Ciao a tutti, mi ritrovo in questa situazione che ormai mi sta stretta. I genitori del mio ragazzo ci danno delle regole assurde e senza motivo (non un motivo inutile, semplicemente “perché no”). Per esempio, non posso invitare il mio ragazzo a cena durante la settimana, ma se lui cena e poi viene da me (che ancora sto cenando) va bene. Dopo più di un anno, lui deve chiedere a loro se posso dormire da lui SOLO il sabato e non se ne parla di chiedergli di dormire da me. Se solo lui viene da me 2 sere di fila, è già un problema. Oggi l’ho messo alla prova e gli ho detto che se voleva vedermi, doveva chiedere prima ai suoi se poteva dormire qui e indovina? Ha preferito non vedermi. Ora, come può esserci un sì se lui non prova nemmeno a chiederglielo? Vorrei dire che abbiamo 20 anni, abitiamo a 2km di distanza, non fumiamo, non beviamo né facciamo altri casini e lui ha voti altissimi all’università (quindi non gli “rubo” del tempo), quindi non capisco perché di questi no. Oggi mi ha praticamente urlato:”loro non devono capire niente! Sei tu che devi capire!” E mi è venuta quella primordiale sensazione di essere in una trappola. Ho provato a dirgli di dirmi solo se c’era un motivo particolare, sottolineando di non volerlo poi sapere… ma niente. Io lo amo, ma mi sento in trappola e al secondo posto a lui invece va bene così. Non voglio che mi metta SEMPRE in primo piano rispetto alla sua famiglia, ma non voglio nemmeno essere sempre quella a cui debba andare tutto bene. Ad esempio, oggi sono 2 settimane che ho dovuto far sopprimere il mio cane, quindi avevo bisogno di averlo vicino ma contemporaneamente non potevo lasciare da solo l’altro mio cane (si vedeva che soffriva, di notte piangeva addirittura). La scorsa settimana c’è stata la stessa identica discussione e cosa è cambiato? Niente. Nemmeno uno strappo per una cosa così grave… Sopportare direi che ho già sopportato abbastanza, quindi come fare? Parlare con i suoi? Lasciare lui per colpa dei suoi? Qualsiasi consiglio, soprattutto da chi ci è già passato sarebbe molto utile, grazie.
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Categorie: - Amore e relazioni - Famiglia
E un grande mammone …lo e sara per sempre…
Ciao Kiky,
figurati che il mio ragazzo ha lasciato me per i suoi… Lui ha un lieve ritardo mentale ed è influenzato dal parere dei suoi. Loro hanno detto che non sono la ragazza giusta per lui e lui l’ha ripetuto… non so se ne troverà una, ma stai sicura che la prima che piace a mammina e papino andrà benissimo anche a lui (figurati che io sono in carrozzina, lavoro da 10 anni, sto cercando di comprar casa… non è che sono una disgraziata). Adesso che non stiamo più insieme i suoi sono ritornati gentilissimi. So che è difficile (io ci sto soffrendo)… ma ti consiglio di scappare!
Ciao
Clara
Ti posso dare un consiglio spassionato?
MOLLALO, E ALL’ISTANTE.
Ti rovinerà la vita, credimi.
Non è uno che sa prendere le decisioni da solo, ha sempre bisogno del parere di mamma e papà, manco c’avesse 14 anni.
Lascialo stare, trovati uno maturo e che sappia gestire la sua vita da solo.
Adesso fa così, e poi quando sarete più grandi e avrete intenzioni di comprarvi casa, cosa fate?
Ecco, tronca adesso finché sei in tempo
esatto! poi mi dà da pensare quella frase: loro non devono capire niente: sei tu che devi capire! capire cosa? anche secondo me questo è solo un gran mammone.
Carissima kiky purtroppo la penso anch’io come Writers, tronca altrimenti ti fai solo del male, credimi.
Quindi dite che non c’è proprio speranza? Perché a parte queste cose, io con lui sto dAVvero bene.
