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Lettera pubblicata il 1 Maggio 2022. L'autore, monica1988, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Semplicistico.Intanto non ho detto che tutte le coppie si “solidificano” con un figlio, ma che un figlio, se accettato, fa emergere la reale maturità (anche potenziale) di un individuo, oltre che di una coppia. Questo perchè la riflessione che ne dovrebbe derivare, di fronte alla responsabilità che ne consegue, ti fa diventare adulto o, se rifiutata, ti lascia nello stato in cui ti trovi. Come ho detto, anch’io avevo timore dell’incognita che è la responsabilità di una nuova vita, ma amando mia moglie non potevo impedirle di diventare madre, e avrei affrontato l’evento, e il futuro, richiamando tutte le mie forze non in una condizione da obtorto collo, ma per il sentimento che provavo per la mia compagna. È andata bene, anzi molto bene, abbiamo una figlia che è un regalo della vita, e per questo devo dire grazie a mia moglie, sia per l’esempio che mi ha dato per il modo col quale la allevata, ma soprattutto per avermi fatto essere un padre amato da una figlia che, per quello che mi riguarda, mi ha fatto diventare uomo con la sua venuta al mondo.
Suzy, era sottinteso che i figli si “fanno” in due, e ho spiegato a Panegirico come l’ho vista e la vedo al riguardo. Io credo che oggi convivano due visioni opposte -trascurando gli sconsiderati e i tradizionalisti- e cioè, chi i figli non ne vuole per cento motivi -i primi dei quali sono egoismo e paura- e chi li fa per le ragioni di spinta “vitale” (in senso lato) che mi (e ci) hanno mosso, e che ho citato nel post precedente. Lo dico perchè so i cambiamenti che sono intervenuti in me, le trasformazioni e la maturità che ne ho guadagnato con la paternità, e se la confronto con le illusioni della cosiddetta “libertà”, spesso richiamati dagli “scottoni” a vita (i piemontesi conoscono il significato del termine) non c’è partita. E non c’è mano a mano che passano gli anni, e non per una questione di età anagrafica, ma per “quella” esperienza genitoriale dove ti accorgi della futilità delle ragioni che ci illudevano, e di quello che in fondo ha davvero senso nella vita.
Per la stima che ho per te so che tra qualche anno ne converrai con me. Ed è un augurio.
Qui si continua a dire che chi non vuole figli è un egoista che vuol pensare solo ai fatti suoi, ma un figlio si può non volerlo per motivi che con l’ egoismo non hanno nulla a che fare, ad esempio perché ci si trova in una situazione nella quale non si può garantire al proprio figlio un’ esistenza tranquilla e serena, come perdita di lavoro, relazioni familiari e sentimentali difficili, problemi psicologici, ecc.. In questo caso è molto più altruistico secondo me risparmiare al bambino i patimenti di una vita sballata, evitando di farlo nascere. Ma anche chi non volesse figli perché non ci si sente portato, a non farne fa solo la cosa più ragionevole. Perché far soffrire inutilmente un bambino che non sarà mai amato e allevato nel modo più giusto? Mah io non capisco.. Sono concetti evidentemente troppo complessi da comprendere per chi è tutto concentrato nella sua convinzione di avere la verità in tasca.
Io comunque alla famiglia del mulino bianco non ci ho mai creduto. Bisognerebbe capire quanto c’è di vero in certi racconti, di solito sono proprio i cattivi genitori che descrivono la loro vita familiare come quella ideale.
Panegì, mi sembra evidente che chi ha difficoltà oggettive di natura pratico-economica non debba essere annoverato tra gli egoisti. Io mi riferisco a quella vasta categoria che teme di perdere “la libertà”, pensando di restare “forever young”.
Tu non credi al Mulino Bianco, come definisci le coppie sereno- felici, per tue esperienze soggettive dirette o indirette, o forse solo per la paura del fallimento, e così preferisci credere che si raccontino balle sul proprio menage familiare, autoconvincendoti che sia così mentre aggiri un’altra verità. Dì chiaramente che ti spaventano o ti pesano le responsabilità, senza arrampicarti sugli specchi, e siamo tutti contenti. Tu per primo, così non ti prendi in giro e non lo fai con noi.
Sai cosa diceva l’ineffabile Eric Cantona? “Il marinaio che teme i rischi della traversata non lascerà mai il porto”.
