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Lettera pubblicata il 14 Ottobre 2010. L'autore, aleheavygrinder, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Tempo fa lessi questo articolo che mi aiutò tanto a comprendere quanto mi era successo, voglio condividerlo con voi.
Capita a volte, sfogliando distrattamente un testo sugli scaffali di una libreria, di essere catturati da una frase rivelatrice.
Ho comprato perciò d’istinto questo libro di Isabelle Nazare-Aga “La manipolazione affettiva. Quando l’amore diventa una trappola”, Castelvecchi editore: 15 euro ben spesi.
Secondo la Nazare-Aga, nota psicoterapeuta francese che indaga da tempo sul fenomeno della manipolazione, il manipolatore affettivo è una persona patologicamente narcisistica che disintegra giorno dopo giorno l’autostima del compagno. Un vero e proprio “vampiro psico-affettivo”, come lo definisce l’autrice, il cui scopo è la destabilizzazione di chi ha accanto.
Il manipolatore colpevolizza, giudica, critica, svaluta le qualità, la competenza, la personalità del partner. Proietta sull’altro i suoi difetti e glieli rinfaccia. È bugiardo, sfuggente, indifferente, indiretto, geloso, egocentrico. Rifugge le sue responsabilità, deforma e interpreta la verità, nega l’evidenza. Non cessa di fare paragoni che tendono a sminuire l’altro. Più lo deprime più egli si sente superiore. Più il partner diventa insicuro, più lui si sente forte e dominante. E il bello è che il manipolatore, pur godendo del suo potere, pensa di essere perfettamente normale.
Il risultato nel partner-vittima è uno stato di malessere, un senso di intrappolamento: egli si sente forzato a fare cose che spontaneamente non vorrebbe. Rapidamente perde in autostima, e fiducia in sé, si sente socialmente insicuro e incompetente, e comincia a somatizzare: ansia, depressione, insonnia, impotenza. Il corpo implode sotto il peso delle frustrazioni. Entrato in una relazione affettiva che credeva strutturante, il partner si trova sul cammino dell’autodistruzione.
E se cerca di evidenziare i problemi della coppia, il manipolatore lo accuserà di essere lamentoso e vittimista.
Ove trovi la forza di troncare la relazione malata, il manipolatore farà di tutto per recuperare il rapporto e riportare la vittima nella sua ragnatela, pronunciando parole di amore eterno, ricattando, minacciando, denigrando.
Come tutte le vittime di violenze morali o fisiche, il partner del manipolatore si porta appresso il senso di colpa di non aver saputo prevenire e prevedere le conseguenze, ed il sospetto che la continuazione della relazione sia frutto di un latente masochismo./.
In questo la Nazare-Aga è rassicurante: il manipolatore è un dissimulatore che sa far cedere le resistenze della vittima, la quale, una volta interrotta la relazione malata, non desidera in alcun modo riprenderla.
Agghiacciante. Leggendo questo libro mi è parso di rivedere il me stesso di cinque anni fa, incatenato a una relazione frustrante e malata con una gelida professoressa universitaria (i manipolatori, a quanto pare, sono spesso medici o insegnanti). Bella, benché sfiorita e trasandata, indubbiamente intelligente e colta (anche se poi scoprii che molte delle cose che diceva erano citazioni letterali di qualcosa o qualcun altro), iperattiva e piena di interessi (o almeno, nevroticamente incapace di star ferma), all’inizio mi sembrò la risposta di Dio alle mie preghiere.
Non tardò a gettare la maschera. Cercava in tutti i modi di farmi sentire inadeguato, mi criticava spesso. Non grandi critiche, delle punturine di spillo piuttosto: ma continue. Come una persona che punzecchi l’arrosto per vedere se è cotto, sembrava che cercasse di testare qual era il mio punto di esasperazione. Gutta cavat lapidem…
Aveva molte cose da dire, certo, ma alla fine non parlava che di sé. Sembrava ossessionata dal non mostrarsi mai impreparata o inesperta. Qualunque cosa dicessi o facessi, lei l’aveva già fatta, già vista, già vissuta. A chiacchiere, si vantava di essere una grande amante: in realtà… lasciamo perdere. Proiettava su di me la sua gelosia patologica, cercando di farmi ingelosire a sua volta: così fremeva ad ogni accenno al mio passato, ma intanto faceva continui ed umilianti paragoni con i suoi ex (i suoi “Maori” li chiamava). Era cinica. Praticava quella che la Nazare-Aga definisce “doppia stretta”: due messaggi contraddittori ed ugualmente cogenti. Nel nostro caso erano: “non voglio stare né con te né senza di te”. Proprio come scrive Camus ne La Caduta:
“Vi è chi grida ‘amami!’ ed altri ‘non mi amare!’. Ma una certa specie, la peggiore e la più disgraziata dice: ‘Non mi amare e siimi fedele!’ ”.
