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Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore chillido44.
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MARGOT: hai descritto un molestatore morale allucinante. Mi dispiace infinitamente che tu sia capitata nella sua rete. Il fatto che tu ti senta in colpa per esserci cascata e che non riesca a liberartene sono due sintomi frequenti in chi cade vittima della violenza psicologica e morale. Le vittime delle molestie morali e psicologiche non sono tutte autolesioniste, anzi, molto spesso non lo sono.
Secondo te le donne che vanno in giro con gli occhiali scuri per coprire un livido e guardano basso anche quando fanno la spesa al supermercato sono tutte masochiste e autolesioniste? O hanno paura? O hanno finito con l’interiorizzare il concetto che se loro vanno in giro con un occhio nero ci sarà pure un motivo?
La sto riassumendo semplicisticamente, lo so, ma è così che (anche) funziona. Lui ti tira un cazzotto in faccia ogni volta che ti fa quei discorsi. Lui si nutre delle tue debolezze? tutti ne abbiamo.
Il dicorso è che non tutti vanno avanti nella vita cercando le debolezze degli altri per colpire. I molestatori morali hanno una prerogativa eccezionale nel fare lo scanner e trovare dove sta anche un minimo punto debole e usarlo contro le persone. In seguito sono bravissimi a creare altre debolezze, sensi di inadeguatezza e sensi di colpa ecc.
Margot, i sensi di colpa su come dovresti essere invece di così per difenderti da questa SUA modalità adesso non ti servono a niente. Nel senso che ti serve una reale strategia di difesa. Se davvero senti che da sola non ci riesci (e non è incredibile, è piuttosto normale invece, vista l’entità della sua violenza verbale) ti serve qualcuno che veramente sia in grado di aiutarti a trovarla. Qualcuno, preparato, che da fuori sia in grado di aiutarti.
Proprio perché sta fuori. Qualcuno che sappia cosa vuol dire starci dentro, conosca le dinamiche di questo schifo di dinamiche violente, ma sia abbastanza fuori da aiutarti a vedere dove si inceppa l’autodifesa e perché.
Che sia pure un centro antiviolenza. Questa è violenza e basta, e la questione non sta tra chi ha il corpo più tonico tra te o la quarantenne in perizoma. Non sta nel fatto che l’altra quarantenne in perizoma sia una mangiauomini superficiale o che sia semplicemente una donna che ha il perizoma. Lui ti sta propinando una visione distorta di te e del femminile circostante, usandola a suo uso e consumo, e non intendo dire uso e consumo sessuale. Un uomo sano non ha nessun bisogno, anche per cambiare partner ogni giorno, di queste dinamiche. Può comunque rispettare le donne. Quest’uomo ha dei grossi problemi. Ma in questo momento i suoi grossi problemi sono diventati i tuoi, finché non ti sposti da lì. Lo sai? Bene, quello che non sai è come. Abbi l’umiltà di chiedere aiuto. Queste cose possono capitare a chiunque. Se ci sono ragioni tue pregresse perché puoi esserci cascata potrai lavorarci su. Ma ora l’emergenza è chiedere aiuto per quello che stai vivendo ORA. Un pericolo serio per la tua incolumità emotiva e psicologica.
Non è mia intenzione spaventarti. Al contrario cerco di dirti che da queste cose si esce, e che la sensazioni che uscirne sia impossibile fa parte del gioco perverso che viene a crearsi per via della violenza psicologica. Ci sono milioni di donne che possono dirti che si sentivano esattamente come te, ma che sono uscite da queste situazioni.
Il fatto è che lui ti darà sempre la sensazione che da questo malessere non si può uscire. Non è certo a lui che puoi chiedere la chiave che può liberarti da questa orrenda prigione, in cui hai la sensazione di vedere la tua identità disintegrarsi. Chiederla a te stessa, se ci sei troppo dentro, è troppo. Puoi chiederla a te nel momento in cui riesci a spostarti. Ce l’hai tu la chiave, certo. Ma è umanissimo anche che tu possa avere dimenticato dove sta.
