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Lettera pubblicata il 8 Gennaio 2009. L'autore, gioda74, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Ho trovato queste ultime …. non so se sono una bella notizia o no ….
http://leg16.camera.it/522?tema=237&Istituzioni+di+alta+formazione+e+specializzazione+artistica+e+musicale+%28AFAM%29
qualcuno che conosce bene le equipollenze e la parità dei titoli, potrebbe dirmi perché la maggior parte di chi si laurea in beni culturali indirizzo storico artistico può diventare direttore di accademia di belle arti, mentre chi si diploma all’accademia non può diventare preside di dipartimento di lettere e beni culturali? tiè rispondete a questo dilemma amanti delle equipollenze
I giudici considerano le seguenti 4 parole: equiparati=equipollenti=equivalenti=corrispondenti,allo stesso modo. Equiparàre: verbo transitivo dal latino dotto, aequiperare voce composta di aequi- (=equi-) e un derivato di parare(=partorire). Significato: paragonare, confrontare, pareggiare, uguagliare. Equipollènte: aggettivo dal latino tardo aequipollente (m), voce composta di aequi-(=equi-) e pollere (=avere forza). Significato: equivalente. Equivalènte: aggettivo. Significato come aggettivo: di valore o di pregio uguale; come sostantivo maschile, entità di uguale valore. Equivalére: verbo transitivo e verbo riflessivo dal latino tardo aequivalere, da aequus e valere (=propriamente valore uguale). Significato come verbo intransitivo, essere uguale; come verbo riflessivo, corrispondere, o corrispondersi. Equi: primo elemento dal latino aequus (=eguàle). Significato usato in parole composte che significa uguale, per esempio equilatero (con latus, lato), equilibrio (con un derivato di libra, bilancia e quindi stato in cui i bracci della bilancia sono in posizione di parità). Corrispondènte: aggettivo e sostantivo maschile e femminile. Significato come aggettivo: corrispondente, equivalente; conforme. Dal Dizionario etimologico, edizione aggiornata. RusconiLibri, 2005. Tutto questo per far chiarezza sui termini della nostra bella lingua italiana. Purtroppo, come spesso succede, la teoria non la si fa corrispondere con la realtà, intrisa di lotte, giochi e abusi di potere. In teoria, tutti potrebbero fare tutto, basterebbe mettere gli individui nelle condizioni di poterlo fare. Spesso sono proprio le persone più intelligenti, volenterose e capaci, a farne le spese, messe ingiustamente da parte, in un angolo, nonostante la laurea conseguita col massimo dei voti e la lode, mentre persone che hanno un basso livello d’istruzione, occupano impropriamente, livelli professionali al di sopra delle loro capacità, con costi e danni sociali che, in misura diversa, paghiamo tutti.
Un Ca..o!!!!…..fonte: esperienza personale (mi avevano avvertito!!!)
Il suo valore? Se lo scrivente per anni ha cercato di darsi una risposta ma non ha avuto risultati notevoli …. mi chiedo se avesse meritato di ricevere la laurea, che non è ritenuta neanche tale nel contesto del
lavoro. Nel senso che dovrebbe erssere stato in grado di fare con e senza laurea . Non essere solo il foglio di carta, rilasciato dall’ accademia,
a ricordare che ha, la passione! Sì, perché questo è ben triste e amaro
per sè e per chi gli ha rilasciato l’ attestato. Mi perdoni lo sfogo
polemico con cui tuttavia ritengo di avere modestamente contribuito ad
esaudire il suo desiderio di avere delle risposte. Circa l’ equipollenza
è lo stesso discorso dei titoli di spalla, farebbe bene a dare un’ occhiata
(“Un pene piccolo fa godere lo stesso ?”), perché evidentemente troverebbe
maggior coinvolgimento, dove gli auguro sarà anche più fornito di motivi
e troverà incoraggiamento. Fuor di metafora , la laurea, per alcuni equivale a un pezzo di carta, mentre per tanti altri no.
Studiare, conoscere, imparare, deve servire prima di tutto a noi stessi
ancor prima di potere pretendere dagli altri, ed allora, in nessun caso
sarà stato tempo perso , ma ritrovato.
Nella mia palesata ignoranza non so se il mio commento “infranga norme di legge e arrechi danno, offenda la reputazione e viola la privacy di alcuno”, nel qual caso sono da ritenere personalmente un irresponsabile.
Grazie.
