Ciao a tutti,
dopo aver letto molte discussioni qui dentro mi sono deciso a raccontare la mia storia, sia per condividerla sia perché scrivere placa un po’ il dolore.
Poco più di un mese fa la mia compagna mi ha lasciato dopo 13 anni (io 38,lei 34) e un figlio di 8. Convivevamo da 10 anni.
Non dimenticherò mai quella sera, lei che si sottrae ad un mio bacio per la prima volta, gli occhi che dicono tutto… Vuole lasciarmi, mi ha tradito col suo capo (solo un bacio dice, quello che le ha fatto scattare la molla), che non sopporta più le nostre differenze caratteriali, che non mi ama più da un anno.
Da quel momento, nel giro di due settimane io sono fuori di casa, vedo mio figlio a giorni alterni e lei ha dato in affido il nostro cane perché non poteva tenerlo da sola.
Ma soprattutto, appare come la persona più felice del mondo, naturalmente continua ad avere la storia con il capo, oggi lo ha presentato a mio figlio(non come compagno, un incontro casuale ma cmq molto affrettato secondo me).
Parlando della nostra storia, so bene di avere molte colpe,condivise con lei. Nessuno dei due si è mai impegnato realmente per far crescere il rapporto di coppia negli anni, entrambi abbiamo pensato che bastasse stare insieme ed avere obiettivi comuni (oltre ad un ottima intesa sessuale, che tra parentesi è continuata fino a pochi giorni prima del fatidico giorno) bastasse per essere coppia, ma non è così.
Negli anni, io ho avuto la colpa di isolarmi nei miei hobby (computer, palestra) coinvolgendo più nostro figlio che lei. Ma a lei andava bene, o almeno così ha sempre detto e si è sempre comportata di conseguenza.
Poi sei mesi fa cambia lavoro, e nel giro di poco eccoci qua.
Quello che mi da davvero fastidio e rabbia è come si possa distruggere tutto quel che si è costruito in pochi giorni, vivendo tutto a cuor leggero, soprattutto con un figlio in mezzo. Anche se posso capire i motivi alla base non mi spiego la crudeltà, la freddezza di questo mese, il rinfacciarmi tutto, il tradimento, e soprattutto la grande rapidità con cui ha “sistemato” tutti. Non sembra nemmeno la stessa persona.
Come si spiega questo da un punto di vista femminile?
Sul mio stato attuale non mi dilungo, sono semplicemente distrutto, la mia vita è devastata…ho perso praticamente tutto, non vedo futuro nella mia situazione (38 anni, un figlio che è la mia principale ragione di vita, problemi economici per la separazione).
Ma adesso tutto ciò viene dopo, il chiodo fisso è sempre lei e il suo comportamento, con chi ho vissuto per tutta la mia gioventù?
Piango pensando ai mille ricordi belli di noi due, piango lacrime di rabbia pensando a loro due, alla persona che è diventata dall’oggi al domani.
Sono disperato, so che dovrò ricostruire la mia vita ripartendo da me stesso, ma l’idea di rimettermi in gioco dopo 13 anni di vita di coppia /famiglia mi terrorizza. Sono un bel ragazzo, dimostro meno della mia età, ma sono riservato e una volta trovata lei ci siamo sempre più isolati dalla vita sociale, limitando il giro di amici a quelli storici (tutte coppie con figli).
Ora mi sento inutile, uno zero, una persona che non si merita niente.
Voglio rimanere solo per lungo tempo, non riuscirò mai a fidarmi di nessun altra dopo questo trauma…
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Categorie: - Amore e relazioni - Famiglia - Me stesso
Leo, prima della valanga di commenti insulsi che arriveranno sul Male insito nel genere femminile, soffermati a riflettere un attimo su ciò che tu stesso hai scritto : non basta stare insieme per far funzionare un rapporto. Le storie non finiscono dall’oggi al domani, e probabilmente voi vi trascinavate già da parecchio tempo. La responsabilità è di entrambi, ma quando le situazioni si lasciano scorrere senza dirigerle e farle “nostre”, prima o poi sfuggono di mano. Questo solo per non commettere in futuro gli stessi errori, compreso quello di trascurare le proprie amicizie e ritrovarsi soli. La possibilità di rifarti una vita ce l’avrai sicuramente, evita però che sia una copia di quella già vissuta.
