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Lettera pubblicata il 1 Maggio 2022. L'autore, monica1988, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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ha ragione panegirico!!
le famiglie che vedo io sono fatte da madre che sembra la fenomena di turni con la sua bella vita sociale e il marito sottomesso e succube di moglie e figlie che lo usano come bancomat, il vero problema in Italia e nel mondo occidentale sono i padri le loro condizioni sempre più precarie.
Leggevo un libro giusto poco tempo fa del prof Galimberti che dice chiaramente come nel mondo occidentale di oggi non è più possibile fare figli ed educarli perché i figli hanno bisogno di attenzioni amore pazienza ecc cose incompatibili se per campare entrambi i genitori devono lavorare 10 ore al giorno!
come possono crescere con chi crescono?
i nonni sono anziani e altre figure di contorno non ce ne sono.. non c’è più quel cuscinetto di persone che 100 anni fa facevano parte della coorte contadina dove le famiglie si aiutavano e i figli crescevano con intorno molte persone. la società era contadina numerosa e c’era sostegno. oggi non conosciamo neanche il nome…
Mah, Viola, non devi meravigliati sai, ognuno “vuole” vedere la realtà che gli fa più comodo, anche se nel caso di Panegirico si nota un fastidio da “vorrei ma non posso” un po’ miserabile, ma non è l’unico caso che, anche qui, ho incontrato.
Non esiste la ricetta per la felicità, ma esiste la voglia di raggiungerla, e questo richiede di avere le idee chiare, e non inquinate da banali pregiudizi come quelli che ho appena finito di leggere. Certo, io sono stato fortunato perchè ho incontrato la persona giusta, ma questo, senza presunzione, credo valga anche per lei. Come ho scritto in precedenza non siamo partiti col culo parato, come si usa dire, niente nonni che potessero darci una mano e niente soldi se non gli stipendi, ma quella bambina ci ha fatto diventare definitivamente adulti, e oggi proprio da lei riceviamo il frutto di quella scelta di volontà, che ci ha fatto superare una crisi che poteva essere fatale per un rapporto meno forte. Quindi per me quel “volere è potere” si è verificato, cosa dovrei pensare circa la ricetta per la felicità?
Ciao.
L’analisi di Galimberti riportata da Senzaparole può sembrare pessimistica ma ha un suo fondamento. Ovviamente io non ne concludo che allora i figli non bisogna farli, ma semplicemente che crescerli, oggi, è assai più difficile di un tempo e chi non se la sente ha le sue buone ragioni. Golem, mi dispiace contraddirti ma ahimè, non sempre volere è potere. La volontà è necessaria, questo è ovvio, ma nella vita l’elemento imponderabile il suo peso ce l’ha, e può rendere impossibile la realizzazione di obiettivi che ci si era prefissati, così come può porci di fronte a circostanze favorevoli inattese che possono portarci a risultati anche superiori rispetto a quelli che ci aspettavamo. Sicuramente ha un suo merito chi sa cogliere i colpi di fortuna che la vita gli offre, ma bisogna anche sapere che la sfortuna esiste e quando ci si mette colpisce duro, per cui è ingiusto trattare da perdente e rinunciatario – cosa che tu, in vero, non fai – chi non riesce a pieno.
Senzaparole, il fatto è che quelli come Golem e come Trader non si rendono conto di essere i paggetti beta providers di donne che li hanno scelti unicamente per il bisogno di avere sicurezza, invece questi si vogliono convincere di aver fatto colpo grazie al loro charme. Se ci fate caso, gli uomini che queste donne si prendono dopo i 30 anni non sono mai quelli a cui stavano dietro a 20, questo significa che la donna arrivata ai 30/35 RIPIEGA su qualcuno che non la attrae fino in fondo ma che rappresenta per lei una buona opzione nella prospettiva di una sicurezza futura, specie economica. Anche l’uomo medio d’altra parte, se vuole stare in coppia, di solito si deve accontentare di una di queste due tipologie: o la cessetta rifiutata dagli altri o la bella che è stata usata e scaricata, di norma da un tizio sfuggente che non la calcolava.
Conclusione: la vita di coppia delle persone comuni è tutto un grande compromesso ed è cosa ben lontana dalla felicità che decantano loro, che segretamente invidiano la libertà di chi non si è adeguato all’ andazzo.
