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Lettera pubblicata il 26 Ottobre 2013. L'autore ha condiviso 20 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore kiky9326.
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vero kiky, ma sai, l’amore è tutt’altra cosa: parliamoci chiaro: se io amo una persona che sta troppo appresso a mammà e papà, io lascerei correre, ma fino ad un certo punto, ma poi se vedo che il mio partner continua a preferire la sua famiglia a me, allora gli farei capire che noi due adesso dobbiamo pensare solo a noi; in che modo? parlando, dialogando di queste cose: facendogli anche capire che i genitori, quando avevano la vostra età, avevano fatto le stesse cose che vorrebbero impedire di fare a voi; insomma, devi fargli capire che i genitori non devono essere così assillanti: devono lasciarvi spazio, sai? capito? guarda kiky, un rapporto di coppia ha bisogno dei suoi spazi, sai? non potete cenare più di una volta a settimana, non potete rimanere più di un tot di tempo con voi stessi… se continuate così, io non vedo futuro avanti a voi: fagli capire queste cose qua, kiky, fagli capire che il vostro rapporto sta morendo e vedrai come le cose inizieranno a filare per il verso giusto; se dopo fattoglielo capire, continua ancora con la sua testardaggine, allora inizia ad essere un poco dura di carattere allontanandoti, ma solo per un po. da lui, in modo che lui capisca.
Kiki, si parla tanto del dialogo, ma alla fine si sa che spesso, anche quando si parla, già il modo in cui le cose si dicono, il tono, al di là delle resistenze di ognuno (che possono essere molte e con vari perché) crea quacosa che vero dialogo non è… e ciò non per responsabilità di uno dei due soltanto.
Premetto che secondo me la prima cosa importante è che una persona abbia chiaro quello che sente, quello che fa stare male o bene, quello che vuole.
Il che non significa per forza scaraventarlo addosso all’altro, nè per forza che l’altra persona potrà capire o accettare ciò, ma penso sia fondamentale perché la prima persona con cui è bene avere un dialogo è se stessi. Spesso, prima ancora che comunicare chiaramente all’altra persone le cose non le stiamo comunicando a noi stessi, magari presi dallo stress, dal fastidio, dalla frenesia di far capire all’altro delle cose.
Forse, pur dicendo qualcosa che suona molto banale, non mi spiego bene.
Vorrei dire che, al di là di qualsiasi “giudizio” sul comportamento dei suoi genitori, sulle ragioni per cui loro e lui si mantengono in equilibrio in un certo modo, per prima cosa bisogna autorizzare se stessi a sentire, sentire se si prova veramente un disagio, prima ancora di giudicarsi a propria volta.
detto ciò:
@ma come posso dirgli “guarda che non è così che fanno i genitori di un ragazzo di 20 anni, soprattutto di un ragazzo che non fa casini”?
Fermo che tra la teoria, anche più assertiva del mondo, e la pratica entrano in gioco cose come l’emotività e la reazione dell’altro oltre alla nostra durante un discorso, il fatto è, Kiki, che una frase come questa comunque contiene già un giudizio, o comunque può essere percepito come tale, sul comportamento dei suoi genitori.
I tuoi genitori sbagliano e non stanno facendo il tuo bene.
Poi ciò può essere assolutamente vero e lui può essere portato a negare o a non essere obiettivo neanche di fronte al più palese comportamento disfunzionale e scorretto, o può avere delle ragioni che, appunto, non conosci, per accettare determinate regole o condizioni.
Ma comunque dicendo che i suoi genitori sbagliano e non stanno facendo il suo bene, che sono invadenti, rompipalle o che è facile che tu lo metta nelle condizioni di difendere comunque delle persone che ama e al contempo pensare che i suoi genitori stiano facendo qualcosa di scorretto nei suoi confronti o non dettato dall’amore nei suoi confronti ma dall’egoismo non è semplicemente…
“guarda che cosa lapalissiana, che non vuoi vedere, quanto è semplice”, è qualcosa di più.
Qualcosa che va a toccare intimamente lui.
