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Lettera a Mara – Il Dramma

di Andrea J

– Questo racconto è per te che un giorno mi hai chiesto di farti leggere quello che scrivo.
Questo racconto è per me che se non mi sfogo in qualche modo rischio di esplodere dall’interno.
Questo racconto è per voi, che se non avete granchè da fare e volete perdere 10 minuti a leggermi. Schifo, non mi fa. –

Sono appena tornato.
Oggi mi sono messo sull’aereo. Posto 25B, tra la A e la C. Arrivo al 25, una signora straniera è seduta sulla C, si alza, mi fa passare, al finestrino sulla A c’è un ragazzo, molto magro che pulisce il vetro del finestrino dell’aereo. Si chiama Fabio, ma questo lui me lo dirà dopo.
Io lo guardo e penso “Andiamo bene, mi ci mancava il pazzo oggi”.
Mi seggo, Fabio mi guarda, è un pò insistente, io mi giro e gli dico “Ciao” e lui sorride, un sorriso larghissimo, con denti allineati perfettamente e bianchi. Vedo che ha un fazzolettino anche sotto il cellulare, deve essere un maniaco della pulizia, penso.
Iniziamo a parlare, ancora l’aereo si sta riempiendo, in realtà è lui che mi parla, io faccio il minimo necessario per essere educato. Annuisco, sorrido ogni tanto.
Ad un certo punto si zittisce, le hostess ci spiegano tutta la tiritera sulle cinture etc, ma il suo silenzio è così profondo che mi giro, lo guardo, lui mi guarda e dice “hai gli occhi tristi”, io li chiudo, sollevo un pò la testa e inizio a piangere, di un pianto disperato. Anche l’hostess è venuta a chiedermi se avessi qualche problema. #figuradimerda

La signora straniera fa finta di nulla, forse mi guarda male, non lo so, ma io non sollevo la testa.
Sono piegato su me stesso, la mia faccia quasi tocca le mie gambe, i miei jeans si bagnano, non riesco a smettere, mi manca l’aria, singhiozzo.
Ricordo bene l’ultima volta che ho pianto così.
L’aereo si muove, Fabio in totale silenzio mi da dei fazzolettini, mi da dell’acqua e tiene la sua mano sulla mia spalla, in maniera insistente, ferma, immobile, io mi muovo e lui mi segue, la sua stretta ha sempre la stessa forza.
Ad un certo punto le lacrime sembrano finire, io sollevo la testa, i miei capelli sono tutti a ciuffi per aria, gli occhiali sono bagnati, li tolgo e guardando davanti a me dico “scusami, sono un pò strano”.
Lui scoppia in una risata che non capisco, più forte della mia (tutti mi dicono che ho una risata bellissima, molto forte, molto chiara), io quasi lo odio, finchè mi dice “non più strano di me, io sono autistico”.

E’ strano, lui si che è davvero strano.
E’ un ingegnere, è in aereo perchè deve fare una conferenza, è molto emozionato, non aveva mai preso l’aereo, è introverso ma ha troppa ansia in quel momento, quindi parla. Ha ansia di molte cose, viaggia poco perchè si spaventa. La presentazione la farà in inglese, e ha paura anche del suo inglese. E’ brutto, ma ad un tratto mi sembra sempre più bello.

L’aereo prende velocità, stiamo decollando, stiamo provando il vuoto allo stomaco che ti produce l’aereo ogni volta che sali o che scendi. Lui è nel panico. Si stringe ai braccioli del sedile, mi chiede di raccontargli qualcosa, io rispondo che non mi va, lui me lo ripete. Devo.
Inizio a parlargli di Maura, di Andrea, l’altro Andrea, gli racconto tutto, sa cose che tu non sai, che forse manco Angela sa.
Siamo già in viaggio da mezzora e io continuo a parlare, mille mila racconti, mille mila momenti. Lui annuisce, sorride, ogni tanto interviene. Per lo più lo fa per farmi un complimento “che bello come sei estroverso” o cose di questo tipo.

Arrivo agli ultimi giorni di Maura, perchè per me sono davvero gli ultimi giorni di Maura.
L’11 settembre, insieme alle torri gemelle e al concerto di Laura Pausini, l’ennesima disgrazia: Maura scompare.

Ricomincio a piangere, sono incazzato come tu sicuramente non mi hai mai visto, mi fa male la gola, mi fanno male le vene, ora davvero mi fanno male gli organi. Mi viene da vomitare.
Lui, addirittura, mi dice che sto diventando rosso e di calmarmi.

