Egregio sig.Ministro,
mi chiamo Monica e sono un’insegnante precaria qualunque nell’affollatissima provincia di Napoli.Anzi,mi definisco precaria dei precari,perchè in realtà lavoro come supplente temporanea. Quando squilla il telefono,io corro.
Mi definisco precaria qualunque perchè Lei signor Ministro mi ha fatto sentire così quando ho letto nella nuova legge finanziaria l’articolo 66 che al comma 1 abolisce le graduatorie permanenti. Ci ha trattato così,come se fossimo nomi e numeri qualunque,senza senso che con un colpo di spugna vanno lavati via.
E’ come se per legge,si cancellasse una parte di me,della mia vita privata e professionale, rimettendola in discussione, facendomi sentire umiliata.Umiliata perchè mi sento sfruttata, tradita nelle aspettative, nelle speranze,nei sogni, nei progetti per un futuro più sereno da offrire a mia figlia.Un castello costruito sulla sabbia, portato via da un’onda anomala.
Per anni ho nutrito la speranza che il mio iter professionale, sebbene lento, sarebbe sfociato nell’incarico annuale e poi nel ruolo. Le graduatorie permanenti garantiscono ciò. Una certezza nella precarietà. E’ così da anni ,è vero,quindi si può capire la necessità di un cambiamento, ma quale altro percorso permette di accumulare un patrimonio di esperienza, umanità, competenza che nessun libro ti potrà MAI insegnare?
Che cosa faremo se saremo esclusi dalle immissioni in ruolo?
Il vice-ministro Bastico ha affermato,in contraddizione con l’on.Folena che recentemente aveva affermato che le graduatorie non sarebbero state abolite,che ci sarà un accompagnamento nel nuovo sistema dei precari esclusi.Ma cosa si intende per accompagnamento? Una lista- parcheggio? Un nuovo concorso?Onestamente mi sembra che ci sia notevole confusione e dunque si può immaginare anche in che confusione versiamo noi precari,che oscilliamo tra speranze e paure. Come ci reinventeremo un’altra professione a 40-50 anni? Ma poi ,chi vuole intraprendere una nuova professione?IO SONO INSEGNANTE. Ho studiato,vinto concorsi e questo nessuno me lo potrà mai cancellare.
Non mi dò pace,non trovo risposte rassicuranti. Tremo.Tremo all’idea del futuro, all’idea di non poter più esercitare più un lavoro che adoro e che tanto mi ha tanto gratificato.Tremo all’ idea di essere sacrificata alla legge dell’economia e del risparmio. Tremo all’idea che fra qualche anno sarò una ex- maestra .Ex per legge.
Auspico che Lei prenda atto di tutto ciò che le viene indirizzato e che dia delle risposte chiare sul nostro futuro.
Monica -Napoli
Lettera aperta di una precaria qualunque al ministro Fioroni
di
Monica
Lettera pubblicata il 28 Ottobre 2006. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Monica.
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Hai tutto la mia considerazione.
Purtroppo non si va da nessuna parte fintanto che il popolo non scende in piazza e incomincia a marciare su roma per scaraventare dal balcone questa classe politica.
Altro che scendere in piazza per sostenere il nano, altro che votare prodi! Qui bisogna agire, combattere per i nostri sacrosanti diritti e ripulire il fetore che questa gentaglia emana.
Il nostro ministro ha più volte sottolineato che nella scuola italiana c’è carenza di insegnanti maschi, proponendo degli incentivi per limitare l’invadente femminilizzazione del corpo docente. Quali possano essere i mezzi per tali incentivi non si sa, e non si capisce perchè nessuno abbia ribattuto con la semplice constatazione che da secoli molte professioni sono state (e sono) di appannaggio quasi esclusivamente maschile. Ora che le donne hanno invaso il pubblico impiego – in particolare l’insegnamento – si lanciano allarmi sulle conseguenze, nel comportamento adolescente, della mancanza di una figura maschile autorevole in ambito scolastico. Insomma, crescere senza docenti uomini a scuola sarebbe come crescere senza il papà in famiglia. Sono da sempre contraria per varie ragioni all’eccessiva femminilizzazione dell’insegnamento, ma che si può fare se ai concorsi si presentano solo donne? Quello che Fioroni non dice (ma sa bene) riguarda un problema di natura economica e di carriera professionale. Finchè l’insegnamento non consentirà una reale e riconosciuta crescita di competenze (e di stipendio) sempre meno uomini saranno disposti a diventare docenti. Come dice Giovanni Pacchiano, l’autore del celebre libro Di scuola si muore:
Alzi la mano chi, in un incontro con un gruppo di estranei, non abbia mai provato un attimo di imbarazzo quando qualcuno gli chiedesse “tu che cosa fai nella vita?”, a rispondere “io insegno”. Come se, oggi, ci fosse qualcosa di vergognoso, o di sporco, a svolgere una professione del genere. Così, è più facile trovare donne-insegnanti, donne-professoresse, perchè è meno implacabile verso la donna insegnante, soprattutto se sposata, il giudizio sociale: in fondo, si può pensare che lavori per pagarsi la domestica a tempo pieno, o per i suoi piccoli capricci. Ma gli uomini….