Kiky, ma sei la Kiky con cui mi è già capitato di parlare? Eri tu che raccontavi della montagna e dei funghi? Forse mi sbaglio? Al caso scusami.
@E mi è venuta quella primordiale sensazione di essere in una trappola@
Questa sensazione primordiale, se si chiama “panza”, “istinto” la dovresti proprio considerare. Il che non significa impulsivamente scappare dalla finestra, ma non puoi neppure negare ciò che bene non ti fa stare.
Non puoi mettere sotto il tappeto una sensazione così e non parlarne, prima o poi al pettine verrà comunque.
Le dinamiche di una persona con i propri genitori sono molto personali e tra l’altro si dice che il rapporto con i genitori in una relazione è uno degli argomenti “tabù”… nel senso che magari qualcuno ci fa notare una cosa o noi la facciamo notare al partner ma si sta parlando di qualcosa che ha spesso radici complesse. Al contempo però è molto difficile non toccare questi argomenti quando effettivamente ti invadono la vita e si creano dei continui nervosismi e malesseri nella vita di relazione.
La famiglia di origine può essere difficile da gestire. Diventare adulti, salvo casi estremi, non significa tagliare i ponti,ma trovare il modo per vivere una propria autonomia. Il diritto a vivere la propria privacy e la propria vita, rispettando i propri genitori, mantenendo un rapporto ove possibile, accettando anche di vagliare delle opinioni, ma anche cercando, nella propria nuova vita, quella giusta autonomia di azione, pensiero, del crearsi nuove abitudini, di scoprire cosa significhi stare insieme…
Sulla carta sembra facile, e io peraltro sono convinta di quello che scrivo. Per me la famiglia è un valore. Ma anche la nuova famiglia lo è.
Molti fattori possono entrare in gioco soprattutto in giovane età, la mancanza di una casa propria, di un’indipendenza economica… però, Kiky, ti dico anche onestamente che in alcune persone può esserci sul serio una forte resistenza a creare un’autonomia anche solo mentale e emotiva e anche un’ottusità a considerare che esistano altre strade tra il cordone stretto come un cappio e il tagliare i ponti con la famiglia sconvolgendo in modo totale dei rapporti…
La mia esperienza mi insegna che il punto spesso non sta tanto nel fatto di avere un luogo proprio o un’indipendenza economica (che possono essere problemi oggettivi da considerare e affrontare e risolvere, anche insieme con una progettualità) ma in come una persona si pone effettivamente
rispetto alla sua concezione di vita e di rapporti personali ecc.
In breve le mie due esperienze:
più giovane di te ho vissuto una storia importante con una persona che lavorava a molti km di distanza e quindi il rapporto era più a distanza che in loco. Quello non era un problema. Lo abbiamo sempre gestito e risolto, venendoci incontro. Essendo molto giovani, io stavo finendo il liceo ed iniziavo poi l’università, quella sarebbe stata la difficoltà al limite di cui avremmo potuto lamentarci. Invece non fu così. Noi due stavamo bene insieme, il venirsi incontro era equo, ci siamo incontrati in tante città diverse e l’abbiamo sempre vissuta benissimo. Quando lui era qui la mia famiglia era tranquillissima a riguardo. Ma quando lui era qui o persino quando era lontano l’incubo era sua madre. Peggio che se lui fosse stato dipendente economicamente da loro (e non lo era) o avessimo vissuto a due km di distanza tutto il tempo. Di fatto eravamo più sereni lontani dalla nostra città che in loco. Allucinante, credimi. E con lui che non riuscì a gestire, e la pagavo io per questo. Ressi a lungo ma poi esplosi. Provai quella sensazione che dici tu. Non mi sono mai pentita. Non sarebbe cambiato nulla di una virgola se fossi rimasta. Potevo solo schiattare. Lui delle cose le ha capite quando mi ha persa, ma perché a quel punto ha comunque difeso se stesso, non me o noi. Se uno non sente l’esigenza di farlo per sè in primo luogo…
2) dieci anni di relazione, lui ha casini in famiglia e lei è una donna difficile, è risaputo. Me lo racconta lui stesso subito. Ma per dieci anni, finché non viviamo insieme, non sento veramente la pressione di lei sulla nostra relazione. Ci prova, è invadente, ma lui è il primo a mettere dei sereni paletti. Tra l’altro per lui, pur amandola com’è giusto che sia, pare fondamentale sia la sua autonomia, intesa anche come andare a vivere non certo a un metro da lei. Francamente da come si pone in senso autonomo e per le considerazioni che fa pare escluso che andrebbe a vivere a due metri ma che se lo facesse cmq non sarebbe un problema. Andiamo a vivere per i fatti nostri e lei va fuori di testa. Usciamo (a 29 e 33 anni!) dal suo controllo prendendo una decisione normale? Provo qlla sensazione ma cmq mi ritrovo, mio super malgrado, a vivere dove vuole lei e scopro che niente sarà mai più come prima… MAI PIU’.