Attualmente è anche una questione di visibiltà. Prima di tutto bisogna realmente portare le Accademie allo stesso livello delle Università, facendo rilasciare alle Accademie titoli di laurea, quindi: laurea in pittura, in decorazione; in scultura; in scenografia; ecc. Questo è il prossimo passo legislativo da fare e la prossima battaglia da vincere. Così buttiamo nel cestino della memoria tutte le equipollenze e le varie prese in giro dei legislatori di turno che sono un’offesa alla nostra intelligenza, ai nostri anni di studio e di sacrifici. Poi, per quanto riguarda la spendibilità del titolo di studio nel complesso e intricato mondo del lavoro, prima o poi facciamo quasi tutti l’amara esperienza dei “calci in faccia” e “delle porte chiuse”, in barba allo stato di diritto, funziona, purtroppo, quasi sempre, la raccomandazione e le le situazioni di privilegio. Ma almeno la soddisfazione di vedere scritto sul titolo di studio “laurea” e non “diploma”, non ce la potrà più togliere nessuno. Nella realtà, il titolo di studio può essere di aiuto, ma non è tutto, non può fare miracoli. Ci vuole esperienza e carattere d’acciaio inox.
Salve a tutti e complimenti per la bella discussione. Mi chiamo Fabio, ho 26 anni, sono uno scenografo e vorrei dire la mia. In breve vi racconto la mia esperienza. Per motivi economici e personali non ho mai iniziato l’Accademia di Belle Arti. Dopo lo Scientifico ho continuato a coltivare la mia passione con un corso di Scenografia teatrale finanziato dall’UE più un altro Corso di Sartoria Teatrale. Ho avuto docenti del calibro di Fulvio Fo (fratello del Dario Premio Nobel) e tutti i miei professori erano professionisti del settore e tutto era incentrato sulla pratica. Abbiamo fatto un sacco di stage (200 ore su 800 di corso). Sono stati 8 mesi full-immersion. Con queste Qualifiche Professionali, avevo 21 anni, iniziai a lavorare nei campeggi prima e nei villaggi turistici poi, come scenografo per gli spettacoli dell’animazione turistica. All’inizio sembrava solo un lavoretto stagionale. Ora invece diventa sempre di più un lavoro serio con un’Azienda seria. Lavoro infatti da 4 anni con l’Agenzia di Animazione Samarcanda e ho già visto colleghi scenografi e aiuto-scenografi di tutti i tipi. Alcuni ragazzi con la terza media, ottimi manovali, che sono dei validi aiuto-scenografi. Altri, invece, freschi di Diploma all’Accademia di Belle Arti, che non sanno tenere in mano un avvitatore e non entrano mai nei ritmi di produzione e allestimento delle scenografie richiesti in villaggio. Ho avuto anche ottimi colleghi usciti dall’Accademia. Ma, per usare le loro stesse parole, sarebbero stati “bravi lo stesso, anche senza l’Accademia”. Oggi io lavoro come capo-Scenografo in un grosso Resort in Sardegna, a Villasimius, il Tanka Village Resort**** e con me lavorano 3-4 aiuto-scenografi. Gestiamo due teatri, di cui uno con un boccascena di 16m. Risultato: Accademia o no, almeno io faccio quello che mi piace. Per questo motivo, secondo me, “Diploma” o “Laurea” sono in realtà la stessa cosa. La vera riflessione da fare, secondo me, sarebbe questa: quanto sono spendibili, oggi, in Italia, nel mercato del lavoro, 5 anni di Accademia? Da 6 anni ne parlo nel mio blog “Fabietto’s Art” dedicato alla Scenografia nei Villaggi turistici. Scrivo tutorial e guide pdf. E ricevo sempre numerose mail da studenti di belle arti appena diplomati che chiedono a me (liceo scientifico+corso professionale) cosa fare per iniziare a lavorare. E’ una questione che mi sta molto a cuore. Vi ringrazio per avermi dato lo spazio di esprimere la mia. Fabietto
Caro Fabio, i neolaureati chiedono consigli a te in quanto professionista con esperienza, non in quanto laureato! Come se una laureata in Recitazione chiedesse consiglio a Julia Roberts, diventata attrice (mi pare) senza aver fatto scuole… L’esperienza sul campo e il titolo di studio sono due alternative entrambe degne di rispetto. Non è vero che i laureati in Belle Arti non sanno fare il mestiere per cui hanno studiato, so per esperienza che in Accademia si può imparare tanto sia a livello pratico che teorico, ovviamente dipende dalla persona, come un qualsiasi laureato di una qualsiasi facoltà. Ma la differenza fondamentale fra un laureato in Arte e uno con la sola esperienza (non che sia poco) è che il laureato può fare concorsi per l’insegnamento e cose del genere… Non facciamo credere in giro che studiare non serve a niente e non si impara realmente niente, non è vero! Entrambe le strade sono valide in relazione alle proprie esigenze e ambizioni…
Cara Fiore, ti ringrazio per avermi risposto e ti ringrazio per il paragone (addirittura) hollywoodiano… Lungi da me affermare che studiare non serve. Solo l’esperienza sul campo non può bastare. Ho portato l’esempio della mia personale esperienza per mostrare che anzi esistono anche altre strade per arrivare al mondo del lavoro, come i corsi di (alta) formazione professionale, di cui secondo me si parla ancora troppo poco. Grazie mille per l’attenzione…
Ma una laurea in cosa??
‘Studiare’ (se così si può dire) scultura o scenografia o pittura non è come studiare fisica, linguistica, diritto privato o matematica.