Un giorno ti chiedi cosa è importante davvero nella vita. Prendi un foglio di carta e annoti, tre, cinque, forse più (si spera) punti. Cose che hai o forse non hai ancora. Questo elenco mi ha sempre affascinato, non che quel foglio sopravvivesse più di pochi minuti o venisse incorniciato, ma l’idea di sapere che c.... voglio dalla vita e degli sforzi necessari per raggiungerlo è stato per me sempre qualcosa di sublime. Nei vari momenti della vita l’ordine e la composizione di questo elenco potrebbe essere più varia, ma delle pietre miliari ci dovrebbero essere sempre.
Capire cos’è la felicità e la ricerca della stessa mi ha visto impegnato come studente di una Scuola in cui ero e sono autodidatta, docente, discente e fondatore nonchè unico iscritto (parlo ovvimanente della mia poca esperienza di Vita). Già da tempo sono custode di un antico segreto (di Pulcinella) secondo il quale la felicità è dentro di noi. Sì è dentro di me e dentro di te; e più la cerchi fuori più non la troverai mai, oppure potrai convincerti di averla trovata, ma non sarà così. Ecco, allora sul foglio potrei scrivere ESSERE FELICE e non aggiungere altro. La frase di Epitteto secondo il quale la ricchezza non consiste nell’avere molti bene ma pochi bisogni mi colpì la prima volta che la udii o lessi, non ricordo neppure. Ero molto giovane, un ragazzetto, e quella definizione sconvolse i miei precedenti convincimenti. Più grandicello ebbi l’opportunità di conoscere l’assioma di non sazietà e il principio di utilità marginale decrescente. Quindi la felicità si può misurare ? Quella cosa che è dentro di me (se c’è) si può misurare? Sì…e no. In realtà si studiano già da diversi anni degli indici che sarebbero in grado di misurare la felicità, come il FIL, felicità interna lorda piuttosto che il classico PIL. Da notare che si usa dire ESSERE felice, non avere la felicita, mentre essere ricco o avere ricchezze si dice comunemente. Inoltre il luogo comune vuole che la ricchezza non implichi immediatamente la felicità. D’altra parte in una importante città italiana poco più a sud di Londra un vecchio adagio ci informa che spesso si possiede un bacile d’oro ma lo si usa per sputarci sangue. Ma questo già è in parte illustrato dal principio di utilità marginale per cui l’immagine cruenta non deve far pensare il lettore che chi scrive sia l’ultimo comunista, bensì uno studente (ripetente) dell’arte di vivere, che non voterebbe manco i 5stelle.
Per quanto mi riguarda ho sempre pensato che un buon lavoro, una condizione di salute soddisfacente , il calore della famiglia e la gioia della paternità fossero i costituenti dell’essere in quella condizione che dicesi felicità.
Cose anche banali, ma vere, concrete. La mia ideologia mi impone di non possedere Iphone e Mercedes. Devo anche dire che lo faccio senza alcuno sforzo.
La spiritualità, la religione, una certa idea di trascendenza, fanno anch’esse parte dell’elenco. Da qualche anno guardo all’estremo oriente con molto interesse e meraviglia, mentre da un breve tempo provo intolleranza per questi extracomunitari che stanno seminando il terrore in Europa. Questo mi fa aggiungere all’elenco pace fra i popoli, ma anche difesa della nostra cultura e della nostra identità. Quando ero più giovane pensavo che fare parte di un gruppo , avere una certa riconoscibilità sociale fossero cose quasi imprescindibili. Oggi che tutto è diventato elettronico , digitalizzato, salvo poi non sapere nemmeno BIT di cos’è l’acronimo, e dopo alcuni anni che il mio profilo Facebook non viene aggiornato (all’inizio per alcuni anni rimase vuoto e senza foto, ero così ingenuo digitale che pensai solo a riservare il mio account) godo della mia solitudine e della resilienza che tante batoste mi hanno dato; d’altra parte qualcuno ha detto che quello che non ti ammazza ti fortifica. Una laurea pensavo fosse importante, ma oggi se potessi venderla la darei via, non lo studio o il pernicioso stato d’animo che ne conseguiva, ma l’idea che un titolo di studio fosse necessario a una vita migliore, più ricca. Anyway non ho mai studiato per bene l’inglese che pure merita menzione nel fottuto elenco. Ma non parliamo di me, parliamo di te, parliamo di te, cosa fai, cosa fai di bello?
Commentate numerosi e stilate la vostra lista.
Tranne che per il turpiloquio, che ogni concetto dispregia, facendo violenza al buon senso e alla ragione, sono d’accordo con te:
“Questo elenco mi ha sempre affascinato, non che quel foglio sopravvivesse più di pochi minuti o venisse incorniciato, ma l’idea di sapere che (cosa) voglio dalla vita e degli sforzi necessari per raggiungerlo è stato per me sempre qualcosa di sublime.”
Cosa faccio di bello? La mia lista è la seguente ed ho già raggiunto tutto di essa, essendo io pienamente felice e realizzata:
– Amore;
– Famiglia e figli;
– Lavoro;
– Eternità.
