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Limone aspro

di Eder r

Indugiare all’uscio di casa non è piacevole. Coi pensieri che riaffiorano e la realtà ancora lì ad aspettarmi, non sembra neppure corretto pensarci troppo. E’ un po’ come se la tua coscienza ti parlasse, o è il rimorso, non lo so. Certe volte però capita di fermarsi lì, di girare lentamente quella chiave sperando che la luce resti spenta, per poter far sembrare tutto un sogno. Mentre i contorni della tua casa restano sfumati e l’avventura che hai da poco risvegliato è ancora dentro te. Chiudo gli occhi ed entro. Per un istante. Ma poi sto vigile, molto vigile, mentre a dispetto del mio cuore accendo in fretta la luce e chiudo la porta dietro di me. In fretta ma… silenziosamente. E tiro i catenacci e penso ancora a ciò che c’è la fuori. A tutte le occasioni del mondo, alla vastità delle possibilità. Alla vastità del mio egoismo. Entro sapendo che non troverò nessuno ad accogliermi, che sono solo. Non ho voluto più animali dopo che a 16 anni persi quel cane. Amavo quel cane. Non penso sia la ragione per cui non mi vorrò più legare ad altri animali. Penso sia la mia natura. E’ ciò che faccio inconsciamente con tutti. Fiamme feroci che bruciano tutto, ti scaldano il cuore per bene, consumando ciò che c’era. Sono un piromane impenitente. Sono vigile finché salgo quei gradini. Non ne salirò mai abbastanza penso con amarezza. E’ la mia natura forse essere scontento, insoddisfatto. Pur sapendo di aver così tanto. Di aver avuto così tanto. Ma non so regolarmi. Non so controllarmi. Rischio pure di cadere se non sto attento. Dissi di voler cambiare ancora una volta… un’altra volta… un’altra ancora. Ma ormai so chi sono. Come sono. Dopo tutti quei cambi d’abito il mio armadio si è svuotato, tiene solo qualche dubbio sulle opinioni lì dentro. Ormai entrato. Sto già seduto sul terrazzo, per dare un’ultimo sguardo al mondo. Più distaccato. Non era come lo descrivevano le storie di mia madre. Non era neppure come lo descrivevano le vicende di mio padre. E’ un limone da mordere restando sorridenti. Un po’ ancora, e sarò quieto. E nella mia natura dimenticare. M’immagino a fumare una sigaretta, immaginando ciò che sto vedendo. Non sarà mai come i miei sogni. Ma sarà… qualcosa.

Lettera pubblicata il 6 Luglio 2016. L'autore ha condiviso 8 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

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