Chiedi come si possa spiegare questo comportamento? Superficialità, egoismo, rincoglionimento, irresponsabilità… comunque sia, nulla di buono. È normale sentirsi a terra perdendo i nostri riferimenti. Anche se ti può sembrare impossibile, puoi ripartire, avendo cura di te. Coraggio!
L’ennesima storia che si crede unica e diversa da tutte le altre, ma in realtà uguale a migliaia di altre. Tutte “diverse” nell’intimo soggettivo sentire, naturalmente.
Dall’oggi al domani sembra a te, che vivevi di palestre e computer, ma non è così. Anzi secondo me lei ha avuto anche qualche fuga precedente a quella col capo, ma non indagare, è meglio. Comunque il boss se la tromberà per un po’ e poi si stancherá, vedrai. Se vuoi aspettare 7/8 mesi, la fedigrafa (letteralmente colei che scriveva di fede) potrebbe persino richiamarti nel talamo. Almeno per quelle funzioni extrasonno che ivi vi si svolgevano.
Auguri fratello.
Suvvia, la quotidianità è fatta di abitudini. Con il tempo è normalissimo (un pò) adagiarsi. Nessuna coppia duratura, a maggior ragione se con un figlio, può realisticamente pensare di vivere come ai primi tempi. Grave è la mancanza di rispetto, dialogo e complicità. Gravi sono inganni e tradimenti. Le piccole trascuratezze dei giorni consueti, invece, fanno parte del gioco. Tirarle fuori come la causa di una rottura quando non comoda più il rapporto lo trovo ipocrita. Nessuno può mantenere nel tempo la stessa dose di attenzioni verso l’altro, la vita è fatta soprattutto di cose pratiche, beghe, bollette, lavori stressanti, rompimenti vari. Altrimenti subentra il mito della perfezione, che umano non è. Anche le frequentazioni, è naturale che cambino nel tempo. Non seguirla, sarà inutile. Lascia andare chi ti lascia così. Vai avanti, come ti viene e quando riesci. Lascia perdere i sensi di colpa, ha scelto la via furba per uscire di scena, chi fa così non ama (piu’?). Coraggio!
Suzanne, questo poveretto ha già troppi inutili sensi di colpa. Si fa cruccio di avere avuto degli hobby… la palestra… manco fosse andato per night. Ma che doveva fare, oltre a mandare avanti la famiglia? Una coppia dopo 13 anni e un figlio di 8, che deve fare ancora? Le vacanzine spensierate in furgonato, all’avventura, come due ventenni sfigati? Non bastano gli obiettivi in comune? Poi, stare assieme significa anche affrontare i periodi di crisi, con il dialogo e l’impegno. Ma da che si legge l’unica ad essere in crisi (a insaputa del marito) era la moglie che dopo aver cambiato lavoro, col suo nuovo capo che ha fatto il tacchino, ha deciso di fare l’oca. Certa gente non ha proprio la testa per costruirsi una famiglia.
Questa visione molto cattolica della coppia come luogo di sacrificio e sofferenza è pericolosissima, perché ci induce a riversare tutto le frustrazioni e il peggio di noi proprio in ciò che dovremmo preservare. Lo stare insieme deve essere in primo luogo piacevolezza, condivisione, voglia di scoprirsi, dialogo e risate. Se diventa solo un fardello da trascinare stancamente, allora meglio stare da soli. Piangersi addosso, autocommiserarsi o peggio riempirsi di odio verso chi ci ha lasciato non serve a nulla; forse meglio domandarsi come ripartire con una visione differente per evitare di ricadere nei soliti meccanismi.