Tutto ciò confonde, come si può ben immaginare. E fa star male. Così cercai ben presto di liberarmi, destando una gamma di reazioni dalla suppliche, alle lusinghe, alla proteste. Solo al momento della rottura, infatti, l’arpia riusciva a pronunciare frasi meravigliose e tenere, e si abbandonava a promesse che poi non manteneva. Bisognava che avesse qualcuno intorno, non sopportava l’idea di essere abbandonata: la ferita al suo narcisismo sarebbe…
./. sarebbe stata troppo forte e non a caso ripeteva più volte di non essere mai stata lasciata. Una volta che ero veramente deciso a farla finita arrivò a fingere di svenirmi davanti. Solo dopo molto tempo mi ricordai che aveva studiato recitazione: non c’è che dire, la sua fu una interpretazione convincente.
Alla fine fu la noia a salvarmi: la persona che mi sembrava tanto stimolante all’inizio, si era rivelata desolatamente ripetitiva. La noia, e una ragazza. Una persona magnifica che avevo provvidenzialmente incontrato proprio all’indomani di una misteriosa fuga in Norvegia (sic!) della mia vampira, e che mi salvò. Così me ne sono andato, libero e felice, e non mi sono mai più voltato indietro.
Non posso quindi che condividere il consiglio di Isabelle Nazare-Aga: di fronte a persone come queste l’unica reazione possibile è fuggire, darsela a gambe, scappare. Sembrano normali, e quando le si incontra non si sospetta di niente. Anche i segnali che dovrebbero metterci sull’avviso vengono trascurati. La donna di cui parlo, per esempio, mi aveva detto agli inizi della storia una frase raggelante: “Ti ho usato, tutti si usano!”. Ma io, beata ingenuità, non credevo che si potesse essere amorali fino a quel punto. Invece stavo per legarmi con la persona più malefica che abbia mai conosciuto.
Pino ti mando molta forza e ti invito a prepararti alla primavera. A lei lasciala nel brodo della sua potenza analitica, dalle un deserto di silenzio, cosa sposare? Che resti sposata a se stessa da ora in avanti e auguri. Dai una lettura nel caso a quello che ha postato ora Farewell che è veramente il racconto sottile dei comportamenti di gran parte delle storie che ci siamo scambiati in questi anni.
Sono stupito, Farewell, anche io ho vissuto la storia fatale con una donna che trafficava in ambienti simili, non accademici ma arte più che altro, stessa stoffa nazi-agonistica da ghiandole infiammate, erotossessioni, sempre piena di indirizzi e impegni e nomi da vantare, superamici che ‘ci sanno fare’, paragoni e quella maschera ipersociale jetsettara, della serie, 1) io sono fatta così e sono la persona vissuta e brillante e in carriera e dall’alto dell’album delle figurine non accetto commenti, casomai ti faccio osservazioni e tu devi accettarmi per come sono 2) eventualmente non ti amo ma tu devi essere qui lo stesso altrimenti cado per terra e ti rincorro per mezzo mondo, lo devi fare perché io ho visto la vita e ho il saperfare e tu sei poco più di un indigeno. La verità, come per quello che hai vissuto tu, era che sentiva di non essere all’altezza di un amore sano e di uno scambio intenso e costruttivo, immatura e irrisolta. Anche a me, stesso pungolo di inadeguatezza indotta, logiche malsane, critiche vergognose, scenate, gelosie create ad ‘oc. Viveva praticamente una recita unilaterale di isteria e dramma a cui obbligarmi, come un estraneo. Mi stavo lentamente ammalando, perché non riuscivo a decriptare la logica di tutta la mole di fatti tristi e delusioni in cui di punto in bianco la mia vita si era trovata immersa, verso la fine quasi ogni giorno. Ricordo lo strano freddo malumore, lo scoramento e una corrosiva infelicità. Cose brutte, sottili e