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Lettera pubblicata il 17 Novembre 2024. L'autore ha condiviso 18 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore maria grazia.
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di non essere dottoressa, bensì sostiene che MG sia limitata, che dica fesserie. E MG cerca di dimostrare il contrario. Lei non ha studiato all’uni, ma fa un lavoro di successo e intellettivamente difficile, nonostante non richieda il titolo accademico. Non ha niente da invidiare a Suzanne.
Aveva detto che sarebbe diventata milionaria vendendo l’app che ha programmato. E dopo si sveglia tutta sudata.
MG fa un lavoro di concetto. Per questo Suzanne la chiama Concettina!
Giusto per mettere in chiaro i fondamentali a cui arriverebbe anche un bambino di tre anni: il lavoro che uno svolge nella vita non è connotato di intelligenza. Si può ritrovarsi ai margini della società pur avendo un’ intelligenza elevata, così come si possono ricoprire ruoli di prestigio pur essendo dei perfetti idioti. Di esempi anche pubblici potremmo farne tanti, ci sono ingegneri che progettano da cani. Una prostituta che invece dovesse essere vittima di tratta o di abusi ( gestita da qualcuno, come diceva trader ) deve avere un’ intelligenza pazzesca per riuscire a sopravvivere e poi a togliersi da quella situazione. Altro che “basta sdraiarsi”. Ormai la scempiaggini hanno superato il livello della decenza.
È chiaro che chi ha avuto la possibilità di studiare, mediamente può accedere a lavori migliori, non c’è bisogno del genio di turno che ce lo dica. Se invece il genialone che scrive qui avesse dovuto vivere come ho fatto io oggi sarebbe già sottoterra, idiota come si ritrova. E continua a parlare senza sapere un accidente di cosa faccio nella mia vita, perché ancora gli rode il culo che ho descritto semplicemente ciò che è: una persona con problemi, che ha bisogno di aiuto. Non importa quante lauree possa avere, i problemi psicologici sono una cosa a parte. Senza contare che di analfabetismo funzionale ( connotato tipico di chi manca di intelligenza ) qui ne vedo a go go.
MG, una laurea fornisce una cosa principalmente: “strumenti”. Che si tratti di cognizioni umanistiche o tecniche, questi sono mezzi con i quali un’intelligenza può “creare” un prodotto originale.
La particolarità che fornisce l’Università rispetto ad un esperienza autodidatta, è quella di “abbreviare” l’esperienza che porta alla acquisizione di quegli strumenti, tutto qui. Come posso spiegare, sia pure estremizzando al massimo livello. Se tu per fare un lavoro, non so, di Fisica Astronomica, hai bisogno di fare dei calcoli che richiedono la conoscenza delle equazioni ellittiche e non le conosci, non puoi aspettare di impararle da te, ma ti devi affidare alle centinaia di esperienze di matematici che vi sono arrivati, pensa un po’, basandosi, sugli sforzi di altri matematici che uno dopo l’altro vi si sono dedicati per arrivare a quel punto. L’Università ti risparmia quella fatica, per quella come per altre “conoscenze”, poi saranno le nostre capacità a usarle come strumenti con risultati direttamente proporzionali》
》Ma l’Università oltre a quelle dotazioni fornisce un mezzo fondamentale, ed è quello di insegnarti a ragionare in maniera critica, perchè ogni esame ti obbliga a una logica di ragionamento che deve convincere un giudice “tecnico” del fatto di aver operato scelte corrette e non aver inventato regole tutte tue. La tesi finale dovrebbe essere la summa di quel percorso di “formazione” dove, peraltro, si dovrebbero fondere tutte le acquisizione culturali e metodologiche acquisite durante il percorso di studi. Se dovessi parlare del mio, posso dire che una delle ragioni che mi spinsero a scegliere Architettura e non Ingegneria, è perche la prima è una facoltà “orizzontale”, e l’altra “verticale”. La prima spazia dalle Costruzioni alla Sociologia o dalla Storia dell’Arte alla Statica, mente l’altra è concentrata “verticalmente” su una “scienza”. Ed è forse per questo che gli architetti diventano archistar e gli ingegneri molto meno, per la cultura più ampia che È NECESSARIO che abbiano.
Più cultura più strumenti più soluzioni a parità di intelligenza.
