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Lettera pubblicata il 17 Aprile 2012. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Daniel85.
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Aggiungiamoci poi il fatto non trascurabile che le facoltà di ingegneria italiane in generale fanno proprio schifo, incluse quelle che si gongolano del nome e sventolano il blasone dell’antichità della fondazione. All’estero la formazione universitaria è un’altra cosa, insegnano ad innovare e creare PRATICAMENTE. In Italia, dato che tutti son buoni a ciucciare i soldi degli altri ma hanno la manina corta quando si tratta di spendere, si fa un gran ciarlare, praticamente solo teoria. Ingegneria in Italia ormai è una fuffa, anche in Nigeria c’è gente che sa progettare tunnel, per non parlare dei cinesi e degli indiani.
Mi spiace per quanti hanno buttato soldi e tempo in una facoltà italiana: non servirà che a trovare un lavoro pagato quanto quello di un operaio PERCHE’ E’ QUELLO CHE VALE!
ATON, sono con te…
Tassazione alle stelle, tagli alla ricerca e sviluppo a partire dal 2009 sono stati il colpo di grazia per le imprese che di fatto non hanno più soldi e tempo da investire. Anni fa, i cari(e a questo punto direi fortunati per antecedenza di nascita/anno di laurea) colleghi ingegneri che uscivano da una delle qualsivoglia università italiane a mala pena si erano interfacciati con software professionalizzanti. Era l’azienda, nella quale si andava a lavorare, che provvedeva alla formazione finale e alla specializzazione della più o meno brillante mente uscita dal percorso di studi. Come detto da molti poc’anzi, è la forma mentis di chi studia igengeria che deve sapersi adattare per affrontare di volta in volta situazioni di problem solving(entro un certo range di pertinenza).
Oggi è tutto cambiato. Le aziende, appunto non hanno bisogno di crescere (ti credo!! sono in recessione o in stallo) pretendono profili altissimi o impossibili, anche per chi ha maturato già esperienza, figuriamoci per chi esce fresco di studi. E quindi giù con la pretesa di matching al 100% della propria tesi con ciò che l’azienda svolge( un decennio fa un mio amico con una tesi da strutturista si è poi ritrovato a fare l’aerodinamico e nel suo percorso di studi non ha sostenuto nessun esame in merito… misteri della fede), richieste di conoscenze di 5-6 software CAD/CAE o 5-6 linguaggi di programmazione ed affini. Se poi vi presentate con idee innovative e magari versioni beta di potenziali applicativi, magari validati scientificamente, verrete smer…ti perchè i cari imprenditori pretendono che voi l’abbiate già implementati attraverso l’x compilatore in uso presso l’azienda. Insomma la situazione a me è molto chiara. Nessuno cerca nessuno, e credo che il miglior catalizzatore per farsi assumere sia una conoscenza interna o, meglio ancora, diretta. Il problema è uno solo: nel 2009(ma credo anche prima) è suonata la campanella del “chi è dentro, è dentro… chi è fuori, è fuori”. Se avete un santo in paradiso sarete salvati, altrimenti ci si deve preparare con la valigia di cartone.
C’è anche da dire che, in alcuni campi, un buon tecnico è meglio di un ingegnere. Più pratico, più curioso, più aggiornato, e sicuramente più adatto a lavorare in squadra di un ingegnere.
@Rino
“in alcuni campi, un buon tecnico è meglio di un ingegnere”.
In Italia non si è ancora capito che un ingegnere deve ESSERE LUI un buon tecnico. Per le grandi teorie ci sono i matematici, i fisici e gli astrofisici. Non esiste il Nobel per gli ingegneri.
Con la formazione attuale, in Italia i campi dove possono eccellere gli ingegneri autoctoni sono quelli di pomodori, di meloni e di angurie, sempre che ce la facciano a strappare il lavoro agli extracomunitari.
Chi esce da una facoltà di ingegneria ha delle solide basi teoriche.
La pratica poi l’approfondisci quando vai a lavorare.
Nessuno è un tuttologo.
Le scuole superiori formano dei tecnici.
Le facoltà di ingegneria dei progettisti.
Se le facoltà di ingegneria facessero schifo, di sicuro la Germania non importerebbe (come fa) ingegneri italiani.
Serve la matematica, serve la fisica e servono tutte le materie che si studiano.
Perché sono una base indispensabile.
Le lacune del sistema produttivo sono dovute anche al fatto che ci sono pochi ingegneri nelle aziende. E se ci sono sono “utilizzati” per attività di routine, come disegnatori CAD o controllori del sistema produttivo.
Manca l’innovazione, lo sviluppo e la ricerca.
E senza una base teorica universitaria alle spalle, il tutto si traduce nel tramandare un’esperienza più artigianale che scientifica e tecnica di alto livello.
