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Lettera pubblicata il 14 Ottobre 2010. L'autore, aleheavygrinder, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Necessariamente, per mantenere la propria essenza il “nettare degli dei” deve essere prodotto mantenendo gli stessi ingredienti, lo stesso stesso impegno la stessa temperatura. Ma col tempo le cose diventano complesse; da una parte gli ingredienti cambiano o sono insufficienti, dall’altra mancano l’impegno o le capacità, oppure sono gli elementi atmosferici che rovinano tutto e necessariamente l’equilibrio del gusto si trasforma. La trasformazione puo’ avvenire lentamente o essere rapida e imprevista, ma inesorabilmente il ‘perfetto buquet’ – purtroppo, o per fortuna…, questo dipende da caso a caso – non esiste più e il sapore che ti lascia è solo amarezza.
Sono d’accordo con te, Angelo Azzurro, quando dici che “A lungo andare però uno dei due, in genere chi riceve il vino, si stanca del solito gusto e cambia, spesso senza rimpianti e molto facilmente, per forza, lui non ha mai versato all’altro il suo vino, ha sempre e solo bevuto”. E in questo caso, per quanto sia difficile, col tempo ed il silenzio si puo veramente voltare pagina e riappropriarsi di sè stessi e bere per primi del proprio vino. Grande e preziosa verità quest’ultima !!! Che voglio assolutamente fare mia, GRAZIE!
Tuttavia, come dicevo prima, i ruoli non sono sempre cosi netti e chi ha bevuto a volte ha anche versato e viceversa. In questo caso, allora come se ne esce? Calcolando la quantità o la qualità di quello che si è avuto o si è dato? Mi sembra meschino.
Poi c’è anche l’idea, che non riesco a togliermi dalla mente, che ognuno ha la sua sensibilità e il suo modo di amare. E’ giusto pretendere qualcosa da qualcuno che non è capace di dare? Non parlo della non volontà di dare, ma dei limiti che tutti noi abbiamo…. e che ci rendono quello che siamo. Quando beviamo il vino che ci viene offerto ed è buono, dovremmo rinunciarci perchè chi lo versa ha limiti e imperfezioni? Chi beve del nostro vino potrebbe dire altrettanto…
Bere vino rende diversi, più accettabili, i limiti di colui che ce lo versa? E quindi una volta smesso di bere quegli stessi limiti diventano elementi insopportabili? Eppure ci sono sembre stati !! Non puo’ essere cosi, altrimenti sarebbe tutto una grande finzione, e non riusciremmo mai ad apprezzare nessuno per quello che è….
Magari a chi versa il vino mancano due dita della mano e all’inizio siamo impressionati o preoccupati. Poi ci soffermiamo a pensare a cosa voglia dire versare del vino con solo 3 dita e capiamo, apprezziamo il coraggio di mostrarsi per quello che si è, senza paura. Amiamo questo coraggio, amiamo quello che c’è, cosi come quello che non c’è. Accettiamo che del vino possa finire fuori dal bicchiere, sprecato, e tutto quello che comporta la difficoltà di non avere 5 dita… E poi che succede, quando il vino non viene piu versato? Rimproveriamo alla persona che ci ha dispensato il vino con solo 3 dita di non aver mai avuto la nostra destrezza nel versarlo, noi che abbiamo tutte e 5 le dita?
Si lo so sto sragionando… Sono confusa, ma sono proprio questi dubbi e queste domande che creano la nebbia che sto attraversando. La nebbia che mi disorienta e che mi manda alla deriva, verso direzioni che non ho scelto e che possono portarmi a infrangermi contro scogli che possono far affondare la mia barca…. è per questo che ORA non voglio andare alla deriva, voglio avere il timone e sapere dove sto andando, anche se devo navigare a vista…..
