Vorrei esporre qui la mia lettera, che al tempo stesso è anche uno sfogo.
Sono un uomo di 37 anni, laureato in filosofia e dottore di ricerca nella stessa materia, parlo 3 lingue. Ho sempre avuto mille interessi (lettura, comunicazione, giornalismo, lingue); interessi che mi hanno portato a fare innumerevoli esperienze, tutte molto stimolanti e formative, ma poco o per nulla remunerative.
Fino ad una certa età, con tanti sogni nel cassetto, si pensa più ad accumulare esperienze. Poi però arriva il momento in cui ci si rende conto di non avere nulla in mano. In sostanza non riesco a trovare lavoro, di nessun tipo.
Non riesco a capire che cosa ci sia di sbagliato in me o nel mio curriculum. I datori di lavoro sembrano quasi spaventati dalla mia formazione universitaria (filosofia è una disciplina pericolosa?). A volte mi sento dire che il mio CV è troppo ricco, a volte che manca sempre qualcosa.
Indubbiamente non posso vantare esperienze decennali in un settore particolare, ma questo è dato dal fatto che con le lauree umanistiche si possono fare più cose. Oltre a questo le mie continue esperienze sono dovute al fatto che non è mai stato possibile trovare un’occupazione che fosse a tal punto remunerativa da tenermi occupato solo in quella.
Sono stato anche all’estero, ma – a dispetto di quanto molti sostengono – non è affatto facile: si cercano soprattutto persone con conoscenze nel campo dell IT, dell’informatica, dell’accounting, dell’ingegneria e cose del genere.
Ho provato in settori quali il marketing, la comunicazione, il copywriting, l’editoria; settori più affini alle mia capacità ed ai miei studi…il risultato è stato ed è zero!
La cosa che mi fa sorridere è che c’è gente che mi invidia, vorrebbe avere i titoli accademici e le esperienze che ho io. Eppure mi sento un fallito. A volte mi ritrovo ad invidiare i pasticceri, i cuochi, i panettieri che trovano un lavoro facilmente, in Italia e all’estero.
Mi sento in colpa per aver fatto determinate scelte formative: se invece di perdere anni sui libri di filosofia avessi imparato un mestiere o studiato altro, forse ora sarebbe tutto più facile.
Vorrei rimettermi in gioco, anche facendo l’operaio, ma come? Dovrei inventarmi il CV di sana pianta, onde evitare di sentirmi dire che un filosofo come operaio non lo prendono.
Qualcuno mi suggerirà…perché non provi con l’insegnamento? Confesso di non aver mai amato insegnare ma sono comunque in graduatoria.
Ho una sorella della tua età, che è avvocato, tuttavia molto del lavoro che ha, è trasmesso dallo studio dove ha fatto praticantato. Io non credo di essere molto più privilegiato rispetto a voi, anche se sono del ’92, se voi siete la generazione attiva e non siete ancora con una posizione solida, io cosa farò?
Se sei laureato in Filosofia, il tuo ambito dovrebbe essere il giornalismo ( sei iscritto all’albo?), l’insegnamento, o l’editoria.
Bisogna vedere anche il bicchiere mezzo pieno, possibile che non ci sia qualcuno che abbia bisogno di un commerciale estero?
O di un addetto alla reception, in qualche albergo?
Sono iscritto anche io in graduatoria per l’insegnamento, mi piacerebbe provare ad andare a quel “vuol dire quello che vuoldire” che diceva il mio prof., quando qualcuno gli chiedeva una spiegazione; nonostante io abbia una posizione stabile, sia con lo studio che con il lavoro. Secondo me hai molte chances, e non sei l’unico in questa situazione.
Stai in graduatoria e aspetta sperando. Almeno quando hai passato l’inutile percorso universitario avrai trombato alla grande.
Beato te.
Dato che, teoricamente, dovresti saper argomentare, tromba anche adesso, hai un vantaggio competitivo.
Per campare fai craufumfig o come diavolo si chiama.
Ehhh, ti capisco molto bene. Ho svolto gli stessi tuoi studi; giunta alla laurea specialistica la mia relatrice mi propose di tentare il dottorato, col suo appoggio, ma delineandomi chiaramente anni di impegno notevole senza compenso. Non potendo permettermi una scelta così poco pratica, ho lasciato perdere. Da una parte rimpiango il non aver proseguito; gli anni come studentessa di filosofia sono ciò che rimpiango di più: sentirmi esattamente dove volevo essere. Poi, ho preso una seconda laurea ( inutile) sempre in campo umanistico e ho perseguito con tenacia ( e tanto sconforto) la via dell’insegnamento.
