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Limite 32 anni sul lavoro, chissà perché?

di lupetto
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Lettera pubblicata il 19 Aprile 2008. L'autore ha condiviso 10 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 68 commenti

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  1. 61
    luna -

    Michele, parrebbe che il piu’ vittimista e rancoroso sia proprio tu… Le condizioni di lavoro possono essere una «sfiga» enorme in molti casi, che tu sia manager o operaio. 15000 euro non valgono la propria vita, per inciso, se il tuo lavoro «ti uccide». Detto cio` lavorare di per se`non e` una sfiga e non credo che tutti si gratterebbero gli zebedei avendo la possibilita` di non lavorare, perche’ la questione non e’ solo economica. Lo e’, ma in un mondo in cui la questione soldi fosse ben piu’ anche concretamente irrilevante un sacco di gente «lavorerebbe» comunque. Forse meno, gestendo gli orari diversamente e ascoltandosi in modo piu’ umano. Ognuno di noi ha dei «talenti», chi piu’ chi meno

  2. 62
    luna -

    e sono piu’ d’uno per ciascuno. Talento in senso piu’ ampio di cio’ che con la parola normalmente si intende. Assecondarli e usarli anche per la collettivita’ per molti e’ un piacere e fa parte della qualita’ di vita, e non riguarda una concezione lavoro umile/lavoro figo e ultraretribuito

  3. 63
    Luca -

    Io mi chiedo quante persone farebbero la carriera medica, di avvocatura, politica, sportiva ,dello spettacolo se le retribuzioni non si discostassero da quelle di lavori più umili……il problema di base è che troppe persone hanno più ambizione che talento ed hanno le spalle coperte il più delle volte in un sistema corrotto, e ci ritroviamo medici incapaci così come politici incapaci, bramosi solo di denaro……ed in qeusta ottica il discorso dei cervelli che fuggono via ci sta tutta, il lavoro non è una passione, ma è solo competizione per il guadagno, eliminiamo il denaro dalla faccia della terra e vediamo quanti studenti si iscrivono a medicina o alla facoltà di economia della Bocconi…….di certo moooooltooooooo meno…..

  4. 64
    luna -

    Luca, della giurisprudenza, medicina, cultura e spettacoli e sport consideri solo quelli che guadagnano un sacco e che lavorano male? A parte che c’e’ chi si fa il mazzo per arrivare dov’e’ c`e` tutto un mondo di persone che lavorano in quei settori che hai nominato e li fa andare avanti anche se non stanno «sul podio». E che fanno gavette, turni pazzeschi, pratiche poco o per nulla pagate o semplicemente hanno ruoli centrali, ma che non fanno notizia. – Michele, io non parlo solo di altruismo (fermo restando che non mi dispiace coltivarmi la verdura, fare il pane in casa e nella logica consumistica ci sto gia’ piuttosto poco) fermo restando che esiste anche quello. Non so che lavoro fai e se lo ami o meno, ma parli di lavoro/sfiga e invece c’e’ chi ama il lavoro che fa

  5. 65
    luna -

    qualunque esso sia. E non gli da’ un mero significato economico o competitivo. Non ne conosci? Io si, molti, e indipendentemente dal lavoro che fanno. E se amano cio’ che fanno di solito lo fanno anche bene.

  6. 66
    Luca -

    Non mi trovi d’accordo su questo Luna, il lavoro si svolge per lo più in funzione di carriere stipendi e visibilità pubblica non certo per “amore del sapere” come chiamavano gli antichi greci la filosofia, per carità c’è chi ha scelto queste strade anche per aiutare davvero il prossimo come i medici che operano in regioni di guerra per salvare vite umane, ma io apprezzo solo poche di queste categorie, prendi i politici, hanno a cuore il nostro benessere???? mai visto uno che pensasse al bene del proprio popolo, tranne Lenin il grande………tutto è fatto unicamente per un ritorno economico oggigiorno, e se non hai un ritorno econmico ecco che scatta la frustrazione, e qui si inserisce il discorso di Michele relativo all’invidia e via dicendo, l’invidia c’è tra determinate categorie di persone che sono perennemente in competizione tra loro e ambiscoo ad essere figure di rilievo sociale, il discorso è davvero molto ampio da trattare, io in sintesi posso solo dire che oggi come oggi sono davvero poche le persone che ho visto fare il lavoro per passione, tutti i giovani che si iscrivono all’università tempestano vari forum con una domanda di apertura molto triste, quanto guadagna un medico, quanto guadagna un ingegnere, e così via…….se le basi di partenza sono quelle non c’è da sperare in nulla di positivo per il futuro………ed ecco che ritorna il discorso dell’invidia, queste persone qua che hanno scelto percorsi in nome del guadagno e che non riescono a concretizzare le proprie ambizioni finiscono per essere dei frustrati e degli invidiosi del successo altrui ma non certo le persone di buon cuore che invece si vedono negata la possibilità di poter mettere davvero in opera il proprio ingegno e talento……e parlo dei tanti ricercatori sottopagati ed umiliati che continuano a fare ricerca nonostante l’Italia li tratti come immondizia, io rispetto solo queste persone, che fugge da questo paese non può che avere tutta la mia stima perchè qui non c’è futuro per chi ha grosse qualità ma non è figlio di una Fornero o di un Monti……..è inutile girarci attorno, è un paese a stampo nepotista che sta collassando su se stesso……..povera Italia.