Un giorno, quando la nebbia si sarà diradata e saro’ in mare aperto – coi pirati naturalmente!! Se tu mi conoscessi Ale, la cartolina illustrata non l’avresti nemmeno menzionata!! 🙂 – credo che sarà molto piacevole andare alla deriva, scontrandomi con altre barche, scoprendo mondi inesplorati, esseri meravigliosi e vivendo ogni giorno come un’avventura. Ma per adesso la nebbia persiste e l’orizzonte non si vede. Pazienza, forse un giorno ci incontreremo in mare aperto…
capisco tutti questi tuoi dubbi ma devi smetterla di cercare giustificazioni, quì non ci sono stati osti con tre dita, perché il tuo oste, quello che ti ha versato vino con tre dita, ad un’ altra lo ha versato con sei. Quando amiamo dobbiamo imparare ad essere egoisti, io posso amare una persona se e solo se quella persona è in grado di amarmi allo stesso modo, se io amo al 100% e l’altro solo al 20% non va bene, anche se a me sembra bello, anche se lasciarlo mi spezza il cuore, io lo lascio e va bene così. Perché una storia come hai detto tu nel tempo cambia, e quel 20% di amore che da a me, domani, si trasforma in un 100% di amore che da ad un altro. Quindi è meglio troncare adesso che prenderla in quel posto dopo. A me spiace dirlo ma chiedete il curriculum quando incontrate una persona che vi piace, chiedete perché le storie precedenti sono finite, chiedete a tutti quanti, non solo a lui/lei, osservate molto le piccole cose, i comportamenti dell’inizio. Vi sveleranno la verità. Fate confronti, mettete alla prova, negatevi, non dategli mai la certezza che gli appartenete. È l’unico modo. Se vi lasciano, addio per sempre, gettate tutto, no contact totale per sempre. Non c’è più spazio per pentimenti postumi o per ritorni di fiamma, fa male, lo sò, ma è un male che alla fine porta un bene più grande, perdete lui e ritrovate voi. E non è poco. Il mio ex era tutto il mio mondo ed io giravo intorno a lui, quando mi lasciò io ero come una foglia in balia del vento, staccata dall’albero e portata via. Nel tempo e con l’aiuto di una grande introspezione ed un lavorio interno non indifferente, ho capito che il mio mondo sono io. Oggi cammino con le mie gambe, un passo dopo l’altro nella vita, prima ero convinto che lui catalizzasse gli sguardi, che li attirasse, per me era logico che mi tradisse, oggi capisco che ad attirare gli sguardi veramente, sono io. Giusto l’altro giorno ero in odontostomatologia con un ascesso terribile e una parte della faccia…
gonfia e con l’anestesia per un dente appena tolto, ghiaccio ed è entrato un medico, l’ho incrociato con lo sguardo e non è più riuscito a togliermi gli occhi di dosso. Perché? Perché ha visto la felicità nei miei occhi, ha visto la sensualità e la completezza di una persona felice, realizzata con se stessa ed in pace con il mondo, una persona che si basta da sola, che trasmette sicurezza, sensualità e fascino. Lui invece nonostante la posizione che occupa trasmetteva insicurezza, titubanza, era nello stesso tempo spaventato ed affascinato. Come l’ho capito? Grazie alle mie precedenti storie, non sono nato ieri ed ho imparato la lezione. Ormai conosco quello sguardo, i adaveri ambulanti, gli svuotaserbatoi d’affetto, gli egoisti, gli egocentrici, li riconosco al volo, hanno tutti la stessa faccia. Avrei potuto fargli una battuta, lanciare l’esca, avrebbe abboccato subito, non aspettava altro, ma poi per cosa? Per ricominciare la tiritera che ha caratterizzato le mie precedenti storie? Stanno con me perché sono bello, divertente, attraente e mai noioso, del mio modo di essere colgono solo quello che interessa a loro e se ne fregano se sto bene o no, se sono triste o no, se sto male, se ho bisogno di essere amato, prendono, prendono, prendono senza mai dare, svuotando tutto, esaurendo tutto, trasformando il mio giardino interiore in un deserto. No grazie, ho già dato. Così ho voltato la faccia dall’altra parte ed ho fatto una smorfia. Fine, tanti saluti. Oggi amo dire una cosa, chi vorrà entrare nel mio letto dovrà sudare 70 camicie, nel mio cuore 700000, e saranno 700000 camicie di sangue. Altrimenti resto da solo e guarda un po’ io da solo ci stò davvero bene. Quindi basta dare giustificazioni. Se devi giustificare qualcuno, giustifica te stessa.
Caro Ale,
ti ringrazio per il tuo costante incoraggamento e le parole gentili che mi rivolgi in ogni tuo messaggio…
Il commento a cui fai riferimento, quello su un’altra lettera, mi sa che lo hai recepito ed apprezzato piu’ tu della persona a cui era indirizzato…
Saper ascoltare, capire e riuscire a instaurare un dialogo anche quando cio’ che ci viene detto non è quello che vorremmo sentire sono delle gran qualità, sempre meno diffuse…
ma certo a te non fanno difetto, come anche ad altri commentatori di questa lettera!
Avrei altro da dirti, soprattutto in merito dei tuoi ultimi commenti, ma devo andare.. time’s up!!!
A presto.
