsi inghiottire dall’ansia e dal circolo vizioso di pensieri angoscianti?
    Forse non c’è niente sotto da vedere, tanto meglio. e non è che per forza bisogna andare a smuovere le paure o i punti deboli nella vita. finché si sta in equilibrio o si riesce a rimettersi in equilibrio non è scritto da nessuna parte che si debba fare. Non è scritto da nessuna parte che si debba fare neanche quando in equilibrio non si sente di essere, intendiamoci. Il concetto di stare in equilibrio o meno è molto individuale, così come la scelta di affrontare una cosa o no. Però tu non sei sporca, e su questo non ci piove.
    Ma questa è una delle sensazioni che ti inghiottono in questo momento. E io non penso che tu debba vergognarti di nulla, ma penso Margot sta male, e mi dispiace.
    Mi dispiace perché Margot è talmente severa con se stessa, pare, da credere davvero che sia un altro a poter darle o toglierle valore.
    Lo so, Margot, stellina, che non è così semplice il meccanismo.
    Lo so che tutto questo ti cagiona dolore. Lo so perché pensi che, se fossimo degni di amore, alle persone non verrebbe neppure in mente di farci male. Ma non è così. Non è così anche perché, e te l’ho già detto, le persone possono farci male non perché in noi vedono noi, ma perché mettono in atto quello che loro sentono giusto in quel momento per le loro dinamiche. Ciò naturalmente non significa che le parole, i gesti violenti degli altri non

  7. 1337
    LUNA -

    non possano traumatizzarci, ferirci, metterci in confusione.
    Se prendo un pugno in faccia un pugno in faccia mi fa male.
    Non importa se a tirarmelo è stato uno ce l’aveva con me veramente o se sulla mia faccia ha visto suo cugino Gianfilippo.
    E se io nella vita ho sempre sognato di trovare qualcuno che mi amasse provando tenerezza, senso di protezione per me, o addirittura che non alzasse le mani neanche nella situazione più tesa del mondo in cui io provocavo, per me sarà ancora più mortifero il fatto che una persona, invece di dire: “vieni qui, amore, nessuno potrà mai farti del male perché qui ci sono io, con te” ha detto, espresso, fatto l’esatto contrario.
    Ecc ecc. e no che non è così semplice, perché le ragioni per cui siamo più vulnerabili in alcuni punti, e il modo stesso in cui viviamo quel senso di vulnerabilità e le associazioni emotive, di idee, e le considerazioni che ne traiamo sono dentro di noi. Cioè, io posso dirti quello che ho provato quando… e perché… e allora come… ma quei passaggi tra un pugno che viene da fuori e come si ripercuote dentro sono miei. Eppure non sei sola come pensi in quel lago in cui le sensazioni si allargano come quando lanci un sasso.
    Il problema è forse che più continui con questo soliloquio di sensazioni, emozioni negative e più ti convincerai che Margot è sola. Che deve stare lì a combatterle da sola, perché provarle è una vergogna. O che lui solo può venire a salvarti, liberarti da quelle stesse cose che ti hanno fatto male.
    Non è una vergogna, ma ciò non significa che sia un tuo dovere, in qualsiasi modo, stare così male. Con te. Al di là di lui. Tu ora stai male con te. Spaventoso? Sì. Abbiamo tutti bisogno di sentirsi sereni e accolti in casa nostra, innanzitutto. Cioè in noi stessi. Non di essere perfetti, senza macchia e paura, ma di poter sentirci a casa dentro di noi. Ne abbiamo tutti bisogno e non sempre ci si riesce. A volte accadono anche cose che ci mandano la casa per aria. A volte non ci è mai successo di sentirci a casa veramente. A volte è il non aver mai conosciuto serenità, altre la sensazione di una serenità rubata, di un’ingenuità violata. Ognuno ha la sua storia. E più la casa è un casino e più sembra difficile cominciare a metterla a posto e riuscire a sentirla ospitale. E credere che le crepe dal muro spariranno. Più è difficile credere: supererò e tornerò a fidarmi di me, e degli altri di conseguenza, scegliendo tra chi è affidabile davvero e chi non lo è, cogliendo la differenza. Senza proteggermi con un kalasnikov ma senza dire neanche: eccomi qua, sparatemi addosso. Non è facile, non dico che lo sia, Margot. So che non lo è. Ma questo è solo un capitolo, non è LA VITA. Puoi uscire da questa sensazione acuta di malessere. Puoi, veramente. Provaci almeno, ma davvero. Facendoti aiutare, se è necessario. Non hai una croce da portare per forza. e non è neanche che se hai diritto a vivere allora lui deve amarti, perché sennò te lo toglie