A proposito di analfabetismo funzionale, non ho mai parlato di lavori prestigiosi. Il prestigio non è una caratteristica che ho contemplato per definire un lavoro intellettivamente difficile, quindi richiedente maggior intelligenza di altri. Tra l’altro cosa intendiamo per “lavoro prestigioso”? Il Presidente della Repubblica? Non è richiesta la laurea. L’imprenditore? Ho già detto che spesso l’imprenditore è un lavoro meno difficile intellettivamente del suo ingegnere. Dunque non ho mai detto che i lavori prestigiosi richiedano più intelligenza.
Per contro ci sono professioni anonime, che però richiedono intelligenza.
Fare il trader non è prestigioso, ma richiede intelligenza, infatti è un lavoro che MG non sarebbe in grado di fare.
Beh, che fare la prostituta richieda doti intellettive maggiori di uno scienziato è un’affermazione veramente idiota.
Eh, si, io non so niente di MG, ma lei sa tutto di me. Mi sembra scappata dal manicomio.
MG “il lavoro che uno svolge nella vita non è connotato di intelligenza. Si può ritrovarsi ai margini della società pur avendo un’ intelligenza elevata, così come si possono ricoprire ruoli di prestigio pur essendo dei perfetti idioti.”
Insomma, questo per dire che tu sei intelligentissima, ma non ti fanno progettare space shuttle, perché la società non ti ha capito.
Golem, la superiorità di un percorso formativo rispetto ad un altro racchiude in sè tante di quelle variabili e di questi aspetti, a volte nemmeno evidenti, che stabilire a priori quale sia superiore e quale di minore livello, credo che sia un immenso azzardo. Inoltre, l’attitudine ad apprendere velocemente è una caratteristica oggettiva di un individuo, non centra il fatto di frequentare o meno un corso di laurea. Non per niente c’è gente non laureata che impara tutto in pochi mesi ( io sono una di queste persone ), gente laureata che ci ha messo anni, e gente che frequenta l’università ma è abbondantemente fuori corso. Così come c’è chi si laurea in tempi brevissimi e con risultati eccellenti. Il raffronto è da fare in questo senso, secondo me. Non tra chi ha la laurea e chi non ce l’ ha.
“Se tu per fare un lavoro, non so, di Fisica Astronomica, hai bisogno di fare dei calcoli che richiedono la conoscenza delle equazioni ellittiche e non le conosci, non puoi aspettare di
impararle da te, ma ti devi affidare alle centinaia di esperienze di matematici che vi sono arrivati, pensa un po’, basandosi, sugli sforzi di altri matematici…”
Ma questo vale anche per chi studia per conto proprio. Il materiale didattico è lo stesso. Cambia solo che chi non frequenta l’ università non deve tenere degli esami. Che poi non è nemmeno del tutto vero, perché se come autodidatta studi qualcosa che è finalizzato al tuo lavoro, ad esempio, la valutazione te la farà il tuo probabile futuro datore di lavoro oppure il tuo probabile futuro cliente. Gli “esami” ci sono SEMPRE. Per tutti.
“ogni esame ti obbliga a una logica di ragionamento che deve convincere un giudice “tecnico” “.
Nella vita di tutti i giorni non c’è una giurìa che ti sta valutando, perché il giudice è la vita stessa. Se fai un errore di valutazione, di qualunque tipo, ne paghi le
MG, infatti ho scritto che una laurea fornisce strumenti “giá pronti” per raggiungere certi obiettivi. Per le equazioni ellittiche, che servono per calcolare certe funzioni astronomiche, tanto per restare in tema, si dovrebbe partire da zero dalla trigonometria, poi algebra, analisi matematica e proseguire, sino alle equazioni dei vari gradi, le differenziali e infine a quelle ellittiche. Pensi che sia facile rispetto ad avere un tutore che ti indirizza, e ti corregge? Grosso modo è come partire da un martello e dei chiodi e lentamente arrivare a costruire un aereo, strumenti compresi. Quel percorso tecnologico ha richiesto a occhio e croce due millenni per passare dal martello all’aeroplano, e tu pensi che si possa scoprire, imparare da soli e utilizzare uno strumento matematico di quella portata in una normale vita?
Una delle cose che ricordo del mio percorso universitario è che all’inizio mi mettevo a fare critica architettonica senza saperne niente, ed è normale, perché curiosamente meno si sa e più si crede di sapere. Col tempo, molto tempo, e con le cognizioni》