Perché, perché una molestia morale funzioni, è necessario che si crei una realtà alternativa, in cui le emozioni preponderanti sono il senso di paura, ansia, angoscia, senso di inadeguatezza ecc.
Confronti basati su concetti assurdi che però finiscono con il sembrare verosimili nella realtà alternativa fantascientifica della molestia psicologica. Anche quando si ha la percezione chiara che sono assurdi.
Se una persona non ha paura, ansia, angoscia, senso di inadeguatezza anche ad Alain Delon da giovane che ha un comportamento di merda dice bye bye. Ho visto donne (ma non succede solo alle donne, può accadere anche agli uomini) sentirsi inadeguate per il loro persecutore proprio a causa delle cose che riuscivano loro. Pregi girati come difetti. Un esempio? Una mia amica, persona bella, dotata, intelligente, che parlava quattro lingue, aveva viaggiato in lungo e in largo il mondo ed era una persona solare un giorno ha incontrato LUI. Disgraziatamente lo ha incontrato in un momento di debolezza sua di lei. Ma attenzione, lui è andato a nozze su quel momento. Un altro lo avrebbe visto sotto altri aspetti. Lei aveva il diabete da qualche tempo e si domandava se non fosse il caso di regolare di più la sua vita. Le era venuta voglia di tornare nella sua città anche per affrontare il suo passato, le problematiche della sua famiglia, ma con calma, non in guerra. era un desiderio che neppure aveva del tutto decodificato. Voleva mettere nuove radici. Incontra lui e lui per sei mesi opera una strategia di distruzione sistematica. Lo scopriamo dopo 5 mesi di quel delirio, il giorno che lei, seduta su un divano, piange dicendoci perché LEI non vale nulla, e come lui glielo ha fatto capire. Lei parla di se stessa come se parlasse di un’altra persona. La persona che lui ha inventato e che le ha propinato con violenza morale costante, da come lei metteva lo spazzolino da denti a come faceva sesso. In modo strisciante e poi evidente. Lei adesso è tornata ad essere chi era, e in più ha capito anche delle cose che non sapeva. Ha affrontato anche una molestia che ha subito da bambina. Lui è solo passato, remoto. Un brutto ricordo e basta.
Luna: sei forse la seconda persona che ha capito in che trappola sono caduta, subito dopo una mia cara amica che mi sta molto vicina e mi consiglia e molto spesso mi obbliga a vedermi con occhi diversi per ritrovare la voglia di volermi bene di nuovo. Questa mia amica anni fa si e’trovata in una situazione simile e ne e’uscita nn senza poche difficolta ma ce l’ha fatta. Purtroppo nella cittadina in cui vivo nn ci sono centri antiviolenza e poi gli psicologici a cui mi sono rivolta si sono rivelati del tutto impreparati e molto spesso mi sono parsi disinteressati e pieni di preconcetti, come se davanti a loro si fosse presentata una giovane donna stupida che come un idiota era caduta vittima di un uomo più grande. Mi hanno fatta sentire ancora peggio di come stessi inizialmente, come se fossi in cerca di compassione. E nn voglio più tutto questo. Luna grazie per confermarmi che se ne puo uscire e che posso tornare a nn avere più l’angoscia di svegliarmi la mattina e la continua paura e il senso di inadeguatezza. Forse sono ancora lontana dal tornare chi ero prima ma rispetto a poco tempo fa ho deciso di farlo. Ne sento il bisogno anche se il continuo dolore che provo mi demoralizzano specialmente quando constato il disinteresse di lui. Vorrei solo sapere se questo da parte mia e’amore o solo sudditanza. Spero,cioe’ho sempre pensato che l’amore si basasse sulla stima, sul rispetto e sull’esclusivita’. Per cui nn credo che questo tipo di relazioni nn si basino su questo tipo di amore ma su altro, cioe’sulla paura e sul senso di inadeguatezza. Io ho continuato ad andare a letto con lui proprio perche’mi sento brutta, nn degna di essere amata, un fallimento nei rapporti, una poco di buono, un relitto che paragonato ad altre donne (con vite opposte e a cui nn ha senso paragonarmi visto che siamo anagraficamente lontane) e’da scartare per chiunque ma che invece lui si fa per pieta’. Mi sento nn attraente ma in nessun senso, mi sento priva di qualsiasi attrattiva, stupida ed e’come se lui fosse l’unico in grado di nn farmi sentire cosi quando mi da due ore del suo tempo. Per cui ora mi rendo conto di quello ke tu mi dici e di quello ke vuole dirmi la mia amica: io mi sto guardando attraverso i suoi occhi, cioe’come lui vuole che io mi veda. Ma perche’mi vuole cosi nella sua vita? Nn poteva semplicemente dirmi che nn mi apprezza? Nn capisco da cosa nasce la sua voglia di distruggermi.