In questa mattutina pubblicazione è interessante e significativo mettere a confronto la qualità -e le finalitá- degli interventi di Max e di Panegirico, in una sintesi della distanza abissale che li caratterizza. Mentre il primo riesce a cogliere i punti discutibili del mio pensiero, con un equilibrio che consente una corretta riflessione a chi ne legge i contenuti, l’altro azzarda un’accozzaglia di ipotesi del tutto gratuite, con la solita impronta paranoica tipica di chi si trascina complessi e frustrazioni che cerca inutilmente di compensare, creandoSI realtà parallele che ne confermino le convinzioni, dove lo sforzo si concentra nel cercare di smentire chi è riuscito là dove lui ha chiaramente fallito.
Per me è difficile trattenersi dall’apostrofare questi soggetti come perdenti e falliti, perchè quando sono di fronte a un uomo come Max, che avrebbe tutte le ragioni per avercela con la vita, e invece ha più di qualcosa da insegnarci su questa, e a ominidi frignanti come quello citato e i suoi accoliti che lo hanno preceduto, la voglia è davvero forte.
Caro Max, ricorderai che mi sono detto “fortunato”, almeno riguardo l’incontro con la persona che definisco giusta, ma che aggiungerei che ho anche “voluto che fosse” giusta, e che, in modo parallelo, a sua volta ha voluto che io lo fossi per lei. Questo perchè non ho bisogno di dirti, con una considerazione banale, che tutti i rapporti vanno coltivati in ragione di quello che ci si aspetta da questi, e che bisognerebbe avere chiaro in mente -e nel cuore per i più romantici- cosa ci si aspetta e di vuole offrire a questi.
Io sono CERTO che il fallimento di ogni umana impresa -e il rapporto sentimentale lo è- dipenda soprattutto dalla mancanza di consapevolezza di ciò che si vuole e di ciò che si può dare a questa. Nel mio caso, Max, se sono riuscito in una certa impresa, come in altre, non è SOLO perchè sono stato fortunato, ma anche perchè ho saputo imparare dai precedenti e inevitabili errori. Cosa che non mi ha impedito di avere fiducia nel futuro, e di farlo senza frignare con “panegirici” insensati come quelli che spesso leggo su queste pagine.
Panegirico 144. A dimostrazione delle fesserie che dici, preciso che sto insieme con mia moglie entrambi da prima dei 30 anni.
E l’uomo che deve accontentarsi della cessetta evidentemente è la tua esperienza, non la mia.
Capisco che quell’altra è imbarazzata nell’ammettere che le loro competenze consistono solo nel saper fare le fotocopie (è diventata del colore del suo nickname), ma si può mettere su famiglia lo stesso. C’è posto per tutti al mondo.
Golem, grazie infinite per i tuoi apprezzamenti verso di me. Effettivamente, ovunque io mi trovi cerco di argomentare in modo pacato, contraddicendo le tesi della controparte se non le condivido ma, nel medesimo tempo, riconoscendo ad esse piena legittimità e individuando in esse almeno una parte di verità. Son lieto che la tua vita abbia sortito un esito favorevole e che tu possa trarne un bilancio sostanzialmente in guadagno. E sono anche convinto che tu ci abbia messo del tuo affinché così fosse. Io, se volessi raccontarti la mia vita, dovrei redigere uno scritto troppo lungo che annoierebbe i lettori e dovrei rendere pubblici molti dettagli che non riguardano solo me ma anche altre persone, il che è meglio evitare. Mi limito a dirti che sia per il passato che per il presente non ritengo di poter trarre un bilancio positivo quanto il tuo e che di tutti gli elementi di cui posso lamentarmi, la situazione di disabilità è il meno importante e quello che mi fa meno male.
E tutto questo avviene nonostante io abbia fatto, e ancora faccia, tutto ciò che sarebbe necessario per portare, come conseguenza, a ciò che mi aspetto e che ritengo legittimo aspettarmi. Insomma, la mia vita mi porta a dire che non è vero che ciascuno è artefice del proprio destino, perché gli elementi esterni e imprevisti possono intervenire e far prendere alla nostra vita direzioni che non ci saremmo mai aspettati. E la cosa diventa ancor più insidiosa anche perché le cose non succedono tutte in una volta, per cui ti puoi rendere conto in anticipo di come potrebbero andare a finire e puoi decidere di cambiare direzione. No, quasi sempre si tratta di circostanze che si presentano un po’ alla volta, quasi goccia a goccia, e il loro esito complessivo lo vedi molto dopo, quando è troppo tardi per modificare alcunché. Ma nonostante ciò, io cerco di valorizzare ciò che ho, poco o tanto che sia, e di mantenermi sereno interiormente.