Eppure, come potete leggere in quest’articolo di ItaliaOggi, c’è un leggero aumento di uomini nel corpo docente soprattutto alle superiori, dove il loro numero è da sempre abbastanza alto (circa il 40% del totale) rispetto a quello degli altri ordini di scuola. Il motivo? Semplice: la crescente disoccupazione e l’instabilità del lavoro, che fa apparire il mondo della scuola come uno dei pochi in cui, nonostante l’annoso problema del precariato, ancora non imperano i contratti a progetto e i diritti dei lavoratori sono rispettati. Un tempo si lavorava nel privato perchè si guadagnava di più e si faceva carriera. Ora si sceglie la scuola perchè nel privato spesso pagano ancor meno, e troppo spesso le rigide posizioni gerarchiche del mondo aziendale rendono di fatto impossibile una progressione di carriera in tempi ragionevoli. Il concetto di flessibilità nella sua accezione più ampia vale solo per i sottoposti, non per le dinamiche dei posti di comando in mano a quei pochi che tengono il potere ben stretto. Si richiedono troppi sacrifici ai giovani ingegneri, economisti, fisici, matematici….ma poi le gratificazioni, economiche e di carriera,
sono laureata da un anno e mezzo in biologia,e dopo aver passato un concorso per specializzandi presso l’ateneo pavese,il corso si e’ rivelato una delusione.totale assenza di pratica laboratoristica,esami falsati e nessuna certezza di prospettive lavorative.
una volta parlo di molti anni fa,il nord abbracciava gli emigranti meridionali dando loro un lavoro;oggi questo e’ un sogno,anche su cominciano ad esservi problemi di inserimento.
la realta’ e’,che mentre in passato studiare era un privilegio di pochi,oggi tutti anche gli asini conseguono un titolo.per non parlare di facolta’ che non servono a nulla,se non a mantenere dei porci(i docenti),che guadagnano 5000 euro al mese.
si parla di combattere la mafia.ma molti di quelli che sono al governo non di certo si trovano li’ per il nostro voto.
e questa come puo’ definirsi se non Mafia?
l’Italia e’ un paese di pecore che abbassano la testa lasciandosi bastonare e paraddosalmente lametandosi del dolore.
non cambiera’ mai una nazione cosi,saremo sempre piu’ disoccupati,e quasi certamente un paese carissimo e molto vicino all’orizzonte della miseria.
ho chiesto la separazione dal mio ex marito egiziano nel 2006 perchè ho subito violenza fisica per 20 anni, purtroppo mi ha tolto pure mia figlia minore come punizione, da 5 anni che non la vedo sono disperata, sto male, dove la giustizia …….!
Scusate se utilizzo questo spazio per rispondere ad uno dei commenti. Mi riferisco a quello scritto dalla signora Saida. Le violenze non le hai subite tu, eri tu ad alzare le mani verso tua figlia (la sottoscritta) tanto da farla ricoverare e verso tuo marito provocandolo continuamente. Tua figlia minore, quindi io, ti è stata tolta per dei motivi ben precisi, a partire dal fatto che è stata una mia decisione non passare neanche più un minuto con te, ho lottato per non averti vicino e sono riuscita a far accettare un affidamento esclusivo. Non stai male, non sei disperata, hai solo bisogno di ricoprire al meglio il tuo ruolo di vittima per nascondere che mostro sei davvero. Buona giornata.