Non è che queste cose non si possano dire proprio, o che una persona non si possa proprio rendere conto che una persona vicina e amata non sia solo rose e fiori. Dipende anche dal carattere di ciascuno quanto si riesca ad accettarlo e con una certa serenità. Però sono sempre discorsi delicati, credo. Siamo molto più disposti a brontolare noi medesimi sui nostri affetti, anche se in questo mischiamo amore e fastidio, buonismo e incazzo a volte, che ad autorizzare gli altri a “sparlare” di e criticare qualcuno che amiamo.
Se lui rimane in equilibrio così evidentemente per lui non è così male. Se tu gli chiedi di mutare questi equilibri, anche fosse verissimo che vedi che non giovano neanche a lui, anche se gli stai parlando della vostra vita di coppia, gli stai parlando principalmente di come stai TU rispetto a questa situazione.
Mi spiego?
Alla fine quindi forse (anche se non è comunque detto che ciò venga accettato) più che parlare dei suoi genitori ed entrare nel rapporto che lui ha con i suoi genitori dovresti parlare di come ti senti tu, in prima persona. Il che non significa per forza incazzarsi o lagnarsi nè esigere. Nè significa essere “egocentrici” e dire che nel quadro di una situazione il proprio punto di vista è più importante di quello degli altri. Significa però mettere in tavola le carte del proprio, con sincerità innanzitutto verso se stessi.
Dire il proprio pensiero, il proprio sentire, in un certo modo, non significa per forza nè imporlo nè colpevolizzare nè fare un ricatto morale. Non significa dire: poiché io voglio così così deve essere.
Tanto più una persona è abituata a sentirsi dire, magari, le cose in questa chiave e tanto più non ascolta nel momento in cui pensa che siano in questa chiave. Poi può percepirle in questa chiave comunque o semplicemente fregarsene (dico in generale), ma se tu non la stai mettendo giù così, per quanto possa essere frustrante non ricevere un riscontro, saprai almeno di aver parlato chiaramente. Non dico che tu non lo abbia fatto, ma dico che, dal tuo punto di vista, per il dialogo puoi fare questo. Alla fine TU hai bisogno che lui sia più autonomo perché non stai bene nel relazionarti così e perché per te questo non è un modo soddisfacente di stare insieme. Questa è la tua parte, indipendentemente dai perché dei suoi genitori e suoi.
@piero 74 ok, era quello che avevo intenzione di fare, da come avevi scritto nelle altre lettere sembrava che dovevo entrare in casa sua e a brutto muso dirgli “o me o i tuoi”, si vede che ho capito male.
@LUNA grazie dell’ultimo consiglio, è meglio che parli di quanto faccia male a me piuttosto del bisogno di controllo dei suoi. Però lui se ne deve accorgere. Capisci che non possiamo nemmeno fare una piccola vacanza noi due (andare nella sua casetta in montagna, dalle altre parti non se ne parla nemmeno) che viene anche sua mamma (DA SOLA) e a lui sembra normale? Io ho parlato con molte persone e quando ho detto “è venuta anche sua mamma” erano increduli! E lui continua a giustificarli dicendo “ci lasciano fare quello che vogliamo” e grazie! Non usciamo quasi mai e se capita che usciamo 2 volte di fila (e sottolineo “e se”) e io per esempio la sera dopo lo invito a cena, è un NO al 100%. Poi la priorità è sempre la loro. Ad esempio a natale dell’anno scorso l’ho invitato a cena e gli hanno detto di sì, poi però mia mamma lo incontra e lui gli dice che non può venire (era tristissimo), in quanto il giorno dopo che aveva accettato, suo padre ha ben pensato di portarlo dai suoi parenti. Se fosse successo il contrario… non sarebbe mai successo il contrario perché mi avrebbe fermata subito dicendo “ho già detto di sì a mio padre”. Lui lo deve capire che non è così che si fa. Suo fratello invece, può fare tutto ciò che vuole e diciamo che non è proprio un ragazzo tranquillo. Da come vanno le cose in questi giorni, forse qualcosa ha capito.
kiky, ma è un discorso che devi fare prima a te stesso e poi devi farglielo capire a parole tue! luna, condivido in pieno ciò che dici: ksecondo me, questa ragazza, è la classica persona che non ha mai avuto tempo di dialogare con se stessa, non ha avuto tempo per vari motivi, ma attenzione kiky, non ti sto rimproverando, per carità! voglio solo farti capire che tu sei, come si dice in gergo “troppo buona” nel senso che non vuoi fare del male a nessuno, tanto meno a lui, nel senso che con i tuoi discorsi, hai paura di ferirlo, ma non preoccuparti e vai tranquilla, un discorso, se fatto bene non ha mai ucciso nessuno.