Condivido, salvo i termini più piccanti, il commento di Captain Rhodes. Nessuno è perfetto e esente da colpe ma mi pare che, pur entro questi limiti, il nostro amico non abbia fatto niente di male. E comunque, se la consorte accusava qualche problema nel vivere il proprio rapporto con lui, bene avrebbe fatto a cercare di farlo presente, per vedere se si poteva porre in essere qualche correttivo per salvare il salvabile e, pur con modalità un po’ cambiate a causa dell’incedere del tempo, ritrovarsi e riavvicinarsi come coppia. Anche se rischi di fare la figura del disco rotto (o meglio, vista la mia passione musicale, del 78 giri rotto), non mi stancherò mai di lamentare l’incredibile superficialità con la quale si mettono in piedi progetti importanti (matrimonio, casa, figli ecc.), si spendono parole impegnative (Ti amo, Sei la mia vita ecc.) e poi, per un estro del momento, si butta all’aria tutto, all’insegna dell’essere autentici, vivere il momento, guardare avanti ecc.
Un tempo questa volubilità nella gestione delle cose importanti, in buon italiano, si chiamava irresponsabilità, ora si chiama intelligenza emotiva, o apertura al cambiamento. E la reazione della controparte, che si trova a subire i mutevoli umori di chi vuole “cambiare stato”, una volta si chiamava legittima incazzatura o comprensibile tristezza, oggi vien chiamata rigidità mentale, non rispetto per l’altrui libertà e magari, attitudine mentale possessiva. Per non parlare poi delle ideologie anche nobili, che vengono usate per conferire una parvenza di eroismo a quelle che dovrebbero chiamarsi, sempre in buon italiano, vigliaccate. Come una ragazza con la quale decenni fa intrattenni una relazione: ella amava scapricciarsi anche con altri e, alle mie rimostranze in proposito, mi gridò (testualmente) che ero un “maschiolista”!
Suzie, forse non hai ben chiari i termini della questione. Il problema qui non è il fatto che uno sia stato lasciato e non riesca a dimenticare l’amata, o si senta offeso o cose del genere. Il fatto è che quando vieni lasciato dopo anni di un matrimonio nel quale hai investito tempo, energie mentali e risorse materiali, semplicemente voltare pagina non è facile. Non è come quando hai 30 anni e finisce semplicemente una storia d’amore, senza che ci si sia sposati, si siano avuti figli, si sia acquistata una casa ecc. A quell’età e in quelle condizioni è certamente più facile ricominciare, da soli o con qualcun altro. Ma a un’età più avanzata e dopo aver messo nel matrimonio tutto quello che si aveva, se poi finisce ci si sente svuotati, falliti! Non si ha la forza di rimettersi in piedi da soli, meno che mai di rimettersi in gioco con qualcun altro. Ciò che si è dato a quella persona e a quel rapporto non si riesce, sic et simpliciter, a darlo a qualcun altro o magari a sé stessi.
Cosa non meno importante, il fatto che anche le risorse economiche e materiali che hai messo per il funzionamento di quell’unione in cui credevi, alla fine son sparite e di certo anche le ristrettezze economiche cui vai incontro in caso di separazione non ti aiutano a guardare al futuro con ottimismo. Infine, se ci son figli – soprattutto se minorenni – essi rappresentano un’ulteriore responsabilità. Potrebbero essere una gioia, ma soprattutto per noi maschi la separazione comporta anche un grave detrimento nella possibilità di avere con loro un rapporto significativo, poiché le mamme, che non ci amano più, non condividono nemmeno il modo in cui li gestiamo quando li abbiamo con noi, per cui si dà luogo a un continuo logorio di Non fargli fare questo o quest’altro, Non voglio che veda i tuoi ecc. Quindi, cara Suzie, Se il nostro amico si sente uno straccio a mio avviso ha ragione, anche se gli conviene cercare di vivere al meglio la situazione in cui si trova.