    ALEBA: ciao 🙂 ho letto, grazie

  8. 1338
    margot -

    Cara Luna sei in grado di togliermi le parole di bocca, e di conseguenza di rendermi chiaro cio’che si accumula nella mia testa. Ora Luna ti dico che mi e’molto di conforto parlare con te e con le altre, anche se so bene che sono monotematica e nn sono in grado di esservi di aiuto. Ma io ho provato a parlarne con delle mie amiche che all’inizio hanno ascoltato e poi inderogabilmente hanno finito per dirmi che nn ho il diritto di soffrire visto che sono solo un pezzo in più, l’amante la parte che e’stata sempre nascosta per cui nn devo parlarne: nn ne ho il diritto. Poi ho iniziato a vedere più di un terapeuta ma siccome cercavo quel luogo sicuro che tu tanto bene descrivi che puntualmente ogni volta mi deludevano. Tutti loro dopo un breve ascolto iniziale volevano che prendessi dei medicinali. Ma questa nn e’la mia idea di luogo sicuro. Io volevo poter sfogarmi, volevo un aiuto per capire da dove parte tutto questo odio che ho verso di me e nn un luogo dove farmi intorpidire i sensi. Se devo soffrire voglio farlo e nn nascondermi dietro delle robe sintetiche per nn sentirlo questo dolore. Voglio affrontarlo e sconfiggerlo e nn far finta che tutto vada bene. Per cui sara’che sono capitata nelle mani sbagliate, sara’che ho la propensione a colpevolizzarmi, sminuirmi e a caricarmi croci enormi, ma io ancora nn ce l’ho fatta a scegliere me e a volermi bene. Dico sempre che se nn mi rispetto da sola nessun altro lo fara’. Ma poi mi rendo conto che io lo faccio continuamente. Scambio sesso per avere amore e considerazione (che poi nn mi vengono dati). Sono accondiscendente con tutti per farmi amici, ma nn ne ho di veri amici. Mi affanno in palestra x dimagrire e raggiungere la forma fisica che mi renda più desiderabile. Spendo tutte le mie energie per divenire la più attraente che c’e’perche’ho capito che la mia testa, il mio animo nn interessa. La cosa che a casa mi hanno sempre ripetuto fin da piccola e’che nessuno mi avrebbe mai amata e voluta perche’ho un carattere orribile che solo i miei genitori si sforzano di sopportare. Mi sono abituata all’idea che nn sono amabile e che nn merito nulla di meglio di quello che il caso mi regala, come la sopportazione forzata che i miei genitori hanno per un debito di sangue. Per cui ogni forma di interesse e’un miracolo x me. L’essere rifiutata e’ la prassi. Ma in questa prassi pretendo che restino cosi come fanno i miei. Voglio smetterla perche’ora il mio uomo nn mi ama, nn mi vuole e sta formandosi una famiglia e una vita in cui io nn faccio parte. Credo che devo smetterla perche’nel suo futuro nn c’e’spazio per me e nn vuole un futuro con me. Io devo scegliere di nn volerlo perche’nn e’mio nn vuole esserlo e nn lo sara’mai. La parola mai in questo caso si puo’usare. Io devo smetterla perche’mi sono ridotta ad odiarmi per essere cio’che nn volevo essere. Odio pensare la mia vita senza di lui. Mi fa ancora più paura. Ma ora sono 4 giorni che nn lo vedo e nn lo sento, e per farlo mi sono assentata dal lavoro. Sento la mancanza ma nn cosi forte. Ho solo il forte impulso a tratti di sapere cosa fa e se gia sta flirtando con la preda successiva. Domani dovro’tornare a lavoro e lo rivedro’. Gia mi sono preparata alla sua indifferenza, anche cosi pero nn fara’meno male. Ma devo affrontarlo. Forse la sua indifferenza mi sara’d’aiuto. Oppure no. Sta a me darmi una mossa. Sento la mia vita scivolarmi dalle mani e mi sento di essere arrivata talmente a fondo che respiro a stento. Devo farcela. Ho solo me.

  9. 1339
    LUNA -

    MARGOT: ciao cara 🙂
    senti… allora, io non voglio fare un’apologia dei terapeuti, perché il rapporto con i terapeuti è sempre molto personale, cosa si prova ad andarci, scegliere di restare o andarsene, quale scegliere, e tantopiù non sono una fan dei farmaci…
    però vorrei fare alcune riflessioni e considerazioni attraverso le quali non voglio comunque influenzarti in alcun modo, perché il tuo percorso, con o senza un terapeuta, sarà sempre solo tuo (con questo non voglio dire in accezione negativa “hai solo te” semmai in senso positivo “hai te, e puoi scegliere”).