IL testo Molestie morali di Marie-France Hirigoyen, spiega molto bene queste dinamiche. E’ a tratti duro, ma lo è perché il fenomeno della molestia morale è in realtà molto più specifico nelle sue dinamiche di quanto comunemente si creda, e nel suo stesso svolgimento per cui le persone si sentono ad un certo punto come chiuse in un bozzolo in una rete da cui credono di non poter uscire e finiscono con il rigirarsi nel bozzolo avendo la sensazione di imprigionarsi da sole, a loro volta.
Spesso una base masochista non c’entra proprio nulla, e anche allorché centrasse è la sensazione del bozzolo che va affrontata per prima cosa. Comprendendo anche che non si sta assistendo ad un attacco personale (io ho qualcosa che non va e quindi sto pagando la mia inadeguatezza) ma ad un attacco cieco e sistematico.
Una delle fregature fetenti della vittima della molestia morale è che cerca di mettersi in rapporto di empatia con il suo persecutore, cercando di ragionare sul perché costui (o anche costei) stia attuando una serie di comportamenti. In realtà i comportamenti dipendono molto poco dalla persona che li subisce. Sono strategie personali di chi agisce violenza che si attaccano ad una vittima. E una delle ragioni per cui si attaccano alla vittima, in modo paralizzante e parassitario ecc, è che la vittima non è in grado di decodificare una logica in quei comportamenti.
A meno di non ammettere che la logica è una forma di violenza. Ma il problema è chi agisce la violenza prima ancora di chi la subisce. Ma chi agisce la violenza in modo cieco di discriminatorio non è una persona che la vittima può salvare, curare, guarire, conquistare. La vittima deve salvare innanzitutto se stessa, riuscendo a spostarsi dal teatro della violenza.
Capisco che tu non voglia, per privacy, dirmi in che zona ti trovi. Se per caso tu cambiassi idea a tale proposito posso vedere se una persona più informata di me sui vari centri antiviolenza o punti di contatto specifici o psicologi preparati in modo specifico sulla violenza psicologica e morale è in grado di darti qualche informazione.
Assolutamente sì che puoi superare questo problema, però va affrontato.
No, mi dispiace, credo che l’amore non c’entri proprio nulla o comunque lo stato di violenza, malessere, disagio è certamente prevalente.
Non dico queste cose per spaventarti: fa male pensare di essere oggetto di molestie psicologiche e di qualsiasi forma di vessazione. Ed è anche per questo che nel caso in cui queste dinamiche si verificano le persone tendono a proteggersi negando, cioè dicendosi: forse dopotutto non è vero che mi sta accadendo quello che mi sta accadendo.
O prendendo su di sè tutta la responsabilità.
Istinto vendicatorio, di rivalsa, di compensazione, di conquista, di riconciliazione restando nel teatro della violenza servono di solito soltanto a mantenere/aumentare la sensazione di stare nel bozzolo. Non risolvono nulla purtroppo.
