Rileggendo i 14 articoli sui “DiCo” trovo che la proposta si prefigge, in maniera surrettizia, di praticare la via zapateriana alla legittimazione dell’unione tra omosessuali. Cosa che in Spagna ed anche in Francia pare sia in via di un conclamato fallimento…! Affermo questo, perché non è un’operazione intellettualmente onesta specie se riguarda la legittima attenzione verso la problematica omosessuale, come si vuol far intendere all’opinione pubblica, bensì un’operazione , alquanto sottile ed ipocrita, in funzione di uno “scavalcamento” del dettato costituzionale per tracciare un solco verso la delegittimazione dell’Istituto della famiglia. Insomma un vulnus sottile che tenderebbe a rendere sempre pù affievolita una millenaria tradizione riconosciuta nel resto del mondo. La conclusione suesposta mi pare possa essere suffragata dal fatto che alcuni diritti (o benefici) previsti nell’articolato sono già presenti nel nostro ordinamento; basterebbe attivarli.Per esempio: 1° – la possibilità di intestare per testamento un bene a chicchessia (naturalmente nel rispetto della legittima); 2° -per godere pressoché degli stessi diritti di una reale convivenza, è sufficiente una richiesta inviata in Racc. A.R. al Comune di residenza e registrata presso un notaio e tanto altro da scoprire nel coacervo delle nostre norme.
E poi, perchè cotanta urgenza da investire addirittura il massimo organo Esecutivo, dal momento che esso riguarda qualche migliaio di casi? Forse una ghiotta occasione per scimmiottare la moda europea (dello scardinamento delle tradizioni) messe in discussione già dai ’68ini? Almeno allora si contestavano le baronie e si praticava l’amore libero personale…, non quello legalizzato, pubblico! Buona parte dell’attuale classe dirigente viene da quella “ scuola” marcusiana e spinge affinché sia coronato un desiderio di gioventù: la fanatica realizzazione dei loro sogni a dimostrazione che sogni non erano…
Ma non registriamo un tasso di natalità tra i più bassi al mondo, al punto da dover chiamare giovani dall’estero? E allora non sarebbe stato più logico e più INTELLIGENTE incentivare con tutti i mezzi consentiti e da subito la FAMIGLIA?
A questo punto, pur concedendo la buona fede ai proponenti, legittimare un fatto sol perché in Occidente va di moda, per cui il senso della vita per essi è seguire il flusso della maggioranza, (cfr.direttiva 2004/38/Ce), ritengo sia non solo un inganno ma anche una mancanza di personalità del ns.Paese. L’italiano di buon senso, pur praticando amoreggiamenti complici e passeggeri, (purché consumati nel privato), rifiuta accoppiate prolungate di comodo e propende per una rafforzamento di concrete politiche per la FAMIGLIa, che è matura assunzione di responsabilità, non foss’altro che per il rispetto dei più deboli (vedi figli, ragazze meno dotate, ecc.).
C’è un ultimo sospetto, per cui mi trova ancora in disaccordo, laddove nell’articolo 6 qui riportato:
Permesso di soggiorno (articolo 6). “Lo straniero extracomunitario o apolide convivente con un cittadino italiano e comunitario che non ha autonomo diritto di soggiorno può richiedere il rilascio di un permesso di soggiorno per convivenza. Il cittadino Ue convivente con un italiano, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, ha diritto all’iscrizione anagrafica prevista dall’articolo 9 del Dlgs di attuazione della direttiva 2004/38/CE”, intende voler privilegiare un qualunque extracomunitario sconosciuto nei suoi precedenti, anche se perseguito o condannato dalla legge del suo Stato di origine e da noi, in Occidente, rifugiato o autoesiliato (ve ne sono a migliaia!)– vedi il caso più recente alla metro di Londra i cui attentatori erano addirittura regolari cittadini inglesi o figli di immigrati di seconda generazione – Ma qui, chi si sente garantito sul controllo alle frontiere…?
L’ultima perplessità, quella che più mi sta a cuore, è il caso di un congiunto disabile che se va a lavorare perde il diritto alla reversibilità (ciò che invece viene concesso alle coppie di fatto con i DiCo (sic!). Per chi volesse approfondire, segnalo normativa di riferimento:
Circ.INPS 289 del 24.12.1991 (che riprende un concetto espresso nel DPR n. 18 del 1957);
L.n.33 del 29.02.1980- art.14septis.
L.222 del 1984 – art.5;
L. 381 del 8.11.1991;
Sent. 42 del 1999 Corte Costituz. 1999 (reversibilità X figli stud. Univ. han diritto a reversib.);
Circ.INPS n.198 del 29.11.2000 (ex Delib.INPS n.478 del 31.10.2000);
Circ.INPS n. 137 del 10.07.2001. Una volta analizzate, avrei piacere ricevere ulteriori ragguagli in merito.
francesco2002.pf@libero.it
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“L’ultima perplessità, quella che più mi sta a cuore, è il caso di un congiunto disabile che se va a lavorare perde il diritto alla reversibilità (ciò che invece viene concesso alle coppie di fatto con i DiCo (sic!)”
e ti meravigli ????
Tra poco o saremo tutti gay e lesbiche o non avremo più diritti
Riflettiamo tutti e piangiamo !!!