Da bambino, in una tabaccheria, vidi una locomotiva giocattolo. Era bella e molto colorata e sognavo di giocarci, di fare il capomacchina. Però avevo timore di chiedere che me la comprassero. Infatti da piccolo non dicevo mai “Mi compri” ma dicevo “Mi prendi” perché mi vergognavo e mi sentivo sempre in colpa se mia madre doveva spendere soldi per me. Così ho sempre cercato di giocare con la terra, costruire casette di legno o cose simili. Ma quel trenino mi piaceva proprio! Così, un giorno mi decisi e vuotai il sacco “Mamma, ho visto un trenino in tabaccheria, mi piacerebbe se…” senza ovviamente finire la frase. Il trenino arrivò, anche se non era quello che avevo visto in vetrina. Era invece un trenino molto più piccolo, elettrico, con i binari e tutto. Ero al settimo cielo, lo montammo subito. Non avevo mai avuto un giocattolo così bello, ero proprio felice e non vedevo l’ora di farlo vedere a mio padre. Doveva venirmi a prendere proprio quel giorno. Erano mesi che era sparito, e stavolta aveva deciso di rifarsi vivo. Così aspettavo e aspettavo ma lui non veniva. Io ero pronto a far partire il trenino non appena fosse arrivato, per dirgli “Ciao papà, guarda che bel trenino che ho!”.
Dopo un pò, qualcuno in casa mi dice che papà non viene neanche oggi. Così, colpito al cuore dall’amarezza e dalla delusione, guardo quel treno che corre su quei piccoli binari, prendo il radiocomando e lo getto con tutte le mie forze contro il treno, spaccando tutto e rompendolo irrimediabilmente. Tanto in me era già da molto tempo che si era rotto tutto.
Si dice che i treni passino una volta sola. Per me il treno non è mai partito.
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Categorie: - Me stesso
Caro Geko, ho letto le tue precedenti lettere e mi dispiace moltissimo sentire quanto rancore porti dentro di te. Non sto a dirti che non devi soffrire, che il mondo è bellissimo e che tu non te ne accorgi. Probabilmente qualche tempo fa ti avrei detto queste cose, ma ultimamente sto riflettendo sulla mia vita (sono una ragazza disabile) e mi sono accorta che in 27 anni che sono su questa terra ho sempre cercato di rendere felici gli altri, mi riempiva di gioia sapere che qualcuno sorrideva grazie a me. Poi ho conosciuto un ragazzo (anche lui disabile) ed ero felicissima di averlo incontrato. Me ne sono innamorata e lui ha cominciato a essere freddo. Da allora non ho più voglia di spendermi per la gente e mi accorgo di diventare sempre più superficiale. Fa male, ma non riesco più ad essere felice con la felicità degli altri, che da un dito ti prendono il braccio. Però, con quel poco di speranza che mi è rimasta ti dico: lotta più che puoi, per te stesso, per chi ti vuole bene (qualcuno c’è sicuramente). Anche io sto cercando di fare cosi! Ripara il trenino del tuo cuore e cerca di fargli fare un viaggio meraviglioso. Un abbraccio!
Clara
Ciao
mi scuso se rispondo con questo ritardo e spero che tu possa ricapitare qui per leggerlo. Grazie per il tuo consiglio e la tua storia che hai voluto condividere. Io provo ogni giorno e con molto lavoro su me stesso per cercare di essere quello che non sono mai stato.
Mi metto lì e cerco di autoconvincermi che non è stata colpa mia, che non ero io il bambino “sbagliato”. Per tutta l’infanzia ho creduto di esserlo, perché vedevo gli altri bambini in mano al padre e mi dicevo “Vedi, quel bambino è migliore di me perché sennò, se fosse peggiore, anche lui sarebbe stato abbandonato”, insomma, cose così mi dicevo e le scrivevo anche. Ho ritrovato dei quadernini con dei temi delle elementari, una tristezza solo a leggerli.
Comunque, ti facci moltissimi auguri e spero che vita ti porti quello che desideri. Grazie ancora per le tue parole.
Geko