insidiose. Ecco perché dicevo anche prima che in tantissimi casi tutto salta per sopraggiunte immaturità o convenienze ‘normali’ diciamo, benchè spesso arrecano danni gravi, ma in molti commenti mi riferisco più a soggetti che sono più consapevoli, furbi, maliziosi nel male che fanno, sono preparati e cinici. Questa è la prima volta che leggo un commento in cui mi rispecchio totalmente e comprendo molto bene cosa devi avere passato, tanto rispetto a te da parte mia amico e alla trasparenza che ti anima. L’analisi dell’autrice del testo, che non conosco, è micidiale e potente, utilissima. Non so come
…stai ora rispetto a quella storia, se si sono ripetute stesse dinamiche nella tua ultima che hai chiuso se ricordo non da tanto, 10 mesi fa, ma spero sia andata diversamente e che stai comunque già meglio oggi. Veramente, mi sono dilungato un po’ riacciuffando le mie peripezie nel primo commento per fare un parallelo fra questi vissuti e far vedere come sono meccanici e precisi certi comportamenti. Chi li ha vissuti sulla propria pellaccia lo sa cosa vuol dire stare con delle bestie psicotiche, ecco la conferma! Mi da una grande lezione aver letto questo intervento tuo oggi, per l’amore con cui hai ripercorso quelle intricatissime maglie vedendone ed evidenziandone gli svincoli e i vuoti e poi per l’efficace integrazione del testo. Quello che puoi raccontare delle tue sensazioni e intuizioni a riguardo sarà di enorme aiuto a tutti.
ALE ciao, come sempre sei a un livello superiore, su tutto.
Sono d’accordo con te, non deve interessare cosa capiterà agli ex. Io purtroppo spesso cado in questo errore, è come se portasse un pò di conforto scoprire che anche lui possa passare chissà quale pena…
Poi cerco di recuperare sperando invece di trovare io tanta gioia e pace, che poi in realtà questo secondo pensiero sta superando l’altro 🙂 Tornare re. Bello! Io voglio scoprire la Regina che è in me!
FAREWELL grazie per i saluti.
Conosco quel libro, ne ho letti parecchi lo scorso anno riferito all’argomento, perché anche io (come te) mi sono ritrovata per caso in libreria e l’occhio è casualmente caduto proprio su quel libro. Poi ho iniziato un accurata ricerca sul narcisismo in generale e ne sono uscita devastata. É stato per mesi oggetto di conversazione con la mia coach e un pò mi spiace aver dovuto buttare via ore x me preziose sprecate a scoprire la vera entità dell’altra persona. Quando finalmente ho compreso che era su di me che dovevo lavorare piano piano ho iniziato a recuperare un pò di energie. Però, se non fossi passata anche da quella scoperta, non sarei riuscita a trovare la chiave di svolta per la mia terapia.
Hai fatto bene a tirare in ballo questo argomento, deve essere utile per tutti, perché le energie che ti tolgono quelle persone e le manipolazioni subdole sulle quali fanno leva sono da killer anaffetivi. Il problema è che per riempire i loro vuoti tolgono tutta l’energia a noi e i danni che provocano sono micidiali. Io ne sono un esempio purtroppo. L’aver scoperto di essere stata con un manipolatore, anche se la mia coach preferisce chiamarlo semplicemente “uno stronzo” (e per arrivare a usare questo epiteto avrà pur le sue ragioni) a me ha indotto, come dicevo, in che modo proseguire la mia terapia, lavoro duro ma d’obbligo.
Ecco, questi personaggi sono i peggiori, i più subdoli, fingono troppo bene ma attenzione più di chiunque altro hanno un fiuto pazzesco, Loro sanno dove colpire.
La mia elevazione al livello che spesso ricorda Ale è ancora molto indietro, ma lavoro costantemente per uscire da questo dramma, soprattutto “mio” perché ho permesso a quel…di spolpare ogni pezzo di me.