@Quanto fa male a me
A parte quanto fa male a me esiste anche: io voglio andare in ferie con te. Mi farebbe proprio piacere e ne avrei bisogno.
Il che presuppone io e te.
(Non ti sto parlando di tua madre in modo specifico. Non con tua madre, non con mia madre, non con zio peppino, non con la mia amica Gisella, non con magamagò o con il tranviere).
Oppure: io ho proprio il desiderio di andare in ferie con i nostri amici. Mi farebbe proprio piacere.
(Noi due e gli amici. Non ti sto dicendo non voglio tua madre. Ti sto dicendo con chi vorrei andare. Poiché parlo degli amici è ovvio che non penso di andarci con tua madre).
Più che capire che non ci si comporta così, Kiki, qua è proprio la questione che tu comunque stai mi pare accettando le regole dei suoi anche quando riguardano te.
Sinceramente se veramente per andare via due giorni con il mio compagno io dovessi sempre portarmi dietro sua madre io potrei anche decidere di stare a casa. E lo farei.
E non per forza con tono tragico e ripiccone. Non è che non potrei anche andare talvolta in montagna con tutta la famiglia, anche altre generazioni incluse e potrei anche considerarlo normalissimo. Ma posso pensare che di andare a fare un uikend romantico e di relax con mia suocera può non fregarmi una cippa? “Andate voi 🙂 io magari allora aprofitto del fine settimana per mettere a posto l’armadio e farmi la ceretta o andare a trovare la mia amica Guendalina a Venezia :)”.
Che poi scusa non ho capito. Ma visto che (e il maschio è lui) dici che non se ne parla nemmeno che voi andiate via due giorni da soli sua madre che motivazione da’? Che è disdicevole che due dormano nello stesso letto prima del matrimonio o che teme torni incinta? O che nella casa di montagna senza di lei non si va? O trova delle scuse alternative? Tipo che proprio quel fine settimana serve che lui stia a casa a pulire i carciofi e che l’aria di montagna fa bene anche a lei?
La cosa della cena: non ho capito se i suoi se ne sono fregati del suo impegno preso e a cui avevano accordato il permesso o se lui quando suo padre ha detto che vanno dai parenti non ha proprio detto che aveva già un impegno con i tuoi.
E cosa vuol dire che non può succedere il contrario? A parte che ho capito che non lo faresti per educazione. Ma cosa succede se i suoi invitano a cena te e tu devi disdire il si? Si incazzano loro e ti fanno musi e ramanzine? O ti rimprovera lui?
Dici che suo fratello si comporta “male” e…
che lo lasciano fare quello che gli pare… ma nel senso che lo danno “per perso” e quindi faccia quello che gli pare che tanto abbiamo l’altro fratello che è la luce dei nostri occhi o che giustificano il fratello che si comporta peggio a oltranza?
Il fratello è maggiore o minore?
Ovviamente non so nulla della famiglia del tuo ragazzo e delle dinamiche, ma mi fai venire in mente questo, che magari non c’entra un cavolo:
Non è che per qualche ragione il tuo ragazzo pensa di dover incarnare, in un gioco di ruoli affibbiati anche dai genitori, il ruolo del figlio che non da’ problemi visto che già l’altro “fa tanto preoccupare la mamma”? E che in cambio di ciò si sente però “premiato” in qualche modo perché gli viene detto che lui è quello che più rispetta i suoi, ha il legame migliore, è il più presente e generoso?
Oppure semplicemente non è che gli è toccata quella chiavica di ruolo che è “il risolutore”? Cioè quello che, se vi sono dei conflitti in famiglia, assume su di sè la responsabilità di mantenere una certa armonia generale? E che sennò si sente pure in colpa? (vedi quando dice: ma se ci fanno fare tutto quello che vogliamo, mentre in realtà tu descrivi una libertà vigilata?).
Ovviamente magari fosse così semplice anche identificare un “ruolo” che uno ha e si dà, possono essercene anche di più insieme.
