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Lettera pubblicata il 17 Novembre 2024. L'autore ha condiviso 18 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore maria grazia.
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Esatto Golem, era proprio quello che cercavo di dire. Non è il pezzo di carta in sé, bensí il percorso a fare la differenza. Non sempre e con tutte le dovute eccezioni, banale dirlo, ma sicuramente una laurea aiuta a ridimensionarsi nel mondo e ad aver rispetto della professionalità altrui. E a non sentirsi dei fenomeni continuando a citare come fonti autorevoli video su youtube di gente ad cazzum. Esistono libri ehhhh. Calcolando che ho dato e superato una sessantina di esami, con una media di cinque libri ad esame (magari non tutti letti per intero, ma comunque in buona parte e soprattutto assimilati e compresi) ho letto almeno 300 libri specialistici. Questo mi è banalmente servito per sentirmi appunto sempre piú ignorante.
Golem, se fossi convinta di sapere tutto non mi metterei a studiare, fare ricerche, aggiornarmi costantemente su ogni cosa, non proverei gioia ogni volta che mi imbatto in chi può insegnarmi qualcosa. Qui non vedo tutto ciò, io qui non vedo persone mature in grado di DIALOGARE. Mi sembra solo il teatrino infinito delle vanità e della perenne gara a chi c’è l’ha più lungo. Mai una discussione portata avanti seriamente, cioè con propensione al confronto. L’asilo praticamente. Se questo è il livello medio dei laureati in Italia, penso proprio di non essermi persa nulla.
La preparazione universitaria da quello che osservo è cultura nozionistica, non aggiunge e non toglie nulla a chi è già predisposto o formato per avere capacità di comprensione e di rielaborazione dei concetti.
Commento n.31: CVD
Il consueto “Lei non sa chi sono io” che ho già visto tante volte. E tutte le volte dietro a queste esternazioni c’ erano tutt’ altro che grandi menti.
Lo ripeto, leggere e studiare libri ( cosa che ho fatto anch’io e non di sfuggita, come dice la signorina ) non ti dà automaticamente la licenza di onnisciente.
Così come non conta il mezzo ( carta piuttosto che internet ). Se un contenuto informativo è valido rimane valido.
La verità è che non importa quanti libri si sono letti e quanti esami si sono dati se poi mancano cose come la capacità di confronto, di comunicazione, la capacità di comprensione e di analisi, il saper osservare la realtà circostante in modo lucido, l’uso della logica, l’empatia e il rispetto per il percorso altrui.
Chi invece fosse interessato ad informarsi sulla situazione ( profondamente incancrenita ) della realtà lavorativa italiana, invito a guardare video come questi:
https://m.youtube.com/watch?v=EhL0ymK3VLQ
Parlano di storie VERE, non come il tiggì.
Possiamo star qui a raccontarcela quanto vogliamo, ma è chiaro che nel comparto dirigenziale delle aziende Italiane c’è qualcosa che non va.
Lo dico UNA VOLTA PER TUTTE: i miei interventi non sono tesi a denigrare l’esperienza universitaria. Ma solo a mettere in luce i tanti falsi miti che aleggiano su questa tematica.
Perché non viene pubblicato? Cosa succede?
Ormai la risposta al quesito di questa lettera e’ chiara:SÌ,LA LAUREA SERVE per chi mette al centro della propria esistenza,il Costante e Impegnato Aggiornamento nel lavoro(e conseguente MIGLIORAMENTO dello stile di vita)e questo fino al termine dello stesso,giungendo al “tranquillo”&”meritato”(si spera,sia proprio così) Pensionamento.
Per altre mansioni(tipo netturbino o badante citate precedentemente) alcuni “gradini sotto”,ma SOCIALMENTE UTILI si può dire di NO alla laurea,sperando sempre in una Pensione serena o almeno non condizionata dall’USURA psico-fisica che potrebbe derivarne!!!