  7. 67
    luna -

    Luca, io non nego cio’ che tu dici ma dire che solo il medico (ne conosco) che va in un paese in guerra lo fa di cuore e chi lo fa nella sua citta’ no e’ uno stereotipo. Perche’c’e’ un sacco di gente che «non stacca» oltre l`orario di lavoro non perche` e` ammalata di lavoro o logiche di profitto ma perche`ha scelto un lavoro in cui esprime qualcosa che va al di la^. E’ ovvio che c’e’ un sacco di gente che ragiona in un certo modo e che e` incastrata negli ingranaggi di un sistema che e` «sbagliato», lunghissimo discorso questo, e che ci son giri di magna magna pazzeschi. Per esempio io faccio, se posso, beneficienza diretta: offro il mio tempo o veicolo dei beni di necessita’, miei o di altri. Non do 1000 di cui tra cento passaggi arrivano 25.

  8. 68
    luna -

    e con i miei amici ci si scambiano cose e competenze con una sorta di “banca del tempo”. Dire pero` che all`uomo basta mangiare e dormire e coprirsi dal freddo non corrisponde a verita` e spero di spiegarmi bene: e’ verissimo che viviamo in un mondo noi in cui c’e’ molto surplus. Potremmo vivere, di base, senza la cosa senza la quale stiamo comunicando ora per esempio. Lo facevamo e non ne sentivamo la mancanza. Personalmente vivrei felicemente in campagna tra il verde e la natura e vivo gia’ nel verde. Pero’ l’uomo ha bisogno anche di stimoli intelettuali e ha una salute ecc, per cui anche in un mondo in cui non ci fosse denaro non saremmo tutti solo agricoltori e non solo per ragioni di denaro e non basterebbe dormire e mangiare e coprirsi per quanto potremmo essere contenti se ci trovassimo davanti al fuoco con ciascuno che porta il suo e insegna qualcosa all’altro e porta notizie dal mondo (non il gossip, ma cosa sta succedendo al di la’ del microcosmo). ma come farebbe a saperlo e come farebbe a sapere come si cura una ferita e che esiste un modo per non morire di cancrena se tutti pensassero solo a mangiare, coprirsi, dormire? anche le tribu’ piu’ isolate non pensano solo a questo e c’e’ chi va in nepal a operare migliaia di persone isolate che diventano cieche a 20 anni per la cataratta. e se costui puo’ farlo e’ perche’ si e’ specializzato entrando in contatto con altre realta’ dal suo sperduto villaggio e perche’ anche se va a piedi per raggiungere i villaggi nella foresta prima prende un aereo si concerta con altre persone e puo’ portarsi dietro un ospedale ridotto. il sistema denaro e’ una rogna, ok, e ora.sta implodendo, ma dire che un sistema piu’ ampio, in cui esistono vari tasselli non ha senso, e’ fuori dalla realta’. ed e’ egoistico. allo stesso modo dire che chiunque percepisca denaro per il suo lavoro e’ uno schiavo. e’ schiavo di una serie di dinamiche cmq anche che vanno al di la’ del denaro e appartengono all’uomo non al denaro. A parte cio’ per me se mi pagassero in cibo o in altro sapere altrui veicolato o in togliermi una cisti che mi causa dolore o in una coperta ecc per me andrebbe benissimo (puo’ capitare gia’). Il discorso e` che pero` cmq si e` in un sistema sociale e di scambio. questo ora e` un obbrobrio per varie ragioni e cmq ipercontrollato. ma attenzione che una «dittatura» potrebbe esistere anche senza denaro e proprio basandosi sulla sua assenza. Il denaro che percepisci per un tuo lavoro in teoria (teoria) rappresenta un aspetto indipendente: scelgo cosa fare di cio’ che ho ottenuto dando qualcosa di mio. ottengo qualcosa in cambio. sappiamo che non funziona cosi, non e’ cosi lineare ecc ecc. anzi. ma in ogni caso scambierei e mi troverei a decidere cosa con cosa. o mi isolo. ma c’e” chi puo’ non farcela se io mi isolo. e il mio altruismo puo’ non essere suff perche” serve il know how di qualcun altro che lo ha imparato andando a molti km o leggendolo da qualche parte.

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