Caro Ale,
purtroppo mi riferisco proprio a questa mia ultima relazione terminata per sua scelta 10 mesi fa grazie, sottolineo grazie, alla presenza dell’altro. Oggi sto molto meglio (si è dileguata…. né vista e né sentita da 10 mesi, chissà poi perché scompaiono questo cozza un po’ con la loro smisurata sicurezza) ma ti assicuro che ho passato le pene dell’inferno, mi aveva condotto alla follia! Oggi se sono qui a testimoniare la mia esperienza lo devo alla mia famiglia, a mio papà quasi 80 enne che ho visto piangere per la prima volta in 38 anni perché credeva di aver perso un figlio, a mia sorella a suo marito ed ai miei 2 stupendi nipoti ma soprattutto a mia mamma che mi ha dato la vita non una volta……ma infinite volte! Questa è una delle differenze sostanziali tra noi e loro, la Famiglia….Concordo con chi ha detto, in precedenti commenti, che alla base dei problemi di questi “poveretti” c’è la presenza di una famiglia non famiglia formata da genitori disfunzionali, nel caso di questa ragazza un padre padrone fedifrago che umiliava costantemente, con la propria condotta, moglie e figli sia all’interno del nucleo che all’esterno, per questo poi hanno questa voglia di rivalsa nei confronti del mondo per questo si accompagnano a quelli “che contano” per riprendersi quello che la società civile gli aveva tolto e cioè la dignità sociale senza comprendere però che la colpa non è dell’esterno ma quella ghettizzazione subita nell’infanzia prima e nella vita adulta dopo dipende solo dall’essere nati in una famiglia che, molto spesso, non doveva nemmeno formarsi!
n.b. la ragazza in questione sapeva bene che la ragione principale delle sue paranoie era la sua famiglia per questo si legò alla mia che quantomeno era “tradizionale” dicendomi che mi dovevo ritenere fortunato, salvo poi denigrarla quando andò via!
Ale,
perdona ma era da tempo che volevo scrivere un tuo commento che io trovai fortissimo lo scorso anno e che ovviamente salvai sul mio computer. Oggi dopo l’intervento di farewell e il tuo, non ho resistito ed ecco…
“La realtà era che infatti stavan messi male, ma proprio dei disgraziati pericolosi, che avevano occupato abusivamente il sentimento genuino dell’altro/a che mai li avrebbe lasciati o mai avrebbe fatto loro del male. Quando si sono visti schiacciati da questa differenza di stoffa, sono passato dall’impostura nella pratica e ai danni, per ferire e distruggere il partner e portarlo al loro livello. Dunque lo hanno tradito, illuso, manovrato, gli hanno mentito, lo hanno abbandonato nelle difficoltà, lo hanno lasciato e poi gli hanno anche dato la colpa. Ditemi se questo è l’identikit di una persona o di un maiale. Perciò, cari tutti quelli che difendono o che rivogliono indietro o glorificano gli ex, o siete abbacinati o siete porci come quelli là, perché solo un soggetto adeguato a loro lo vorrebbe indietro.”
Ecco. Io mi sono sentita “suina” per diverso tempo, quanto ho anelato un suo ritorno. Totalmente anestetizzata, lo riconosco.
Adesso però basta, ciascuno si deve tirare dietro il suo paradiso. Basta inferno.
Pino, Anima fragile forzaaaaaa, un passettino alla volta, tutti insieme ma come possiamo rivolere indietro persone che volutamente ci hanno ferito, umiliato, distrutto senza aver avuto un minimo di umanità?
Andate indietro nel forum, leggete leggete. Io ancora oggi lo faccio.
Anche se gente come Cate, Broken, Cronico e adesso anche Farewell e non dimentico la sempre presente Ele, sono un valido motivo per fare una riflessione anche su noi stessi.
Ale docet.
Grazie Ale, però credo che dovrei prendermela con me stesso perché in fondo non è colpa sua, mi domando dove cavolo ho sbagliato, l’ho sempre rispettata e le ho voluto un bene dell’anima, non ci capisco niente.
allora si faccio parte dei suini….mi devo svegliare dal torpore libra grazie davvero per tutto quello che mi dici ogni volta… sei un ottimo esempio insieme ad ale e al resto del cast stellare….io ancora sono indietro e mi vergogno un po’ ma ci sto lavorando…prima o poi diventero’ la regina di me stessa se riesco a ritrovarmi….continuo a ripeterlo ce ne fossero persone come voi…pino ti senti in colpa perche’ ti ci fa sentire chi ti ama resta…il resto e’ fiction infatti stavo con un attore mancato ed ecco che succede…poi..