In realtà la vittima di violenza morale ha molta difficoltà a dover etichettare il suo persecutore come una persona negativa, poiché c’è stato – anche se non c’è più ed è rimasta solo la sensazione di… – un legame emotivo, reale o idealizzato, quindi la persona soffre nel dover pensare che quella persona le stia facendo realmente del male.
In realtà la vera liberazione consiste nel rendersi conto che recuperare la propria identità non significa necessariamente etichettare gli altri.
Le “etichette” servono nel momento in cui è necessario VEDERE la violenza (ciò che in realtà viene percepito come tale)per comprendere la necessità di spostarsi da dinamiche malate e percepite come vessatorie o destabilizzanti.
Per farti un esempio “banale” di ciò che voglio dire:
mettiamo che una persona subisce violenza morale da un proprio genitore.
e’ difficilissimo riuscire ad ammettere che una figura così centrale possa essere molesta e provocare disagio, che possa avere degli attacchi cieci e violenti e distruttivi.
Poiché la domanda sembra essere: dunque devo odiare mio padre/mia madre/mia sorella? dunque essi mi odiano?
la persona può finire dunque con l’oscillare tra la percezione di subire ingiustizia e violenza e negare quella sensazione, minimizzando o prendendosi la responsabilità della violenza per scaricare l’altro delle sue responsabilità.
In realtà la domanda non è quella, non riguarda l’odio, ma il centro è: chiunque sia colui o colei che mi pesta un piede, che pensa che la strategia corretta di vita affettiva o sociale sia pestare piedi io ho il diritto di pensare che il pestare piedi (o insultare, denigrare, mettere in difficoltà, scaricare il proprio nervosismo o le proprie proiezioni di insicurezza in modo violento ecc) sia sbagliato secondo le mie sensazioni, e di spostare il mio piede (il mio cuore, il mio fisico, la mia emotività, la mia autostima ecc) dalla violenza.
Nel momento in cui comprendo questo, nel momento in cui comincio un percorso che mi permette di ricostruire la mia identità, di sentire la mia identità e di non percepirla soltanto attraverso l’accoglienza o il rifiuto altrui, automaticamente sono in grado di vedere, di vedere chi si comporta male o bene con me, e di scegliere i miei affetti non in base a sentimenti come la paura, la negazione, la giustificazione ecc.
Riconosco la violenza e so dire no. Se qualcuno vuole avvicinarsi a me dovrà fare la sua parte per essere accolto e dovrà stabilire anche lui un incontro. Se una persona non è capace di fare questo mi verrà automatico non cercare l’impossibile, non cercare di trasformare il piombo in oro, non convincermi che il motivo per cui il piombo è piombo è che è per me che non sa diventare oro ma che il suo essere piombo o essere oro è una sua qualità specifica, personale, fa parte della sua identità.
A quel punto sarò anche in grado vedere le persone per come sono, scegliere a che distanza tenerle, a che livello affettivo dentro di me, se perdonarle o no
come se davanti a loro si fosse presentata una giovane donna stupida che come un idiota era caduta vittima di un uomo più grande.
lo sai cosa ti è successo…non continuare a prenderti in giro.
Non è amore questo e lo sai. Sei sua suddita e ti piace anche esserlo direi. Amarsi significa tutt’altro ovviamente. E già lo sai, non devi aspettare altro tempo per capirlo.
Cosa vuoi fare?farti qualche tatuaggio, metterti il tanga e continuare a essere il suo oggetto? o vuoi cominciare ad avere un po’ di dignità?
Violenza psicologia e morale…
cosa vuoi fare?vuoi denunciarlo? denunciarlo perchè tu gli hai permesso di trattarti come il suo oggetto?
Lui può essere anche un bastardo ma sei tu che gli hai permesso di trattarti così e di instaurare questo tipo di rapporto di sudditanza.