ULTIM’ORA:lo”zarino russo”sta ideando un decreto SPAZZA-DEBITI per chi combatterà l’Ucraina.Che dire: FOLLEMENTE GENIALE, giusto per discutere una “Tesi di laurea”da 110 e lode!🙄🤔che ne pensate??
Lodevole, tranquilla Domenica a chi vorrà discuterne!!
“con una media di cinque libri ad esame” In Inghilterra l’ho raccontato al preside della mia universita’, a momenti gli prende un infarto e mi ha detto: io non sarei in grado, siete rimasti all’epoca vittoriana? I professori e i presidi nel Regno Unito non sono come in Italia che sono 5 gradini sopra lo studente, anzi ci parlavamo normalmente come fossero nostri zii o nonni. Invece di 5 libri, dovevamo fare ricerche ed esporre saggi, presentazioni, reports. Qui lo studente non e’ un serbatoio da riempire di nozioni. Ho dovuto fare il premaster per imparare la ricerca, il pensiero critico e analitico, l’academic writing e altre skills che in Italia non si fanno. Magari ci fossi andata prima in Inghilterra. Qui si valuta l’esperienza e quello che una persona sa fare.
io non ho mai fatto né la badante né la netturbina, lavori che comunque considero nobili.
Tutta l’intera discussione, che non avrai neanche letto, ha smentito a più riprese ciò che affermi. In realtà non dovrei nemmeno rispondere a certe stupide provocazioni, ma non posso fare a meno di mettere in evidenza quanto l’idiozia prescinde da un titolo.
La laurea ti garantisce automaticamente un futuro sereno e una buona pensione? Beato a te! Continua a fare la nanna.
Intanto nessuno ha ancora risposto alla mia domanda: cosa mancherebbe a me rispetto a un laureato?
Nessuno ha ancora dimostrato NEI FATTI le sue presunte stratosferiche competenze in virtù del fatto di avere una laurea. È tutto un autoincensarsi e basta.
Imparare a capire ciò che si legge sarebbe già un bel passo avanti, visto che non riesci nemmeno a distinguere quando ci si rivolge a un altro e quando ci si rivolge a te. Capisci, collione?
Qui non si parla di Putin, non è argomento della lettera…
Maria, in primis finiscila di insultare tutti e comportati come un essere umano civile se ce la fai. Se fossi in Claudio ti avrei già mandato a fanculopoli, vista la tua arroganza. Poi, tu sei l’esatta negazione della tua tesi: sei una persona incapace di comprendere un testo scritto, che crede alle peggio porcate che circolano sul web, incapace di rapportarsi agli altri e di confrontarsi seriamente. Non sai citare fonti all’infuori di te stessa e sei dovuta fuggire all’estero (nella tua mente) perché non ti tenevano nemmeno a fare la cameriera stagionale. Ripigliate.
Ana Maria, maronn, devo specificare l’ovvio. In ogni ambito, che io sappia, prima si studia e poi si reinterpreta. Altrimenti si rimane ignoranti e pure saccenti,perché come dice giustamente Golem, meno sai e piú ti credi furbo. E basta con questa esterofilia che l’Italia in quanto a cultura ha fatto scuola a tutto il mondo.
Ana Maria anche stavolta hai colto il punto. L’ acquisizione di competenze non è direttamente collegata all’infarinamento nozionistico. Poi, che una buona cultura generale sia sempre un arricchimento nessuno lo mette in dubbio. Ma se parliamo di formarsi in modo adeguato all’ ambiente lavorativo attuale, il contesto accademico italiano è appunto due secoli indietro rispetto ad altre realtà e i risultati li possiamo chiaramente vedere nell’ approccio di molti laureati nostrani, convinti che un titolo, da solo, ti da automaticamente la licenza di “quello che sa tutto”. Si, certo. Poi ti voglio vedere nella realtà aziendale, imprenditoriale e commerciale. O anche solo nella.. realtà. Qui in Germania per esempio nessuno si mette a conseguire una laurea per svolgere un lavoro comune, per la maggior parte dei quali esiste invece l’ ausbildung, che prepara anche a professioni ad alta qualifica come quelle nel settore informatico.