In effetti non si capisce molto bene, al di là del fatto che non colga che la situazione crea disagio a te, perché non senta o ammetta disagio lui, non fino in fondo, per il fatto che a 20 anni, che non sono 30 ma neanche 15, una sua relazione interpersonale sia così controllata, nei ritmi e nelle scelte autonome, dai suoi genitori.
Fermo che i genitori si rispettano e che lui effettivamente vive ancora sotto il loro tetto (non è che io a 20 anni potessi fare tutto quello che mi pare, eh) lui sembra avere margini stretti di libertà personale anche al di là del fatto che abbia una relazione in atto. Secondo te il problema sta nel fatto che ha una relazione sentimentale o questa severità è una prassi, anche se dovesse uscire il lunedì per andare a giocare a calcetto, martedì per uscire con gli amici, mercoledì per andare al cinema e se in montagna volesse andarci da solo o con amici maschi? Il mio ex a 15 anni era già stato a fare le stagioni e a 19 lavorava fuori città. Ma quando ebbe la prima fidanzata, e seria, cioè me, sua madre andò fuori di testa. Perché c’era chi secondo lei le rubava affetto e attenzioni…
@Luna non so che lavoro fai, ma se ancora non la sei diventa psicologa 🙂 Allora, i ruoli li interpreta tutti e due del bravo figliuolo e del risolutore. E niente, quando gli chiesi di fare una piccola vacanza (4 giorni) a Livigno, lui disse di no anche solo per chiederglielo. E i motivi erano questi: 4 giorni erano troppi e anche i soldi erano troppi. Erano 200 euro e gli ho detto che se proprio non si poteva fare niente ce li avrei messi io (questi soldi non venivano dal regalino di natale, ma da ore di fabbrica con turni notturni). Allora lui mi dice che i suoi non lo avrebbero mandato comunque e io gli faccio presente che l’anno prima in gita 4 giorni c’è stato e ha anche pagato molto più di 200 euro. E lui: è diverso. Quindi no, non potremmo mai fare una vacanza da soli se non nella sua casetta che sabato e domenica ospiterà sicuramente pure i suoi. Suo fratello secondo me, si è rotto le palle della vita al “guinzaglio” che gli facevano fare i suoi e di conseguenza ha reagito. Lui si sentirebbe in colpa a fare qualcosa di diverso da quello che dicono i suoi. Ieri è venuto a cena a casa nostra (miracolo divino) e mi ha detto che gli chiedeva di dormire a casa mia, vuoi scommettere che si agganciano a fatto della cena di ieri per impedirgli di dormire a casa mia?
@piero 74 infatti non voglio far del male a nessuno, ma non so come fare. E se lui si offendesse? E se lui non capisce e io divento una specie di spacca-famiglie ai suoi occhi? E’ un argomento troppo delicato da affrontare con parole “dure”.
Ovviamente gli hanno detto che non può assolutamente uscire. Allora io mi son presa su e sono andata a casa del mio ragazzo. Lui non voleva farmi entrare, allora ho perso la pazienza e sono uscita. Ho visto sua mamma sul balcne e le ho chiesto perché non poteva venire a dormire e lei “ma non può essere sempre lì” allora le ho detto che era a casa mia solo ieri sera. E lei: eh me se lui non vuole! (anche qui, lui non vuole!?
Le ho detto: e invece sì che vuole
e lei: allora verrà.
E’ un inizio secondo me, perché ho fatto vedere che ci sono anche io anche se ho capito che per certe cose gli mancano i coglion*.
che ci crediate o meno, ha detto che sua mamma ha capito male (come no) cioè che rimaneva solo a mangiare e io gli ho detto che sono affari suoi.
E lui: come sei deficiente.
Ecco cosa è servito uscire dal guscio, cercare di superare le mie paure più profonde, credere ancora nell’amore. Un’altra delusione, un altra persona che prende a botte il mio cuore. Ma non è finita, no. Prima mi chiede se mi sono drogata per dire certe cose (e quale ragazza non drogata dormirebbe col suo ragazzo?), poi “eh che palle sta storia del dormire insieme”. Sono a pezzi, non voglio più stare insieme a lui ne a nessun altro. Ma come faccio a lasciare qualcuno che amo? Non lo so, so solo che vorrei essere in un paese dove non si sa nemmeno come si scrive il mio nome, lontano da tutto e da tutti.