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Lettera pubblicata il 17 Aprile 2012. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Daniel85.
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Salve cari colleghi.
Io credo che in Italia non servono ingegneri. Non servivano neanche 30 anni fa, non sono mai serviti. Nelle grandi aziende ne servono pochi(il 5%-10% della forza lavoro). Nelle piccole ti ritrovi a lavorare in una ditta artigiana, al cui proprietario non serve l’ingegnere e spesso non sa cosa sia, non sa cosa vuole; ma del resto in giro ci sono una marea di ingegneri pronti a dimostrare quanto valgono(sbagliato)
Non sono d’accordo con chi sostiene che l’ingegnere dovrebbe essere più flessibile ed è montato la testa: l’ingegnere non è un artigiano, non è un montatore, non è un operaio, non è uno scriba, non è un perito e via dicendo.
Io credo proprio che non servano. Bella fregatura!!!
Salve Daniel,
hai scritto una lettera,uno sfogo, molto audace. Lavoro da diversi anni e non mi è mai successo che l azienda non valutasse un buon ingegnere!
Fai attenzione Daniel,il titolo non serve a nulla se hai un carattere pessimo e non sai lavorare con altri o se hai un buon carattere ma sei presuntuoso e arrogante. Inteso?! Rifletti anche su questo:chi ti valuta è laureato! Piccolo esempio: in un impianto dopo un guasto, un giovane ing meccanico stava facendo un ordine per sostituire una gran parte di impianto perché secondo lui vi era un difetto di progetto, cifra 45000euri. Creando un team working , un signore perito ind.le ha trovato una soluzione da 30eur. Semplicemente allargare dei fori per inserire dei pezzi più robusti. A voi le riflessioni! Molti studiano a memoria,ma un ing è perché sa usare il cervello!!!! Saluti a tutti, Ing. Rossi.
Condivido l’avvertimento!
Anch’io sono ingegnere industriale, che ha dovuto sostenere l’esame di Stato di abilitazionne alla libera professione a circa 50 anni, dopo essere stato inscrito all’albo dei periti industriali per circa un ventennio ed essere fuggito da tale albo per inciuci Massonici lì in voga.
In questa sede, mi permetto di fare presente che per lo svolgimento di tutte le professioni intellettuali in genere e NON solo per quella di ingegnere, TUTTE LE PORTE SONO CHIUSE a chi NON si affilia alla Massoneria.
Purtroppo, per l’ipocrisia che contraddistingue il ns POPOLO, si preferisce parlare di Lobby o di raccomandazioni per ottenere un lavoro gratificante, mentre invece occorrerebbe chiamare le cose con il loro nome, ovvero PER OTTENERE UN POSTO DI LAVORO IN LINEA CON LE PROPRIE ABILITAZIONI O CAPACITA’, bastano anche la quinta elementare o la terza media, ma solo se accompagnate da un’ADEGUATO IMPEGNO IN LOGGIA MASSONICA.
Che schifo! Che Vergogna” ….. ed i laureati preparati e/o capaci debbono “scappare all’estero”, onde NON diventare “Bambagioni” od andare a raggogliere terracrepoli per continuare a vivere in ITALIA.
Tu scrivi: “Durante tutta questa lettera non prenderò in considerazione le altre facoltà (eccettuato forse medicina) , per le quali la situazione è ancora più grave, per non dire disperata. (In particolare “Scienze della comunicazione”, “Scienze politiche” etc… che sono, a mio avviso dei “disoccupifici” veri e propri e sono da fare se e solo se le si fanno per soddisfazione personale e non certo per avere un futuro lavorativo soddisfacente.
Caro mio (non so come definirti), se affronti il resto della società con una visione così ristretta e razzista, non lamentarti di essere senza lavoro. Te lo meriti. E sempre in riferimento a quel pezzo della tua lettera, aggiungo: pensa al tuo percorso di studi e non fare paragoni né con le altre facoltà né con chi ha intrapreso studi diversi dai tuoi. Prenditi le responsabilità delle tue scelte e non penarti per i “disoccupifici”. Io sono laureato in lettere, ho 31 anni e un dottorato meritato perché figlio di nessuno. Ora insegno in un liceo a tempo indeterminato. Quando mi iscrissi a lettere ero consapevole della disoccupazione ma ho studiato a testa bassa SENZA PARAGONARMI ad alcuno perché ero infuocato dalla passione per la letteratura (e lo sono tuttora). Se ti iscrivi all’università senza passione, solo per “i soldi”, non andrai tanto lontano. Ha detto bene un ingegnere sopra: bisogna usare il cervello non imparare a memoria.