Cara Monica, hai fatto bene ad andartene, perché alcuni uomini, che non vogliono figli in una determinata situazione e con una donna in particolare, adducendo “lo star bene soli in due come si sta”, magicamente con altre riscoprono più o meno la volontà e il desiderio di paternità e tu donna che hai atteso per anni ti ritrovi con un pugno di mosche in mano. Spero non valga per la tua storia, ma nel dubbio meglio non rimanere ad aspettare. Non capisco perché si debba sempre pensare che ad un certo punto per una donna il desiderio di aver un bambino si riduca sempre ad un fatto di egoismo o noia. C’è la possibilità che sia una reale volontà, una forte spinta interiore e una scelta ben riflettuta dovuta al fatto che ci si senta pronte a questa esperienza, o no? Il come, il senso non il cosa. Dolorosamente il problema rimane sempre lo stesso: in passato le donne hanno dovuto far figli anche non volendo, oggi non possono averne se li vogliono infinitamente.Insomma non si può mai…
Panegirico, certo, nei casi da te menzionati è più altruista non fare figli. Ma se una coppia rientra nei casi da te menzionati e in più non vuole figli nemmeno se la sua situazione fosse migliore, allora è uno schifo di coppia.
Ci sono anche persone che fanno figli per avere agevolazioni e congedi parentali, ma è triste. Conosco persone che hanno adottato un adolescente per avere agevolazioni, per poi rispedirlo in casa famiglia, quando non era più utile. Allucinante. Ma non stiamo parlando di queste persone, ma di persone normali, che hanno un reddito, ma non vogliono avere figli perché sono egoisti.
La famiglia del mulino bianco è difficile trovarla, alti e bassi ci sono in tutte le famiglie, ma in una buona famiglia i problemi si risolvono.
Cerchiamo, se possibile, di mettere un po’ d’ordine. Io so che per molte persone, soprattutto donne ma non solo, quello di aver figli è un desiderio impellente, che non si giustifica con motivazioni razionali ma da un fattore istintuale, da un desiderio di affetto e di prosecuzione di sé stessi che è più che legittimo; e tale desiderio è più che legittimo! Ciò che non riesco ad accettare è la tesi secondo cui le donne che vogliono figli sarebbero la quintessenza dell’altruismo e della generosità mentre gli uomini che non ne vogliono sarebbero degli egoisti, immaturi e eterni Peter Pan. Orbene: come ho appena detto, il desiderio di aver figli è un istinto, legittimo, nel quale la persona cerca – e trova – una propria soddisfazione, una propria realizzazione: affettiva, psicologica, biologica e quant’altro. Quindi, si ha il diritto al rispetto e alla comprensione massimi, ma cerchiamo, per cortesia, di non voler passare per delle Madri Terese di Calcutta.
E cerchiamo di non far passare per dei disgraziati dei mariti che magari si preoccupano perché si rendono conto che per campare bisogna lavorare in due, che non ci sono nonni o parenti vari dai quali farsi aiutare, che i servizi di aiuto o non ci sono o hanno prezzi esorbitanti, che seguire i bambini, fra scuola, attività extrascolastiche, salute e quant’altro, è diventato assai più impegnativo di un tempo. In passato un bambino poteva andare a scuola da solo, poteva stare in cortile a giocare, la sua gestione era molto meno impegnativa di quanto non lo sia ora. E se magari non hai un lavoro stabile, o non sei pagato quanto dovresti, far fronte alle numerose esigenze rischia di diventare assai difficile anche sul piano economico. Ebbene, c’è chi riesce, nonostante tutto ciò, a fare il salto nel buio e c’è chi si scoraggia. E io credo che anche quest’ultimo vada compreso, rispettato e magari dolcemente convinto, senza subire giudizi sommari da persone che la fortuna ha reso cieche.
Vorrei precisare che io ho due figlie, che quest’anno compiono 11 anni. Son lieto di averle avute, sia perché voglio loro tanto, tantissimo bene e mi danno tanta, tantissima gioia; e anche perché non ho conculcato il forte desiderio di maternità di mia moglie, rischiando di essere la causa della sua infelicità. Ma i problemi che ho enumerato nei miei precedenti contributi li avevo ben presenti e, ahimè, si son tutti realizzati, avendo come aggravante il fatto che: 1. Io son cieco, per cui a mia moglie ho potuto dare un aiuto pratico inferiore rispetto ad altri mariti; 2. Mio padre è anch’egli cieco, per cui dalla mia famiglia ho potuto avere aiuti sì, ma non così efficienti come nel caso di altri nonni; 3. Nella famiglia di mia moglie è rimasta solo la madre, che ha più di 80 anni e ha una salute malferma, nonché la sorella, con la quale però i rapporti non sono granché.