Patrick ti straquoto in toto. Io aggiungerei anche che molti degli imprenditori, made in italy, pensano di sopravvivere nel mercato globale senza la minima innovazione, riducendo al lumicino o a zero le quote di fatturato da reinvestire in R&D (se vedete nelle bacheche ormai cercano laureati jr o diplomati… a me non risulta che la ricerca e sviluppo la facciano i suddetti negli altri paesi!!). Il tempo è da sempre galantuomo. Una azienda dove lavora un mio collega, alla quale avevo proposto di aggiornare tecnologicamente il controllo qualità da loro organizzato con procedimenti obsoleti quanto il cucco (roba che in Germania li hanno abbandonato già da anni) e che aveva diniegato dicendo di “stare bene già così”, nell’ultimo mese ha già perso un paio di commesse a favore di aziende con prezzi più concorrenziali(fonte: il mio collega). Molti imprenditori, orbi, non hanno capito che se non investono in R&D prima o poi, nel mercato concorrenziale globale e senza protezionismi, verranno tagliati fuori con la rapidità di un siluro supersonico (a meno che non delocalizzino in burundi…). E non mi vengano qui con la scusa della crisi a dire che non possono investire. Francia, Germania aumentando le quote di PIL da destinare alla ricerca hanno dato una spinta irrefrenabile alla loro economia riuscendo a crescere proprio dal 2009. Infatti i suddetti paesi, come detto da Patrick, vengono letteralmente a razziare ingegneri (e non mi risulta periti)nel nostro paese.
Un ultimo appunto a coloro che continuano a screditare gli ing. italiani. Una persona che si è asfaltata il sedere con 28-30 esami, o il doppio nel caso di N.O 3+2, con connotazione chimico-fisico-matematica non avrà alcun problema ad assimilare nuovi software nel giro di poche settimane. Quanto al perito, mi rivolgo ai gentili utenti di cui sopra con un esempio: un perito che va in ospedale per coerenza si farà visitare ed operare da un infermiere? Piantiamola con il becero tentativo di appianare distanze che sono siderali. A ciascuno il suo compito.
Quanto dicono Demiurgo e Patrick e’tristemente vero.
Nel 2011-2012 sono stato responsabile vendite del Triveneto per una multinazionale del settore automazione e devo dire che la situazione e’disastrosa. Le aziende non investono nell’acquisizione di nuove tecnologie e soprattutto non investono nei dipendenti. Le tecnologie utilizzate sono obsolete e gli ingegneri ricorrono al ‘fai fa te’, senza seguire corsi adeguati ad aumentare le proprie competenze. Il risultato e’ un gap tecnologico sempre crescente rispetto ai paesi avanzati.
Ad oggi, sono impiegato in un azienda del settore elettronico in Inghilterra e la quantita’ di risorse (denaro e tempo) che abbiamo a disposizione per l’acquisizione di tecnologie e per la formazione del personale e’ di almeno 2 ordini di grandezza superiore rispetto alle aziende che seguivo in Italia.
Un altro grande problema e’ stata la proliferazione tra gli anni 70-90 di moltissime piccole aziende di ingegneria, nelle quali spesso il management e’ molto competente in termini di ingegneria, ma pecca pesantemente dal punto di vista business. Tutte queste piccole aziende non sono ad oggi in grado di competere con le corporation a livello mondiale e, ad una ad una, stanno venendo spazzate via dal mercato stesso.
Credo che nei prossimi penso che ci sara’ un cambio della generazione industriale, per cui tutte queste piccole aziende lasceranno spazio alle grandi corporation straniere. Questo non sara’ indolore, perche’ passera’ tramite fallimenti di aziende, licenziamenti e probabilmente un abbassamento dei salari e del pil. In questo il mondo politico ha la propria responsabilita’, perche’ le grandi corporazioni avranno interesse ad investire in Italia solo quando ci sara’ un regime fiscale favorevole e un apparato giuridico efficiente.
In bocca al lupo a tutti!
“C’è anche da dire che, in alcuni campi, un buon tecnico è meglio di un ingegnere. Più pratico, più curioso, più aggiornato, e sicuramente più adatto a lavorare in squadra di un ingegnere.”..
“In Italia non si è ancora capito che un ingegnere deve ESSERE LUI un buon tecnico.”
Siamo alla frutta..
Cari ingegneri. Sono un responsabile di una di quelle piccole aziende italiane che ogni giorno sfornano nuovi progetti di processi e macchinari industriali. Gli ultimi tre ingegneri che ho consultato mi hanno detto che faccio un lavoro interessante e ambizioso, ma le loro caratteristiche sono poco aderenti. ….. allora se non volete accettare la sfida del l’incognita tecnica perché avete studiato ingegneria? Vi sfido ingegneri: venite da me a fare carriera! …… è faticoso.