Allora, eccomi qui. Altrove non ne sono sicura, ma qui si, Ale, qualsiasi storia è un pretesto. Un pretesto per “emergere”, come dici tu. Se il mio commento ti è sembrato una sollecitazione a raccontare la tua storia, saro’ piu’ chiara, non è cosi’. Penso che la riservatezza e la dignità abbiano un enorme valore e che sopratutto quando si interagisce su una piattaforma “globale”, come questa, la sua importanza cresca esponenzialmente. Altrimenti, il rischio è quello di diventare carne da macello, o peggio, uno dei tanti aguzzini in cerca di prede.
In effetti, proprio queste ragioni mi hanno fatto a lungo dubitare sulla scelta di prendere parte attivamente ad un forum. In questo senso, la tua lettera e il “clima” creato dalle persone che vi sono intervenute sono state una rivelazione; ed è per questo nel mio primo intervento ho tenuto a ringraziare te e tutti coloro che hanno permesso a questa discussione di diventare uno strumento di confronto misurato, in grado di sortire effetti positivi sul vissuto doloroso di tante persone, sia pure questo “immediato” o meno.
La grade forza che si sviluppa in questo contesto privilegiato credo sia, in primis, l’esortazione a prendere coscienza di se’, del rispetto e dell’amore che ci meritiamo, soprattutto di fronte a chi ci ha ferito, ingannato o inflitto ogni sorta di vigliaccheria. Sapere che non siamo soli in questa condizione di dolore e che il cammino a cui ci apprestiamo non ci porterà solo al superamento dell’afflizione e delle meschinità subite, ma ci condurra’ verso un obiettivo (o “goal” come dici tu, Ale 🙂 ) superiore, all’amore verso noi stessi ed al “completarci da soli”.
E allora via al no-contact se questo ci rende liberi di ritrovarci, ma anche spazio ad altro se la nostra natura lo richiede, perchè “se quel desiderio è sovrastante e non lo si asseconda, non si avanza”. Questo, Ale, è una gran concetto, che condivido fermamente!! Come dire, esistono diversi cammini per raggiungere la nostra mèta – il completamento di noi stessi, in questo caso – alcuni sono piu’ battuti, altri meno, alcuni sono contorti e irti, altri ancora nascosti. Io vi mostro una mappa del mio percorso, ma voi, voi potete scegliere il cammino che si addice di più al vostro modo di essere ed alla vostra natura. Forse mi sbaglio, ma ho l’impressione che questo sia un concetto che hai maturato nel tempo Ale, e che inizialmente non predessi molto in considerazione.. non so.
Sono rimasta letteralmente incantata davanti all’affermazione “La nostra passione per la vita al di là delle circostanze”. La sento talmente vera e profonda, che mi colpisce ad ogni volta che ci penso. E’ cosi’, una volta che riusciamo ad andare al di là del contingente, percepiamo tutta la nostra forza e nessuna “stortura” puo’ crearci dolore o disagio. Il disagio resterà incollato su coloro che cercano di portarci via un pezzo di noi stessi, perchè qualunque sia la loro strategia o tecnica, in un modo o nell’altro, non ci riusciranno.
Ale, non so se quello che scrivi nel commento 2609 era riferito anche a me, ma le tue parole mi colpiscono in pieno petto e profondamente. Che tu sia una persona rimarchevole, estremamante sensibile ed intelligente, mi è stato chiaro da subito – come penso anche per altre persone che hanno commentato la tua lettera – ma non mi apettavo una cosi’ fine e delicata perspicacia. Sei tu che meriti tutta l’ammirazione, l’affetto e l’amore di ciascuna delle persone che hai incitato, sostenuto e a cui hai dedicato tempo ed energie. Grazie, grazie di cuore.
Angelo Azzurro, hai assolutamente ragione, la mia tendenza a giustificare gli altri piuttosto che me stessa è flagrante e ne sono consapevole. E’ un mio aspetto che so di dover cambiare, se voglio riuscire ad amare me stessa prima degli altri. Ci vorrà del tempo, come per tutti i lavori introspettivi, ma so che non sarà veramente un grosso ostacolo da superare, perchè il mio giustificare è un atto secondario e accessorio alla volontà di capire. Capire come funzionao oggetti e organismi, capire cosa spinge le persone ad agire in un determinato modo, distinguendo cio’che deriva dalla convenzione e dal condizionamento sociale e cio’ che è veramente un tratto personale. Anche i miei amici a volte rimangono perplessi dalle mie reazioni e mi rimproverano di non arrabbiarmi “come dovrei” o che tendo ad accettare e giustificare troppo comportamenti e persone che non lo meritano affatto. E la questione non è che non mi arrabbio mai, al contrario quando succede si salvi chi puo’…. :). Credo che sia, piuttosto, che a volte – pur non condividendo le scelte e le azioni di una persona – capisco quali sono le ragioni che possono averla spinta ad un certo comportamento e, di conseguenza, non mi arrabbio tanto quanto altri. Naturalmente sto parlando di: 1) persone che siano degne di una qualche considerazione; 2) azioni, magari anche gravi, ma non spregievoli e che non portino a conseguenze pregiudizievoli alla salute (in senso esteso) di terzi.
