Certe volte penso che dovremmo guardare al passato recente per imparare qualche cosa: in questo caso direi di tornare all’America
degli anni 60 e a quello che fu il movimento pacifista primo nella storia.
Era il primo maggio 1975, finisce la guerra nel Vietnam dopo vent’ anni di morti e distruzione.
Gli americani scappano e la televisione ne mostra la fuga precipitosa sulle strade con qualsiasi mezzo o sul tetto dei palazzi di Saigon agganciati alle corde di elicotteri da battaglia.
La guerra durò dal primo novembre 1955 – 30 aprile 1975 e i morti furono un numero imprecisato che potrebbe andare da 1 milione a 4 milioni.
La televisione ieri sera ha raccontato un’ altra realtà di quegli anni che fu capace di influire sulla politica negli Stati Uniti partendo dal basso.
Fu un movimento non violento che si prefiggeva l’abbattimento delle barriere razziali e in generale la destrutturazione dei rapporti tra le persone, l’abolizione delle vecchie regole di comportamento nella convinzione che è posso costruire un mondo fatto di uguaglianza pace e libertà.
I molti Slogan che lo caratterizzarono di cui ricordo il famoso “fantasia al potere” però non devono ingannare: questo movimento non portava soltanto proposte aleatorie.
Fu in grado di coinvolgere una fetta importante di giovani intorno ad ideali di vita fatta di rispetto delle individualita’ e di non violenza che stridevano con il modello di società tradizionale e autoritaria.
Si creò un fenomeno di massa.
Un momento unico nel suo genere, in un certo senso ingannevole per il suo presentarsi con le immagini di raduni oceanici di ” capelli lunghi ” impegnati a fumare e praticare l’amore libero nella prateria americana.
Sarebbe diventato ben altro, capace di coinvolgere una fetta importante di giovani intorno a progetti di cambiamento interessando tutti gli ambiti, fino a toccare il mondo delle arti con nuove forme espressive nella pittura, nel teatro e nella musica.
E’ un fatto che al centro dell’azione del movimento ci furono le innumerevoli manifestazioni contro la guerra che contribuirono alla fine della tragedia del Vietnam.
Oggi che vediamo svilupparsi la terza guerra mondiale in Ucraina, centro della democratica Europa e così vicina a noi, ci sembra impossibile riuscire a fermare una violenza così insensata, come se “tutto il male del mondo” (la guerra) fosse l’ unica scelta possibile.
Monari Gian Luigi
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Genovese,
mi ha fatto piacere leggere la tua lettera, nel ricordo di un momento in cui tutto sembrava volgere al meglio, persino negli Stati Uniti. Un grande Paese, nato però nella violenza e cresciuto applicando un genocidio sui nativi, con la facile sopraffazione delle armi.
Armi che sono purtroppo rimaste nel suo DNA e che hanno finito per predominare, con sei fabbriche di arnesi bellici, che costruiscono una bella fetta del suo PIL e che portano ovunque conflitti e… democrazia.
Dove imperversa il dio denaro è difficile che possa coesistere desiderio di pace e fratellanza.
La recente “Operazione speciale” in Ucraina, è solo l’ultimo esempio di come quel DNA assassino è insito nella genetica umana relativamente alla tendenza al genocidio praticato per occupare terra e ricchezze altrui, e non solo americana. Dall’Homo Sapiens verso il Neanderthal agli spagnoli coi Maia, sino alle stragi in Ruanda tra Hutu e Tutsi, con oltre un milione di morti in tre mesi, e persino gli italiani in Etiopia con 30 mila morti in tre giorni ne sono un bell’esempio. Nessuno si salva di fronte al detto “homo homini lupus”, neppure le Chiese Monoteiste. Cerchiamo di essere obiettivi.
Putroppo l’essere umano è una bestia!
…È una bestia, quando poi si mette a fare pure della retorica trita e scontata, è il massimo.
Mah speriamo che ‘sta volta sia quella buona. Di solito con l’anno nuovo si fa l’elenco dei buoni propositi. Speriamo.
Golem, quando sono stata in Perú ero fortemente affascinata dal popolo Inca e dalla sua storia. Ovviamente ne abbiamo seguito le tracce, visitando oltre a Machu Picchu tutti i principali siti con i resti della loro meravigliosa tradizione. Come sempre, partivo dal giudizio fortemente negativo sugli Spagnoli che avevano spazzato via una delle popolazioni culturalmente piú affascinanti e tecnologicamente avanzate del Sud America e non solo. L’idea un po’ naive di un popolo pacifico che è stato sterminato dai cattivi occidentali è stata però sostituita dalla conoscenza della sua storia pregressa, caratterizzata da conquiste di terre e assoggettamento di popoli meno forti e piú pacifici. Gli Inca erano dei guerrieri e si sono fatti strada, come sempre nella Storia, con la violenza e la sopraffazione dei piú deboli. È sempre cosí, soprattutto per le civiltà piú splendenti ed evolute (da un punto di vista tecnologico/scientifico).