    Vorrei dirti questo però: non sono una fan dei farmaci, però l’idea che i terapeuti che hanno la facoltà di prescrivere o consigliare farmaci siano persone che pensano che tanto basta fare una ricetta e intorpidire i sensi e vabbè è un luogo comune.
    A volte è vero accade che le persone si rifugino costantemente nei farmaci come sostituto e non facciano un lavoro terapeutico per risolvere il problema che sta sotto, o che le persone usino il faidatè con gli ansiolitici, i sonniferi e altre tipologie di farmaci, magari perché pensano di avere individuato il problema e pensano sia simile a quello del loro cugino e quindi prendono quello che ha preso il loro cugino, anche se il loro problema è invece diverso, prendono una dose che si prescrivono da soli, per un tempo che si prescrivono da soli e interrompono alla cazz (scusa il francesismo) o si adagiano anche in un effetto placebo, come una persona che conoscevo che da anni prendeva dosi di ansiolitico (che ormai non gli facevano più nessun effetto, a parte il fatto che se non aveva l’ansiolitico gli prendeva l’ansia, per una dipendenza psicologica) ma nella maniera più assoluta trovava mille scuse per non andare in terapia, a lungo o breve termine che fosse, mollando dopo la prima o la seconda seduta. E per inciso non sto giudicando, sto solo facendo una riflessione sul fatto che i farmaci, di per sè, non sono dei demoni, ma dipende da che uso se ne fa, se sotto controllo medico e di un medico in grado di riconoscere la loro necessità, e la posologia, e come affiancare i farmaci ad una terapia di tipo psicologico/psicanalitico o quello che è.
    Con questo non sto dicendo che tu abbia torto, che tu non abbia potuto incontrare veramente delle persone sbagliate, però con questo voglio fare un esempio:
    se una persona è in stato d’ansia il fatto che gli vengano prescritte delle pillole o delle goccie da un terapeuta serio non tende a fargli credere che ha risolto il suo problema, bensì semmai a far abbassare la risposta fisiologica dell’ansia in surplus in modo che possa proprio lavorare sul suo problema.
    E se un terapeuta non ti permette uno sfogo fluviale non è perché non vuole ascoltarti, ma perché lo sfogarsi è solo una parte del lavoro con un terapeuta. Perché se è vero che c’è un motivo per cui si fa dal terapeuta facendo degli sfoghi fluviali del proprio dolore è anche vero che non si va dal terapeuta solo per trovare qualcuno

  10. 1340
    LUNA -

    che sia in grado di ascoltare e di reggere degli sfoghi fluviali e dei pensieri in circolo vizioso come magari non sono in grado di fare i famigliari, o gli amici, ma per fare un lavoro.
    Quindi, al di là del fatto che tu comunque puoi aver trovato dei terapeuti che hai riconosciuto non validi o non validi per te, e questo lo sai tu, volevo solo dirti che il fatto che abbiano parlato di farmaci o che non ti abbiano lasciato sfogare come volevi tu di per sè non dimostra che tu non abbia incontrato dei terapeuti capaci.
    Mi ripeto: non voglio entrare nella questione tua personale sui terapeuti che tu hai incontrato e sul tuo rapporto con loro, non mi permetterei mai. Volevo solo spiegarti cosa possono cercare di fare, i terapeuti in genere, nel momento in cui prescrivono dei farmaci di supporto ad una terapia o nel momento in cui non permettono uno sfogo fluviale. Voglio comunicarti il fatto che ciò di per sè non significa che non stiano considerando la tua persona o il tuo problema con la dovuta attenzione nè che non abbiano voglia di ascoltarti nè che quello non sia un posto sicuro.
    Ora dico una cosa che magari con te non c’entra assolutamente nulla, ma le persone che sono state o si sono sentite o si sentono ancora rifiutate e non accolte o “rette” dai propri affetti di riferimento più prossimi molto spesso viene naturale cercare negli amici, nel partner, nei terapeuti una capacità di contenimento e di accoglienza che possa compensare il senso quel senso di “non” che dicevo qualche riga più in su. Ma il fatto che un terapeuta non sia un amico nè un partner non rappresenta un limite, bensì rappresenta la possibilità sia di mettere in luce i propri bisogni e le proprie paure e necessità sia di poter lavorare anche sugli effetti… incontinenti o quel che è di quelle paure e necessità.

    @La cosa che a casa mi hanno sempre ripetuto fin da piccola e’che nessuno mi avrebbe mai amata e voluta perche’ho un carattere orribile che solo i miei genitori si sforzano di sopportare. Mi sono abituata all’idea che nn sono amabile e che nn merito nulla di meglio di quello che il caso mi regala, come la sopportazione forzata che i miei genitori hanno per un debito di sangue. Per cui ogni forma di interesse e’un miracolo x me. L’essere rifiutata e’ la prassi. Ma in questa prassi pretendo che restino cosi come fanno i miei.

    Certe frasi, lo so, ripetute soprattutto a raffica sono come lame. Si conficcano lì, e sembra di dover vivere “nonostante”. Come posso vivere nonostante io sia una persona dal carattere così orribile che pure i miei genitori mi sopportano a fatica? come posso fare a dimostrarmi/dimostrare che nonostante i miei pensino che ho un carattere orribile e che nessuno mi amerà mai invece non è così?
    Sì, Margot, estremamente faticoso. E il fatto di vivere sospesi tra questi atteggiamenti interiori (o altri) non se ne va via con un bucato a mano. Però non è neanche impossibile, credimi, sentire davvero che non sta tutto lì. Baci

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