Ritornando all’oste con 3 dita, forse non mi sono spiegata chiaramente, stavo parlando di vere limitazioni – siano queste emotive, psicologiche, sentimentali o fisiche – e non di scelte o volontà. Quando chi versa vino ha oggettivamente 3 dita, non potrà mai versare vino con 6 dita a chi che sia, nemmeno volendolo. Magari sarà più abile, avra imparato a essere piu’ preciso e delicato nel versare, lo farà con un altro sguardo, ma non potrà mai cambiare quello che è. Si ritorna all’inconfutabile verità, che sottolinea anche Ale, che chi nasce rotondo non morirà mai quadrato.
Certamente, quando si ama ci deve essere uno scambio totale. Non è accettabile che una persona ci ami al 20% delle sue possibilità, mentre noi la amiamo al 100% delle nostre. Ma quello che mi chiedo è chi e come si stabiliscono le misure? Magari il nostro 100% è percepito d’altra persona come neanche il 50%. Oppure cio’ che percepiamo come 20% dell’altra persone è in realtà il suo 100%, solo che non l’abbiamo capito e ci aspettiamo cose che non ci potranno mai essere date perchè esistono solo nella nostra dimensione di sensibilità, ma non nella sua. E quel 100% che vediamo dato ad altri, e che non ci è stato concesso, è veramente cio’ che sembra? E come si fa a valutare con precisione il rapporto di altre due persone dall’esterno? Necessariamente è impossibile, e quello che vediamo è l’immagine che ci riflettono le nostre cicatrici, il dolore, la rabbia e tutto quello che si è subito.
Anche se non ne ho una esperienza diretta, immagino che col tempo la visione cambi molto… penso che sia quello che Ale chiama una vista piu’ sottile, capace di distinguere la realtà dalle menzogne, ma soprattutto di mettere a fuoco i giochi di luce e d’ombra che i nostri stati d’animo e sentimenti proiettano sulla realtà delle cose.
Chi lavora con strumenti di alta precisione, sa che esistono tante variabili che possono alterare il risultato della lettura finale, compreso l’errore insito nello strumento stesso. E questo, per quanto minimo, puo’ portare a discrepanze veramente importanti fra la realtà e la sua misurazione. Si deve ricordare che lo strumento è delicato, deve essere maneggiato con cura e di tanto in tanto ha bisogno di essere ri- “tarato”. Chi lavora con strumenti di alta precisione, sa benissimo che tutte le misurazioni fatte sono solo approssimazioni della realtà e che l’accettabilità dello scarto fra realtà e lettura di essa dipende solo dalla scala di riferimento.
Insomma, senza perdersi in sofismi di sorta, quello che voglio dire è che credo che ogni nostra relazione – amorosa o anche di altro tipo – debba essere letta e misurata con la maggiore oggettività possibile e più volte nel tempo. Perchè col tempo, la precisione dello strumento che usiamo per misurare la realtà puo’ aumentare,ed è quindi possibile che la nostra lettura di essa cambi, anche in maniera sostanziale.
Vorrei tuttavia rassicurti, Angelo Azzurro, che tutti questi miei ragionamenti non hanno niente a che fare con ripensamenti o possibili ritorni di fiamma. Se mai un giorno la mia ex dovesse presentarsi alla mia porta supplicando di tornare insieme, giurando e spergiurando che tutto sarà di nuovo meraviglioso, la porta rimarrebbe chiusa.
Le scelte che si fanno hanno necessariamente delle conseguenze, che spesso sono irreversibli. Lei ha fatto le sue, liberamente, che hanno portato al completo annientamento della mia fiducia nei suoi confronti. E devo dire che si è veramente impegnata, perchè la mia fiducia era completa e incondizionata, e le avevo dato anche delle vie d’uscita… Quindi, a mia volta io faccio le mie, di scelte, ovverosia davanti a un tale scempio non c’è possibile ritorno.
Forse un giorno lei arriverà a capire che la semplice verità, un po’ piu di coraggio e rispetto avrebbero portato a una diversa conclusione della nostra storia e, forse, anche a quell’amicizia che tanto si augura. Ma non è detto che lo realizzi e anche allora non avrà alcuna importanza.