Trader,
secondo me, alcuni esseri umani sono moralmente pessimi per la stessa indole competitiva degli scimpanzé. Desiderano predominare, imporsi, togliere ad altri non per fame ma per sentirsi maschi Alfa, da ammirare per la loro capacità di conquista e di sopraffazione.
Banale o obiettivo quanto si vuole e come si vuole. Venefico quando dai singoli passa a governanti di stato, che si credono “grandi” costruendo e usando armi sempre più potenti.
Ingenti somme di denaro destinate a distruggere mentre, anche in minima parte, potrebbero essere devolute a sostenere e costruire.
Certo Suzy, se andassimo ad indagare seriamente le dinamiche di ogni singola popolazione umana, troveremmo di che ridire “moralmente” sulle vicende che hanno caratterizzato la loro storia, non diversamente
da come banalmente si dice nei confronti del solito “male assoluto” USA, con una critica assolutamente parziale quanto di moda in certi soggetti scarsamente informati dal punto di vista storico politico.
Come ho detto, persino le culture più dipendenti dalla dottrina cristiana -quella più definita intorno all’amore universale, nemici compresi- non sono esenti da genocidi terribili, -spesso perpetrati proprio in nome di Dio- per i quali basta farsi una ragione adatta per giustificarne le atrocità. Pontificare poi sull’ipotetico bene comune da attuarsi magnanimamente da parte del “potente”, visto sia come singolo individuo che sotto forma di ideologia, e che spesso sono in quella posizione proprio per certe caratteristiche di “forza” e egocentrismo, è un po’ più che ingenuo e che che può impressionare solo le anime più candide e meno informate.
Rossana, purtroppo nella storia di dedicano più risorse per inventare e costruire armi che per costruire qualcosa di buono. E’ istintivo depredare altre popolazioni usando la violenza, che realizzare opere per il progresso umano. Invece di fare fatica per coltivare la terra, l’essere umano preferisce rapinare il vicino, sottraendogli il cibo. Pensa a quanti soldi siano stati spesi e bruciati nel mondo tra armi e distruzioni nella seconda guerra mondiale. Se fossero stati impiegati pacificamente per il bene comune di comune accordo tra tutti i paesi, avremmo risolto molti problemi senza le decine di milioni di morti della guerra.
Suzanne, hai dovuto andare fino a Machu Picchu per capire che la prosperità di un impero si basa sullo sfruttamento delle province assoggettate? E’ sempre accaduto così. E’ banale.
Chi non lo comprende è poco Machu e molto piciu.
Un po’ di numeri, su cui riflettere, in contrapposizione alla lezione pacifista statunitense che pose fine a 20 anni di guerra in Vietnam.
“Di recente il Congresso degli Stati Uniti ha risposto alla richiesta di Biden di 37 miliardi di dollari di aiuti aggiuntivi all’Ucraina dandogli 45 miliardi di dollari, portando così il suo sostegno a un temporaneo totale di 111 MILIARDI di dollari.
L’aiuto faceva parte di un disegno di legge di spesa complessivo, approvato da entrambe le camere del Congresso, per l’enorme somma di 1,7 trilioni di dollari. Inclusi 858 MILIARDI di spese per la difesa, che superano di gran lunga qualsiasi somma mai spesa in questo contesto da un governo degli Stati Uniti nella sua storia.” (Dati ripresi per comodità, con minimi ritocchi, da un commento on-line)
Ho dovuto usare un paio di volte il maiuscolo per prendere atto fino in fondo delle cifre in questione, difficili da considerare come espressione di pura umana benevolenza e di intenti pacifisti.
Per riflettere su certi dati, bisognerebbe confrontarli con quelli di altri potenze analoghe a quella americana, che come quest’ultima difendono i propri interessi come gli è consentito dalle proprie risorse economiche. E sotto questo aspetto, e fatte le debite proporzioni, tutte si comportano allo stesso modo, seppure con mezzi e modalità diversi. Si è indagato sulla percentuale di PIL russo usato per gli armamenti? E quello cinese? L’aiuto all’Ucraina è un dovere che qualunque paese civile avrebbe intrapreso di fronte ad un aggressione gratuita come è stata quella sovietica tutt’ora in corso.
Quello che sorprende di certi ragionamenti -ma non il sottoscritto- è come si possa parlare continuamente di libertà, di rispetto delle altrui individualità, e delle sovranità personali e globali, e poi criticare chi queste cose vuole difenderle, anche indirettamente, da chi le minaccia. Soprattutto da un regime come quello russo che della libertà di pensiero dei suoi stessi cittadini se ne frega bellamente.
Capire certe logiche così contrastanti tra loro è molto difficile.