Cari figli miei,
vi scrivo piuttosto che parlarvi cosi ho la certezza che non potete interrompermi.
Una volta uno di voi mi ha detto “hai 3 secondi per parlarmi 1..2..3.. tempo scaduto” ed è uscito chiudendosi dietro la porta. Avrei voluto morire!
Ma quante volte vi ho ascoltato e confortato?
Abbiamo insieme trasformato le debolezze in certezze.
Siete cresciuti onesti e con tanta voglia di raggiungere i vostri traguardi sgobbando con tutte le forze. In questo siete stati bravi e mi avete dato molte soddisfazioni.
Eppure oggi ho la consapevolezza di aver sbagliato molto con voi.
Io sempre attenta ai vostri bisogni, con il dubbio di essere troppo permissiva o troppo intransigente mi relegavo in un cantuccio e mai al centro.
Ho dimenticato di esistere e voi avete dimenticato che esistevo.
Vi ho sempre ascoltato ma non vi ho insegnato ad ascoltarmi.
Vi ho dato sempre la certezza di esserci ma voi non ci siete.
Soprattutto di voi ho avuto sempre rispetto, non vi ho mai sminuito e svilito davanti ad altri ma, non vi ho insegnato a farlo con me.
Non vi ho insegnato ad avere comprensione e compassione per chi sta peggio ed ha bisogno di voi e non vi ho insegnato che le cose materiali vanno e vengono e solo ciò che non si compra ha un valore assoluto.
Ho sempre pensato che la famiglia fosse per tutti noi un porto sicuro dove approdare e che ci si potessero scambiare pensieri ed emozioni.
Colui che ho scelto per condividere la vita, invece, non lo ho guardato bene nel profondo, altrimenti, mi sarei accorta di quanto difficile sarebbe stato incontrare il suo sguardo.
Io che avevo creduto profondamente nella condivisione, mi sono ritrovata sempre sola e molte volte, sono inciampata, sono caduta, ho sanguinato, ma mi sono sempre rialzata per poi ricadere ancora, ed ogni volta è stato sempre più difficile rialzarsi.
Molto tempo fa di lui scrivevo:
L’uomo di schiena che spegne i desideri e soffoca i pensieri,
l’uomo dagli occhi di cartapesta, dallo sguardo basso,
che non dice, che non vede, che non ti sostiene.
Ebbene si, sento il respiro di un uomo che non mi apprezza, non mi stima e non mi rispetta,nonostante noi tutti sappiamo che questo è il sintomo di un male molto profondo che però nessuno ha mai voluto affrontare e sradicare.
Molte volte ho pensato con ipocrisia di avere le spalle larghe e per questo tutti ammortizzavate i vostri colpi su di me per non ammettere invece che mancavate di coraggio.
Oggi posso dire che è finita l’illusione che qualcosa potesse cambiare.
E’ finito il tempo.
Io penso che esistano caratteri più o meno affettuosi di altri. Infatti un tempo in famiglia le emozioni venivano disciplinate. Ti basti sapere che sono stata abituata a rivolgermi a mio nonno in terza persona. Invece la nonna aveva un rapporto di grande confidenza tanto con i figli quanto con i nipoti. Il nonno era il simbolo della pacificazione tra gli entusiasmo giovanili (e quindi il desiderio di cambiare il mondo) e l’amore-forestiero di quel mondo che bussa alla tua porta ed è tanto più autentico quanto non ti domanda di cambiare te stessa. Questo cambiamento deve essere spontaneo e sentito, deve nascere dalla volontà di resistere alla tentazione di tornare indietro. Andare avanti significa accettare di vivere in superficie senza resistere al tempo… perché il tempo, che è vita, porta le storie al punto in cui devono arrivare… quando la fatica comincia a farsi sentire bisogna prendersi del tempo per sé stessi. Ti auguro buona serata!
Cara Gemma,
Se quell’uomo e` ancora il tuo fianco e i tuoi figli sono cresciuti vedendo il non amore e le mancanze di rispetto di lui nei tuoi confronti, il loro comportamento ne e` una diretta conseguenza purtroppo.
In piu`, se sono in eta` critica, ancora non sono abbastanza maturi per comprendere certe cose. Non perdere la speranza, le cose possono ancora migliorare e crescendo sicuramente si renderanno conto di tutto quello che hai fatto per loro.
“Vi ho sempre ascoltato ma non vi ho insegnato ad ascoltarmi”.
Di solito si ascolta chi ha qualcosa d’interessante e di utile da insegnare.
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Gemma,
concordo con Michelle: l’esempio vale più di concetti e parole. aggiungo poi che di solito più si dà, meno si riceve in cambio.
il tempo e le esperienze sul campo potranno forse insegnare ai tuoi figli quanto prima non sono stati in grado di apprendere.
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Rossella,
bellissimo il tuo post! quasi poesia…
Concordo. E amplifico. Il post di Rossella è POESIA pura. Lo ho salvato, per ragioni che non vi toccheranno mai. Grazie, Rossella, non mi risponderai mai, ma sappi che hai delle doti notevolissime. Spero solo tu ne sia cosciente e che almeno tu riceva il mio attestato di stima.
Un trionfo di ovvietà.
I figli possono “divorarci” come un estraneo qualunque.
I figli se ne vanno…il matrimonio resta.
Ma questo non sempre si comprende quando deve essere compreso.