La laurea serve per trovare lavoro ok… ma è anche orgoglio personale, in tanti si iscrivono e molti si perdono per la strada. Non perché siano meno capaci, ma magari hanno altre difficoltà, non hanno voglia, oppure, beati loro, trovano lavoro prima. Sono anch’io ingegnere, ma civile e dopo la laurea e l’esame di abilitazione all’ordine, ho disegnato tanti di quei ferri e di quelle travi…….. Ovviamente a ZERO euro tornando a casa la sera alle nove, se tutto andava bene.
Però usciti dall’università si è praticamente bambini e non per l’età, ma per l’esperienza; il mondo del lavoro non è fatto solo di capacità tecniche, ma anche di rapporti umani ed esperienze; personalmente non mi cambierei mai con quella che ero quindici anni fa, fresca di laurea, si magari mi ricordavo bene le catene cinematiche, ma in cantiere a discutere con l’operaio non c’ero stata mai. E quando ti trovi davanti ad uno che sul pratico ha molta più esperienza di te, anche se non ha la laurea, è difficile mantenere la propria idea, potrebbe avere ragione lui… Sui libri si imparano tante belle cose, ma non tutte poi sono realizzabili sempre, nelle più svariate condizioni.
Questo per dire che, a parte la crisi e i problemi della disoccupazione dilagante, trovo giusto che si debba fare anche la gavetta e non è un pezzo di carta che ci può aiutare a saltare questo passo.
Forse questo è uno dei tanti problemi della società moderna, volere tutto e subito, senza ammettere che esistano periodi “a rimessa” nel presente, ma che diventano le basi per il futuro.
@sicariodivita
guarda, ti rimando qui a questo link:
http://www2.almalaurea.it/cgi-php/lau/sondaggi/intro.php?config=occupazione
scegli lettere e filosofia e trai le tue conclusioni. Quindi sei uno di quelli che ha avuto una gran botta di fondoschiena a trovare lavoro subito, perchè io ho 3 amici laureati in lettere che dopo un anno di stage di qua e di la hanno preferito intraprendere la carriera del dottorato: almeno portano a casa 1100 € mensili.
In ogni caso bisognaa considerare un aspetto: le lauree in “nientologia” come lettere e filosofia, sociologia, pubbliche relazioni , scienze politiche… non danno nessuno sbocco professionale in Italia, mentre lauree come ingegneria ne danno parecchi: un ingegnere è una persona molto versatile che si adatta velocemente a condizioni di lavoro variabili. Aggiungiamo anche che è risaputo che le lauree in “nientologia” sopra menzionate non sono particolarmente difficili, se paragonate a quelle più importanti come ingegneria, matematica, fisica, medicina…E difatti conosco amici usciti dalle superiori con 60 e laureati in lettere con voti superiori al 100: mentre io passavo le serate e i weekend a studiare (sono un ingegnere dei materiali), questi erano in giro a far festa e adesso che loro sono disoccupati da qualche anno, mentre io ho un lavoro stabile, sono io a far festa e loro a non dormire per i problemi.
Tornando al post, DANIEL85, il mio consiglio è questo: quando vai a fare il colloquio di lavoro, dimostrati interessato a quello che fa l’azienda, anche se non lo sei. Dico questo perchè se ci pensi le persone che vanno a lavorare alla mattina col sorriso, le conti sulle dita di UNA mano monca. Anche se andrai a fare un lavoro che non ti soddisferà, tieni presente che sei tu che con la tua esperienza e voglia di fare che contribuisci a crearlo, quindi ricerca quelle piccole cose che ti daranno soddisfazione: se sei una persona valida che sa il fatto suo, non c’è motivo al mondo per cui un’azienda non ti voglia assumere. E ricorda che è solo la prima esperienza lavorativa: una volta che nel curriculum comparirà un’esperienza di almeno un anno, fidati che le cose cambieranno. Mi raccomando: sii umile e non partire col preconcetto che dal momento che sei laureato sai più di una persona che lavora nel settore da qualche anno: chiedi sempre pareri alle persone. Anche se ti daranno un’idea stupida, contribuiranno ad allargare i tuoi orizzonti.
Anche per cercare lavoro occorre fare marketing di sé stessi.
Che una persona abbia una laurea tecnica, scientifica o umanistica.
Poi ci sono le predisposizioni soggettive.
C’è chi è molto abile nelle materie umanistiche e pecca il quelle matematiche.