Non fare la vittima…perchè sei stata consapevole e accondiscendente dall’inizio.
Se ti ponevi diversamente le cose non sarebbero andate così.
Insomma…dare le colpe agli altri va bene ma fino a un certo punto.
Se si incolpano solo gli altri e ci si guarda solo come vittime non si va da nessuna parte.
Coraggio. Non hai niente che non va. Non hai problemi di salute. Hai le gambe, le mani. Non esiste solo il tuo “violentatore” psicologico. eddai!
luna fa solo discorsi e teorie e questo e quell’altro….si..tutto questo è molto bello…ma bisogna anche definirle le situazione se si vuole uscirne. Avere il coraggio di essere sinceri con se stessi è fondamentale per uscire da situazioni spiacevoli come questa.
ma se non incominci ad aiutarti tu e a volerti bene tu per prima nessuno lo fa al posto tuo.
Dico queste cose perchè voglio esserti utile anche se sono brutale.
Devi lavorare su di te e cominciare a volerti bene e a circondarti di persone che stanno con te non per come sei esteticamente o perchè vai a letto con loro.
24ore da come scrivi sembri un maschio, maschilista!!!
Spero tu nn abbia figlie….femmine!!!
Nel caso le avessi spero non cadano mai in una trappola del genere di violenza morale, ma anche sessuale!!
Sei il classico esempio di uomo maschilista ke colpevolizza la donna anche se sta morendo dissanguata perchè il proprio uomo la picchia!! NEL 2011!!!
Sei tu la scema ke ha permesso che ciò accadesse, quindi ti meriti tutto quello ke ne consegue!!!
A quest'”uomo” hai dedicato solo un piccolissimo aggettivo, ovvero bastardo!!
Il tuo ragionamento allora vale anke x le donne cornute, colpevoli di non essere state in grado di tenersi il marito…così pure delle amanti ke hanno scelto di proposito un uomo ke le maltrattasse!! (maltrattamento verbale)
Ti consiglio di fare un giro nei centri anti-violenza!! E se hai il coraggio ripeti in faccia a tutte quelle Donne che, come Margot, se la sono cercata e meritata!!
Senza parole!
@Margot, non è che per caso….24ore è lo stesso uomo cn il quale stai uscendo?
24 ore, non voglio contraddirti e non lo farò :-), però sento l’esigenza di mettere un puntino su una piccola i.
Ciò che scrivi è vero, è giusto, è sacrosanto. Però implica una lucida percezione della realtà, un controllo dei nervi, un’autostima, un coraggio, una forza ed un’energia che la molestia stessa impedisce nel momento in cui è in corso e fino a che esercita influenza.
Insomma….concordo con ciò che scrivi ma è come se saltassi una tappa e corressi a quella successiva.
E’ come se ipotizzassi che alla demolizione (o distruzione, autodistruzione, rimbambimento, rincoglionimento, chiamalo come vuoi 🙂 segua in automatico la ricostruzione (correggimi se sbaglio).
Tra la demolizione e la ricostruzione, in realtà, c’è una fase intermedia: quella della presa di coscienza.
Una fase che richiede tanta energia (che non si ha perchè si è e ci si sente sfiancati), una visione obiettiva della realtà (che non si può avere perchè la polvere della demolizione annebbia) ed una notevole forza d’animo (che magari si ha ma che è difficile da direzionare perchè non è chiaro da che parte andare).
Insomma…..una fase difficilissima da vivere, da percepire, da affrontare e da gestire.
Quando si è in balia dei molestatori morali la percezione della realtà è completamente sfalsata.
E’ come guardare il mondo attraverso uno specchio deformante, è come vivere nel castello delle streghe e delle fate e non sapere mai in che stanza ci si trova, non capire dov’è il bene e dov’è il male, non riuscire (più) ad avere un pensiero proprio, non riuscire (più) a prendere decisioni in autonomia.