Non ci posso credere, non ci posso credere che qualcuno che fino al giorno prima reputavo perfetto come Maura, d’improvviso mi guarda e mi dice “scegli”. A me, a me che non so scegliere nemmeno tra dolce e salato. Lei, Maura, non mi sta guardando, non gliene frega assolutamente nulla di me, io in quello “scegli” non esisto. Non esisto nè attivamente, nè passivamente. Non ci sono.
E’ lei, il suo egoismo e nient’altro.

E’ lei, che senza troppi giri di parole mi guarda e mi dice: “Ti amo, ti ho sempre amato. E anche se ho dormito tranquillamente con te e quasi tutte le tue ex, ci sono venuta pure in vacanza etc. Ora, perchè ti amo e soffro troppo, non voglio più. Quindi, io che ti amo, ti chiedo di venire con me a prenderti una birra, negli unici due giorni di tempo che hai per stare con chi, invece, ami tu. Ti amo e non ti sto chiedendo di venire, te lo sto ordinando. Non ti sto dicendo: hey passiamo del tempo assieme. Ti sto dicendo vieni, e vieni da solo, perchè io ti amo e se tu non vieni da solo io non ti amo più e ti getto via”.

E adesso che l’ho scritto mi viene da ridere.
E’ falsa, è falsa dal principio alla fine. E’ falso che una persona come lei sia davvero in grado di amare qualcun altro per 15 anni. Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, poi non fai quello che ti ordino? Allora sti c...., vattene.
Et voila! L’amour!
E pensare che miliardi di scrittori in tutto il mondo hanno dedicato così tanto tempo su un argomento così spicciolo, no? Alla fine…l’amore è usa e getta.

Fabio continua ad ascoltarmi. Gli ho detto le stesse identiche cose che ho scritto qui. “L’amore usa e getta” l’ha fatto ridere.

Siamo solo a metà viaggio. Il resto, te lo racconto domani.

Mi manchi, mi manchi dal secondo prima in cui ti ho bloccata. Poco fa ti ho bloccata su instagram dal pc. Ho pianto, ancora un pò, peggio di un ragazzetto delle medie.
Mi manchi ma non ti posso chiamare più. Non posso più.
Non posso più iniziare nessuna opera di convincimento o “lavaggio del cervello” come dici tu.
Non posso più perchè ieri mi hai sentito, mi hai guardato, mi hai capito.
Non posso più perchè tu lo sai come penso, come vivo.
Tu lo sai e sei d’accordo con me.

Ma l’occasione fa l’uomo ladro. Tutte queste cose ti hanno assalita, hai preso la palla al balzo e mi hai gettato nell’opera drammaturgica. Ma lo so che mi stai guardando e che sai che io, li dentro, non c’entro un c.....

Ps: Mentre mi prendevi per un 30enne cretino hai detto “siete voi le teste di c.... che mandate a puttane un’amicizia che avete sempre definito come spettacolare e altro, per una ragazza!”. Non è per darti importanza che te lo dico, ne per sentirmi meno stupido o per dare più splendore al mio rapporto con Maura. Poteva finire anche per… un mio amico, mi cugino, il mio cane.
Scendi bella, le cose non finiscono per “una ragazza”, io non ho scelto te, o una ragazza, davanti all’avviso di Maura.
Io, banalmente, non ho scelto Maura.

Tra le due scelte che lei mi ha imposto, ho scelto la terza!

Per quanto tu sia una delle cose più belle che i miei occhi socchiusi abbiano mai potuto vedere (sono molto ironico adesso, lo sai, forse mi odi. Ma sul fatto che sei bellissima non sto ironizzando), in questo racconto vali meno di una mia scoreggia nel bagno di un aeroporto affollato.

Lettera pubblicata il 11 Settembre 2018. L'autore ha condiviso 9 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    Yog -

    Non si capisce una beata fava, dici che scrivi una lettera a Mara e invece poi salta fuori che una tal Maura ti ha scaricato. Rivedi la lettera, hai sbagliato indirizzo.
    La prossima volta portati una boccia di narda, te la bevi prima del decollo e ti svegli all’arrivo. Guarda che Fabio non poteva essere affetto da sindrome di Asperger, ti ha detto una balla. Dato che è ingegnere, facilmente fa l’autista e tu hai capito roma per toma.

  2. 2
    Golem -

    Ecco un altro dei motivi che mi trattengono in questa clinica: questi racconti. Perfetto il finale, quell’immagine sembra la sintesi del tutto. Hai talento ragazzo. Spero continuerai a scrivere. C’è bisogno di talenti come il tuo. Grasie

    P.S. Ma sull’aereo ha mangiato o bevuto qualcosa?

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