Nel mondo di oggi la cosa più importante nella mia vita è trovare persone che mi assomiglino per conservare la mia libertà. Almeno ci si capisce. Ormai l’armonia tra le parti si è andata disgregando, perché dobbiamo dire che i rapporti tra di noi non sono stati mai facili dal momento che ciascuno di noi si porta dentro un’immagine dell’amore che lo porta naturalmente ad essere un po’ una testa dura. Ma secondo me anche questo ci può stare. Per me non è mai stato un problema, anzi mi dispiace che, quando messa sotto pressione, mi trovo ad agire contro me stessa. Questo accade quando bonariamente tento di far risaltare il mio punto di vista perché mi sento come stretta da catene. Quindi sento di agire contro me stessa perché sono consapevole del fatto che umanamente viene completato da tutti gli altri, ma che tutte le soluzioni pubbliche sono provvisorie dal momento che non coincidono (né nel pubblico né nel privato, almeno non sempre) e che non si vive di solo pane. Nel mondo di oggi non è più possibile accettare questo compromesso perché si sono fatte largo delle idee di giustizia che hanno voluto prevalere su una storia millenaria e quindi sul mistero che porta le persone ad amarsi reciprocamente nonostante la durezza del cuore. La giustizia (e quale giustizia poi?) da invisibile si è fatta visibile per “demolire” le certezze di chi portava nel cuore una fede primitiva che non trovava uno sbocco naturale nella parrocchia.
Quello è un passo successivo che dipende dalle circostanze. Intanto, questa persona perdendo la sua identità diventa una risorsa a servizio di un potere che si manifesta attraverso la religione. Cosa si nasconde dietro quel paradosso esistenziale se non il senso di Dio? Un tempo questa ingenua superficialità aveva una funzione che gli dava prestigio… riusciva a tenere uniti i pezzi della vita della famiglia e al tempo stesso si faceva portavoce di una spiritualità tanto autentica quanto profonda. Oggi si vive il proprio carisma in funzione delle apparenze… nessuno vuole apparire più debole di quello che è… anche per onorare questo mistero che si porta nel cuore. Si diventa prevenuti e si perde così la possibilità di mettere a frutto i doni ricevuti.
PS Quando penso alle idee di giustizia non parlo della Chiesa. Lo dico a scanso di equivoci. Queste idee sono sorte tra di noi. Per me sono giuste. Sono visibili: il punto è questo. Sono visibili e concluse in se stesse. La loro credibilità porta a vivere il sacrificio quotidiano come uno stillicidio. Non si riesce più a comunicare.
A Regina: complimenti, però vorrei mi spiegassi approfonditamente sul punto “Eternità”. Non lesinare per favore.
A Rossella:anche se alcuni tuoi scritti sono un pò difficili da seguire (questo meno di altri), mi hai fatto sinceramente sorridere quando hai detto l’immagine dell amore che il singolo si prefigura ci porta ad essere un po testa dura. In effetti è quello che penso, e spesso lo esprimo proprio in questi termini. L’ impermeabilità ai fatti e il disinteresse all’ empatia sono probabilmente i fattori più rilevanti dell’ allontanamento fra le persone e l’ inimicizia tra i popoli.
Grazie per il vostro intervento
Vorrei aggiungere che, molto spesso, il coraggio manca per un inadeguato discernimento. Per farla breve, non si sa cosa si vuole né si ha una visione d’insieme sufficientemente chiara. Perciò, è importante acquisire consapevolezza e determinazione, visualizzando la realtà che si vuole concretizzare col viverla già in sé stessi. Poi bisogna cercarla nella realtà esistente, col provarla più e più volte, fino a trovarla.
Credo di avere delle idee molto vicine alle tue Regina, forse non identiche ma volte vicine. Grazie ancora
Ps Ma dell’ eternità non hai parlato più.
Dio è l’Eternità: chi possiede Iddio, ha l’Eternità, già in questa vita.
Sai Plastico, leggendo la tua lettera mi hai proprio fatto venire voglia di rallentare. Negli ultimi anni della mia vita mi sono sentita prossima alla felicità ( elettrizzata e impaurita allo stesso tempo) in tutti i momenti di cambiamento, quando sei presa in un vortice di energia che non ti permette nemmeno di respirare. Poi però quando inizio a rallentare mi perdo in mille pensieri contorti da cui temo di non uscire più. Forse essere felici significa vivere senza pensare di farlo, ma non è il mio modo. Ho bisogno invece di spazi di vuoto in cui potermi plasmare; sento la pulsante necessità di sentire di percorrere un cammino interiore. Non voglio lasciarmi vivere.
Quindi, al momento, nella mia lista metterei solo tempo per pensare e perdermi…
@regina ti riferisci a eternità dell anima o felicità eterna? Secondo me siamo già eterni.la nostra anima rimarrà in eterno.. Credo in un altro mondo parallelo..ma possedere Iddio, significherebbe fare la comunione e andare in Chiesa? Magari si in questo modo lo si ha dentro e più vicino e magari più felici? Non lo so.. Non pposso dire di pensarla come te..
Ma secondo me la chiave dell eterna felicità é un’altra: love what you Do and do what you love. Così da arrivare ad un soddisfacimento interiore seppur effimero. Ma É sempre un mattone che si aggiunge..