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Lettera pubblicata il 29 Settembre 2016. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Suzanne.
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Golem, il pregiudizio fa parte del naturale processo di apprendimento umano;ciascuno di noi possiede impressioni più o meno formate e definite su argomenti o persone. Si tratta di una fase, che dovrebbe essere via via superata con l’approfondimento della conoscenza, non ci trovo nulla di anomalo. Il problema semmai risiede nel non riuscire ad uscire dal proprio pregiudizio, anche di fronte ad evidenti prove contrarie. Si tratta di ciò che gli scienziati chiamano “aderenza ad un sistema di credenze”: tutto ciò che ci costringe a rielaborare i nostri dati viene ignorato, perché abbandonare un sistema coerente comporta un enorme dispendio energetico, sia emotivo, che intellettivo.
Perfetto: “aderenza a un sistema di credenze”, e io quello ho scardinato con chi sai. I pregiudizi sono il metro coi quali la stragrande maggioranza della gente ama vivere, ma non io. Il fatto che milioni di persone siano convinti che una sciocchezza sia vera, non cambia il fatto che questa resti una sciocchezza. E i pregiudizi in genere lo sono.
Quello che ha capito come vanno lette le credenze è Groucho Marx, che il diceva che in ogni credenza c’è un fondo di verità. In ogni salotto c’è una credenza e questo dimostra che i salotti esistono.
Il sistema di credenze si crea in buona parte
nell’infanzia, quando quello che ti viene detto
viene accettato come verità senza verificare
se lo sia.
Vic, non sono d’accordo. Un sistema di credenze si forma certo nell’infanzia, ma ovviamente in questa fase della vita è estremamente labile e in continua revisione, altrimenti crederemmo ancora a Babbo Natale. Il problema invece è più pressante in seguito, in quanto la nostra “adultità” poco tollera i cambiamenti di prospettive e di opinioni, anche di fronte ad evidenze. É una questione di sicurezza; un mondo perfettamente delineato e sempre scindibile in opposti ci spaventa meno di un ordine un po’ caotico. Lo si può notare anche dalle varie discussioni, volte a generalizzare, banalizzando, anche il più complesso dei problemi di fisica quantistica.
Vic, a casa mia c’era una credenza. In noce, chiaro. Non mi si è ficcata nella testa, per fortuna, ma quella volta che mi è arrivata addosso me la ha contusa al punto tale che sono finito alla LaD H.C.C. Gmbh. E ora ci resto da Professore, a discapito della mia giovanissima età. Adesso, quando compro le credenze all’IKEA (religiose, politiche, etc.) sto molto attento che ci sia la striscietta anticaduta da inficcare con un fiscer a parete. Le credenze sono pericolosissime. Credetemi.
A ogni persona serve un punto di riferimento,
una stella polare insomma che può essere una persona
e per alcuni un’ideologia.
La base del mio ragionare è il Rasoio di Okkam,
che come ben sai dice in sostanza che a parità di condizioni la verità tende ad essere la più semplice.
Questo mi ha permesso di capire prima, cose che altri
e parlo anche di istituzioni hanno capito solo dopo.
Alcune persone hanno un loro pensiero “formato”
da cui non si vogliono distaccare e non c’è nulla da fare.
Io guardo solo ai fatti, e fra l’altro ho notato
che fortunatamente i media tipo tv e giornali
stanno perdendo parte della loro capacità di convincimento e l’elezione di Trump lo dimostra.
Viceversa il web sta diventando sempre più importante
e l’opinione della gente si forma lì.
Credo che Vic intendesse dire che nella nostra infanzia succedono in genere quegli accadimenti che bene o male finiranno per influenzare il nostro inconscio in maniera determinante. Poi le opinioni razionalizzate sono un’ altra cosa, e quelle è chiaro che possono mutare nel tempo. Qui dentro c’è chi le cambia ogni momento, figuriamoci..
maria grazia
Vero quello che dici, in effetti nella mia infanzia ci sono persone
che hanno influito positivamente e altre negativamente.
Per queste ultime ad esempio un insegnante non aveva
affatto fiducia in me e diceva ai miei genitori e a me
che era meglio che lasciassi perdere la scuola.
Ne io ne loro lo hanno ascoltato, così è successo
che mi sono diplomato col voto più alto di tutto l’istituto e quando mio padre lo ha in seguito reincontrato gli ha detto che forse e senza forse era meglio
che LUI lasciasse l’insegnamento.
Nel campo affettivo ero parecchio timido e mio zio
mi diceva che non avrei mai trovato una ragazza.
All’inizio ho faticato e molto è vero , ma poi ho trovato, eccome.
Ho letto da qualche parte che i giudizi negativi
nell’infanzia sono 30 volte maggiori di quelli positivi.
Devo dire invece che mia zia mi valorizzava,
aveva una piccola maison di moda e così
ho un pò conosciuto questo campo.
Poi dopo aver vinto un concorso dove c’erano circa 1200 partecipanti sono entrato nel campo bancario.
E ho fatto un master in economia delle aziende di credito.
Anche se diversi insegnanti mi avevano detto che il mio vero campo era quello letterario, uno ricordo ha detto
che ero un artista prestato alla banca…:)
Non vorrei nel precedente commento
aver messo troppo in luce i miei aspetti
positivi, non è da me di solito farlo.
E ovviamente ci sono quelli negativi
e comunque cerco di presentarmi come sono,
anche nel caso di mia moglie nulla le è stato
nascosto in bene e in male per quanto mi
riguarda.
Per evitare di sentirmi dire “non sapevo”
o cose simili.
Dal mio punto di vista ho apprezzato diverse
cose di lei, ma ho sottovalutato certi aspetti
caratteriali.
Si sa che in quei momenti si vede quello che si vuole vedere.
Vic,
a me ha fatto piacere sapere un po’ di più sul tuo conto. non che prenda spesso cantonate nel valutare il prossimo ma all’inizio dell’approfondimento di una nuova conoscenza considero apprezzabile un’apertura da parte del diretto interessato, benché le tue doti salienti già fossero state nettamente percepite, come quelle di altri quattro o cinque recenti nick maschili, che attraggono in particolare la mia attenzione.
per quanto riguarda le “credenze” assimilate e le influenze subite nell’infanzia, dal mio punto di vista si è rivelata più incisiva dei valori verbali trasmessi l’atmosfera famigliare imbevuta di storie sentimentali quasi leggendarie dei nonni paterni, morti entrambi giovanissimi, in circostanze dolorose, nella prima metà del ‘900.
si sono poi aggiunte, nella loro nostalgica ripetitività, alcune canzoni d’altri tempi, sia romantiche che passionali, che hanno contribuito a crearmi una marcata, a lungo inavvertita, scissione mentale fra la realtà durissima del rapporto di coppia sbiadito dei miei genitori – alquanto avanti negli anni e provati dalle difficoltà di due guerre mondiali (la seconda, da poco terminata) – e l’aura di sogno di un lontano ed irripetibile Eden perduto.
ho rivisto nel tempo ben poco del patrimonio di valori famigliari, essenzialmente positivo, mentre invece oserei dire che quasi quasi non mi è bastata gran parte della vita per far combaciare in una sequenza abbastanza equilibrata quelle due istanze così opposte fra loro e così saldamente incamerate in un vissuto infantile di forte antitesi inconscia.
scusa la prolissità: è un altro dei miei peggiori difetti, che mi sforzo inutilmente di migliorare…