In quale ambito ti vedresti? Selezione del personale? Giornalismo ( ormai defunto)? Ricercatore? Paradossalmente studiare filosofia ti riconduce spesso all’essenziale: per un periodo ho pensato seriamente di poter fare la contadina, ma forse sarei morta di fame 😉
Suzanne,
“Paradossalmente studiare filosofia ti riconduce spesso all’essenziale: per un periodo ho pensato seriamente di poter fare la contadina, ma forse sarei morta di fame ;)” – no, non saresti affatto morta di fame. chi bada all’essenziale e sa relazionarsi con gli altri esseri umani, in un modo o nell’altro se la cava sempre!
se economicamente possibile, un elemento piuttosto importante nelle scelte di vita è quello di mirare a fare quello che piace, di qualsiasi attività si tratti.
ieri un’amica, che in passato ha patito tante difficoltà, mi ha rassicurata sul presente di due nipoti, che hanno intrapreso vie lavorative diverse ma di loro gusto, e se la stanno sfangando benissimo, in questo periodo di grande crisi, quasi per tutti.
Suzy, la mera sopravvivenza di rado rappresenta un problema, basta essere minimamente elastici e adattabili. E questo, a prescindere dal luogo e dalla situazione in cui ci si trova. Cosa molto diversa è perseguire ciò che davvero si desidera esprimendo appieno i propri talenti. Tra l’altro le persone REALMENTE dotate non è detto che sappiano relazionarsi facilmente con gli altri. Anzi spesso è vero il contrario. Interagire con gli altri, in una società come la nostra, spesso e volentieri significa doversi omologare, significa dover accettare di buon grado la dilagante mediocrità e stupidità. Compromesso a cui difficilmente scende chi è su di un altro “piano” e ha davvero qualcosa di speciale da offrire al mondo, perchè in quel caso si è consapevoli del proprio valore, non ci si perde in salamelecchi e si lascia che siano i risultati a parlare per se stessi. In assenza di qualità e di virtù particolari, non resta che “relazionarsi” appunto. Cercando di “piacere” un pò a tutti.
Ci sarebbe da scrivere un libro, come te ce ne sono tanti in giro e parecchi ne conosco. Almeno tu non sei uno di quelli affetti dalla sindrome di “(presunto) genio incompreso” e dimostri una non indifferente onestà intellettuale a dichiarare che all’estero non è meglio per quelli come voi (ossia gli umanisti fregati dal sistema e da quei prof. di quinta liceo che vi dicevano “fai quello che ti piace” quando dovevate scegliere la facoltà… senza spiegarvi a cosa andavate incontro dopo l’università se la scelta si fosse rivelata errata).
E questo è già un buon punto di partenza. Avere coscienza del problema.
Detto questo sai tre lingue. Io punterei su quelle. Commerciale estero in qualche azienda o qualsiasi ruolo nel settore turistico. Entrambe le alternative potrebbero richiedere trasferimenti ecc. o stagionalità dell’impiego. Ma ahimè alternative valide ed immediatamente disponibili non ne vedo.
Good luck.
Tu sai tre lingue e il traduttore di Google una cinquantina. Tra pochi anni, se non mesi, sarà perfetto, mentre tu ti sarai dimenticato metà della terza lingua. Se ci riesci, insegna, è ancora un lavoro considerabile come una vacanza pagata, con tre mesi di tintarella all’anno.
white knight, ma non è questione di fare i geni incompresi. semplicemente, quando si ha una testa pensante e si è differenti dalla marmaglia informe che c’è lì fuori è più che naturale esservi allergici e tenerla il più lontano possibile.
Essì, Maria Grazia ci ha raggione da vendere. Però ricordati che potresti avere semplicemente una testa pesante, e non pensante. Prova sulla bilancia da cucina, perché un EEG costa di più.
Potresti tentare la carriera televisiva.
Da qualche tempo in TV c’è un ragazzetto che si spaccia per filosofo e fa discorsi altisonanti raccontando un po’ di baggianate , farcendo il tutto con parolone desuete nonché sconosciute ai più.
Potrebbe essere un’idea.