E c’è chi è bravo in matematica ma non sa scrivere o ha difficoltà a imparare l’inglese piuttosto che il latino.
Chiaro che se hai qualcuno che ti raccomanda parti avvantaggiato. Chiaro che se hai un bel viso e un bel corpo, parti avvantaggiato.
Però ci sono persone che con la tenacia, la forza di volontà e la passione per ciò che fanno…riescono ad avere successo.
Tutti ci siamo passati ai colloqui. Ai primi colloqui da sbarbatelli.
Caro “Ingegnere”, concordo con te sul fatto che hai sprecato 7 anni della tua vita a studiare ingegneria, soprattutto perchè i risultati ottenuti sono a dir poco ridicoli: a cominciare dal livello di sintassi della lingua italiana nonchè delle regole grammaticali che tu ignori (rileggi meglio quello che hai scritto e troverai 2 errori grammaticali ed altrettanti di sintassi). Capisco benissimo che negli ultimi anni hai visto soltanto numeri s formule matematiche, ma un minimo di arte oratoria ci vuole nella vita!
Leggendo la tua lettera risalta in maniera chiara la tua ristrettezza mentale, cosa non propria di un ingegnere! La figura professionale dell’ingegnere è quanto di più alto e complicato possa esistere su questa terra, quindi non basta il pezzo di carta: ci vuole il cervello! Bisogna avere la “forma mentis” dell’ingegnere, cosa che pochissime persone hanno.
Per confortarti posso riportarti varie esperienze di vita di familiari, amici e conoscenti laureati in ingegneria. La frase che mi ripetono spesso queste persone (di età compresa tra i 28 ed i 35, quindi neolaureati) è che l’ingegnere non muore mai di fame. Un occupazione la trovi sempre, comunque e dovunque. Basta essere svegli ed UMILI. Ritornando alle persone chiamate in causa sopra, ti posso dire che non sono raccomandati, dato che hanno fatto tutti un paio d’anni di gavetta e sacrifici anche dopo la laurea, ma in tempi relativamente brevi hanno raggiunto una posizione lavorativa a dir poco invidiabile. L’ingegnere più sfortunato che conosco guadagna 1250€ al mese, ma con dei progetti per abitazioni private che porta a termine nelle ore in cui sta a casa e non lavora, arriva a quasi 3000€.
Ti invito a rivedere le tue idee ed a cercare meglio un lavoro dato che si trova sempre qualcosa. Sei un tecnico, non dimenticarlo! Possiedi il più alto titolo accademico che è quello dell’ingegnere, il che non è poco.
Sono un laureando in ingegneria civile ed ambientale che già fa pratica presso varie aziende, ovviamente percepisco soltanto un rimborso spese ma per avere 22 anni mi sembra già tanto.
Grande nicola!!!!!!!!!
Sono perfettamente d’accordo con l’autore dell’articolo: anch’io, se tornassi indietro, non mi laurerei in ingegneria (vecchio ordinamento). Infatti l’Italia non ha mai avuto (e tantomeno ha oggi) molte grandi aziende manifatturiere per poter assorbire un gran numero di ingegneri. In passato, un certo equilibrio si raggiungeva perché gli ingegneri erano comunque pochi e l’economia in espansione. Quindi si riusciva a trovare un lavoro soddisfacente anche senza raccomandazioni. Questa situazione si è protratta più o meno fino al 2000. Con il pretesto che erano pochi, venne varata la riforma Berlinguer, al fine di inondare il mercato di ingegneri di tutti i tipi “senior” (5 anni) e “junior” (3 anni). Le Università, vedendo aumentare gli iscritti ne furono felici, ma non i malcapitati che si laurearono da lì in poi, dato che non riuscivano a trovare lavori che non fossero sottopagati o precari o che non costituissero un sottoimpiego o tutte e tre le cose insieme. Per giunta iniziò una delle più grandi crisi economiche mai viste, aggravata dall’11/9, dalla creazione dell’Euro etc. E così siamo arrivati alla situazione attuale, che è ancora di profonda crisi. Di conseguenza oggi, in Italia, un ingegnere, non può trovare un lavoro adatto alla sua laurea, a meno di non essere raccomandato: tali lavori, infatti, sono divenuti rari. Mettersi in proprio è quasi impossibile: bisogna partire almeno da associati in qualche studio esistente. Poi all’estero bisogna comunque essere chiamati (e quindi serve almeno una segnalazione) a meno di non voler fare i lavapiatti, i camerieri etc.