Non dico sia sempre così. Ma come ci si rapporta con la propria dipendenza/sacrosanta autonomia non è banale. MAI.
luna, condivido ciò che dici: c’è una frase di un poeta libanese, kahlil gibran, la quale dice che una persona si rende conto del vero amore soltanto quando arriva il momento del distacco; ora, se tu dici che assieme a lui stai bene, tranne questo inconveniente, allora cerca di farglielo capire con le buone e se non lo capisce, prova a distaccarti per un po. da lui; e… cara kiky, purtroppo non si può vivere un rapporto così: sì, la famiglia è importante, ma non dev’essere morbosa.
Piero, la famiglia e’ importante, anche quando non c’e’. C’e’ anche chi si confronta con l’assenza della famiglia che ha conosciuto nella sua vita, infatti… L’equilibrio che una persona riesce a trovare con la famiglia di origine, e le istanze inerenti, “crescendo”, e l’equilibrio che una coppia riesce a trovare con le rispettive famiglie e’ veramente fondamentale. Ne vediamo tanti di squilibri e “morbosita’”, come dici tu. Famiglie di origine con egoismi e prepotenze egocentriche spaventose, partner che altrettanto chiamano amore il fatto di allontanare una persona dai propri altri affetti, genitori, fratelli, amici… di dinamiche cosi’ ce ne sono tante 🙁 che tolgono pace, serenita’… 🙁 io sono cresciuta senza vedere queste cose e al contempo con l’idea che mai mi sarebbe venuto in mente di essere accentratrice rispetto a chi amavo e di pensare che non fosse importante il suo rapporto con la famiglia. E’ importante per me. Ti diro’ di piu’, credo che se una persona tratta male i propri famigliari non sia affatto un buon segno. Per cui non ho mai compreso chi sembra “soddisfatto/a” se un figlio o una figlia sono veramente ma veramente egoisti nei confronti dei genitori o fratelli. Credo inoltre che ovviamente non sia un obbligo bensi una cosa che nasce spontaneamente, ma che semmai sia (ove sia possibile) molto piu” naturale considerare nel tempo la famiglia del partner come dei propri “parenti”… insomma, pur considerando importantissime l’indipendenza, l’autonomia, la privacy e il fatto che nella coppia le decisioni si prendono in due, non asono certo una “separatista”, semmai credo nel rispetto reciproco. Eppure ne ho viste di tutti i colori, per l’insicurezza, l’egoismo, la morbosita’, il bisogno di controllo, il solipsismo o anche un’assurda competizione affettiva… la mia ex ex ‘suocera’ molti anni dopo ha ammesso di avere sbagliato, ma a 20 anni io rischiavo concretamente un’ulcera. E “per niente”. E ribadisco che non potevo che andarmene. La sola proposta, ma era tardi, fu di trasferirsi lontano. Ma il punto e’, salvo reali contingenze veramente pesanti, che “spostarsi” non sia una questione fisica quanto mentale. Non andrei, salvo casi veramente eccezionali, a vivere in una bifamigliare con dei suoceri manco in omaggio, gia’ solo per il rispetto della privacy, aria di tutti… ma quando io e il mio piu’ recente compagno vivevamo inizialmente cmq a poca distanza