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Lettera pubblicata il 17 Aprile 2012. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Daniel85.
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Scusa Pier, ma a me sembra allucinante che oggi si debba essere laureati per svolgere queste mansioni e tu sembri pure gioirne. Le lauree non è che si raccolgono sui peri, costano tanto in termini di tempo e denaro e se uno investe in una laurea deve avere poi un riscontro. Altrimenti lo Stato renda anche le università gratuite come i licei (modello sovietico) e ne riparleremo.
Dico la mia opinione da ingegnere meccanico con laurea triennale e 20 anni di esperienza.
Il problema non è la laurea in se , il problema deriva da una cattiva istruzione specialmente all’università. Ti costringono a imparare a memoria fiumi di formule matematiche, passaggi teorici che alla fine non servono assolutamente a nulla, però ti distruggono moralmente e psicologicamente. Se l’università fosse fatta veramente bene uno imparerebbe sul serio un mestiere d’oro. I primi ad essere fuori dal mondo sono i professori stessi che non hanno mai lavorato, insieme al 90% degli autori di libri accademici che sono veramente spazzatura. Passi anni e anni a studiare aria fritta , poi quando esci ii accorgi di essere un fallito e da un lato l’orgoglio ti impedisce di sottometterti e fare gavetta, dall’altro l’insicurezza del sapere di non saper far nulla ti devasta. La colpa è tutta dell’università perché fa veramente pena per com’è fatta.
Vero
Quanta verità. Intendiamoci, è pur sempre vero che lo scopo dell’università è quello di dare la formazione necessaria, ma un lavoro poi lo si impara dopo, con l’esperienza sul campo. Purtroppo però, sembra che l’università sempre più spesso non dia nemmeno una formazione di base. Insomma, per quanto non si possa imparare a svolgere veramente un lavoro all’università, si potrebbe certamente fare di meglio. Troppa teoria (non sempre necessaria) e troppa poca pratica.
Al di là di questo però, rimane vero che in moltissimi posti ormai senza una laurea non ti assumerebbero mai. Anzi, a mio parere ormai i veri laureati sono quelli con un master, i laureati sono i nuovi diplomati e i diplomati di oggi sono quelli con la formazione di base, che prima corrispondeva alle medie. Diciamo che una laurea tecnica può aiutarti a trovar lavoro, ma non ti insegna a svolgerlo effettivamente. Bel casino.
Le facoltà di ingegneria sono di alto livello in Italia, è il “Paese Italia” che è arretrato tecnologicamente.
Ci sono più ingegneri di quello che il mercato richiede.
Guardiamo ai settori tecnologicamente più avanzati:
– intelligenza artificiale
– elettronica
– informatica
Cosa produce l’Italia?
Se va bene qualche lavatrice di mediocre qualità e basso prezzo.
Ovvio che se l’ingegnere fa il perito, l’economista mette a posto bolle/fatture e fa fotocopie (basterebbe la quinta elementare).
La finanza è in Olanda, Gran Bretagna, Francia, Germania.
La tecnologia negli USA, Germania, Cina.
L’Italia è poco più che il terzo mondo.
Boh, di gingegneri me ne intendo poco, ma di intelligenza artificiale ce ne è un bisogno assoluto.
I gingegneri attuali valgono quasi come un perito, niente insomma, manco è considerata più una laurea (?) non STEM.
Tre anni dopo aver dissipato la vita a fare l’ITIS, dove peraltro ci sono poche femmine e vi siete ipertrofizzati il polso destro, vi credete gente uscita dall’inclita facoltà di Bamberga.
Quanto dice Partick corrisponde al vero.
Le stramgrande maggioranza delle aziende italiane é rimasta ferma agli anni 80 da moltissimi punti di vista, incluso quello tecnologico:
producono beni obsoleti a basso valore aggiunto, utilizzando metodologie obsolete.
Innovazione e rinnovamento non sono di casa in Italia.
Per questo motivo un laureato in ingegneria, in Italia, si troverá impiegato in mansioni che una persona con 5 anni di ITIS puó svolgere tranquillamente.
A quel punto, se un ingegnere é veramente appassionato della tecnologia e vuole utilizzare appieno il proprio cervello e le porprie competenze, l’unica strada percorribile é quelle di spostarsi all’estero.
Ovviamente, per molti non é facile rinunciare alla mamma, al sole, al mare ed alla pizza, per cui preferiscono rimanere nel Belpaese e accettare un impiego sottomansionato.
Alla fine é una questione di scelte ed ognuno é libero di fare la propria.
Buona fortuna, giovani!
L’università fa schifo per come è fatta, potrebbe essere fatta molto meglio e questo è un fatto molto negativo per la realizzazione professionale, però è importante essere convinti di quello che si vuol fare e si riesce fare tutto.
Se uno diventa ingegnere ma non piace quel tipo di lavoro alla fine sarà uno scarso ingegnere e il mercato del lavoro non lo apprezzerà e lo denigrerà.
Ci vuole anche molta umiltà e pazienza.
Questa nazione E anti di tutto di una nazione civile,onesta,lavoro,futuro,istruzione,giustizia, tecnologia.Vi tocca solo emigrare al estero per essere valorizzati o per vivere in una vera nazione EUROPEA.
E già,mister x,anche il covid-19 ha voluto “valorizzare”,con lockdown anche pesanti,questo estero,con la differenza che alcune nazioni oltralpe potevano contare su un’economia solida ed all’avanguardia, prima che scoppiasse la pandemia e,probabilmente,avranno la capacità di risollevarsi prontamente nel momento(si spera il più presto possibile) in cui si concluderà questo “incubo” ad occhi aperti.La nostra Italia,come si sa anche con il contributo della classe politica,é quello stato dello storico, netto ed insopportabile divario,ma meno marcato di un tempo, nord e sud con quelle carenze(l’istruzione a livello universitario è,purtroppo, tra le più rilevanti)che proprio il coronavirus ha accentuato in modo spietato.Ovviamente anche il mondo del lavoro ne risente e, più che certamente,ne risentirà anche negli anni futuri.
Ma un modo per uscirne(tra i tanti modi)è stato indicato dal nostro premier ,tanto da averli scelti come testimonial contro il contagio fra i giovani:Fate come i “ferragnez”,il che è tutto dire!!!