Gentilissimo signor ministro,
la ringrazio per l’augurio di un buon anno scolastico che ha inviato a noi docenti e ai Dirigenti Scolastici. Ne abbiamo bisogno perché nella scuola che ricomincia urge una forte ripresa educativa e per questa sono decisive le persone e la loro libertà più che i vari progetti di riforma. Lei lo evidenzia, anche se poi non ne tira le conseguenze, anzi ci propone la sua idea di scuola come soluzione di tutte le contraddizioni di cui da anni soffriamo. La scuola per lei è “un cantiere di piena cittadinanza”, questo sarebbe l’orizzonte in cui noi insegnanti dovremmo inserirci per operare bene. Lei ha tutto il diritto di avere una sua idea di scuola, non di imporla, sappia quindi che se lo farà io disobbedirò, e con altrettanto diritto. E’ semplice la ragione per cui io disobbedirò, non certo perché io abbia un’altra idea di scuola – sarebbe anch’essa del tutto arbitraria – ma perché la natura della scuola non è di essere il cantiere della cittadinanza, bensì il luogo in cui si educa la persona secondo il metodo della libertà. Se la scuola fosse il luogo della cittadinanza, meglio abolirla, perché sarebbe lo strumento di quello che Pasolini chiamava il processo di omologazione, un processo che annulla l’io e rende tutti uguali. Invece c’è scuola dove un adulto in forza del suo impegno con la realtà sollecita la libertà di ogni studente a prendere la strada della scoperta del proprio io e del nesso adeguato con il reale. In questo senso la scuola è lo spazio umano dove ogni adulto educa alla libertà e alla criticità i giovani che ha di fronte. In questo orizzonte c’è spazio anche per l’educazione alla cittadinanza, ma come un aspetto particolare di ciò a cui ogni scuola, ogni insegnante, ogni genitore dovrebbe tenere, ossia che i giovani si impegnino con le domande della loro vita e lo facciano con tutta la libertà di cui sono capaci. Carissimo signor ministro, è in questa direzione che io mi impegnerò. Non le chiedo di cambiare idea sulla scuola, le chiedo solo che mi lasci la libertà di essere me stesso quando entro in classe, solo questo le chiedo! Per il bene della scuola infatti non serve un ministro che imponga la sua immagine pur perfetta di educazione, ma che ognuno sia libero di educare. Se questo è, come lei lo ha definito, un anno ponte, che sia ponte verso la libertà di educazione nel sistema scolastico italiano. E’ questa l’urgenza del tempo in cui viviamo.
Gianni Mereghetti
Insegnante – Abbiategrasso
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Categorie: - Scuola
Caro Gianni,
forse te la sei presa troppo calda.
Secondo me quando il ministro ha scritto che la scuola deve essere un cantiere di piena cittadinanza non voleva dire proprio nulla.
Del resto a pensarci bene queste parole hanno qualche significato?
Per me è semplicemente che doveva fare una lettera, non sapeva che dire, gli è venuta una pensata o qualcuno gliela ha detta, gli sembrava che suonasse bene, e ha detto: ma si!
Non dirgli che disobbedirai, lo spaventi.
Oppure gli fai credere che ha proposto qualcosa.
Invitalo piuttosto nella tua scuola, con i tuoi ragazzi, fagli provare dal vivo qualcosa. magari gli piacerà.
magari qualche idea anche a lui gli viene.
ciao, con simpatia
aldobaldo