Quando la molestia cessa resta la paura retroattiva, resta lo stupore terrorizzato dell’essersi infilato in una bruttissima situazione in modo inconsapevole, dell’aver scambiato delle randellate per dei mazzi di rose con un’orchidea in centro.
Tu dici: “la colpa è anche tua che hai permesso una situazione del genere”.
Il problema è che la “situazione del genere” nel momento in cui viene vissuta non viene percepita come pessima ma come necessaria per la vita stessa.
E, dopo, scattano mille seghe mentali per cui la situazione in realtà era, si, pessima…… ma per colpa nostra, dei nostri limiti, delle nostre carenze e comincia l’autoflagellazione….
Restano dei momenti, indescrivibili, in cui, in assenza di direttive, non sai cosa pensare e se pensi qualcosa non sai se sei autorizzata a pensare in quei dati termini.
Purtroppo non basta schioccare le dita, canticchiare “lo stronzo non c’è più”, dare un colpo di reni, togliersi la polvere dai vestiti, ridere della propria imbecillaggine, non sentirsi vittima, non vedere carnefici, ripartire con passo di marcia verso il futuro.
Spesso bisogna ripartire da zero. Domandarsi perchè si è arrivati a quel punto, fare un passo alla volta in una ricostruzione che è tutto tranne che facile.
LUNA non fa solo ipotesi e teorie.
LUNA, secondo me, dice la verità nuda e cruda.
Ps. Ciao LUNA, ti voglio bene 🙂
si capisco quello che dici eme!ed hai ragione…non ti dico di no!io son brutale..ma prospetto a margot la verità!
e margot è qualche tempo che si sta crogiolando su questo “amore” che amore non è…io spero che margot riesca a volersi bene e a guardare a chi la sta “molestando” con distacco e consapevolezza.
già qualche settimana fa la esortavo a farlo.
lei ancora non sa se è amore o altre cose…
credo che margot vada aiutata anche con questi bruschi richiami alla realtà.
perchè luna ha perfettamente ragione tuttavia parlando da settimane sullo stesso argomento si rischia di fare solo chiacchiere sterili.
centri anti-violenza…maddai eme.
eme io dico che la colpa è di quello che la molesta ma anche sua che continua a fare il suo gioco. e perde tempo alla ricerca di capire…capire cosa???
margot ancora non sa se è amore o sudditanza…quando quello lì le dice che è grassa e che una donna che si definisca tale deve farsi il tatuaggio e mettersi il tanga.
suvvia eme.
nel mio intervento ho detto chiaramente che la colpa è anche di chi permette certe cose…e una volta che le capisce continua a farsi del male. non ho detto che è solo sua. le colpe di quell’ “uomo” le do per scontate.
@cla
a te non dovrei proprio rispondere….ma ti rendi conto delle cose che scrivi?il classico uomo che picchia a sangue….i giri nei centri anti-violenza…ma cosa farnetichi?
rileggiti le mie parole…da insomma alla fine!e interpretale come un’incitazione a margot che esca da questo stato e dia quello che merita a quello lì….ma fammi il piacere clà…..che esagerazione!
Una precisazione perchè una parte di ciò che ho scritto può sembrare una bestemmia e far saltare i nervi (a me salterebbero….) e mi riferisco al mio: “24 ore….Ciò che scrivi è vero, è giusto, è sacrosanto”.
Mi riferivo a QUESTO inciso (di 24 ore) : “Avere il coraggio di essere sinceri con se stessi è fondamentale per uscire da situazioni spiacevoli come questa.ma se non incominci ad aiutarti tu e a volerti bene tu per prima nessuno lo fa al posto tuo”.
Sulle altre opinioni (di 24 ore) non mi pronuncio.
Credo che 24 ore non volesse essere cattivo, malvagio, probabilmente la sua intenzione era di sdrammatizzare e di dare una terapeutica pedata nel sedere….
Scelta discutibile, però, in un contesto di violenza in mezzo a persone molestate….